E’ vietata la riproduzione, parziale o totale, in qualsiasi forma e secondo ogni modalità, dei contenuti di questo blog, senza l’autorizzazione preventiva dell’autore.
Tutte le interviste, gli articoli, e le pubblicazioni artistiche realizzate da Gisela Scerman sono protette dal diritto esclusivo d’autore, e il loro utilizzo è consentito solo citando la fonte e l'autore e/o chiedendo il permesso preventivo dello stesso.

Creative Commons License



News e appuntamenti


x




IN LIBRERIA

30 marzo 2008

Adius la festa è finita part 2

Allora,
è molto fatica parlare obiettivamente su un lavoro fatto su di un autore che si ama visceralmente.
I motivi sono svariati, tipo il regista è un mio amico punto primo; poi Piero Ciampi è stato davvero il mio primo vero (dopo De André per il quale mi sembra si stato già fatto molto) punto primo di nuovo.

Quando si prova un grande amore, sia verso una persona, ma lo stesso vale per un autore (magari non troppo conosciuto), credo scatti una sorta di gelosia del modo vederlo, e nel modo in cui "il mondo" lo coglie. Come se si volesse avere l'esclusiva di questa comprensione da dare.

Mi rendo conto sia ingiusta come prima considerazione, così.
Però in passato è già stato fatto troppe volte che persone si sciacquano la bocca con autori che non hanno nemmeno capito, e poi dopo morti guarda caso, tutto si può dire e chi può ribattere?

Bene allora i 20 minuti di girato come anteprima sul film che si spera uscirà tra qualche mese, l'ho trovato ben fatto, con anche una buona spinta poetica e ironica: insomma concorde allo spirito ciampiano.
Poi non mi sento di giudicare in totale. Sono 20 minuti, attenderemo il montato di 2 ore. La premessa non pare male. Il lavoro è intervallato da girato attuale-interviste-spezzoni di archivi documentaristici di autori di musica italiana, anche se in alcuni passaggi tra il girato e il documentario in alcuni casi è un pò troppo netto, nel totale devo dire bene, superiore alle aspettative.

Molto deludente invece buona parte del corollario parlato. Non parlo dei spettacolanti ma dei discorsi.
Insomma anche questa volta è stato tirato di mezzo il '68 e i discorsi politici, che a Ciampi mettiamolo (ancora) in chiaro una volta per tutte non gli sarebbe fregato una mazza, manco sapevo di stare al mondo Ciampi pur avendo una percezione dell'universo altissima.

Allora le visioni possono essere molteplici e un autore letto e reinterpretato, ma la cosa che mi dà un po' noia, è quando si utilizza (e non è il caso diretto di Alovisi ), un autore morto, per sostenere le proprie battaglie, le proprie ideologie, ideologie che a quell'autore probabilmente non sarebbe fregato nulla. Mi dà fastidio perché vedo una sorta di strumentalizzazione del morto, che certo non si può ribellare. Ma questo succede quotidianamente e certo non solo con Ciampi, però è giusto difendere i nostri amori", ed è di lui che mi sono occupata e che se mi capita dico la mia.

Quando ho scritto quel libro su Ciampi ad es; che è una raccolta di interviste, con una prefazione breve di 3-4 paginette direi - le reazioni sono state opposto, o chi diceva che non dimostravo una sufficiente conoscenza dell'autore e quindi il fatto di scriverne poco personalmente ne sarebbe stata una conseguenza, o chi invece l'ha interpretato come un segno di riseptto nei confrontoi dell'autore. Ed i credo che sia giusto che si il passato si lasci parlare. Però appunto da una stesso lavoro, quanto si può dire.
Rossella Seno (attrice) ha interpretato dei brani di Ciampi, e analogamente ha fatto le sue donne. Banda Osiris niente male, e poi c'era Ernesto Bassignano, fatto piacere.

Poi c'è stato un parallelismo tra la vita di Piero Ciampi e quella di altro autore: Brautigan.
Certo delle analogie ci sono, ma sull'esistenza, e sull'esistenzialismo avete presente quante analogie si possono trovare? Infinite.
Basta volerle vedere e trovare, poi se il regista l'ha percepita in modo individuale e personale questa sorta di parallelismo allora non dico nulla, ma obiettivamente parlando mi sembrava che si volesse trovarlo un parallelismo.

