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News e appuntamenti


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IN LIBRERIA

28 aprile 2008

Erano giorni

Ieri non so per quale motivo ero convinta che oggi non si lavorava, cioè che nei prossimi giorni non si lavorava, che ci fosse il ponte dal 25 aprile al 1 maggio. In base a cosa ho avuto questa convinzione non saperei proprio - nella mi testa era vacanza.

Io cosa faccio nel giorno?

C'è la malinconia che non mi lascia pace, allora poi per parlare un po' con la malinconia vado a fare 4 passi, non dove c'è della gente, altrove, per le viuzze, se ce n'ho la possibilità, dove mi sento meglio.

Mi siedo e mi guardo attorno, e penso che finché vivo farò un po' così. Poi da queste viuzze, chiamo qualche amico o per pranzo o per cena, in genere non amo mangiare da sola, a parte quando decido di scrivere di filata.

Son sempre seduta su una panchina o che cammino e penso che bisognerebbe fermare anche il selciato, che non se ne vada. Mi capita di vedere delle case abbandonate, o degli edifici, che solo fino un anno prima c'erano con delle cose vive dentro. E mi vien da pensare che non è mica vero che le case impiegano più tempo a morire delle persone; una volta che poi son abbandonate, cominciano questa loro decomposizione e si vede, come se quell'immagine ne avesse l'odore.

Allora queste cose mi fanno venire in mente che devo segnarmi degli appunti, se c'ho un diario (e spesso ce l'ho) con un penna (e se non si è sparso l'inchiostro nella tasca o nella borsa) segno tutto. No mondo, non puoi farmi andar così senza che ti fermo. Devo farlo in quell'istante, perché è volatile la forma tangibile del sentimento.

Poi penso che è una vita che dormo il pomeriggio almeno 2 ore se no non mi viene pace.
Perché è così? Non lo so ancora bene; dentro so che devo fare quelle due ore orizzontali, che c'ho una stanchezza atavica, e quelle due ore anche se dormo penso, perché come adesso quando mi sveglio mi vien voglia di scrivere, magari cose che poi non sono granché - ma è come se mi mettesse l'anima in (quasi ) pari .

Così succede che ieri c'avevo questa convinzione, che non lavoravo i 3 giorni dell'accademia, e quindi i son svegliata alle 7 di sera pensando che di notte avrei lavorato al libro. Poco dopo sento per caso sento una mia collega che mi dice "ci vediamo domani",
E tanti come mi saltano sulla testa.
Ah va bene dico. Domani? Sono troppo Holiday si vede. Peccato, pensavo già avrei sistemato il libro, o almeno cominciato, invece no, mettiamola che prendo più soldi mi so detta.

Tanto poi se non mi stanco mi vien della noia e della malinconia. Ma la malinconia ancora va bene, è la noia che no, non va bene, però poi ci penso e penso che mi vien noia anche nei giorni che faccio delle cose, e faccio delle cose oltre che per i soldi per darci delle martellate alla noia - mi sento che non ho la noia solo in momenti che sono di grazia, tipo quando lancio i sassolini dalla panchina, che uno dal di fuori può pensare sia il momento di noia estrema, invece no, non lo è.

Così stanotte visto che mi son svegliata alle 19,15 di sera ho preso sono alle 5,20. ma a cazzeggiare e non a fare il libro, perché ora i progetti si son frantumati. Stamattina è stata dura.
Incontro uno e mi dice, che non mi faceva una tipa che ascoltava de André. Io c'avevo sonno.

26 aprile 2008

Thomas Bernhard mai abbastanza






































Troppo tempo che non cito nulla di uno dei miei autori preferiti ovvero Thomas Bernhard -
restiamo in tema. lascio alcuni pezzi presi dal suo libro "Un incontro"

Le vacanze sono sempre importanti [...] Arriva il momento in cui non si possono più vedere le stesse facce, allora si cambia ambiente e si va in vacanza. Ma quando faccio vacanza io, in genere lavoro al massimo. A casa lavoro meno perché mi distraggono troppe cose. Durante le cosiddette vacanze posso mettermi a tavolino e fare veramente qualcosa [...] Per il lavoro, almeno per me [...] é importantissimo essere in un paese di cui non si capisce la lingua, perché si ha continuamente la sensazione che la gente dica solo cose piacevoli e parli di cose importanti, filosofiche. Mentre da noi, quando si capisce la lingua, si ha la sensazione che si dicano solo delle sciocchezze assolute. [...] Una cosa ragionevole é andare e tornare in continuazione, é molto importante. Cambiare é la cosa più importante.”

...................

«Mentre in alto parlo, in basso batto sempre il tempo con la punta del piede. Non l'ha mai notato? Naturalmente è impossibile osservare contemporaneamente il piede e la bocca. In me c'è un accordo perfetto, contrappuntistico. Devo farlo perché sono una natura musicale. Quando dico qualcosa batto continuamente il tempo con i piedi. Non lo posso fare solo quando sono in sala operatoria, legato a un tavolo. Ma in queste circostanze non si è nemmeno così loquaci. (...) In verità sono le persone tragiche e infelici a essere musicali. Non per nulla la gente viene sepolta a suon di musica, perché la musica ha evidentemente a che fare con il tragico e con il dolore. - Pare che tutti muoiano con una melodia in testa, l'ho sentito dire una volta, no? Quando tutto è già finito - spirito, persone, ricordo - rimane sempre, rimane pur sempre la musica.»

.............

Questo preso invece da "La cantina" che direi è tra i suoi, uno dei miei libri preferiti...cosa se non questo periodo - si avvicina di più a quello che dovrebbe fare ed essere uno scrittore?

"Per tutta la mia esistenza non ho fatto altro che disturbare. Io ho sempre disturbato e ho sempre irritato. Tutto quello che scrivo, tutto quello che faccio, é disturbo e irritazione. Tutta la mia vita in quanto esistenza non é altro che un continuo irritare e disturbare [...] Ci sono quelli che lasciano la gente in pace e ci sono altri, tra i quali anch’io, che disturbano e irritano. Io non sono un uomo che lascia in pace la gente, e nemmeno vorrei avere un carattere del genere”.

Link correlati

Thomas Bernhard site

La frusta

24 aprile 2008

Chi ha tempo non aspetti denaro

Mi guardo attorno e vedo ovunque una gran fretta, una sovrapproduzione di ogni cosa, le immense varianti dell’utile, e le mille varianti di quello che l’inutile che ora sembra davvero diventato indispensabile. Vedo anche i miei amici più cari, non hanno mai tempo, per quello a cui terrebbero veramente. Si alzano presto, tornano la sera che sono stanchi morti, quelli che sono in coppia vanno anche d’accordo grazie alla stanchezza, litigano meno di prima, non hanno più tempo per i rancori, per accorgersi dell’altro realmente. Però assieme oggi si dividono le spese, si paga l’affitto di una casa in cui ci si è per dormire e poco altro.

Rimane uno sprizzo di tempino libero, che a quel punto no si può certo riempire con qualcosa di vero, perché per il vero serve andare a fondo, per andare a fondo bisogna fare sedimentare, nella mente e nel cuore, e ci vuole altro tempo, che se la mente è occupato. No, non si può. Allora in quello sprizzo di tempo, via altro passatempo inutile creato sull’esigenza di quel pezzetto di tempo libero a disposizione.

E’ desolante.

Si studiano anni, si pagano un’infinità di tasse per finire probabilmente a fare un lavoro che piace il giusto, se proprio non fa schifo, che paga la sopravvivenza, ma non di sicuro l’essere umano che sta davvero perdendo di valore in maniera preoccupante. Il tempo stringato per lo svago - e bada bene - devi svagarti proprio in quei giorni che PUOI svagarti un sabato e la domenica o quel mese mezzo di ferie totale all’anno distribuito sappiamo come. Se ci si ammala in quei giorni, forse salta l’anno.

