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News e appuntamenti


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IN LIBRERIA

28 giugno 2008

Quando non ci siamo non ci siamo

Oggi guardavo su youtube un'intervista ad Ezio Vendrame che come sapete mi sta molto a cuore. Credo di poter dire che sia una delle migliori (più grandi) persone che ho conosciuto, con le sue durezze, le impossibilità di conciliare con il vivere sereno, ma un grande, perché si espone, vive con il cuore aperto, scoperchiato anzi e badate bene non vuol dire essere sentimentali, ma essere, essere fino in fondo anche a costo di bruciare con tutto questo esserci.

Insomma vedo quest'intervista a questo ind (che non so perché ma non riesco a postare il video) ma facendo copia incolla lo potete vedere

http://www.youtube.com/watch?v=uk2qLFLxQew

e dico, ma sono deficienti questi giornalisti? Ma si vede tutta la mancanza di sensibilità nell'avere davanti una persona del genere. Cosa fa questo, come poi tanti altri, è lì tutto preso dalle sue cazzo di domande che scusate non valgono una sega, preso dalle sua sterilità rattrappito dentro. Va bene, salviamoci perché alla fine sono le risposte che contano, e anche quando le domande sono assolutamente noncuranti un genio del sentire, rimane sempre un genio dell'essere.

Possono attaccare su tutta la merda che c'è al mondo, ma quando vedo n'abuso su qualcosa che ritengo puro e incontaminato, allora sì, non resisto e mi verrebbe da tirare delle gran legnate.

Riporto se non riuscite a vedere l'intervista che è patetica, a mio avviso, alcuni passaggi.
I porci cari miei, non faranno mai indigestione di perle.

....

Ezio, l'ultima tua fatica letteraria, parla sempre di calcio?

No, ma quale fatica, le fatiche sono altre,

Quali?

"le fatiche sono altre...esistere" ... (...)

scrivere per te è una terapia
?

"mi sto salvando dal suicidarmi quindi non ho alternative"

è un mondo brutto quindi dove viviamo
? (dopo che gli ha detto per 15 secondi che la terra
è un inferno di un altro pianeta)

io vivo con il cuore, perché secondo me se uno non vive le cose con il cuore, non diventa grande, bisogna cercare di cogliere le cose più belle che ci da questa cazzo di vita (...) anche perché non è ciò che si vede che esiste, ma soltanto ciò che si sente, e sentire è la cosa che conta più.

(....) l'amore è tutto, solo l'amore può dare ampiezza alle cose, nel tempo per il tempo. L'amore che ha questa stramaledetta condanna della perdita, che non si può amare veramente qualcuno senza il timore di perderlo, però senza la sofferenza non è amore, diventa un'altra cosa.

Tu sei innamorato adesso?

Io son sempre innamorato, altrimenti muoio.

25 giugno 2008

Storia fancazzista 5

Stavo andando a prendere il treno, e un bambino da dietro l'angolo mi ha sparato.

Aveva una maglietta a righe orizzontali e delle braghette corte.

E' spuntato all'improvviso da dietro un angolo, e mi ha puntato una pistola arancione.

"Pam", sei morta ha detto.

Io mi son subito messa una mano sul petto, poi mi sono accasciata lentamente.

Con un filo di voce ho chiesto "P e r c h é"?

Il bambino ha fato spallucce, io sono solo il mandante materiale, "il giustiziere".

Poi la mia mano al petto scendeva come di gelatina, e le gambe avevano la consistenza di due tronchetti di budino.

Sono stata lì sul punto di non ritorno mezza accasciata con gli occhi spalancati.

Poi ho visto il bambino mettersi la canna della pistola arancione in bocca.

"Noooooooo", non farlo gli ho urlato con la voce che mi rimaneva.

"Ho sete ha detto". Poi ha premuto il grilletto e si è ingurgitato 2 spruzzi d'acqua. "ne vuoi anche tu"

"Sì" ho detto

Ha sparato due spruzzi in bocca anche a me. L'ho ingoiata, era calda e sapeva di plastica arancione.

"Cosa farai ora che sei morta" mi ha chiesto il bambino.

"Resterò qua, che aspetto che vengano a prendermi gli angeli"

"Ah bene", ha detto il bambino. "Io vado".

"Aspetta, un'ultima cosa: come ti chiami?"

A quel punto ha preso un manto da per terra, si è coperto la faccia e si è sentita una risata andarsene in lontananza.

23 giugno 2008

Pinocchio.

Giusto un'altra cosa che mi commuove tantissimo.

22 giugno 2008

Speigazioni.

Spiegatemi vi prego, perché la gente paga e applaude l'ovvio. Ma solo quello.

20 giugno 2008

Piero Ciampi a Parma

Sabato questo, cioè domani al Parma poesia Festival ci sarà un omaggio a Piero Ciampi, come potete vedere dalla locandina ci saranno vari omaggi.

Io invece a distanza di quasi 3 anni dall'uscita di quel mio libro su Piero, che è una gran fatica da trovare, volevo lasciare quest'intervista fatta a Ezio Vendrame su Piero. Anche Ezio come Piero, se ne avete le possibilità conoscetelo.

Un abbraccio a Piero, sempre per sempre.

È impossibile raccontare Piero Ciampi senza toglierli qualcosa.

Piero andava vissuto e basta.

Ho avuto il privilegio di incontralo e poi di essergli amico; mi ha scombinato il dna.

Quando la mia Anima l’ha fatto suo, poi ha chiuso la porta. Piero per me era l’Amore. Poi diventò il mio destino.

Il suo inferno era quello che non poteva dimenticare niente; frugava ontinuamente nella memoria, e aveva la mente sfondata dalla lucidità.

Era un Cristo, un vero Cristo che aveva scelto di perdere fino la morte, pur di vincere.

Quindi un poeta autentico.

Era talmente grande, che riusciva perfino ad amare questo mondo orribile.

Piero non cercava più niente, è questa la cosa più terribile, pagando sempre per ogni suo errore, soprattutto quello di vivere.

Piero tu spesso lo rappresenti come un "Un Cristo", o forse meglio un "Un Cristo tra i chitarristi"...

Non un "Cristo tra i chitarristi", semplicemente un "Un Cristo", perché viveva da Cristo.

Ci sono dei Cristi che son stati crocefissi a trentatrè anni, ma lui è nato crocefisso mi sembrava, questa è la differenza.


Le immagini religiose, tra le quali proprio Cristo in particolare modo, vengono spesso inserite nei suoi brani. Questa figura, quale valore aveva per Piero secondo te?

Io penso che lui amasse la figura di Cristo, odiava tutto il resto, ovvero quello che concerne la chiesa, il papa, tutte cose ce non rispecchiavano la figura del Cristo.

Ricordo che una sera si incazzato nero, perché trovò il Duomo di Milano chiuso la notte, lui avrebbe voluto dormirci dentro; trovava assurdo che la casa di Dio fosse chiusa la notte, quando i veri bisognosi avrebbero potuto riposarvi.

Ma Cristo, Piero lo vedeva come "un Cristo qualunque" o "Il Cristo"?

Come un Cristo, una persona sofferente che porta la croce, la croce sulle spalle, la croce della vita.

Perché secondo te, questa immagine, la inserisce comunque più nella poesia che nella musica?

Perché nella musica, non serviva metterla, la metteva già, perché metteva tutto se stesso, essendo lui un Cristo, non cera bisogno di fare ulteriori aggiunte.

In ogni canzone Piero parla della sua vita.

Questa sua sofferenza che trasale dalle sue canzoni, è qualcosa di definito o una condizione che prescinde gli eventi?

E' questione di sentire le cose, di sensibilità, di cosa c'è anche alle spalle sicuramente, perché ognuno di noi, "è ciò che ci hanno fatto".

Piero molto probabilmente, vista questa sua grande sensibilità, non ha retto al fatto di aver perso da giovane una madre che amava così tanto; ma pure la perdita di una amico come Luigi Tenco fu molto incisiva.

La madre di Luigi dopo il suicidio del figlio, teneva dei rapporti umani quasi esclusivamente con Piero Ciampi, scriveva soltanto a lui.