Invece - una vera forte analogia di Ciampi - in chiave russa esiste di sicuro con Vladimir Vysotsky un autore nato a Mosca - che a quanto "sostanza e vita " vita mi pare proprio che con Ciampi centri non poco.

Segnalo un'intervista fatta a Eugenio Finardi
http://www. cartadamusica. it/
, che ha dedicato un album proprio a questo artista russo. Ringrazio Paolo Ansali e lascio pure un pezzo tradotto in italiano


 Dove sono i tuoi diciassette anni?
- Sul Bol’šoj Karetnyj.
Dove sono le tue diciassette sventure?
- Sul Bol’šoj Karetnyj.
Dov’è la tua pistola nera?
- Sul Bol’šoj Karetnyj.
Dov’è che non sei più oggi?
- Sul Bol’šoj Karetnyj.


Ti ricordi di questa casa, Compagno?
No, di certo non te la sei scordata.
Chi non è mai stato sul Bol’šoj Karetnyj
S’è perso metà della sua vita.
Lo credo bene!


Dove sono i tuoi diciassette anni?
- Sul Bol’šoj Karetnyj.
Dove sono le tue diciassette sventure?
- Sul Bol’šoj Karetnyj.
Dov’è la tua pistola nera?
- Sul Bol’šoj Karetnyj.
Dov’è che non sei più oggi?
- Sul Bol’šoj Karetnyj.


Oggi hanno cambiato il suo nome
E tutto ha un volto nuovo, che tu ci creda o no.
Eppure, ovunque tu sia, ovunque tu vada
Passerai per il Bol’šoj Karetnyj.
Lo credo bene!


Dove sono i tuoi diciassette anni?
- Sul Bol’šoj Karetnyj.
Dove sono le tue diciassette sventure?
- Sul Bol’šoj Karetnyj.
Dov’è la tua pistola nera?
- Sul Bol’šoj Karetnyj.
Dov’è che non sei più oggi?
- Sul Bol’šoj Karetnyj.

27 marzo 2008

Spettacolo Teatrale su Céline

Oggi parto per Roma, poi vi dirò com'è andata la prima sull'anticipazione del film su Piero Ciampi. Volevo lasciare comunque questo annuncio su uno spettacolo teatrale a Céline dedicato.

O Bu... Osteria del canale
Pozzuoli- Art garage 29-30 marzo

Orario spettacoli: Sabato ore 21; Domenica 19.30. Info e prenotazioni-Artgarage 0813031395

Siamo in un’osteria. E’ L’alba.

Un uomo -un morto di fame di nome Robinson - è stato ucciso poche ore prima dalla sua amante. Bardamù, un dottore suo amico racconta la storia della loro amicizia, le difficoltà di entrambi, la ricerca d’un miglioramento che tarda ad arrivare.

Il romanzo “Viaggio al termine della notte” uscì nel 1928.

Nel romanzo, un ragazzo seduto al bar, dopo un paio di birre, incautamente s’arruola volontario per la prima guerra mondiale.
Ferito in battaglia, riformato; tenta l’avventura deludente della colonia d’africa, si disumanizza nelle catene di montaggio della Ford; si laurea in medicina ed esercita la professione nella periferia parigina; diventa direttore d’una clinica psichiatrica. In questo percorso gli è spesso a fianco un amico che invece non riesce a staccarsi dal suo destino di disoccupato ed emarginato cronico.

il viaggio al termine della notte è romanzo potentemente comico, in cui farsa e tragedia si mescolano continuamente, in cui la rappresentazione dell’abiezione non frena semmai esalta la forza grottesca in un divertimento più forte dell’incubo


Riduzione e messa in scena Alessandro Cavoli

Durata 1 ora

Contatti: Alessandro Cavoli

Tel.Cell. 340 2933250
rigodonensemble@libero.it

26 marzo 2008

Adesso è tardi


Mi è arrivata via mail una barzelletta, sono quasi le 2.00 di notte, bene la metto. Domani scriverò altro. Prometto. Ma mi ha fatto ridere. Notte mondo.







TRE AMICHE, UNA E' FIDANZATA,
UNA E' SPOSATA E
L'ALTRA FA L'AMANTE,
STANNO CHIACCHIERANDO DELLE LORO RELAZIONI E DECIDONO
DI STUPIRE I PROPRI UOMINI.