Si prende un po’ di tempo per il rapporti virtuale, perché si è già sul lavoro – (a meno che non si faccia il muratore, ma oggi quale italiano fa il muratore? )- e quindi dove si passa il tempo si cerca anche di comunicare, e non necessariamente con chi abbiamo attorno. Cosa provoca la virtualità’

Io ho un’idea abbastanza precisa riguardo l’evoluzione dei rapporti in questo senso, cioè che come anche Nadiolinda nell’intervista dice, si ha questa impressione, che possiamo accendere spegnere chi ci troviamo davanti con un semplice pulsante della tastiera – quindi – sembra una semplificazione del rapportarsi - ma in realtà non fa altro che farci prendere poco sul serio le nostre direzioni, proprio, perché sapendo che possiamo sbarazzarci quando e come vogliamo, almeno idealmente di tutto questo, possiamo anche farne mille di tentativi, e questo fa perdere ulteriore tempo energia, con naturalmente l’idea di base che sia una potenzialità immensamente forte sul piano sociale – e lo è , ma come lo è?

Più i rapporti vanno nel senso del virtuale, più viene a mancare uno stimolo di altri parametri - che prima nel reale erano inevitabili. Perché prima di dire fare certe cose, ad un vicino di casa, o considerando il vicino di casa, uno ci pensava bene a dire fare, ora siamo tutti vicini di mondo, ma sappiamo che chiudendo il computer abbiamo il sogno di decidere di fare scomparire dalla faccia della terra chi vogliamo o chi no. Ma poi come già detto ovviamente il discorso non si ferma qui.

A me pare che ci sia molta maleducazione, i giovinastri sono molto sfottenti in rete, e no solo in rete) e anche chi in anonimo naturalmente butta sempre sentenze. E per come la vedo non si potrà che andare avanti di questo perché ci sono troppi interessi politici economici per badare al bene dell’individuo. Troppi. Vi pare che se davvero importasse dell’individuo, la forza principale che è ancora quella mediatica andrebbe nella direzione dei format amercani?

Poi c’è un altro discorso da fare, che se fino agli anni ‘70 circa, il progresso aveva una velocità, ora è tutto talmente accelerato che prima le generazioni potevano accorgersi delle differenze, ora pure i giovani- giovani fanno fatica a stare dietro a questi cambiamenti tanto sono rapidi- cambiamento che - da una parte portano all’estremo individualismo (mancanza di un senso REALE collettivo) dall’altra in paradosso all’omologazione estrema - della forma che - inevitabilmente condiziona l’essenza - i creando una specie di global emozionale, perché tutti devono corrispondere alle stesse esigenze, però stando bene attenti che uno è uno - e uno deve essere il meglio tanto quanto tutti gli altri in questo essere identici e differenziati all’interno di questi stimoli culturali indotti).

Io sono sempre per al diffusone del nascosto del dimenticato - perché oggi, io mi chiedo cosa avranno da ricordare, se non i ricordo di altri. O si riesce ad essere eremiti, ma davvero, o si è del gatto. Per quanta consapevolezza di può avere addosso.

Voglio lasciare un pezzo che ho critto all’interno di quello che sarà il nuovo libro, tanto esce a gennaio, non è tutto così, però io credo che possa rendere l’idea di quello che voglio dire.

“Credi che pensare al fare soldi ti possa giovare, è questo che credi? Ti sentiresti migliore? Gli antichi Maya usavano sacrifici umani, e non solo loro. Ma poi se è così, sei come tanti altri – che a differenza dei sacrifici, vorresti trasformare il sangue in denaro. Molto più conveniente, ma fidati, distante dalla verità ti troverai. Forse pure tu come la maggior parte della gente, non hai voglia di perdere, non hai voglia di perdere denaro – sangue. Oh mioddio devo fare qualcosa per recuperare denaro, non posso vivere senza. Ah sì? E con il sangue come la mettiamo? - Il pesce spada è svanito. La vasca è solitaria, come Denver quando è stata abbandonata agli eroi; nessuno piangeva, ma il cuore è gonfio di tristezza. Era meglio quando i Serafini leccavano la carne di chiunque gli regalasse un sorriso. E tu vuoi scampare? Scampare, eh? Strana pretesa amore mio”

22 aprile 2008


La gioventù è una malattia al contrario.

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21 aprile 2008

Aggiornamenti...


Giustamente come mi vien ricordato è un po' che non aggiorno il sito.Sia con le interviste che con le foto.
Mi scuso, ma non dipende da me, quindi cosa fare?
Visto che le interviste le metto sempre tranquillamente qui - è invece più tempo che non metto foto.
Ne posto qui alcune - di quelle nuove - quelle più recenti.

Mi pongo sempre il problema dei copyright , in genere io lavoro a photoshop da scatti di Giovanna Casotto, e quindi in realtà mi sento autorizzata a metà nel dire che queste foto sono "totalmente" mie - anche se da un punto di vista "legale" una volta che si interviene con photoshop, la creazione passa di diritto all'elaboratore, proprietà artistica di questo.

A Giovanna non interessa granché, dice che son fatti miei, perchéé lei mai le lavorerebbe come e lavoro io, anche se partiamo dagli stessi scatti.
A me piace l'immagine più pulita, lei soprattutto negli ultimi lavori, invece è più pesante - è molto vicina a Saudek come autore - che non mi di spiacciono affatto, però io son su altro genere.

Difatti se date un occhio vedete, la prima foto in alto a sinistra è un'elaborazione di Giovanna, le altre sono tutte mie invece.

Se volete darmi consigli su come potrei autenticare una firma fate pure, mi sembra giusto specificare che comunque lo scatto sia di lei...
Anche se certe variazioni sono minime e altre più marcate, poi il lavoro, non è più quello iniziale.

Altra cosa che volevo dire, dopo l'articolo sulle escort uscito su Repubblica, mi hanno scritto in molti in privato - molto più che sul blog, alcuni mi hanno scambiato per una escort ;) ehehe mi ha divertito la cosa, ma come direbbe Elio e le storie tese in "cara ti amo" "non sono una troia!" ... ;)

E intendiamoci per me questa parola non ha alcuna connotazione negativa...
Le troie quelle dispregiative per me son ben altre...

Per ingrandire le immagini clikkatele.

20 aprile 2008

Domande della settimana 1

Ho deciso che in un post a settimana metto le frasi più strane o le domande poste dai visitatori del blog - ovvero, le parole e frasi chiavi con cui qualcuno arriva in questo blog...

gambe e Collant sono in assoluto le più ricorrenti (escludo i nomi dei personaggi) - le domande più ricorrenti invece sono riguardo ai tradimenti - e puttane e puttaieri, ma anche Céline non credete ha il suo seguito...

Oggi ne metto 3 che mi sono segnata.

E' reato guardare degli snuff movie?

La risposta non è semplice, perché per prima cosa bisognerebbe vedere se è uno snuff vero - e non una simulazione. O se capita accidentalmente di vederlo - ipotesi abbastanza improbabile - ma nel caso si tratti di uno snuff vero - assolutamente è reato non denunciare la conoscenza di tale materiale. Esattamente come vale per la pedofilia - perché si diventa concorrenti indiretti al reato - ricordo che gli snuff sono omicidi (in genere torture) di donne e uomini a fine-scopo sessuale. E' molto in discussione l'esistenza di questi filmati, ma sembra esistano, dove le vittime sono prelevate da territori poveri o belligeranti.

Cosa fare se si scopre un tradimento dopo molti anni.

Personalmente - perché questa è la domanda che mi sono trovata e non posso sapere le dinamiche personali di chi l'ha scritta - io lascerei passare, in passato mi è capitato una questione analoga, e fanno tempo a cambiare molte cose, se un tradimento è avvenuto - pazienza. Cioè bisognerebbe capire le interazione del tradimento, ma se poi il rapporto è durato negli anni con la compagna ufficiale, forse quel tradimento non voleva significare granché - anche se io credo nella recidività delle persone, ed è più facile che se uno ha tradito lo torni a fare. Però o uno ci convive tranquillamente con questa idea o è un casino. Nel caso sia una botta e via, sicuramente non è solo una botta e via con una sola persona, nell'altro caso, ovvero c'è stata un'amante non si può nemmeno parlare di rapporti occasionali ripetuti. Però è più facile in quel caso che se con l'amante è finita che sia finita. Però io credo sempre che la gente può modificarsi,ma cambiare...
Quindi consiglio personale - se si sta comunque bene con questa persona, passiamoci su - ma per come si è in grado di "sopportare" mi rendo conto sia una questione caratteriale.
Esiste un portale tutto sul tradimento se vi interessa

Il portale dell'infedeltà

Che fine hanno fatto i video bondage di Giovanna Casotto su you tube

Come dicevo pure per madamweb - credo sia un fatto personale, sono stati levati perché ritenuti inappropriati da qualche utente; nonostante non c'era assolutamente nulla di pornografico o lesivo - tra l'altro bondage ma in biancheria intima o vestita - a mio avviso - nel senso che paragonati a tantissimi altri video presenti su you tube mi sembrano davvero innocenti. anche a riprovando ad up datarli vengono ritolti nell'arco di pochissime ore. Sicuramente qualche accidioso\a.