E nei confronti della propria madre...

Di sua mamma non ne parlava mai, credo l'avesse nominata solo su al cimitero di Casarsa, vicino la tomba di Pasolini.

Ricordo che quando mi venne a trovare in questo buco di culo del mio paese, prima di morire, mi chiese se potevo portarlo sulla tomba di Pier Paolo Pasolini; io lo portai, e li scoppio in un pianto dirotto, senza singhiozzi, di sole lascrime che gli colavano giù per il viso; gli dissi, ma che cazzo fai Piero? Perché piangi che mi hai chiesto tu di portarmi qua?

Mi rispose che stava piangendo perché si trovava sopra la tomba di Pier Paolo Pasolini, ma non era mai stato in tutta la sua vita su quella di sua madre.

Da li ho capito quanto gli fosse mancata, di quanto fosse stata importante per lui, e quanto sia stata poi determinante per tutta la sua vita, in certe sue scelte.

Poi è questione di sensibilità, di come uno vive le cose personalmente, e lui aveva questa sensibilità esasperata su tutto, anche nei riguardi delle notizie; noi, che siamo bombardati dalle cattive notizie, dalla cronaca, ci fanno rimbalzano queste notizie di delitti e massacri...

Quasi la cronaca facesse gossip...

Sì, invece lui ne soffriva molto, in questo senso, ho scoperto Piero più volte a leggere queste notizie e vedergli dei lacrimoni che gli scendevano giù per le guance.

La poesia stessa, è molto contaminata da questi elementi di cronaca, di realtà e di bieche vicende umane, anche pensando alla storia del sig yx...

Piero era avanti cento anni a tutti, era un fuoriclasse in tutto, un fuoriclasse del coraggio.

E' facile raccontare delle cose, è viverle che è più difficile.

Ho avuto il privilegio di conoscere in che inferni vivesse che da una parte mi affascinavano; avrei voluto viverli io, ma non è da tutti, è li la differenza.

Io vivo i miei inferni come tutte le persone di una certa sensibilità, di una certa inquietudine, ma che poi magari d'inverno hanno bisogno del riscaldamento, o di un materasso su cui riposare le proprie ossa; questi privilegi da comune mortali.

Invece lui ha avuto il coraggio di vivere come solo i poeti autentici, i fuoricalasse del coraggio possono.

Delle sere Pino Pavone, e Marcello Micci lo andavano a cercare, perché magari era qualche giorno che non tornava, lo cercavano nei posti più assurdi, tra le vie sperdute, o in chissà quali posti; in una notte fonda lo trovarono seduto su di un marciapiede che beveva dell'alcool denaturato in mezzo a dei topi.

Questo me lo raccontarono Marcello e Pino, e fu un episodio che mi devastò.

Anche quando veniva a casa mia a dormire e si spogliava, aveva questa corporatura scheletrica, era tutt'ossi, ricoperto da una pelle sottile, sottile, e la mattina quando si svegliava c'erano sempre le lenzuola fradice, zuppe; probabilmente l'alcool che gli evaporava da quella pelle sottile.

Ma la grandezza di Piero è che tutto questo, lo viveva con grande amore, non con grande esasperazione, diceva sempre che l'amore è il marito della vita.

Ed è qui che diventa immenso secondo me.

Cosa ne pensi di questa idea del "maledetto" che gira tra la gente su Piero Ciampi...

Certo beveva, e beveva molto; io in questi cinque anni dorati che mi ha regalato della sua esistenza, dal '75 all '80, nonostante lui si tracannasse anche il Nilo, io non lo ho mai visto perdere la sua lucidità, né barcollare.

Ricordo che quando venne a trovarmi a casa io abitavo al primo piano, quindi bisognava fare una rampa di scale per arrivarci; avevo visto e assistito alle sue infinite bevute, così avevo paura a vederlo scendere le scale, ma ogni volta che tentavo di dargli un aiuto, un sostegno, si incazzava.

Non voleva mai essere aiutato e non lo ho mai visto perdere la sua lucidità; aveva sempre delle cose che ti inchiodavano li, era la parola di un Cristo, e non potevi non essere preso, coinvolto, è fatica raccontarlo, lui ti rapiva anima e corpo, e non c'era un cazzo da fare; così succedeva anche con le persone che non lo conoscevano.

Pur non avendo mai una lira, viaggiava sempre in tassì, e gli stessi tassisti, pur sapendo sarebbe stata una corsa a vuoto, che non avrebbero beccato una lira, facevano a gara pur di accompagnarlo dove voleva; ricordo che una volta lo invitarono a Cortina a fare una serata, lui arrivò a Venezia, e da lì prese un tassì, senza un soldo in tasca.

Venezia-Cortina sono circa centoquaranta chilometri, e il tassista che lo portò, poi non solo non volle una lira, ma non voleva più tornare indietro, avrebbe voluto passare la sua vita con Piero, perché una volta che a Piero Ciampi davi la possibilità di parlare eri fregato, ti incantava.

E nell'amicizia?

Penso che per un amico si sarebbe ucciso.

Nella nostra amicizia, in un certo senso lo ho sentito più lui amico verso me, di quanto io non sia riuscito ad esserlo con lui; ho capito dopo tante cose.

Lui amava profondamente i suoi amici, anche se non era assolutamente affidabile su quello che diceva.

L'ultima volta che mi telefonò, voleva stare con me, e mi promise di fare il buono, il bravo, proprio come un bambino, "Non berrò", mi disse per tranquillizzarmi, e quando lo andai a prendere all'aeroporto Marco Polo a Venezia, da Venezia al mio paese che erano circa cento chilometri, mi fece fermare venti volte; al mio paese quando seppe che si trovava anche la cantina "vini e delizie" mi esclamò, io da quì non mi muovo più!".

E ridendo "Ezio tu sei pazzo...Io bevo?"... Tipo "Chi io? ma sei matto..!?"

In una nottata di quelle che si fermò qua, bisticciammo pesantemente, perché al piano di sotto c'erano dei bambini che dormivano; gli chiesi di fare piano per non disturbare. Più dicevo così, più si incazzava, e vegliare Piero la notte era una cosa atroce, perchè la notte lui continuava a bere, e a fumare, io guardavo che non si addormentasse con la sigaretta accesa.

Bastava dirgli solo fai il bravo che si incazzava come una iena, si metteva a urlare "Dimmi che siamo in una prigione", la mattina successiva alle otto, seduto sul divano di casa mia, mentre si stava tracannando l'ennesimo bicchiere di Whisky, mi sfogai, gli dissi di tutto, "Sei un pezzo di merda, non mi vuoi bene", gli dissi persino che fece bene l'RCA, a cacciarlo via; di tutti i colori gli urlai.

Lui invece non si scompose nemmeno, mentre sorseggiava questo bicchiere di whisky, mi guardò con grande amore e mi disse: "Giustamente, giustamente, Ezio, ma io sono un poeta".

E aveva ragione, un poeta si deve amare per quello che è, ed io in quel periodo probabilmente lo amavo solo fin dove faceva comodo a me.

Per questo mi sento tutt'ora in colpa, anche perché dopo quel giorno, quando lo riaccompagnai alla stazione, mi disse piangendo, che lui era venuto da me con tanto amore, e che io lo cacciavo via con odio invece.

Da Casarsa, il mio paese a Roma, ci impiegò quattro mesi ad arrivare, perché diceva che non è importante quando si arriva in un posto, ma arrivarci prima o poi.

Lui non aveva orologi, non guardava le stazioni, prendeva andava verso Roma, verso Milano, o verso la Jugoslavia, era la stessa cosa.

Livorno ce l'aveva in mente?

Lui amava tantissimo la sua terra, ma non si sentiva contraccambiato da questa.

Una volta mi raccontò che era andato a dormire in un albergo a Livorno, e al mattino gli avevano chiesto trenta mila lire per dormire, che lui non avrebbe comunque dato, ma non era per questo che se l'era presa; era incazzato perché gli avevano chiesto del volgarissimo denaro per dormire sulla sua terra, e quella terra era sua.