LA SERA TUTTE E TRE SI PRESENTERANNO
CON UN BODY IN PELLE STILE SADOMASO,
TACCHI A SPILLO E MASCHERA SUGLI OCCHI....

Qualche giorno dopo si rincontrano...

LA FIDANZATA:
" L'ALTRA SERA QUANDO IL MIO RAGAZZO

E' ARRIVATO MI SONO FATTA
TROVARE CON BODY IN PELLE,
TACCO 12 E MASCHERINA E
LUI APPENA MI HA VISTO
HA
DETTO "
SEI PROPRIO LA DONNA DELLA MIA VITA,
TI
AMO!"
E POI ABBIAMO FATTO
L'AMORE TUTTA LA NOTTE" -

L'AMANTE: " AH, ANCH'IO L'ALTRA SERA
MI SONO
PRESENTATA IN UFFICIO DAL MIO UOMO
CON BODY NERO DI PELLE, MEGA TACCO MASCHERINA
E
L'IMPERMEABILE APPENA L'HO APERTO LUI...
NON HA DETTO NIENTE...MI HA
SBATTUTA SULLA SCRIVANIA
E
ABBIAMO SCOPATO TUTTA LA NOTTE!"

- LA MOGLIE: " L'ALTRA SERA HO MANDATO I BAMBINI
A
DORMIRE DALLA NONNA, MI SONO PREPARATA
TUTTA IN TIRO: BODY NERO DI PELLE,

DECOLTE' CON SUPER TACCO E
MASCHERINA SUGLI OCCHI.
LUI RITORNA DAL LAVORO,
APRE
LA PORTA, MI VEDE E DICE........................................
"..EHI, ZORRO, SAGHE' DA MAGNER STASIRA....?"

23 marzo 2008

Adius, la festa è finita.


Non so se ve lo ricordate, tempo fa - era l'agosto 2005 - la mi aprima pubblicazione: il libro su Piero Ciampi, un grande amore, che davvero mi ha fatto conoscere il mondo con il cuore, sentirlo, pieno e vivo, anche nel suo disfacimento, il quel squagliarsi, il suo disfarcersi nella percezione più erotica del disfacimento, quello poetico, crepuscolare.

Io per questo (e molto altro) insegnamento, grandissimo che ho sentito come un dono, il minimo che potessi fare era ricostruire la vita di questo grande autore. Questa storia-ricerca durata 3 anni, forse 2 in realtà, mi ha portato a tramite gli incontri necessari a conoscere anche Ezio Alovisi, che all'epoca (1976) ideò una trasmissione titolata "Tre uomini e una donna" - con una giovanissima Nada Malanima, Paolo Conte che era giovanissimo pure lui, Renzo Zenobi e per l'appunto Piero Ciampi. Quella trasmissione girata, in realtà non andò mai in onda.

Quando conobbi Ezio era un giovane 2004 e mi disse di sentire con Piero questo debito, quello di non essere riuscito a passarlo in tv quand'era in vita - quindi anche da questo l'idea di fare, girare un film sulla musica italiana, ma dove Piero Ciampi facesse da sfondo fisso. Poi son successe molte traversie con i finanziamenti statali, ed ora la buona notizia (oltre che è finita la Pasqua) - ora le riprese son finite, e giovedì alle 21.00 ala casa del cinema di Roma, ci sarà l'anteprima, una assaggio di questo film che ufficialmente dovrebbe uscire per inizio estate. Ci sarò...

Adius la festa è finita - avanti film, Piero Ciampi e altre storie.

Io ringrazio tutti quelli che continuano d amare Piero e a tenerlo vivo, perché persone come lui non vanno fatte morire mai, ci daranno sempre qualcosa a cui noi non avremo pensato.
Grazie di cuore anche a Enrico De Angelis.

Ora lascio un brano fortissimo di Nada Malanima - preso dall'album "Tutto l'amore che mi manca" - "Tutte le mie madri". Perdono pur lei, che allora non mi volle rilasciare l'intervista perché non avevo etichette.