18 aprile 2008

Come tu mi vuoi


Oggi sul venerdì di Repubblica è uscito un articolo sui clienti delle prostitute - (in un trafiletto è stato anche riportata ormai sappiamo già la mia classificazione dei puttanieri) - cmq l'articolo a cura di Emilio Marrese, verte sul quesito -

"Perché anche quelli che possono avere le donne gratis vanno poi a prostitute?"

Beh io direi che le motivazioni possono essere davvero tante.

Non metterei però che la solitudine sia necessariamente in vetta - io credo primaria - l'idea di essere svincolati e liberi, da tutti quelle resistenze che nella coppia spesso ci sono - per differenza di pulsioni, o per quella noia coniugale che nel tempo spesso assale - in più credo paradossalmente si ha più pudore con una persona vicina - che con una sconosciuta. e poi anche la volontà di potere del pagare, crea una specie di eccitamento in molti casi - cioè pago e quindi mi sento autorizzato a qualunque mia fantasia, sapendo che non offendo nessuno. E anche se offendo, beh cosa mi frega è il loro lavoro in fin dei conti e una prostituta non è mica una sorella di nessuno.

Poi consideriamo che l'idea che lo sfigato vada a prostitute, io non ci credo molto - per un motivo molto, ma molto semplice, chi va a prostitute in genere o decide di andarci - a parti casi disperati - è in genere una persona che con il sesso ha già almeno "un po' di confidenza" - se è difficile smettere per gli appassionati, non è altrettanto facile cominciare per chi non sa nemmeno da che parte si guarda una donna, e anche per il fatto che sarebbe (nella mente maschile) dichiarare una specie di fallimento sociale, andare solo a prostitute, senza aver battuto prima altre vie, invece avendo delle esperienze alle spalle, uno quella con una prostituta, la può benissimo considerare una variante di qualsiasi altra esperienza...

Ricordo che ci sono centri per "disintossicarsi dalla dipendenza da prostitute".

Come è scritto su quest'articolo, "per abolire la prostituzione bisognerebbe abolire gli uomini".
e io aggiungo - Ma poi senza uomini come cazzo si fanno i soldi? eheeh ;)

Ah - un consiglio spassionato agli uomini che passano da qui : non rompete troppo il cazzo con il sesso alle vostre mogli, andate mo' a puttane. No è che "doveri coniugali indotti" sono un altro d quei argomenti che mi stanno a cuore...

:) senza offesa eh

16 aprile 2008

Mario Marenco

No ecco - è che ogni tanto scopro ancora qualcosa che non avevo ancora scoperto che mi pare una genialata. Cosa a vrò mai scoperto? Ho scoperto Mario Marenco, - che di fatto fa l'architetto, ha scritto delle poesie che beh - trovo - direi forti.

Lascio questa ma bisognerebbe sentirla recitata.

Se volete sentire andate a questo indirizzo web cliccate sulla traccia marius marenco e seguite il testo sotto !

www.myspace.com/mariomarenco


IO LE RAGAZZE

Io non mi piace più andare con le ragazze
perché non è più come una volta
non mi dicono più niente
e io non le dico più niente
non ci parliamo
anche se le invito a cena
non ci parliamo
e non ci sparliamo
ci guardiamo male
loro pensano “che robaccia, che antipatico”
tento di sorridere, ed è peggio
un sorriso da lucertola
poi mi si vedono i denti, la lingua,
la glottide, l'epiglottide
la faringe, la laringe e la salpinge
e la meninge

subito la testa mi scoppia
e loro con una scusa si alzano
vanno al gabinetto del ristorante
a rifarsi il trucco
tornano dopo un'ora
forse hanno telefonato
fattostà che dopo un po'
con una scusa cominciano a dirmi
“non posso far tardi” “e' tardi” “domattina devo alzarmi presto”

Io non dico niente, non protesto
non mi alzo, non le accompagno a casa
non me ne vado a letto
forse dopo un po'
non me ne vado al cinema solo.
Non ho fortuna con le donne, forse no.

15 aprile 2008

Madamweb il nuovo blog





















Io prima o poi a Madam Web (Anna Ciriani) ci scrivo un bell'articolo (visto che le è proibito rilasciare interviste smaccatamente private sulla sessualità) , perché se lo merita è una donna coraggiosa e onesta.

Fanculo questa ipocrisia di merda che c'è verso la libertà sessuale. Che è la stessa ipocrisia che porta a non denunciare le violenze sessuali di fatto. E però pi tutti a speculare sui troieggiamenti. vabbè ma è un discorso che si dovrebbe già sapere.
E che io continuo a incazzarmi quando danno contro a qualcuno che decide di gestire la propri avita privata in maniera autonoma.

Vi linko il suo blog a me pare dica cose sensate.

Madamweb blog

E qui intervista alle iene...


13 aprile 2008

Dx vs Sx

Io giuro che detesto la politica.
Cioè dover scegliere tra un cancro e un tumore, e se non lo scegli tu farlo scegliere agli altri.
Fatto mondo.

....Ci sono uomini che detestano questa società
e hanno già pronte le loro nuove regole.....
(ma dovranno usare quelle degli altri altri, come sempre)

Domani spero di tornare più serena.

10 aprile 2008

Ma quanto mi scopi?


Parlavo con varie mie amiche individualmente della sessualità nel quotidiano
Quello che salta fuori quasi sempre eccetto eccezioni naturalmente è che la biochimica ormonale maschile e femminile sia nella stabilità parecchio differente.

Cioè - posso dire - come constantavo in queste giorni con questa mia amica modella fetish più che me - che pur conoscendo molte ragazze che sono "pubblicamente" constestualizate in un immaginario erotico - quindi idealmente "libere" da instillati culturali (che vorrebbero la donna più restia ad una sessulità "porca") - siano comunuqe tutt'altro che iper-sessuofile.
Naturalmente parlo anche per me, che il sesso, sì mi piace, ma poi mi rompe anche il cazzo - quando diventa attività ginnica.
Quindi la media? una mi amica ha ribattuto, "ma sì il sesso, tanto quanto - come lavarsi i capelli, non più di 2 - massimo 3 volte a settimana". Se il shampoo è buono, sennò anche meno.

Come dire il contrario levato l'approccio dimostrativo iniziale che ha a che - a mio avviso ha a che fare più con il piacere esibizionistico che con quello fisico.

08 aprile 2008

Il bar di paese è stato la mia scuola


Domenica 6 aprile sulla gazzetta di Reggio è uscita questa intervista a Daniele Benati, curata da Chiara Cabassa - mi è parsa interessante, e la posto qui...buona lettura.

"Il bar di paese è stato la mia scuola tra le partite a carte e quelle a biliardo ho imparato le cose che contano davvero. Ho tradotto Beckett in dialetto per dimostrare la dignit� letteraria e la profondit�à della lingua parlata"


di Chiara Cabassa


D.B.

«Tutto quello che ti capiterà nella vita dipende da ci� che hai vissuto tra i 14 e i 16 anni. E
avevo 14 anni quando mio fratello, diciottenne, port� a casa un Lp di Bob Dylan. Tutto . iniziato in quel momento perch. quel disco mi ha aperto un mondo è stata la curiosità farmi tradurre le canzoni di Dylan, e ogni volta che riuscivo era eccezionale... Anche lo stimolo a leggere e a
scrivere, oltre che a tradurre, arrivato da Dylan: poi, dalla fine degli anni '70, è stata la
volta della letteratura giovanilistica a partire da Kerouac. Ma rivendico il ruolo del rock che ha dilatato l'età oggi i quindicenni ascoltano Vasco Rossi che ha superato i cinquanta. Era impensabile che io, a 15 anni, ascoltassi Rabagliati».