Poi è fatica a raccontare Piero, pur amandolo gli si toglie sempre qualcosa.

Aveva comunque dei posti che preferiva rispetto altri...

A Roma sicuramente era molto attaccato, almeno finché c'era la mamma Marcello Micci, Valeria, che ha fatto molto da mamma anche a lui, gli voleva un casino di bene; nella trattoria di Marcello, Piero ha trovato un punto di riferimento, molto importante.

Io che ho conosciuto la mamma di Marcello posso dire che è stata anche la mamma di Piero, per cui lì trovava un calore familiare.

C'è secondo te una canzone in cui Piero è più Piero?

Piero è sempre Piero, in tutte le canzoni c'è la sua vita, che parli di sua figlia Mira nell'Incontro, che parli delle due donne che ha amato tanto in "Ha tutte le carte in regola", che parli del vino, o "In un palazzo di giustizia"; e riguardo questo brano una volta mi spiegò anche; "...ma Ezio, come cazzo fa un giudice, che non sa un cazzo di quello che c'è stato nella mia vita, nella nostra vita, mia e della mia donna, a dirmi e sentenziare "Voi non state più assieme...", ma che cazzo ne sai te, come puoi decidere?", era questo che lui non accettava.

Per cui ogni canzone è Piero; da dopo Piero Litaliano, lui è sempre Piero Ciampi.

Pezzi come "Tu no, Sporca estate, In un Palazzo di giustizia sono dei capolavori, e ancora quì in Italia con questo merdaio che c'è, non riescono ad essere capiti.

Era talmente grande, ed è talmente grande che è ancora troppo avanti, e lo sarà sempre probabilmente.

Come se questa sua grandezza fosse riservata a pochi eletti, Piero non si può dispensare a tutti...

E' meglio così, e del resto anche arrivassimo adesso, saremo arrivati comunque in imperdonabile ritardo, quindi vaffanculo, è meglio che rimanga per pochi, a pochi; perché lui non ha avuto mai una gioia, una soddisfazione per i suoi capolavori.

Anche se tu leggi le sue lettere, quando scriveva alla sua Gabriellina da questo suo mondo di illusioni, che le chiedeva mille lire, "Perché ho scritto delle cose bellissime", e poi invece non ha avuto niente di tutto questo.

Ed adesso che senso ha? Adesso può avere un senso per quei pochi che lo amano, che lo amano anche da prima.

Però a lui non è stato dato niente, nemmeno dagli stessi cantautori che hanno avuto la fortuna di scalare certe classifiche di merda.

Ma la notorietà, non ha un legame direttamente proporzionale alla qualità no?!

Sì, ma a me sta sul cazzo questa cosa, perché Piero era talmente scomodo, era uno scomodo, e per questo motivo, la sua pagina è stata girata troppo in fretta.

E secondo te ci sarà in futuro della gloria per lui?

Non me ne fotte un cazzo, visto che lui non lo saprà mai.

A me interessa solo avere avuto questa grande ricchezza e privilegio nel conoscere lui e le sue cose. Per il resto che vadano tutti a fare in culo.

Come diceva Gian noi Elsner, pensiamo alle persone finché sono vive insomma, poi no, lasciamole riposare...Tu, trovi differenza tra Piero Ciampi cantautore e Piero Ciampi poeta?

Piero Ciampi, per me è sempre stato ed è un grandissimo poeta, il più grande di tutti in assoluto, anche se non avesse scritto un verso, perché lui viveva da poeta, è questo che faceva la differenza; io ho visto dove viveva, e come viveva.

Quando lo conobbi, stava in via medaglie d'oro, per scendere a questa sua abitazione, stamberga, inferno che non saprei definire, c'era una discesa per le macchine.

Lui era molto instabile sulle gambe, e per questo aveva paura di cadere, temeva le fratture; così quando rientrava si stendeva in cima la discesa, e si faceva rotolar giù fino la porta, invece, non gli fregava nulla dei raffreddori, delle influenze, "Se mi viene un raffreddore lo mando affanculo"mi disse.

In questo sua "casa", non c'erano chiavi, né nulla, avrebbe potuto entrare chiunque, era un garage sotto un condominio, non c'era riscaldamento, nè luce, ci saranno stati mille vuoti di bottiglie, una vecchia sedia che usava come armadio dove posare questo suo lupetto nero di sempre, poi due fotografie ingiallite dall'usura e dal tempo dei suoi due figli, di Steven e di Mira, così senza nessuna cornice.

Secondo me l'idea dei figli, era per lui una lama conficcata continuamente nel cuore.

Eppure nonostante tutto, non lo ho mai visto disperarsi di questa situzione; quando andavamo a prenderlo con Marcello Micci e Pino Pavone, ti regalava sempre questo suo grande sorriso, che poteva essere amaro, ma lui non si piangeva mai addosso.

La prima volta che entrai in questo suo posto gli chiesi: "Ma Piero, come fai a vivere quì?"

Lui mi rispose, "Io ho paura soltanto delle fratture"

Insomma viveva da vero poeta, con questo coraggio; poi che abbia scritto delle cose bellissime è vero, ma sono cose in più, sono una conseguenza.

Non era un povero disgraziato che è messo la, in un angolo dalla vita, perchè non ha scelta.

Piero era una persona bellissima, intelligentissima, aveva una cultura spaventosa, che usava soltanto con gli intellettuali di merda, quelli che ne vogliono sapere sempre una pagina più del libro.

Diversamente, Piero si concedeva sempre con grande amore e questo lo rendeva grandissimo, usava una terminologia che arrivava a tutti, io lo ho visto più volte sfoderare la sua cultura con delle persone che volevano farsi vedere, e lui con questi era spietato, li uccideva.

Ricordo una volta che aveva lasciato da poco Cortina, mi venne a trovare e con me c'era ache mio padre.

Mio padre sapendo che Piero era appena tornato da questo posto, pur di dire qualcosa gli disse "Bella Cortina!"

E Piero gli rispose: "Beppino, tu non capisci un cazzo, come può essere bello un posto pieno di salite edi discese!?"

Piero era tutto questo e molto di più.

Tu l'hai conosciuti gli ultimi cinque anni della sua vita, sentiva secondo te un cedimento, o non ci faceva caso?

Secondo me non ci faceva caso, anche se Piero penso si portasse proprio la morte addosso.

Poi questo cancro alla gola se l'è portato via, e conoscendolo così timoroso degli ospedali e delle malattie, credo l'abbia vissuto male, anche se sì, ad un certo momento non gli fregava di nulla, una volta mi disse: "Il mio primo sfratto è stato quando sono nato, quello è stato il mio primo sfratto, stavo così bene, la al calduccio, e quando sono uscito ho cacciato un urlo perché non volevo uscire...! Adesso mi fanno ridere quando mi cacciano dall'appartamento!"

Era fortissimo, sempre.

Il giorno dopo la sua morte, il messaggero di Roma metteva "E' morto Piero Ciampi"; l'han trattato come un poeta vero, non se ne sono neanche accorti che era morto un grande, e in questo senso l'han trattato da poeta vero, è giusto che sia stato così.

All'ospedale chiese una rosa rossa e un bicchiere di vino, da Cristo da vero Cristo, anzi più Cristo, dell'altro Cristo che ha avuto molta più pubblicità.

Tu che l'hai vissuto così da vicino, che rapporto aveva con la musica, degli altri, con i cantautori francesi ad esempio?

Amava in particolar modo Leo Ferrè, e quando gli feci ascoltare Avec le temp, l'ho visto piangere come mai.

Anche Leo Ferrè era un grande, so che lo conobbe a Parigi.

Mi raccontò il regista Claudio Bonivento, che quando aveva diciannove anni ha fatto per alcuni anni l'autista per Leo Ferrè, e alla frontiera di Ventimiglia, una guardia di confine li fermarono, gli disse: "Aprite i bagagli, voi bombaroli", perché dai tratti somatici e dalla presenza in periodo di brigate rosse avevano tutte le carte in regola per poterlo essere, così Leo Ferrè, scese dalla macchina con questa valigetta nera "tipo romania", praticamente si rivolse, alla guardia e gli disse "Senti, io non sono un coglione come te, che nasconderebbe le bombe in una borsa, io le bombe le ho qua, nella testa", e con l'indice indicava la testa.