Madre di sasso
Madre diversa
Pensaci tu
Madre di legno
Madre ingegno
Madre assassina
Madre bambina
Abbracciami tu
Abbracciami di più
Madre di fango
Madre d’amore
Madre coraggio
Madre di gesso
Madre abbracciami tu
Abbracciami di più
Abbracciami forte da farmi sentire sbriciolare le ossa
Abbracciami tanto da non sentire più il pianto
la fatica del giorno
Un sogno che aspetto
Madre d’inverno
Madre di giorno
Madre di tutti
Madre dei pazzi
Abbracciami forte
Abbracciami tu
Abbracciami tanto da non sentire più niente
Spezza questo corpo
Madre di notte
Madre amante
Madre distante
Madre perduta
Madre voluta
Madre Madre Madre
Madre di tutte le madri Abbracciami forte per spezzare il dolore
Per capire le cose che non so non so non so
Madre di turno
Madre perfetta
Madre che cerco
Madre che voglio
Madre che non ho avuto
Madre che ho perduto
Madre abbracciami forte
Più forte più forte
Da non sentire più
E, leggera, volare sull’unico gelo
Sulle lacrime della mia felicità
Madre ritrovata
Madre un po’ scaduta
Madre invecchiata
Madre impazzita
Madre Madre Madre
Madre tutta d’un pezzo
Madre senza sesso
Madre lungo la strada
Madre senza una preghiera
Stringimi forte forte più forte
Più forte di più
che ho bisogno di questo momento
ed è per questo
Madre
Madre che ti cerco
Madre dentro il buio nella città
nella mia testa Madre
Madre dove si va?
Madre Madre
Che a volte non ha voglia a volte di aprire le porte
Madre Madre
Madre che non sa niente di me
E non so perché io voglio che mi stringi forte
Anche se non c’è più l’età di farsi accarezzare
Di farsi consolare
Cullare
Raccontare una storia che mi fa
Volare
Volare
Leggera sull’unico gelo
Sulle lacrime di questa mia felicità
Madre che non ci sente
Madre amore
Madre amore
Amore solo per errore
Madre in ginocchio
Madre che sa tutto
Madre che prega adesso
Anche se ha un cuore di sasso
E non sa aiutare
Non sa da che parte cominciare
Madre che non ha fede
Madre che non mi crede
Madre che non ha sete
Non ha più sete
E io ho voglia di accarezzare la pelle dura
Come questa notte che ho aperto le porte
E ho spalancato il mio cuore
Non ho fatto un errore
O per errore
Madre
Madre
Madre
Madre piegata che mi sputi dentro un occhio
Madre
Madre che mi fai paura
Madre terra
Madre dura
Io mi stringo alle ginocchia in un angolo a stento ti vedo
E sono contenta
Torno bambina
Madre ritrovata
Madre Madre
E non c’è niente adesso che faccia bene come questo andare indietro
Indietro
Madre che canti
Madre che mi addormenti
Madre che ti lamenti sempre
E che non hai i denti
Madre che non mi senti
Madre che non mi capisci
Madre che ti amo
Madre che ti amo
Madre
Madre del vento
Madre che mi accompagni nella mia tempesta
Madre che non sei qui
Madre, dove sei?
Madre, dove sei?
Io lo so che ci sei.
E sei sempre con me
Ogni giorno che passa
Ogni giorno di più
Sono vecchia adesso e tu sei qui con me
Sei più vecchia di me
Sei vecchia come me
Se bella come me
Ora sei calma
Sei dolce come te
Madre che non sai che fare
Per farmi sentire l’amore
Madre che non capisci più
come fare a entrare nel mio cuore
Madre che fai mille sbagli
Madre
Madre nel mare
Quando mi sento annegare
Madre
Tu sai nuotare
Tu sai nuotare
Tu sai nuotare
Madre tu sai nuotare

18 marzo 2008

Il puttaniere illuminato - La feliciàt al primio piolo

E' un pò che non parlo di sesso,
Certo è un argomento trito e ritrito - ma che alla fine fa capire un sacco di cose, come dico - si è più spogli.

Quello he mi interessava stavolta era parlare un pò sui motivi che spingono sembra 9.000.000 di uomini italiani ad andare a prostitute.

ho concluso mentalmente che alla base, ci stia un fatto - (e di qui a fatica me lo levano dalla testa) - biologico - la biochimica del sesso, maschile - e femminile è profondamente differente.