Dal suo elogio dell'adolescenza si deduce che per lei non � stato un periodo particolarmente travagliato.

«E' l'età migliore perché scopri che nella vita ci sono tante cose belle: la musica, la
letteratura, il cinema, il calcio. Mi ricordo ancora oggi quando vidi "Blow Up" di Antonioni:
non ci avevo capito niente ma avevo intuito che c'era qualcosa da capire. Poi il primo viaggio: a 17 anni, in autostop, a Parigi e a Londra. A spingermi, la curiosità per la cultura anglosassone».

A scuola non sarà stato il secchione di turno...
«Assolutamente no. Ho fatto il liceo scientifico ma se sono sempre stato promosso lo
devo al fatto che avevo buoni amici: in particolare amiche che mi passavano i compiti e
cercavano di farmi studiare. Ma in quel momento lo studio non era tra i miei interessi
principali. Per il resto devo dire che del liceo ho ricordi belli ma extrascolastici: dagli
scherzi ai prof alle ragazze. Insomma, facevo l'asino e non me ne sono pentito: . peggio
farlo a cinquant'anni. Poi, all'Università, la svolta: mi sono laureato in lingua e letteratura
inglese e la scala di interessi è cambiata».

La strada insomma l'ha trovata, ma non � stato poi così semplice.

«Da giovane ho cincischiato un po ', per scarsa fiducia nelle mie capacità, ma anche
perché letteratura e scrittura non erano le mie prime esigenze. Poi capisci che o ci
molli o ammetti che quella è la tua strada: ma se scegli la seconda ipotesi la vita si complica.
Probabilmente, se non ci fosse un destino, certe cose non accadrebbero neppure».
Lei docente universitario e scrittore, suo fratello Davide importante pittore...tutto merito del destino?

«Siamo nati e vissuti a Masone all'Abbate, una stazione di posta che un secolo fa fu
comprata dalla mia famiglia: mio padre avrebbe voluto studiare ma i casi della vita
l'hanno portato a fare il fornaio; mia madre ricamava ma era brava a dipingere. E
in casa qualche libro c'era: oltre ai testi di medicina di mio zio, una libreria era occupata
dall'enciclopedia di narrativa straniera della Utet».

Ma la sua vera scuola, partendo dal presupposto che il liceo � stata una bella gita durata cinque anni, qual � stata?

«Il bar di Masone. Dai 13 ai 28 anni, giocando a carte o al biliardo e ascoltando la gente, è stato lì che ho imparato le cose che contano».

Dal bar di Masone ad Harvard: e in mezzo?

«La mia carriera fino a un certo punto . stata piuttosto sgangherata. Dopo la laurea e
il servizio militare, ho lavorato, con mille virgolette, per due anni nell'area management
, prima al maglificio Sima poi alle Ceramiche Ragno. Ma mi sentivo falso, quindi mi sono licenziato per andare a insegnare alle scuole medie: l'obiettivo era trovare il tempo per scrivere. La
svolta tra il 1984 e il 1985 quando ho vinto una borsa di studio per andare in Irlanda,
che è diventata la mia seconda patria al punto che ho fatto di tutto per tornarci: nel '92 e nel `93 ho poi insegnato in un'Università irlandese. Nel '95 ero a Boston; in America ho insegnato sette
anni: quattro all'Università statale, uno ad Harvard e due al Mit dove sono stato il primo e finora unico insegnante d'italiano. Dal dicembre del 2006 insegno all'Università di Budapest. E' una città da un lato americana, dall'altro legata a un recente passato: il suo fascino sta nella convivenza
di queste due realtà».
E in lei come convivono la scelta di insegnare all'estero con l'assoluta fedeltà alle origini padane?

«E' un imprinting che non voglio perdere: più che reggiano mi sento emiliano. L'Emilia
è bella, e nelle fotografie di Ghirri questo concetto è espresso benissimo. Senza dimenticare
che l'Emilia diventa spesso un "altrove": perché anche quando racconto di ambienti irlandesi o americani, in realtà è l'Emilia che descrivo. Insomma, un piede lo tengo sempre lì, pur viaggiando. La mia è una vita instabile con i vantaggi e gli svantaggi che porta con sé, è bello partire sapendo che poi torni, ma a perderci è la scrittura che richiede stabilità».

Parlando di scrittura, qual � stato l'incontro fondamentale?
«Quello con Gianni Celati. Intanto perché è una delle "menti migliori", e poi perché mi ha fatto capire che la letteratura non è necessariamente scrivere bene, ma trovare una tua voce. Io per
esempio sono cresciuto in un ambiente contadino dove si parlava in dialetto e questo, a
scuola, era un limite: per tre volte sono stato rimandato in italiano. Celati mi ha insegnato
che i difetti non vanno nascosti ma ostentati».
Celati si �è subito innamorato della sua scrittura?

«Non proprio. Ho fatto di tutto per incontrarlo, poi gli ho fatto avere un mio racconto...Dopo nove mesi di silenzio l'ho cercato e lui mi ha sbriciolato bocciando il mio scritto. Poi, per�, la curiosità
è diventata reciproca: Celati mi ha presentato a Ermanno Cavazzoni e abbiamo creato "Il Semplice", rivista di ricerca letteraria alla quale hanno partecipato Ugo Cornia e Paolo
Nori, quest'ultimo arrivato giusto per l'ultimo numero.
L'esperienza era finita, ma si era creato un gruppo di "scrittori emiliani"».

Un elemento che caratterizza la vostra letteratura?

«Faccio un nome: Raffaello Baldini. E' lui il Papa della letteratura che piace a noi. Il
suo è un lavoro linguistico che viene dai più sottovalutato perché ricrea i difetti della
lingua parlata, in realtà è un''operazione sofisticata. Nel 2000 ho curato la versione americana di un suo monologo teatrale, "Carta Canta", nella convinzione che sia l'equivalente italiano di Beckett, considerato uno scrittore cervellotico. E nel '97 per il Rec, al teatro Valli, partecipando
a "Scrittori che leggono scrittori" scelsi Baldini».

Lei ha anche tradotto Beckett in dialetto...

«L'ho fatto per dimostrare la dignità letteraria del dialetto che dietro la sua concretezza, per esempio non presenta parole astratte, nasconde un'incredibile profondità. Quando
è la voce a imporre la lingua, allora non ha più senso parlare di correttezza o scorrettezza
grammaticale».

Cosa contraddistingue invece la letteratura padana?
«Diciamo che c'é la letteratura normale (vedi quella di Bevilacqua) e quella un po'
da pazzi, la nostra: qui prevale un forte elemento di interesse per il mondo "distorto",
si tratta di guardare alla realtà attraverso i suoi personaggi, abolendo la figura dell'autore
e la pretesa che si possa dare una visione oggettiva della realtà. E' un modo solitario di guardare alle cose che ti fa incontrare per strada altri sbandati solitari».

E' follia padana?

«In realtà è umorismo: la cosa più umana che ci sia, ma anche la più difficile da definire. Mi piace pensare alla letteratura italiana per aree geografiche: se i padani hanno familiarità con l'oralità, quello che appartiene alle aree siciliana e sarda è da sempre un linguaggio colto».

Tragico e brillante: un altro binomio ricorrente.

«Il comico è l'elemento più serio della letteratura e, come dice Learco Pignagnoli "se in uno scritto non c'é niente di comico vuol dire che non c'é niente di tragico e se non c'. niente di tragico
che valore vuoi che abbia?". Il comico . un altro tratto caratteristico della letteratura
padana: non il cabaret ma il comico che sprigiona dalle capriole che fa la lingua. D'altra
parte il comico è anche quello che salva la letteratura dalla seriosità finta, quella di cui sono pieni i libri di Moravia: leggi due righe e hai l'impressione del bluff, come se fosse stata spruzzata un
po' di puzza culturale».
Com'� cambiato il mondo editoriale?