Per dire che personaggi incredibili c'erano; ormai in questo merdaio di mondo non si ripresenteranno più. Non c'è speranza.

Piero prende dalla musica francese...

Mah, secondo me non prende da nessuno, Piero prende solo da se stesso, dalla sua vita; poi sicuramente ascoltava i francesi, i più grandi Yves Montand, Edit Piaf, Brassens, Brel, Aznavour; sono anche andato sulla tomba di Yves Montand, per dirgli un grazie, perché ha aiutato molto Piero nel suo periodo parigino, gli organizzò parecchie serate nei bistrot.

E con Leo Ferrè che tanto lo commuoveva, trovi delle analogie?

Con Ferrè, secondo me condivideva questo grande sogno d'anarchia, non intesa in senso politico naturalmente.

E il fatto del pubblico, come lo viveva Piero?

Gliene fregava, dai retta a me, me lo disse; anche un povero Crsito ha bisogno di un grazie, gliene fregava; dopo aver scritto Adius mi disse: questa sarà una canzone che vende centinaia di migliaia di copie...vedrai.

Lui viveva in questo mondo delle illusioni, ci sperava, non per arricchirsi, per sentirsi apprezzato.

Era troppo avanti, e poi era scomodo, e a quei tempi ancora di più.

Aveva unamarcia in più, ma era fuori, non voleva apparire a trasmissioni televisive, era una persona sensibile, schiva, emotiva, era un timodone in fin dei conti, e il pubblico, la gente lo spaventava.

Ma lui amava tutti.

Lui viveva la malinconia in modo molto forte, vero?

Lui aveva tutte le carte in regola per essere un artista, e dunque sì.

Io non l'ho vissuto come poaaono averlo vissuto anche certi amici in comune, cioè delle volte lo stavo ad osservare a lungo, così, magari senza chiedergli niente; tanto non potevi non notare questa sua grande malinconia, questo suo grande star male, ma anche questa sua immensa dolcezza; una volta lo vidi arrivare, stranamente aveva ai piedi dei scarponcini anziché dei mocassini, lui comiciò ad accarezzarseli con estremo amore e delicatezza, e mentre faceva così diceva "Ezio varranno un miliardo!, me li ha fatti a mano un ambulante al quale ho dato ospitalità!"

Un altra volta Pino Lazzaro, questo mio amico di Padova era venuto al Derby, a Milano, per trovare Piero.

Piero per fargli un regalo, stacca una sua foto per scriverci sopra una dedica, Pino gli da un biro, ma sul lucido della foto scivola, non scrive, e cerca un pennarello, ma Piero gli dice calcando ancora più forte con la biro, "Eh no, se no, non c'è più sacrificio ", per rendere l'idea che le cose che si amano valgono lo sforzo.

E Piero con le donne..?

Era impossibile non innamorarsi di Piero, mi sono innamorato da uomo, figuriamoci se fossi stato una donna; gli avrei dato una famiglia, dei figli, un rene!

Tutto quel cazzo che voleva. Certo era un poeta e andava preso per quel che era, dovevi fare i conti con la quotidianità, mangiare tutti i giorni, pagare l'affitto, e queste cose qua insomma...Con lui ti devi solo innamorare e basta.

E spesso capitava, tanto per dirne una, un giorno lo vedo arrivare con un maglione beige, anziché il suo solito lupetto nero, così con sorpresa, mentre lo toccava gli chiesi chi glielo aveva regalato.

Mi rispose che da un po' si frequentava con una donna che si stava prendendo cura di lui, della sua anima, e che quel maglioncino lo aveva fatto lei, e poi sorridendo mi dise "Ma non è come pensi te, io vado in un'altra stanza a dormire, e chiudo a due giri di mano la porta, perché vedessi quanto è brutta!"

Faceva morir dal ridere.

Piero mi è rimasto dentro, per troppe cose, così da quando mi è entrato non è mai più uscito, si è chiuso a chiave, mi ha lasciato tanto che è fatica a rendere l'idea.

Ho in mente due poesie che mi diceva, e sarebbero da far leggere a tanta a di quella gente...


Tu che vuoi essere qualcuno,

perché temevi

di non essere nessuno?

Abbi almeno rispetto di te stesso.

E tu che hai voluto essere una puttana

perché temevi di essere una vergine?

abbi più cura di te.

Può essere che solo su una cosa si sbagliasse, è' inutile, morto un poeta non se ne fa un altro; perché un poeta, è un poeta, non è mica un papa.

19 giugno 2008

In mancanza d'essere, avere.

Quel che mi colpisce sempre più oggi, è la mancanza di sensibilità e la diffidenza estrema, sembra che più i rapporti si infittiscono in realtà le distanze umane si allarghino.
Mi è capitato l'altro giorno di essere al lavoro, di aver un mal di testa tremendo, bene, cose che capitano, molto semplicemente vado a chiedere una pastiglia a "dei colleghi" metto tra virgolette perché essendo in molti il rapporto di confidenza non è strettissimo. Mi sento rispondere da una che praticamente mi vede da otto anni tutte le settimane, in modo aggressivo, "No, non le ho e se anche le avessi (le pastiglie per il mal di testa" non sarei tenuta a dartele".

Mi son trattenuta dal rispondere male, perché odio mettermi sul livello di chi mi infastidisce, però naturalmente non è vera quella sua risposta, dato che quello richiesto non era un farmaco da ricetta, né io sono minorenne (ahimè...)e poi aggiunge "e comunque se ne hai bisogno di fuori ci sono le farmacie" (tra l'altro ero in orario di lavoro)

Ma io dico: se anche non ti va di darmi una pastiglia (perché poi boh certa gente pur di non farti un favore a te si fa un torto a sé), e anche se quella donna eventualmente avesse la borsa debordante di moment, se semplicemente avesse risposto "no, non le ho" . Punto. Non chiedo nemmeno il "mi dispiace".

Invece no, devi andare a fondo nel renderti fastidioso - c'è chi ci gode a farti vedere il disprezzo gratuito. A me, lo dirò sempre nelle persone, intelligenti, furbe, colte, ecc, non è che me ne fregi più di tanto, l'umanità (e anche la simpatica devo dire) dalla non umanità è il vero discrimine che posso provare nei confronti di qualcuno.

E' un mondo feroce, inferocito dove tutti si aspettano di essere "inculati" da qualcun altro - quindi diventano iene prima ancora di conoscere i motivi. E anche nelle superficialità emerge questo loro essere rattrappiti nell'anima.

Mi capita a volte a Bologna di usare un biglietto orario, di 60 minuti. Se per dire il mio tragitto ne dura 15 minuti, la prima cosa che faccio quando scendo da l mezzo, è di dare a qualcuno quel biglietto che ha ancora una validità residua di 45 minuti.

Bene, mi accorgo, che la maggior parte si rifiuta di prenderlo, e sapete perché? Perché non prendono in considerazione che possa essere un gesto senza fini, la prima cosa che pensano è che te lo devono pagare, o cose del genere, non capiscono proprio sono spiazzati, anzi ti rispondono quasi male. Non esiste più l'essere gentili perché può esserci un'indole così. E pur di dindere illoro miseropezzetto di terra rauca, vogliono fare i despoti della mutua, poveretti, senza cielo e puniti in terra.

Capisco anche che è un mondo dove rischi che dài i tuoi buoni sentimenti in pasto alla gente, e ti bevono gli occhi come farebbero i cani. Io sono tendenzialmente per dare fiducia anche se il primo impatto è quello a pelle, e se non c'è quello non vado nemmeno oltre. Invece c'è un'ostinazione a reti di rapporti fasulli non sulla base del sentire, ma del possibile scambio di favori, che non è certo quel bilancio dell'anima, ma l'idea che se oggi io faccio qualcosa per te, beh domani non mi potrai negare questo.