Nel rapporto di coppia a lungo termine, mi pare di intuire in base a varie considerazioni - che la donna senta meno l'esigenza di avere rapporti sessuali con il proprio partner di quanto l'uomo lo posso desiderare verso la donna. Vale anche un discorso di tipo culturale in parte, ma davvero non credo sia il fattore determinante sui grandi numeri.

Questo in genere, certo esisteranno eccezioni, ma almeno parlando qua e la, nella stabilità mi pare che questa differenza di desiderio sia indicativo - e quindi - visto che è biologico, ma un biologico che - come nel caso della sessualità deve essere supportato dalla mente, una partner scevra da impicci corollari alla sessualità può esaudire senza troppe complicazioni. Anche se sappiamo che non sempre, sempre va così, che poi il sesso solo per il sesso, esiste nella mente, esiste nella realtà, ma non sempre è così prevedibile come vanno le cose, nemmeno con quello che dovrebbe essere un'icona totalmente staccata da impicci sentimentali o rotture di ordine pratico, invito a cena, preoccupazioni post orgasmo ecc ecc ecc.

Leviamo per un attimo quelli che in genere chiamiamo "buoni sentimenti del comune vivere assieme" - facciamo passare il momento dell'innamoramento, e i sensi di colpa - e la rottura di balle di avere come alternativa un'amante. Leviamo l'idea la parte triste della prostituzione, e pensiamo che possa essere esercitata calorosamente consenzientemente.
Poi Cosa c'è di più "desiderabile", che la rappresentazione della donne "SOLO per sesso, come può essere una prostituta?

Intendiamoci - non parlo né a favore né contro - parlo solo dell'immaginario di una donna che rappresenta il sesso pubblicamente - e quindi diventa "bella" per antonomasia - non tanto per la bellezza "tecnica", (in genere lo sono, ma poi non è detto) ma a prescindere. In quel contesto, (erotico per eccellenza) eliminato di ogni implicazione altra, quella donna incarna l'ideale del possedere la bellezza. Quasi feticcio, avuto, usato, preso.
Tutte le donne sono troie, tutte le troie sono donne. E l'idea di una donna, è desiderio = bellezza, per buona parte del genere maschile, e mi ci metto pure io.

Allora mi ponevo nell'ottica del cliente, mettiamo caso che pagare una donna per sesso: ecco anche qui ci sono opinioni contrastanti - c'è chi lo trova umiliante, dover ricorrere al pagamento per sesso, chi invece ne viene erotizzato inquanto potere sul potere - quello del denaro = uomo prende bellezza = donna. Altri che semplicemnte ci vanno per necessità fisiche e che onestamente trovo corretto, non vogliono complicanze nel corollario di un rapporto - che appunto con una prostituta vine estratto solamente il lato prettamente sessuale- erotico - dal momento che tutto il resto, bello o brutto al momento se uno ci va, vien scremato dal bello che l'immaginario sessuale vuole.

Mi fanno piacere opinioni anche in anonimo naturalmente sul perché non ci andreste mai, sul perché ci andate, o sul perché ci siee stati e lo rifate o non lo rifareste.

Confido in voi, per capire qualcosa in più di quelle che sono le mie misere intuizioni!

17 marzo 2008

Quel che resta


Cosa sarebbe la vita senza il senso metafisico del trascorrere, dello spazio e della materia che si trasforma, e con lei trasforma sentimenti, il mondo stesso e noi piccoli umani - ruotanti atomi.
Mi dico più il tempo passa - quanto siamo debitori ai ricordi e ai sogni in ugual misura, questa ugual misura che ci lega in certi momenti della nostra vita, e che poi più si si è un po' meno giovani cominciamo ad essere così debitori quasi solo ai ricordi. Speriamo di poter dare i sogni a quelli a noi cari, sapendo che noi, siamo già svegli da troppo anni, per poterci permettere un avanti che non sia solo quello dell'orologio. A ma a volte capita di vedere negli occhi di molti questo, e a volte lo provo anch'io.

Stamattina mi è capitato tra le mani un libro sul ricordo - ho sfogliato 3 frasi che mi piacevano - mi stava parlando."Quel che resta" l'importanza della memoria - Pierre Sansot - Ed Tropea 12,90 euri ! Questo volume è un'opera incompiuta: il tempo e la malattia hanno impedito a Sansot di effettuare un'ultima revisione.