«Negli anni '70 si faceva ricerca letteraria, oggi agli editori interessa solo vendere. Quindici anni dopo è successo nell'editoria quello che era accaduto per il mercato discografico: gli editori hanno capito che a comprare libri sono i giovani e, ciclicamente, lanciano fenomeni che, da "Porci
con le ali" in poi, parlano tutti dello stesso tema».

Se dovesse portare nella fantomatica isola un suo libro, quale sceglierebbe?

«Cani dell'Inferno": contiene la trasfigurazione di una mia sensazione dell'America
che diventa un "altrove": non si sa se sia Inferno, Paradiso o Purgatorio. E' un libro sull'America
ma che non avrei potuto scrivere se non fossi tornato in Italia».
Voglia d'America?

«Spesso. Ho nostalgia di Boston e di New Orleans. E in Tv, faccio il pieno di telefilm polizieschi cercando le strade e le case di Boston».

Da molti, lei � conosciuto per avere curato le "Opere complete di Learco Pignagnoli. E' il suo alter ego?"
«Direi eteronimo... Learco Pignagnoli ha una vita sua. Lui . nato a Campogalliano e
io a Masone. Diciamo che gli faccio dire le cose che, dette da me, potrebbero suonare
imbarazzanti... Con Ugo Cornia, Paolo Nori, Ermanno Cavazzoni e Marco Raffaini abbiamo
organizzato su di lui un finto convegno al Festival della Filosofia di Modena e alla
Cavallerizza: un trionfo».

L'ultima sfida?

«La rivista "L'Accalappiacani": l'obiettivo è aggregare persone che possano condividere
la nostra idea di letteratura. L'appuntamento è una volta al mese al cinema Cristallo:
arrivano da Milano, Firenze, Torino, hanno un'età tra i 20 e i 40 anni, e tanta voglia
di esprimersi».
Ma lei, che insegnante �?

«Non credo nella didattica ma nella personalità: puoi essere imbottito di didattica ma
se non sai comunicare è inutile. Il mio obiettivo è trasmettere la passione che io metto
in quello che insegno: è demoralizzante quando vedo che il messaggio non arriva, che
uno scrittore non provoca sussulti... Allora mi rifugio negli autori neutri. Per non rimanerci
troppo male».
Nel tempo libero, ammesso che ne abbia, cosa fa?

«Sono sempre stato appassionato di calcio: tifo Juventus e non mi perdo una partita.
Seguo anche la Nazionale, ma ci devono essere almeno sei juventini in campo. E poi,
una volta, suonavo la chitarra in una band "letteraria": ci chiamavamo I Fagiani...».
Bob Dylan apprezzerebbe.

06 aprile 2008

Se non ti piace dillo: intervista a NADIOLINDA

Spesso diciamo, abbastanza spesso - dopo che era uscito l'ultimo mio libro, mi son arrivati diversi manoscritti, più o meno non interessanti; (anche perché se son troppo lunghi) davvero non ce la faccio mentalmente a mettermi a leggere su schermo, ma era poi capitato anche uno che mi aveva "preso bene" - e non mi capita così spesso. Buon andamento narrativo, ironico, intelligente, l.

Bene, quel allora manoscritto che un anno fa circa ancora si trovava in maniera embrionale ora è uscito nelle librerie. Un'indagine veritiera e ironica sulla sessualità e sui rapporti ai giorno d'oggi. Nadiolinda al di la dell'argomento sesso (che no si sa perché ma sembra sempre squalifichi una qualità artistica), credo che porti in sé un'autrice che ritroveremo in futuro.

Se non ti piace dillo
il s
esso ai tempi dell'happy hour
ed. Mondadori
autrice Nadiolinda
14 euro

Ecco qui l'intervista a lei fatta. Volià.

Come ti è venuta l’idea di questo libro?
da molto tempo, volevo scrivere di come vedo le relazioni, di quello che sento dalle persone che incontro, di come vedo IO la cosa. volevo dare un punto di vista e una possibile soluzione. ho anche inviato a più di una rivista l’idea di una rubrica, ma non ero nessuno e anche se l’idea era buona, è stata scartata. così ho aperto un blog. e sono una di quelle strepitose paracule che è stata contatta da più di un editore. così, è nato il libro. con una sola regola imposta dall’autrice: solo sesso – qui non si parla di amore.