Io spero che non sia sempre così, cavoli esiste ancora il bene per il bene, senza andare a messa ben inteso.

18 giugno 2008

Raccolta indifferenziata


Mi arrivano mail che mi fanno sorridere, ma anche un pò amarezza:

"
lo so..chiedo troppo..ma io vorrei fare sesso con un
artista come te, anche senza averti vista"


(spiegatemi come può non aver visto le foto, sul fatto dell'artista ne parliamo"

io risp : sei un genio


"scusa, ma è un sì o un no?"

io risp : Ma secondo te, spiega perché dovrei trombare con uno sconosciuto?

se non l'hai mai fatto..il motivo può essere per fare una cosa nuova!! :)

a parte gli scherzi, forse mi sono espresso male, il mio desiderio sarebbe quello di conoscerti, di capire chi sei, cosa fai, cosa ti piace e tanto altro. Questo perché¨ a mio avviso sei il mio esatto contrario.

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Mi fa piacere che qualcuno senza vedere le foto nè conoscermi abbia capito di essere
il mio contrario. E' vero: le real dolls costano ancora troppo per il momento...

17 giugno 2008

Incomprensioni

Come io non capirò mai niente di geografia, devo smetterla di rimanerci male quando qualcun altro non capisce altre cose. Mi è capitato con mia mamma di dire "Hemingway ha scritto un racconto in 6 parole"

-"ma dài...?" ha detto

e io le ho risposto "sì e fa così: "Vendesi scarpe da bambino mai usate""

e lei mi ha chiesto: "ma era bello il racconto?"

15 giugno 2008

Bisogno d'assenza

Giorno, sapete bene che con la domenica non ho un buon rapporto, avrei scritto feeling istintivamente, ma poi anche gli inglesismi mi danno noia. Mi chiedo ultimamente cos'è che non mi dà noia. Mi spiace di essere nella realtà così assente (mi scuso per chi mi cerca e non rispondo, ultimamente non ce la faccio scusate) anche se son poi qui a scancherare su internet, ma non è per nulla un buon periodo, e quando dico per nulla, dico per nulla.
Guardo fuori, sarebbe anche una giornata di quelle che mi verrebbe da dire dài vado a fare quattro passi che arrivo alla panchina a tirare dei sassolini, mentre mi leggo qualche bella pagina di libro, invece devo finire delle trafile editoriali che non sono per nulla piacevoli.

Poi mi sorprendo quando trovo delle persone e parlo della sofferenza che proprio hanno un muro davanti, non mi stupisco più quando l'editoria si rifiuta di voler pubblicare titoli, romanzi dove la malattia e la morte non volgono a lieto fine; non si è disposti a vedere a fondo, oggi no, chissà, poi parlo, ma io non so se in passato era diverso, o più che altro si doveva.
L'amore, credo quello vero ci pone il nostro raggio d'azione - non penso che l'amore possa prescindere da una responsabilità e quindi essere scollegato dai sensi di colpa, e/o dal nostro esserci in un modo preciso. Questo nella realtà stretta è inevitabile, più si è dentro questa forza centripeta della virtualità, più si tende alla superficie, inevitabilmente. E quindi non parlo di senso di colpa, raggio d'azione nel senso cattolico del termine, ma nel senso responsabile individuale non pseudo-coscienza collettiva.

Tutto questo per dir cosa? Che l'approccio è sempre fintamente caldo perché il calore non esiste più quello vero, il calore vero sta nel fondo, nell'accettare anche le parti meno lucenti di quello che ci circonda. Si scansano le fatiche umane, si finisce per non accettare nemmeno il proprio di dolore, ma non risolvendolo il ché sarebbe buono, ma facendo finta che non esista perdendosi nei trucchi magici del falso benessere.

Invece dal dolore bisogna tirane fuori il bene, cercare di farlo se non altro. Non farsi schiacciare, io spesso invece mi faccio schiacciare, perché perché forse a volte è più semplice così abbandonarsi allo stare male, e cercare di farne un fatto esistenziale, ma poi no, si arriva ad un punto che si sta male e basta, te ne freghi del fatto esistenziale. Anche se in parte è imprescindibile.
Maine de Biran scriveva che "Solo i malati si sentono esistere" e vi dirò io credo di non aver mai sentito una frase più vera, sentirsi esistere per come la vedo io non nel senso nettamente esistenziale filosofico, ma la malattia ti dà il senso del peso si fisico, ti dà la tridimensionalità, lo spazio e il tempo, il tuo limite in un qualche modo, tutto il tuo limite e cosa siamo nel mondo fisico se non il nostro limite? qualunque esistenza è il limite che la crea. Non ha a che fare con congetture, ma con strutture, il limite. Poi si può concettualizzare, ma solo dopo. Quando sei nel letto e ti rendiconto che alzarti non ce la fai, ecco quello è il limite, ti che sei di carne ed ossa, e il mondo di fuori che è solo uno sfondo, e tu fai parte di quello sfondo che di fatto è tutto e non è niente. Poi sulla malattia volevo citare una donna Gina Lagorio (moglie dell'editore Livio Garzanti) Le malattie sono più intelligenti di noi, trovano la risposta dei nostri problemi prima di noi" - in parte è vero - credo che lei riprenda come scriveva Proust ci sono mali dai quali non bisogna cercare di guarire, perché sono i soli a proteggerci da altri mali più gravi" - quando accusiamo un male, è un segnale che indica altro. Su questo non avei dubbi, esserne consapevole e cercare di trasformare come si dice il petrolio in oro. Ma non è facile, nemmeno quando alla fine ci si rende conto che sotto sotto, sì si sta male, malissimo, in parte ci si compiace anche, ma passato il compiacimento resta il vuoto davvero.

13 giugno 2008

Tributo a Fausto Rossi


il 12 giugno è uscito il tributo a Fausto Rossi nel trentennale della sua uscita con l'album "Suicidio" il cd è scaricabile - quindi ho pensato bene di fare una breve intervista a chi cura questa uscita scaricabile esclusivamente da internet, intanto attendiamo Fausto Rossi con i suoi nuovi lavori, che si spera a breve potremo ascoltare.

Sarebbe anche ora 1
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- Un omaggio a Fausto Rossi, nel trentennale della sua uscita (1978) con
"Suicidio" - Come mai avete pensato proprio a lui?

Beh, in realtà è successo proprio il contrario… voglio dire, non c’è stata
una premeditazione tale che ci abbia spinto a scegliere un autore da
tributare. Io e Isidax siamo da sempre fan di Fausto. Sia io che lui ci
ricordiamo di quando, trent’anni fa, abbiamo acquistato la nostra copia di
“Suicidio”… ora che c’è l’internet e provarci è più facile, ci siamo messi
in moto e… il tributo ora c’è!

- Con quale criterio avete scelto i pezzi da fare?

Col miglior criterio, cioè nessuno. Ogni gruppo o musicista è stato libero
di scegliere la canzone che più gli somigliava… col risultato di aver
ricevuto qualche doppione (un paio sono nel CD come ghost track). Magari,
quando qualcuno chiedeva a noi di scegliere tra una o un’altra canzone,
dicevamo la nostra ma cercando di non influenzare troppo.

- E' molto eterogenea la partecipazione musicale a questo cd, è un buon
segno a mio avviso. Dici che oggi ci sia una voglia di tirare fuori il buono che
c'è stato in questo black out culturale, o in molti casi, occuparsi di quel che
si ama, da un pò l'illusione di essere come "lui" -

Non so rispondere. Oltre a qualche vecchiaccio come il sottoscritto, al
tributo hanno partecipato molti ragazzi giovani che trent’anni fa ancora non
erano nati. E’ evidente che la musica di Fausto ha influenzato la creatività
di musicisti di almeno tre generazioni. I contributi al CD sono stati
forniti tutti in forma gratuita. Non potendo offrire nulla in cambio, non
era, gioco forza, chiesto niente di più che l’entusiasmo che, a quanto pare
è arrivato. Se anche solo un po’ questa attitudine fa sentire vicini alla
genialità di Fausto, ben venga.