"Il passato non è qualcosa che mi sottrae a presente per lamentarmene e tenergli il broncio. Appartiene all'istante che sto vivendo. I miei ricordi non suscitano in me rimpianto, ma stupore e gratitudine. Mi è stato dato molto più di quanto meritassi, a tal punto che a volte mi chiedo se non dovrei restituire ciò che mi è stato accordato indebitamente. Continuo a lustrare quegli istanti perfetti. La loro dolcezza aumenta. Quando mi capita un brutto periodo mi capita di andarli a cercare nel granaio della memoria. Forse un giorno non avrò più fiato per salire la scala che mi porti fin lassù. In mancanza di queste sementi, sarà come danzare con la pancia vuota davanti a una credenza chiusa a doppia mandata".

Com'è perfetta la nostalgia

12 marzo 2008

Ferrara ha rotto le ovaie

Ultimamente vedo sempre Ferrara così accanito sulle tematiche sull'aborto, che mi dà un fastidi tale - che verrebbe voglia di abortire apposta, solo per fargli un torto.

Persino il papa lo avesse visto da piccolo - pure il papa avrebbe voltato a favore dell'aborto.

Cmq io non so questo "fare finta" o forse ne è convinto - di essere dalla parte delle donne, con questa sua presa di posizione definitiva, senza nessun tipo di eccezione.

Come fa ad essere così convinto e sbandierare il diritto - nemmeno dall'embrione, ma allo zigote direi, di farsi strada fregandosi di tutte le possibili condizioni esterne.
Trovo veramente nel 2008 una presa di posizione contro la democrazia - tanto più quelle femminile. Specie che persone anche intelligenti si facciano prendere da queste ideologie, che hanno la stessa natura delle superstizioni.
La cultura è superstizione. La decisione deve aspettare a chi procrea fisicamente. In trasmissione c'era anche Lidia Ravera e in quell'occasione devo dire che mi è piaciuta, dicendo che Ferrara è una delle più grand is sfighe che può capitare sul versante femminile. Lui è bello ciunto, ma mica perché è incinto - che ci provi no?
Chissà che tra un po' non dica che farsi delle seghe sia un genocidio.

09 marzo 2008

Paolo Colagrande "sull'accalappiacani"


Oggi ci sono moltissimi libri e riviste - in questomultiplo groviglio editoriale da cosa nasce l'esigenzadi creare una rivista come "quelladell'accalappiacani"?


L’intenzione – più che l’esigenza – è di creare qualcosa che somigli a un libro, a puntate settemestrali e a più voci, su un’idea che rifletta un senso condiviso dello scrivere. Quale sia questo senso condiviso non è facile da spiegare. Alla prima riunione Ermanno Cavazzoni ha detto una frase che non saprei ripetere con le stesse parole ma che somigliava a questa: “sentirsi gli ultimi della classe è già un bel modo di partire”. L’ultimo della classe, quello definitivo e irrecuperabile (non quello da redimere), ha un rapporto più diretto con il mondo, non ha il peso di una identità da difendere, non ha voce in capitolo, non conosce l’ansia da prestazione e non corre mai il rischio di essere sopravvalutato, e neanche di sopravvalutarsi, perché le sue energie corrono su un livello di autostima piuttosto basso, di solito. Secondo me con l’accalappiacani siamo partiti così. Una aggettivo che usiamo spesso nelle nostre riunioni è Povero. Povero è una parola bellissima perchè riassume la vera dimensione tragicomica delle cose. Se poi l’aggettivo povero lo riferiamo alle idee, o anche alla letteratura, possiamo già avere una prima impressione di cosa sia l’accalappiacani. Nell’ultima riunione è saltato fuori anche l’aggettivo Sfortunato che, dice Paolo Nori, a Parma si usa come sinonimo di ritardato.

Tu dici che il "Semplice" è stata un po’ la rivista “precursore” “de l’accalappiacani” - con stessi autori allora Benati, Celati, Cavazzoni, Ugo Cornia e Daniele Benati . Per cosa è stata importante quella rivista allora, e oggi cosa hai ritrovato del “Semplice” - e cosa invece è cambiato?