Perché escludere l’amore a priori? In fin dei conti l’amore se c’è, quando c’è - ha anche delle implicazioni attrattive sessuali…anche se certo può essere assolutamente non reversibile il concetto…
io ho una scala di valori ben definita e pure un po’ rigida: ci sono le relazioni di serie A e quelle di serie B. a voler essere più generose, per le relazioni funziona un po’ come nel calcio, con le divisioni e le categorie. e sei bravo, ti impegni, ti alleni, ti comporti bene e ti va pure un po’ di culo, puoi passare via via da una divisione all’altra, fino alla serie A.
quello che mi interessava era mettere a fuoco tutte le relazioni di serie D, e tutti quelli che pensano che per arrivare in serie A basti molto culo e un buon agente. non certo impegno, fatica, costanza, disciplina, tecnica, allenamento, sudore, oltre a un pizzico di fortuna.
quindi, niente amore, ma relazioni da buffet. che sono risibili e comiche e se ne può parlare con leggerezza. anche d’amore si può parlare con leggerezza. però l’amore, come lo intendo io, è una cosa buona. e rara. e preziosa. e sacra.
La decisione di firmarti “nadiolinda” e non il tuo nome per intero?
nadiolinda è un sopranome nato per caso. me l’ha dato una collega, anni fa. mi è piaciuto da subito. e nella mia vita virtuale è stato particolarmente azzeccato. suona innocuo, simpatico, frizzantino. ma, allo stesso tempo, il suffisso “linda” risveglia ricordi legati alla mitica gola profonda che regala un pizzico di malizia in più. sembrare santa e puttana allo stesso tempo non mi dispiace affatto.
Non credi questo “modo di sentirsi-farsi trovare agli occhi degli uomini” sia uno stereotipo molto diffuso dagli anni ’70 in poi nel genere femminile, anche se c’è chi naturalmente non lo ammette con tanta libertà…Agli uomini piace però, questo è vero…
noi siamo occidentali e ragioniamo a categorie. io per prima. impossibile essere diversi. in più, l’esperienza e la capacità di fare paragoni e di crearsi aspettative è l’unica arma a disposizione per combattere l’ignoto, l’incerto, il futuro. e cosa è più carico di aspettative future di una nuova conoscenza che forse può diventare...? chissà.
TTitolo “Se non ti piace dillo – Il sesso ai tempi dell’ happy hour “– happy hour un termine che mi prende male già a suono, (e per fortuna tu ne fai ironia). Indica non la società, ma quello che la società vorrebbe rappresentare. Ora su questo modello (americano) dell’ora felice…l’ora poi dei giovani, perché ora “è solo dei giovani” il mondo anche se è governato dai decrepiti, i giovani che rappresentano il potere, la bellezza, il sesso…dove sono queste ore felici, o meglio; è davvero solo un’ora felice perché si costruisce la vita attorno a quest’idea di ora felice….
l’happy-hour è per me il momento delle relazioni facili e veloci, tra quelli che si pensano giovani per sempre. in realtà, è un momento che non esiste e che può creare seri problemi relazionali.
è una fregatura, come san valentino. il 14 febbraio è un giorno qualunque. ma siccome c’è la festa degli innamorati, se sei in coppia e non hai voglia di festeggiare sei stronza. se sei single e non te ne frega un cazzo, te la tiri. comunque, ne esci sempre male.
il tipo più entusiasta dell’happy-hour è quello che io chiamo masticafighe, che si sceglie le relazioni dal buffet e cambia menù in continuazione. spilucca, ma non degusta. si abbuffa, ma non fa mai una cena vera. “non conosco nessuno che abbia cambiato totalmente il suo approccio nelle relazioni. mi spiego: un masticafighe resta fedele al suo motto per tutta la vita: vidi, vinsi, venni. e mai richiamai. può cambiare tattica, tipo di preda, modificare l’approccio. ma non si trasforma magicamente in uno che inizia sul serio una storia. questa è l’epoca dei locali stilosi e degli aperitivi happy-hour, non dei castelli con cavalieri e principesse. qui chi vuole vivere per sempre giovane e sulla piazza può farlo. realmente, può farlo. l’habitat naturale dei masticafighe è proprio la piazza, quella degli aperitivi del venerdì dalle diciannove alle ventitrè”.
Lo vedi un fenomeno reversibile?
non sono ottimista. i nostri modelli vanno sempre più verso la netta divisione sante/puttane, machismo/gay, avventuretta/amore eterno. è come se la realtà, con le sue gradazioni di grigio, non esistesse, venisse costantemente negata. ho parlato di cose che possono succedere a tutti, cercando di sdrammatizzare e utilizzando l’ironia per dire: siamo comprensivi, può capitare. siamo un po’ tutti così. ogni categoria ci appartiene.
ma la verità è che i modelli proposti, e i luoghi comuni che direttamente ne derivano, tendono all’identificazione con un estremo e a negare l’opposto. radicalizzare i comportamenti relazionali e sessuali, significa ledere profondamente la libertà di un individuo e mantenerlo in uno stato di perenne frustrazione e inadeguatezza. se io impongo il concetto che esiste l’uomo perfetto e che il matrimonio sia il coronamento di una favola, non permetterò alla persona di vivere serenamente un’esperienza di distacco, di divorzio, di separazione: la costringerò a pensare che ha fallito e che, se non appartiene alla favola, è una sorta di “dannato”.
Un libro che parla molto di sesso e nell’evoluzione anche dei rapporti virtuali; in fin dei conti si potrebbe dire che ce n’è tanti di libri simili in commercio.. convinci chi ti legge questa intervista a dare delle motivazioni perché anche questo libro tra altri …
quando ho iniziato a scrivere, volevo ottenere due risultati: far ridere di cuore e di pancia e, soprattutto, fare in modo che, quando uno chiude il libro, veda la realtà come la vedo io, che non so mai essere né seria né rispettosa. penso di esserci riuscita: Se non ti piace, dillo! lascia aperte domande e aiuta, attraverso la risata, a esorcizzare tutte quelle piccole paure e insicurezze che spesso diventano una palla al piede quando si cerca di essere felici. e avere una seconda vita...bhé: non è solo un piacere altissimo, ma anche un diritto sacrosanto. e nella seconda vita si può essere egoisti e non ci sono regole. viva il virtuale!
Gli uomini ne escono un po’ distrutti dalla descrizione, ma alla fine se è vero che ne parli “male” è anche vero che ne parli male con un certo affetto…
gli uomini hanno il dono della leggerezza. che non è da confondere con la superficialità, ma con la capacità di vivere molto più nel presente. è una dota innata, che io trovo in moltissimi uomini, salvo il fatto che ognuno è diverso. è che bisogna un po’ ripensare ai ruoli e se ne parla poco e male. quando si fa un’analisi sociale si tende a rimpiange un passato che non c’è più (e chissà se mai è esistito) e intanto, però, non si offre via di uscita. non sono i ruoli prestabiliti che fanno funzionare una coppia. “dopo la rivoluzione sessuale si sogna un nuovo maschio. quello smaccatamente romantico, stile principe azzurro, è fuori moda: è colloso e poco invitante. forse forse può andare ancora bene per qualche fantasia dei giorni di mestruo in cui si è più sentimentali, ma non certo per una vera relazione. e non va bene nemmeno l’altro estremo: l’egoista che non chiede mai nulla, il rude maschio orgoglioso di esserlo. stiamo tutti nel mezzo, in un magma indefinito di identità violate, in cui gli uomini non sono troppo maschi e le donne sono meno femminili. e quando si gioca al gioco delle coppie, è il caos”.
Appunto…i maschi si femminilizzano e le donne si maschilizzano; le regole dell’attrazione variano? Credi che l’immaginario sessuale futuro tenda ad un modello androgino; o che per ristabilire un equilibrio ci sia bisogno effettivamente di differenze?
il modello è già oggi androgino e asessuato. ero giusto al cinema a vedermi il film di moccia, culto dei miei ragazzini con cui mi capita spesso di lavorare nei licei. moccia ritrae i modelli a cui non c’è adolescente che non voglia assomigliare. ma le ragazze sono magrissime e senza seno, i ragazzi effemminati e con gambine a stecchino. non hanno muscoli così come non hanno carattere. anche i gruppi musicali puntano su un look ambiguo e indefinibile: basta guardare il successo planetario dei tokio hotel che sono dei manga con un cantante che non si sa da che parte tiri. il futuro non è solo androgino: è pure un po’ pedofilo. se per noi il meglio possibile è dimostrare tra i 25 e i 35 anni massimo, per la prossima generazione il look ottimale si è spostato a 19 anni. meno di 19 è pure meglio.
Naturalmente non risparmi mica anche il genere femminile…
le donne sono terribili. lo dico da donna e con molto affetto, ovviamente. è solo che non sopporto alcune caratteristiche, molto diffuse. ad esempio, la manìa di flirtare sempre e con chiunque, ma senza ben sapere che cosa stanno cercando. o l’invadenza nella vita del compagno. o la difficoltà a prendersi sempre più del 15% di colpa nel fallimento di una storia. è come se le donne, con l’autocoscienza, si portassero oggi addosso un senso di insoddisfazione perenne e di frustrazione che gli è davvero difficile razionalizzare e abbandonare. insomma: vogliono sempre di più, vogliono essere perfette. ma sanno che non è possibile. e allora che si fa? la mia risposta è fin troppo diretta e cattiva: basta menate. cresci!