- Il cd si chiama Faust'o Tribute, mi pare che in molti restano legati all'idea
del primo periodo di Fausto Rossi, ovvero proprio quello legato al nome di
Faust'O, anche se poi compaiono dei brani del suo periodo successivo - come
Blues in Exit o "perché il mio amore" nell'album "l'Erba". Perché si in
genere si è così legati a quel suo primo periodo?

Il tributo si chiama “Dentro Questi Specchi, Tributo a Faust’O Rossi”come
vedi ci sono entrambi i nomi con cui Fausto ha firmato i suoi dischi.
In realtà l’idea del sottoscritto sarebbe stata quella di tributare SOLO il
periodo Faust’O, perché mi sembrava più “carino”rendere omaggio ad una fase
che s’è conclusa. Isidax, invece, ha insistito per allargare al repertorio
seguente e da quello è nata l’idea del doppio album, coi due repertori
suddivisi in volume uno e due.


- Magari Fausto potrebbe essere contrario a questo tipo di "festeggiamenti"
o no? Cosa ne pensa riguardo?

Ovviamente ho contattato Fausto prima di procedere perché tutto avrei voluto
tranne che la cosa lo infastidisse o disturbasse. In realtà è stato molto
contento dell’iniziativa, che considera un bel regalo, ed ha capito
perfettamente qual è lo spirito che l’accompagna, ovverosia quello di una
trentina di suoi fans che hanno trovato questo semplice modo di ricambiarlo
per le sue canzoni.

- Il cd di tributo è scaricabile da internet, ma si può anche trovare su
ordinazione?

No. L’idea era quella di fare una cosa molto artistica. Nel momento in cui
chi fa musica si prende la briga di restituirla alla sua natura gratuita,
compie un gesto che è assolutamente puro e scevro ci complicazioni di
mercato. In una parola: artistico. L’unico modo per farne una cosa gratuita,
artistica ed a disposizione di tutti era l’abbattimento dei costi, in modo
che potessero essere ridotti al minimo e che nessuno ci rimettesse. Chi ci
sta spendendo un po’ di soldi (io, Isidax e qualche altro) lo fa
volentieri…Per questa ragione non abbiamo previsto copie “fisiche” del CD
(per stampa e radio, a richiesta forniamo delle copie masterizzate da noi).
Chiunque può avere la sua copia, scaricandola sul sito della NetLabel:
http://www.joyello.net/strambelly/pagine/dqs.html


DISCO UNO:

1.suicidio stardog

2.bastardi creamyshoes

3.oh! oh! oh! humpty dumpty

4.benvenuti tra i rifiuti fabrizio tavernelli

5.il lungo addio chantalle

6.buon anno librairie ancianne

7. j'accuse... amore mio humpty dumpty

8.piccolo lord mirku

9.we turn away systems (feat. maurizio arcieri)

10.clouds over thin paper joyello

11.funerale a praga rumori dal fondo

12.exhibition of love katya sanna

13.godi kermit

14.forse anche noi carlo demara

15.kleenex tarr madì

16.vincent price m.lle diane

17.ultimi fuochi dead line


DISCO DUE:

1.blues the punisher

2.in tuo ricordo ennio

3.perché il mio amore mirku

4.ora che ho visto iso

5.solo un respiro andrea zampieri

6.il vuoto davvero m.s.

7.exit roulette cinese

10 giugno 2008

Piero Ciampi, no !

Vi lascio questo stupendo estratto di Piero Ciampi, dal programma Rai "Piero Ciampi, no! del '77 mandato in onda in orario impossibile dove Piero appare visibilmente ubriaco. Sarà mandato nuovamente in onda una settimana dopo la sua morte, avvenuta il 19 gennaio 1980.
A me continua a commuovere e divertire. Tremendamente commuovere. Io credo che un autore così non smetterò mai di amarlo, certe persone non dovrebbero mai morire.

"Anche domani, tutto questo mai mio" Piero Ciampi






E anche questa canzone di Piero (Il vino), forse la più famosa per chi non lo conosce- rifatta da i La Crus, ed in questo hanno un bel merito.



La felicità al primo piolo


Carissimi,
mi chiedete spesso di parlare di più di sesso, argomento che comunque certo mi sta a cuore. Sapete in quel tanto amato feticcio che sono le le belle donne, i puttanieri che mi son pure simpatici qualche volta, poi come noi, la gente che si incontra sono - e quindi a volte lo sono ebbene sì, altre volte meno, ma questo blog preferisco tenerlo così, un pò variegato, continueranno ad esserci riferimenti al sessi, qualche narrazione, considerazioni, incazzature, citazioni e tutto quello che più o meno mi ha tenuto e vi ha tenuto qui...
però, però attenzione...

Ho decido di aprire un blog esclusivamente dedicato al fenomeno sessuale, di strada, di feticcio, inorganico (dalla periferia alla real dolls) - insomma tutto quello non è amore, ma che ogni tanto ci sfugge di mano. Sarà spero in gran parte fatto dagli utenti stessi che mi auguro mi mandino del materiale :)... il titolo "Al primo piolo - Illuminazioni puttanifere" questo ne è l'indirizzo http://underthelightmoon.blogspot.com/ vi aspetto naturalmente e scrivetemi pure per idee suggerimenti e quant'altro a gisy@gisy.it


08 giugno 2008

Domanda editoriale

Ormai la domanda non è più, ma chi cazzo scrive, la domanda è ma chi cazzo "ti pubblica".

Prendersela col mercato, non con gli autori. Ma se dessero una bella segata a tutti. Una bella segata di mani a tutti quelli che oggi gli viene in mente di scrivere.

Ma quanti libri invenduti vanno nel forno crematorio delle parole, che spreco di vite.

Sono delusa ragaz. Buonanotte

06 giugno 2008

Liv ashley e quel libro rosa che non ne posso già più

La bella Liv Ashley ha aperto il suo blog e quindi per la gioia di chi la segue mi sembra giusto segnalarlo si chiama"Bitch, you have no future!" Mi spiace davvero che talvolta si levino delle invidie, delle gelosie sulle belle donne, ricordo quella che accusava Liv di non avere fascino, ma poi naturalmente chi lo dice si espone sempre o quasi in maniera anonima.

Questo non vale solo per quel che riguarda un'eventuale bellezza, ma anche per tutto quello che potrebbe essere altro, una eventuale valore artistico ad esempio. Mi vien da dire che anzi, è giusto dare pareri, però devono essere motivati, costruiti su di una critica, che può essere (anzi la critica lo dovrebbe essere sempre) personale.

Dire che una cosa fa schifo senza motivarne il perché, mi dà veramente fastidio, poi ci possono essere empatie o antipatie, e questo è del tutto normale, ma allora chiamiamole con il proprio nome.

Da poco vedo ovunque un libro rosa di un'autrice che a dire che mi sta antipatica è essere buoni (ho le mie ragioni personali e interattive per di più), e naturalmente questo libro, anzi diciamo meglio quest'autrice X, se proprio vogliamo specificare, essendo stata comprata dall'editore Y per direi 60.000 euro se le voci girano giusto - l'editore Y deve fare stare l'autrice X ovunque in ogni posto possibile per rimpiazzare di gran lunga la cifra Z.

Allora è possibile che come accendo la tv giro la radio passo anche solo da fuori delle librerie vedo l'autrice x che sta sfritellata ovunque. Oh ragaz, è naturale, questo fa parte del marchingegno pubblicitario industriale, mi sembra che comunque chi si fa strada siano sempre di più delle gran teste di cazzo (se non sei figa, ma se sei figa e testa di cazzo ancora meglio), che qual'è il posto preferito delle teste di cazzo? la tv, perché oggi se non sei testa di cazzo in tv funzioni poco. Del resto parlando anche con un mio amico che diceva ecco, "e ora ci troviamo queste persone inutili, a fare trasmissioni inutili, tipo opinionista - ma poi opinionista di cosa? del nulla?" Certo, e pagati bene, molto più pagati di chi fa ricerca, di chi si fa il culo tutti i giorni in un fottuto lavoro del cazzo. Ma poi chi vogliamo che vada a fare l'opinionista, magari ci potesse andare Gianni Celati o Serena Vitali, o altro...