Ho scoperto il semplice quando già non c’era più, dopo aver conosciuto Paolo Nori e poi Ugo Cornia, Daniele Benati, Alfredo Gianolio, e poco alla volta gli altri. Dal Semplice è uscita un’idea di letteratura che cresce a un livello più fisico che intellettuale: una volta Ugo Cornia ha parlato proprio di piacere fisico dello scrivere: la sensazione di benessere di quando arrivi a esprimere qualcosa che senti tuo e che ti commuove per il fatto stesso di vedertelo scritto davanti. Mi viene in mente che Luigi Malerba quando gli han chiesto: perché scrivi? ha risposto: per vedere quello che penso. Quando, attraverso la scrittura, tu arrivi a vedere quello che pensi, entri in uno stadio autenticamente erotico. Il semplice riusciva a raccontare facendo parlare le cose o gli animali, o persone che non sapevano di aver qualcosa da dire (le sbobinature di Gianolio): una letteratura che sta all’opposto del parlare come un libro stampato e che riporta in primo piano ad esempio la ligua dei semicolti. È giusto dire che Il semplice è stata la rivista precursore dell’accalappiacani: del resto chi ha pensato l’accalappiacani veniva da lì. Ma credo che neppure per un attimo si sia pensato di replicare Il semplice o di fare qualcosa che gli somigliasse. All’accalappiacani partecipano centinaia di autori con stili, scritture, voci diverse, che forse – ma non è mica detto – condividono l’idea di una letteratura a panoramica ribaltata, cioè dal livello calpestabile del cane – quello sciolto, a rischio di accalappiamento - che gira, si ferma, annusa e poi innaffia. Questo è un punto di partenza ma non so se è uno stile o un modello, o riflette una poetica: la letteratura comparata al nulla è in fondo il contrario di un qualunque modello o poetica.

Se dovessi nominare dei caratteri della rivista per fare capire ad un eventuale pubblico di cosa si tratta, di quali vorresti parlare, quali ne escono meglio nell’insieme?

Intanto la settemestralità: se vuoi sapere ad esempio in che mese uscirà il n. 4 o il n. 7 devi fare un calcolo abbastanza difficile. Poi non c’è pretesa di scuola o sodalizio: alle riunioni può partecipare chiunque; chiunque può mandare i propri testi e venire a Reggio a leggerli. La mancanza di un ordine o un percorso logico dà una totale libertà di tema, nel senso che non c’è niente di cui non si potrebbe parlare: partendo da un’idea magari si arriva a trovarne un’altra, migliore. L’idea, non dichiarata, che ha ispirato il n. 1 è la parola sugamàn; quella del n. 2 sarà il centounesimo anniversario della nascita di un celebre scrittore del novecento. Partiamo con il dire intanto che la rivista non ècomposta da solo autori emiliani, ma di tutta Italia.




Nonostante questo, credi ci sia un'emilianità inquesta rivista?


Non lo so. Si tratta poi di capire bene cosa sia: credo che in alcuni di noi la voce emiliana sia riconoscibile senza diventare però la voce della rivista. Anzi adesso che la sfoglio mi sembra che la rivista abbia una voce per così dire indecisa, può contenerle tutte. Te credi che quella "degli scrittori emiliani" possa considerarsi una "scuola di pensiero" per la scrittura?Ha senso dire che esiste una scrittura emiliana,e a cerchiare un gruppo di autori come quasi fossero uno solo? Non riesco a pensare a scuole di pensiero basate sull’appartenenza geografica: c’è sempre il rischio di innescare un meccanismo troppo facile di inclusione-esclusione. Ogni regione o zona ha propri caratteri che inevitabilmente condizionano le persone, le cadenze, il modo di vedere le cose, ma non so in che misura questo possa trovare una sintesi in letteratura. Un tratto particolare, se si vuol fare questo tipo di indagine, può essere certa vanvera stralunata, una cantilena del racconto con gusto dell’accumulo e della divagazione. Ma non credo che sia una caratteristica solo emiliana e di sicuro non è un registro comune degli scrittori emiliani. Teniamo presente poi che l’emilia è una regione lunga e un po’ obliqua: se confrontiamo ad esempio il piacentino con il ferrarese troviamo due lingue che non si somigliano neanche.

Com’è che si fraintende spesso “la serietà letteraria” quando si parla di scrittura orale, è una deformazione accademica o non solo?