Cosa ne pensi della pornografia; perché in genere sembra che il fruitore debba essere uomo, e la maggior parte delle donne, indietreggia a questa parola come se fosse la cosa più orrenda e anti-morale della terra…
io trovo la pornografia divertente. raramente l’ho usata per eccitarmi o per accendere una serata, però sono curiosa come un’antropologa. la pornografia mi permette di vedere alcune delle mie fantasie realizzate dal vero.
non sottovalutare il fatto, però, che io nasco e vivo solo la pornografia su internet. i film porno “alla vecchia” mi annoiano a morte. così come quelli in cui si tromba e basta. per me gli attori porno sono al pari degli atleti da circo. e mi aspetto ogni volta di essere sorpresa!
Dalla tua descrizione narrativa, sembra che ci sia in realtà una gran paura dei sentimenti, L’effetto casco scrivi. Secondo me è molto vero, credi sia una condizione molto differente rispetto anni fa?
bhè, sì. la cosa si lega a doppia mandata alla nostra immersione nei rapporti virtuali che ci permettono di limitare molto la sofferenza. un amante in chat o uno che ti scrive via mail o che ti corteggia con gli sms non ti può far davvero soffrire. e, se lo fa, lo cancelli rapidamente, dai tuoi contatti e dal tuo cuore. ma il dolore di un abbandono vero, quando hai condiviso una relazione fatta di quotidiano e di impegno... in effetti, qualcuno non esce mai intero nemmeno dal primo fallimento sentimentale.
Però inutile negarlo; il virtuale ad un certo punto ha varie implicazione anche sul reale. Si cerca dal virtuale per poterlo trasportare sul piano reale; poi quando successe - ha le stesse implicazioni della realtà reale, con l’aggiunta di una più probabile delusione forse…si comincia come un gioco e ci si può incasinare per mancanza di prospettiva, pure quella emotiva…
anche un avatar può sentire dolore e sofferenza, pur rimanendo un contatto puramente virtuale. quando una relazione o un rapporto senza odore passa sul piano della conoscenza personale è bene aver chiaro che sarà diverso. e, perché sia migliore, bisogna che la propria bilancia interiore assegni già a priori alla vita vera un punto in più, proprio perché è “reale”. guarda noi due: io ti leggevo e mi piacevi. e non sapevo che persona avrei conosciuto incontrandoti. ma solo per il fatto che diventavi una persona vera, sapevo che avrei saputo più cose di te, avrei imparato molto di più, avrei visto le tue contraddizioni, le tue sfaccettature, le tue emozioni, come affronti davvero la vita. questo, per me, era già un valore aggiunto rispetto al talento. non ho mai pensato per un solo secondo di deluderti o di rimanere delusa. semplicemente perché la realtà, con la sua complessità, è già molto di più del mio piccolo mondo sicuro al di qua dello schermo.
A me questo libro è piaciuto perché mette in risalto il condizionamento che “la moda” – ha sulla sessualità, e credo sia vero; si idealizza un modo migliore per piacere in base a delle costruzioni sociali.
nelle relazioni veloci conta l’apparenza. conosco donne che hanno saltato appuntamenti perché non si erano fatte la ceretta. la difficoltà a presentarsi imperfette e con qualche difetto ci castra brutalmente. ed è una cosa assurda perché nemmeno le modelle sono “modelle” anche nella vita. anche la campbell ha le emorroidi e i geloni e la schiffer fa la cacca tutti i giorni e avrà la fiatella appena sveglia e i punti neri e le ciccette. esiste photoshop, ma pare che il mondo ogni tanto se lo dimentichi. e per gli uomini è lo stesso: vestiti, atteggiamenti, pose. il look sembra imprescindibile. la cosa più inconcepibile che io noto è la diffusa fobia degli odori del corpo, che si tende a nascondere e a coprire a tutti i costi, a volte davvero al limite del patologico.
io racconto di una serata in disco in cui tutti mi paiono costantino il tronista. “costantino non esiste. nemmeno costantino è costantino nella vita. la creatura che noi chiamiamo costantino è un avatar in 3d, che si muove male e parla poco. però ha sempre dei vestiti fantastici e degli accessori azzeccati. le persone che ci sono qui stasera, che non puzzano ciondolandomi vicino, che non sento e non hanno nulla di vero, di reale, di vivo, sono in realtà impegnate in una missione molto più alta del semplice ballare in pista. sono concentrati nell’immedesimazione totale, nel tentativo di diventare essi stessi l’avatar di costantino, ovvero: l’avatar di un avatar”.
Ma poi appunto si idealizza e si insegue un modello che nella realtà, nella quotidianità non esiste, uno palpa una tetta e si trova una protesi in mano, sembra che se prendi il cellulare della pubblicità diventi il più bell’uomo del mondo, poi invece resti lo solito sfigato insomma. Tutto ci porta lontano dal reale. E’ una nuova semplice “evoluzione” sociale o qualcosa che fa danno, e lo farà sempre più?
strategie di marketing, tutto qui. quando io ero piccola, sognavo di avere sempre la nuova barbie, ma non perché mi piacesse davvero. è solo che nella pubblicità ci giocavano sempre tante bambine insieme, belle e sorridenti e felici e io volevo essere una del gruppo. ma poi sono cresciuta e ho acquistato capacità critica. invece, mi pare a volte che si tenda a diventare ebeti, anziché adulti. senti questa: un giorno un tizio compra un cellulare fighissimo e costosissimo. fa una follia e se lo compra a rate. poi il giorno dopo va a sciare e lo perde nella neve. il cellulare è impermeabile, così lui lo fa squillare e lo sente sotto la neve, ma non lo trova più. e sai che fa? i debiti per comprarsene un altro perché ormai già l’aveva detto a tutti e non poteva sfigurare. duemila euro per un telefono che fa tutto, ma non so se fa bene il telefono. assurdo! persone così hanno la mia stessa brama infantile e la pagano coi soldi loro.
Mah loro…appunto fanno i debiti; ormai credo che tutta questa virtualità, porti pure a non avere il senso reale del soldo oltre tutto il resto…buona parte della gente vive con soldi “virtuali”… tempo fa questo pure era meno possibile… c’è più inutile e si lavora molto di più per questo inutile idealizzato come necessario status sociale, e questo diventa un altro “linguaggio” ma poi non basta, c’è troppo inutile da dover avere.
avere debiti e carte di credito è condizione normale. noi veniamo al mondo già con un grosso debito sulle spalle. saperlo significa portarsi già addosso un senso di inadeguatezza che, viene detto, non ha soluzione. così, vivi e spendi come se non ci fosse un domani. e come se le cose che compri ti rendessero davvero felice. ma la tua felicità non può dipendere dalle cose. non può nemmeno dipendere dalle persone, a dirla tutta. la tua felicità non dipende che da te stesso e, dunque, non te la puoi comprare. scrive pessoa: “devono esserci isole, verso il sud delle cose, dove soffrire è qualcosa di più dolce, dove vivere costa meno al pensiero. e dove è possibile addormentarsi al sole, e svegliarsi, senza pensare al giorno del mese o della settimana che è oggi”.
barattiamo il nostro tempo e la nostra vita per cose e siamo una minoranza sul pianeta. davvero, viviamo nel paese dei balocchi e abbiamo perso il senso della realtà della vita, della sua essenza, del perché vale la pena di essere al mondo. non solo per i debiti, naturalmente. per i valori comunitari. per gli ideali. e anche per le relazioni. vivere non può essere “ammazzare la noia”.
Una cosa che mi ha fatto molto piacere, è vedere questo libro tra quelli di umorismo…in genere quando si parla di sesso, comunque lo si faccia, si viene catalogati nel genere erotico, anche se si può parlare benissimo di sesso senza essere libidinosi…
mi hanno messo dappertutto. in una libreria qui vicino ero tra “risveglia la tua vita di coppia” e “tutto quello che non sapete del kamasutra”. ho fatto una scenata con la proprietaria e ho conquistato la vetrina. il mio libro non è pruriginoso e non voglio far eccitare nessuno. figurati! la cosa più trasgressiva che c’è è un pompino sulle scale! i trombatori duri, quelli veri, lo leggono e mica gli tira, seee. io parlo di quelli che parlano tanto di sesso ma chiavano poco e maluccio. e pure un po’ di malavoglia, a dirla tutta.
Però c’è poco da fare se si parla di sesso lo stereotipo che ci si appiccica è quello erotico…anche qui il mercato ragiona per settori, sennò non sei catalogabile, e quindi se non sei catalogabile sei meno vendibile…
alle leggi di mercato è quasi impossibile opporsi. entrare in una categoria è necessario, è vero. l’importante è non sentirsi sviliti, avere bene in chiaro cosa si vuole comunicare e continuare a dirlo, sempre più ad alta voce. il culto indiscriminato di sé e l’ autoaffermazione aprioristica sono malattie del nostro tempo e della nostra società. il web né è la prova lampante: tutti si vogliono bene, sono tutti bravi, ci si fa i complimenti, si è tutti artisti e spettatori ammirati. e la verità è che siamo un magma indefinito di banalità, riferimenti, assenza di provocazione, censure accettate nel silenzio, omertà e allineamento. non c’è mai un sito volutamente brutto. se ci sono contenuti “contro”, c’è subito una censura che interviene. e la cultura veloce te la serve wikipedia on-demand, il regno della tuttologia senza approfondimento.
Al di là della moda, perché il sesso piace sempre così tanto…