Del resto anche a Nadiolinda (se non ti piace dillo) , era stata proposta la seguente cosa "ti vesti ridicolamente e ti fai prendere in giro per mezz'ora" da un personaggio che noi tutti in tv conosciamo - questo era il ruolo che le era stato proposto e lei infatti ha risposto che le pareva proprio una splendida idea...
Ma siamo dementi? Come possiamo continuare ad accettare tutto questo? in ogni caso, quel libro rosa che vedo ovunque, con la consapevolezza che l'editore Y vuole schiaffarci in culo il libro rosa dell'autrice X, e io dico, non è una colpa alla fine dell'autrice, se devo essere razionale, non è colpa sua - è solo una gran testa di cazzo - che come faremo in tanti prende la palla al balzo. Però mi è rimasta una soddisfazione una, che e a guardarla bene adesso quell'autrice mi pare Alvaro Vitali in versione femminile. Avete capito voi?

04 giugno 2008

Bagatelle per un massacro e Celine part 3



Mi sembra doveroso far sapere che è disponibile una ristampa legale e integra di "Bagatelle per un massacro"
L.F. Céline, Bagattelle per un massacro, pp. 336, ristampa anastatica (della prima edizione Corbaccio) - in poche centinaia di copie - della prima edizione italiana, del 1938. Euro 24,00
Coloro che desiderano ordinare il libro, possono richiederlo alla Libreria Ar tramite questo indirizzo elettronico, info@libreriaar.191.it - oppure telefonare o inviare un fax al numero 089 221 226.
Visto che come parlavo in parecchi post addietro, in commercio di disponibili si trova ben poco. L'Edizione Aurora che conteneva nella ristampa degli anacronismi imbarazzanti
"Che cosa domanda tutta questa folla moderna? Domanda di mettersi in ginocchio davanti all'oro, allo sterco !...Ha il gusto del falso, dell'artificioso, della fesseria farcita, come nessuna folla ha avuto in tutte le più arretrate civilà... di colpo, la si rimpinza e ne scoppia... E tanto più nullo, tanto più insignificante è l'idolo scelto, tanto ha più probabilità di riuscire sul cuore delle folle... tanto più la pubblicità si attacca alla sua nullità, la penetra, ne produce l'idolatria!... Sono le superficie più lisce quelle che prendono meglio la pittura... si fabbrica un Giuseppe Stalin, un Lindon B. Johnson, una Jaqueline kennedy, un John Kennedy (li si uccide quando non servono più), come una Joan Crawford, Sofia Loren; stesso procedimento, stessa sfrontatezza senza truppa, stessi ebrei che tirano i fili..."

Tendendo conto che la prima stampa è del '37 come avrebbe fatto Celine a citare certi nomi, di ben altri tempi? Quella Aurora è una riedizione non autorizzata, stampata clandestinamente e con una casa editrice fittizia (ergo: l'editrice Aurora non esiste). Hanno preso la traduzione edita dal Corbaccio, l'hanno mutilata qua e la, integrandola poi con posticce aggiunte. L'edizione Guanda che è fatica da trovare comunque , è invece molto buona come traduzione e conformità all'originale; anche l'edizione italiana del 1938 presenta alcuni tagli(ma non anacronismi aggiunti.


Poi, attenzione anche a pagare alte cifre per "La bella rogna" sempre di Guanda, parimenti ritirato dal mercato; ne è stata fatta una ristampa anastatica da una piccola casa editrice di Napoli, non autorizzata, in tutto e per tutto simile al Guanda.
Allora, il "La bella rogna" falso è stato stampato presumibilmente a Napoli, negli anni '90. Si riconosce da una lieve sfocatura della stampa dei caratteri e della foto della copertina (anche nei risguardi), e per una simile ma meno accentuata "incertezza" nella nitidezza dei caratteri del testo. Inoltre perlomeno in tutti i Guanda: la brossura è in un cartoncino con le costine verticali, mentre il "Bella rogna" tarocco ha le costine orizzontali.

così alcune dritte...

03 giugno 2008

La Rockets, quel che è indelebile.

Il titolo originario era "Tutte le strade che non portano a Roma" - Questo l'avevo scritto anni fa, visto che era un pò che non postavo scritti sulla ragazza definitiva mettevo questo capitolo. Io ne ho un ricordo forte, e forse stanotte in particolare - non so perché, forse che si entra in estate e le donne sulle strade essendo più spoglie mi rimandano ad altri pensieri. Dormite bene voi, nei vostri letti...Chissà troverò la forza di scrivere ancora. Le energie son sempre meno, passerà, mi auguro.

..................

Le strade, le macchine incerte o ferme, il freddo, il caldo, le donne, labbra rosse sotto luci underground. Ho sempre sperato che almeno queste trovino clienti con auto riscaldate, ne ho conosciute di puttane. Anni fa. Li per lì mi piacevano tanto. Queste bambole di carne accondiscendenti. Per forza. Un Dio femmina sono. Ognuna. Passavo per strada, tiravo giù il finestrino, parlavo loro, ad una ad una a meno che non ci fossero quelle in gruppo, sulle quali limitavo i commenti.

Quasi tutte straniere. Uscite da una favola sbagliata.

Qualcuna prende anche confidenza e mi chiede di accenderle la sigaretta: le dico che non fumo, ma trovo lo stesso un accendino, dal finestrino sporgo il braccio e faccio fiamma, accendo, si fa chiacchiere un po’, sembra felice, non mi dice nulla a parte che no, con una donna non può. Le chiedo perché, lei mi dice perché no. Le dico che non è una risposta, ma lei sorride e non si spiega di più. Vado via. Lascio il fumo e lei dietro la macchina.

Alcune non hanno l’appartamento, chiedono se possono fare in macchina, e quelle hanno costi contenuti, sono abituate alla carne che si fonde con la notte e lo scomodo. Altre no, sembrano quasi lo vogliano ed io almeno due volte son finita col crederci.

Una morettina carina dice che vuol salire, io le sorrido come per chiederle se ne è convinta, lei giovane mi sorride vivace e sì, è convinta, non le è mai capitato con una donna. Ha i capelli lustri e corti, tutti dritti come spaghetti, occhi scuri e lucidi, vestita sem­plice, con una camicetta bianca e pantaloncini corti neri.

Saliamo dietro tutte e due, si fa toccare e ride sempre, si sbottona la camicia dalla quale fa sporgere i se­ni, tirando sotto questi il reggiseno.

Ha i capezzoli turgidi e scuretti, un bel seno abbondante nonostante sia così esile. È simpatica, giochiamo un po’. Stiamo lì mezz’oretta, vuole pochi soldi perché dice che non sono impegnativa come un uomo. Dico che non mi conosce bene. Lei dice per quel che riguarda il sesso. Le ripeto che non mi conosce bene e poi tra donne gli incastri sono più difficili se ci si vuole impegnare. L’ho solo guardata un po’ e accarezzata, poi battute anche sulle sue colleghe, guarda l’ora, è tardi, fa per scendere dalla macchina, dallo sportello sbucano ancora quei suoi occhi luccicanti, dice che deve tornare al lavoro. Quello serio, mi esclama in modo un attimo più cupo. Le mando un bacio e la saluto con la manina a cinque. Come i bambini. Lei ricambia.

Altro incontro. Altro viaggio.
Era Bologna centro. Notte.

Una bionda sempre vestita d’argento, bella da non credere. L’avevo soprannominata «La Rockets», proprio come quel gruppo di cantanti anni settanta. Alcuni amici che sapevano di questo fatto, per prenderla in giro a volte le passavano a fianco e tutti assieme a cantarle dal finestrino «On the road again». Mi incazzo un po’, ma sono in minoranza. Loro ridevano, ed io non me la potevo permettere, qualunque cifra avesse chiesto. Nemmeno gratis.

Ho deciso di andare in debito.

Era già capitato che l’avessi adocchiata e tra l’indecisione e l’imbarazzo facessi un altro giretto per chia­rirmi le idee. Quando torno me l’hanno già rubata. Barbie nel cuore, non riesco a pensarla tra le mani di qualcun altro, e invece sì e mica uno chissà quanti, una così ne fa venire voglia anche ai più puri. Una sera però riesco a trovarla libera, mi fermo, tiro giù il finestrino la guardo e sorrido, le chiedo quanto.

Lei dice centocinquanta. Mi è sembrato una miseria. Anche se son povera.

Non fa domande, parla poco mi chiede se da sola. Le dico di sì. Mi piacerebbe farle delle foto anche svestita d’argento com’era, lei assolutamente si nega. Tutto quel che voglio, ma no foto. Una Cecoslovacca, più vacca che ceca, non credo per scelta. Bionda capelli lunghi, occhi chiari, un corpo di luna divino.

Mi porta un po’ fuori, dove vive, in un palazzo. Una cucina piccola, la camera grande, ci lavora del resto, c’è un letto matrimoniale con lenzuola leopardate, cuscini, sui comodini pupette con parrucche di vari colori e generi.

Le chiedo come si chiama. Dice Mirella, ma non credo sia vero. Cosa voglio fare. Le ripropongo le foto. Insiste sul no. Allora che la voglio vedere più nuda di quanto non lo sia già, si leva la giacchina argento e manto di pelliccia bianca, sotto un reggiseno nero, si sbottona la gonna e le cade morbida sui piedi alti sui tacchi a spillo neri. Ha dei vibratori vicino il letto, uno in particolare mi piace, è trasparente, le dico che è bello, mi chiede se lo si usa. Le dico dopo.

Intanto voglio guardarla. Figura di Venere che stabilisce il prezzo del desiderio. Nel frattempo si leva il reggiseno, si cala le mutandine nere, ce l’ha rasata a mohicana.

Mi avvicino e chiedo se posso toccarla, lei acconsente. Vorrei leccarla. Lei anche mi tocca, senza che le chieda nulla. Ho un lungo vestito rosso, me lo faccio togliere mettendomi di spalle a lei. Il desiderio che mi stringa, mi abbracci da dietro mentre cala il vestito, non resisto, mi giro io. I nostri due corpi si toccano. Si toccano solo, con le vesti ai piedi. La desidero. So che non mi apparterrà mai, ma in quel momento, in quel momento e basta io ero sua. So che non era vero il contrario, nonostante fossi io a pagare. Si sdraia lunga, i capelli biondi raggi di sole sul cuscino, prende il vibratore trasparente, io le sono a fianco, se lo mette in bocca chiudendo gli occhi, se lo toglie e me lo appoggia in mezzo ai seni, da lì me lo fa scendere lentamente verso l’inguine. Mi chiede se voglio fare io il resto.

Le dico di no, che faccia lei, che mi piace come fa. Con molto garbo me la schiude con le dita e unghia lunghe, me lo infila. A questo punto sono io quella sdraiata, e lei quella in ginocchio di fronte, con il suo accento straniero mi chiede se sento, le dico mi piacerebbe mi leccasse, risponde che non può.

Poi non dice più nulla, ma si sbilancia col suo corpo da dea verso i miei seni e un po’ li lecca. Si ritira su, ed io mentre la guardo e la tocco con un vibratore piantato in mezzo, le chiedo quanti uomini si fa la sera, mi dice di media tre, quattro, cinque quando va bene. Non riuscivo a pensare quella cifra moltiplicata per anni. Era giovane, ma già da un po’ al lavoro.

Lei mi sta vicino mi masturba ed io affondo la faccia sul cuscino leopardato prima di venire, ma la devo guardare in ultima battuta, e finisco. Si riveste in fretta come se nulla fosse successo, come farsi trovare ancora nuova ai prossimi occhi. Scende dalle scale con me, la notte come la strada è ancora lunga.

Non sapevo nulla di Mirella. C’è gente che pur conoscendola benissimo si lascia dimenticare nel presente e gente che non si conosce affatto e ci resta impressa fino a morte anche se non si rivedrà più.

Lei sarà tra queste.

Qualche mese dopo vado a lavorare come cameriera, avevo vent’anni, mi capita in un pomeriggio di vedere un quotidiano di Bologna.

Prostituta uccisa, trovato il corpo senza vita in un fosso. Io non ero riuscita a fargliele, ma c’era la foto. Non era il suo nome.

Ma era lei, Mirella. Marinella di lacrime di sangue. La mia Rockets.

Ci sono morti in cui lo spreco è incontenibile.

Non ho dormito quella notte. Ho avuto il disgusto del sesso, della povertà umana. Del vuoto che pervade. Del tutto che non ritorna. Della rabbia e dell’impotenza. Della preistoria fatta odissea. Dell’orgasmo fallito. Ho pianto per una settimana, il giorno dopo il quotidiano aveva già altri titoli.

01 giugno 2008

Grazie...riguardo la verità, e poi compio gli anni




















In tanto un immenso Grazie, per esserci e dimostrami sempre tanta affezione. Per chi c'era alla presentazione di ieri - per chi si è spostato anche da luoghi non proprio vicini, beh grazie davvero, mi ha fatto un gran piacere ritrovare gente che di solito vedo in altre città, altri che conosco solo tramite il blog, e sorprese inaspettate :). E' un segno che ci siete, e qualcosa vorrà pur significare, cosa non lo so, ma qualcosa di bello. In ogni caso, il piacere vale anche per chi segue da casa, senza esserci fisicamente a queste presentazioni. (scusate se ero a pezzi, ma poi ormai lo sapete son sempre a pezzi, in compenso c'era Nadiolinda e Baldazzini che tenevano su),.

Volevo chiarire alcune cose riguardo il romanzo la ragazza definitiva:

1) - Il romanzo è un romanzo, non necessita della verità a tutti costi. Certo la realtà è spesso il miglior luogo per attingere spunti narrativi, in questo caso, nel mio caso, - lo dico senza connotazione alcuna: è vero al 90% . Certe cose magari con l'editing le ho dovute tagliare, ci sarebbe stato dell'altro, magari chissà lo pubblicherò qui sul blog; ma quel che credo è che la veridicità degli episodi narrati, non attestano la verità della scrittura, intesa come qualità narrativa. Naturalmente capisco perfettamente come il senso del gossip possa rendere più allettante una lettura, ma non ne faccia (o forse ai tempi nostri sì) la letteratura. A parte ribadisco che oggi la cronaca si sostituisce di buona lena alla letteratura fregandola. Questo lo dico per chi si chiede se quel che scrivo vero o no.

2) Mi arrivo alcune critiche riguardo la scrittura del blog. Non voglio giustificare, però un blog è un blog e per quel che mi riguarda ha una funzione divulgativa, scrivo come parlerei se avessi delle persone davanti, non ritengo che quello che scrivo nel blog debba avere un valore che peserei diversamente se lo considerassi nell'ottica cartacea da pubblicare. Già detto non credo dai libri tratti nei blog, almeno così pari pari, anche se molto fanno dei propri blog i propri libri personali, né è pieno, ma non è il mio caso.

3) Altra puntualizzazione, per chi non approva o non apprezza "lo scritto parlato" - che scrivere parlato non è scrivere come si parla, cioè non è la sboboinatura mentale delle parole che passano per la mente. Uno crede sia più semplice, beh garantisco non è vero. Quel lavoro di rendere il parlato leggibile abbisogna di lavoro tanto quanto e/o forse di più che lo scrivere accademico, quello che da alcuni accademici viene ritenuto "di più alta qualità", guardando come (il parlato scritto dico) fosse deteriore. Mi è stato scritto varie volte, "ma questa moda dei giovani di scrivere parlato" - non nasce certo oggi, volevo dire. Però ecco mi spiace che si giudichi deteriore una fatica che magari no si conosce, e non nasce oggi, ma come il mercato è in espansione su tutto una ramificazione del tutto è anche questa.

Poi quasi oggi 2 giugno compio gli anni 29 sono alla soglia ragaz ! :)