di sesso se ne parla, ma a dire che piace davvero... non ne sono così sicura, ecco. mi pare che attualmente, il gusto del look e il piacere della conquista vincano molto di più sui pruriti inguinali, genuini e un po’ maiali. anni fa è uscito un testo teatrale inglese quasi profetico, intitolato “shopping & fucking” dove i protagonisti dichiaravano senza tante remore che il vero piacere della loro vita era lo shopping mentre le relazioni, in realtà, erano stress puro.
Ah io son pienamente d’accordo…ma intendevo; perché il sesso comunque sia, attira sempre molto l’attenzione, al di là che piaccia più o meno – insomma più direi che tiene la guardia dell’ascoltatore più di qualunque altro argomento…
rispondo con una cosa che riguarda me. io trovo che la vita sentimentale ed emotiva di ognuno sia la parte più interessante della sua esistenza. e così, chiedo sempre in proposito, faccio domande, mi interesso molto. di conseguenza, mi interessano le abitudini sessuali e le fantasie delle persone. in generale, però, si parla di sesso proponendo modelli improponibili e inarrivabili di machismo e ninfomania cronica. attraverso i modelli sessuali si entra profondamente nella testa delle persone. e l’imposizione di riferimenti e di modelli alla libido è un ulteriore incatenamento della volontà individuale.
Rapporti Web, pro e contro...più pro più contro per quel che ti riguarda?
non saprei, sono molto diversi tra loro. io ho dei chatter e degli essemmessatori che adoro e di cui non potrei mai fare a meno. “tecnicamente, siamo dei nostalgici della chat come veicolo di messaggi fatti semplicemente di parole. la usiamo come un’estensione degli sms. è così rilassante chattare con loro...” certo è che, per me, il reale pesa ancora più del virtuale e le relazioni e i rapporti non diventano veri finché non lo sono per davvero, nella realtà, finché con una persona ci parlo guardandolo?a negli occhi e sentendone l’odore. fino ad allora, sono situazioni di svago, conoscenze un po’ così. questo fa di me una zia preistorica rispetto, invece, ai ragazzi di 15-25 anni.
Quali sono a tuo avviso le differenze fondamentali tra la sessualità maschile e femminile?
ah ah ah... se te lo dico, poi cosa vinco?? magari fosse così semplice. se senti una donna parlare dell’uomo che desidera, ti racconterà sempre che lo cerca dolce, gentile, affettuoso, che la ascolti e la comprenda, che sia carino e paziente. praticamente: la sua migliore amica dotata di pisello. ma non ho mai trovato una che non sia disposta a mollare quello carino per uno che la sbatta contro un muro senza ricordarsi il suo nome.
E’ troppo reale questa affermazione in genere, ma anche le stronze attirano gli uomini di ogni casta mi pare, o molto meno?
se la cosa è voluta, possiamo solo dire che un rapporto con ruoli definiti di sadismo e masochismo è appagante da subito. per quanto riguarda invece la maggior parte delle relazioni sbagliate...bhé, il consiglio che mi capita di dare spesso agli uomini innamorati di una stronza e palesemente infelici, è quello di tutelarsi e trovare una donna che li ami e che li rispetti e che non li svilisca sistematicamente.
Qual è la parte di questo tuo libro che senti più tua…il messaggio più importante che ti senti di dare.
questa è facile: il vestito rosso. che per me rappresenta metaforicamente il punto-zero che bisogna fare nella vita. ovvero: farsi chiarezza, capire cosa si vuole dalle relazioni e poi avere il coraggio di cercarlo e di chiederlo. “non è una cosa da poco, devi avere la testa per indossare un abito così e uscire. un vestito rosso fa la differenza. se entri in una stanza, in un locale, in una casa, se sali in metropolitana, sull’autobus, sul tram, dovunque tu vada sei responsabile di un improvviso cambio di atmosfera. sei il punto rosso di una realtà grigia. è come quando dici sì con sincerità. o quando ti innamori di una persona. queste cose non sono prevedibili. accadono e basta”.
Cosa ti aspettavi e cosa hai trovato come reazione a questo libro fini ad oggi?
una dote che coltivo è la sostanziale tendenza a non avere aspettative. quindi, mi sono buttata allo sbaraglio senza ben sapere cosa aspettarmi davvero. chi mi legge, spesso mi scrive. ricevo parecchie mail. sono molto educate, qualcuna ovviamente di chi vorrebbe trombare. ma in generale, mi scrivono perché si sono divertiti, perché li ho fatti pensare, perché si sono riconosciuti in qualche situazione o in uno o più tipi. e qualcuno mi chiede anche consigli di cuore.
Di fatto quindi, anche se questo è fondamentalmente un libro sul sesso, quello che viene chiesto di più è la gestione dei sentimenti…forse è ancora il problema numero 1…più che il sesso…
il sesso cambia le cose. difficile avere passione per la passione e basta. ancor più difficile è ammetterlo, gestire la cosa con tranquillità e farsene una ragione. scrivo che “il sesso cambia molto e dice tutto. inutile illudersi del contrario” e che “la prima volta che si va a letto con un uomo è molto significativa”. fare sesso in modo appassionato significa esporsi. spesso non si riesce a gestire proprio questa dinamica e si cercano conferme, quasi con ansia. credo di non aver mai fatto sesso senza sentimenti: la persona con cui stavo mi attraeva e mi interessava e dedicarmi a lei mi pareva la cosa migliore che potessi fare in quel momento. e a volte sì, è capitato di scambiare l’interesse e il desiderio per qualcos’altro. ma poi è bastato fare un paragone: l’amore, quando c’è, è rosso e lampante. è tutt’altra cosa.
Osservazioni e domande che ricevi più frequentemente?
la domanda più frequente è se io credo nel principe azzurro e nell’amore. io rispondo che sono cose diverse. l’amore esiste, non è una fede, anzi: è una cosa molto reale che, di conseguenza, richiede un impegno vero e concreto. e anche molta disponibilità a investire e rischiare del proprio. il principe azzurro, invece, esiste solo nel magico regno di san valetino. personalmente, preferisco quello che ti fa fare la notte in bianco a quello che ti porta a spasso sul cavallo bianco.
Apprezzano più uomini o più donne? Chi ti conosceva come ha preso quest’uscita?
io scrivo come parlo e parlo come sono. chi mi conosce e poi mi legge, ride con più gusto perché si immagina me che parlo. ho finora un gradimento pari merito tra uomini e donne. per fortuna, nessuno si è offeso. anzi: ho ricevuto un sms da uno degli uomini peggiori che descrivo nel libro in cui mi ha scritto “fantastico! sono il più stronzo di tutti. wow!”. che dire di più?
Ecco un’altra questione, oggi essere “stronzi” è “quasi” una qualità…qualcosa che addirittura eccita. C’è un’enfatizzazione del negativo ribaltato a valore positivo…si capisce bene anche dalle pubblicità… cosa ne pensi?
l’uomo che non deve chiedere mai... è muto. molto semplice. la nostra epoca -e parlo specificatamente di Italia- vive la restaurazione cattolica e l’inasprimento della dottrina della coppia eterosessuale. parallelamente, come già in passato, si diffonde e vince nell’immaginario collettivo la mitologia pagana dell’amour-passion, che è specificatamente l’amore per la persona che non puoi possedere, che non puoi avere, che è distante.
aggiungi che innamorarsi di uno che non ci vuole, oltre a manifestare una probabile natura masochista, rivela un’immaturità sentimentale e relazionale e forse anche il desiderio inconfessato di un avere davvero un compagno accanto, una storia su cui investire.
Cos’è che può far scandalo oggi?
le persone adorano scandalizzarsi, lo fanno in continuazione e per tutto. io mi faccio scandalizzare dalla stupidità.
Allora ribalto la domanda, cos’è che non ti scandalizza? Visto che c’è davvero poco di non stupido a disposizione oggi…
non mi scandalizza la libertà di pensiero e la disinvoltura delle persone, semplicemente perché sono ben cosciente che il mio senso di giusto/ingiusto e di bene/male non è uguale a quello di nessun altro. mi scandalizza anche l’invidia, soprattutto quella dei più vecchi verso i più giovani, che si manifesta spesso in denigrazione, umiliazione, mortificazione.
a volte mi scandalizza la paura insensata e irrazionale della morte e la voglia di sopravvivere -in qualunque condizione- per un tempo indefinito. quando succede, mi sento rispondere che è perché sono giovane e ho la testa per aria.
Tre cose che vorresti esistessero e tre cose che elimineresti ad occhi chiusi
tra le cose che vorrei: il teletrasporto, trentasei ore al giorno di cui almeno quattordici per dormire e appartamenti grandi a costo bassissimo. tra le cose che vorrei eliminare: le pubblicità con il cibo che si muove da solo, le leggi vergogna che considerano le donne semplici uteri e i mocassini.
Cosa hai in cantiere per il futuro…
un nuovo libro, presto, spero. appena avrò il tempo di lavorarci. per “il tour ai tempi dell’happy hour” io e il fido amico e musicista blodio abbiamo strutturato una proposta di letteratura elettronica sperimentale. la formula sta andando così bene che mi hanno proposto di trasformarlo in un monologo da teatro. credo lo farò.
Una frase che vorresti dire a tutti
non ne ho nessuna. ma se invece intendi una frase che voglio si ricordi di questo libro, forse è questa: “quando si vuole un uomo vale la pena di dirlo e di accettare un eventuale rifiuto. quello che si deve smettere di fare sono gli interminabili giochini e giochetti di tira e molla. tanto poi finiamo tutti nudi”.
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