Credo che la scrittura cosiddetta orale rappresenti un modo di scrivere che ti fa vedere le cose mentre le leggi o le ascolti, senza filtri e con un registro comunicativo quasi gestuale, come nel racconto a voce. Ma la frase scritta non sarà mai quella parlata: il mezzo è troppo diverso: ci sono dei segni, sulla pagina. Io non sono contrario alla lingua letteraria in sé, ma quando lo strumento linguistico diventa lo scopo della narrazione non c’è più letteratura ma solo un buon uso dello strumento. E’ qui, forse, l’equivoco. Al di là del letterario o del parlato, secondo me la letteratura deve riuscire a parlarti. A volte invece si ha come l’impressione che l’autore voglia prendere le distanze dal suo interlocutore, per paura di contaminarsi. Ritorniamo al discorso che facevamo prima: la visuale panoramica a volte non ti fa vedere il meglio, te lo nasconde, quello che con la visuale da basso vedi bene e da vicino. Il punto di vista del cane, appunto, o dell’ultimo della classe.

I criteri di selezioni dei testi come sono avvenuti?

I testi arrivano a un indirizzo mail e vengono poi girati a tutti quelli iscritti alla mailing list. Ci troviamo in circa una ventina ogni mese al cinema cristallo di Reggio Emilia per commentare i testi e leggere quelli che ci sono piaciuti di più. I testi spesso vengono letti dagli autori. Dalla lettura nascono spesso le idee; o anche viceversa, da un’idea nasce un testo. Per ogni numero della rivista si forma una specie di gruppo di redazione di tre persone che seleziona i pezzi e li ordina: poi se ne riparla alla successiva riunione. La scelta di non mettere ad ogni brano il corrispettivo autore...? Riflette l’idea che ogni numero della rivista possa essere un libro da leggere dall’inizio alla fine senza che venga la voglia di sapere chi ha scritto ciascun pezzo. Una cosa che comunemente si fa quando si sfoglia una rivista è di andare subito all’indice per vedere gli autori, per poi leggere subito (o solo) quelli che interessano. Nell’accalappiacani invece i nomi li trovi alla fine senza un ordine che ti riporti al testo. Nei tuoi primi pezzi, si sentiva una forteimpressione "Noreggiante", che sei riuscitoscavalcare, e nel tuo ultimo romanzo Fidég infattivive di una voce del tutto autonoma.Ecco alcune letture, che vengono facile e bene daseguire restano piantate in testa, e per chi scrivecredo venga spontaneo andare dietro quest'andamento.Se poi pensiamo alla scrittura legata all'oralità cheè molto ritmica, questa influenza è ancora più marcata.

Te cosa consigli per chi è appassionato dicerti autori, ma deve "staccarsi" per trovare unproprio tono?

L’incontro con Paolo (e, per tramite suo, con gli altri) è stato importante per capire meglio come e cosa volevo scrivere e quindi per trovare una voce naturale che spesso il meccanismo dello scrivere ti mette un po’ in sordina. La scrittura di Paolo secondo me è inconfondibile perché è stato lui ad inventarla: prima non c’era. Quindi l’impressione noreggiante che dici tu probabilmente c’è o c’è stata. Di sicuro ci sono letture che più di altre ti indicano una direzione che tu prima facevi fatica a vedere. Ma poi le gambe per camminare sono tue e la strada non c’è: te la devi fare. E’ un meccanismo progressivo spontaneo, da lasciar funzionare senza forzarlo. L’importante è non imitare la voce di un altro: perché è impossibile riuscirci, ti esce solo un falsetto triste, anche se sei un fenomeno.

Tu pensi che fare lo scrittore possa essere un mestiere come un altro?

Come un altro no. Ci hanno insegnato che per vivere bisogna lavorare. Quindi il lavoro serve a quello, ti piaccia o no: se non ci ti piace devi cercare di farlo lo stesso a onor del mondo e senza far danni. E’ ovvio che scrivere è un’altra cosa, anche quando ti dà da vivere. Il problema è che la scrittura, se sei diventato uno scrittore, è poco compatibile con tutto il resto: diventa il tuo unico vero interesse e ruba spazio anche a quel lavoro che ti dà da mangiare. Sono diventato scrittore a un’età in cui il lavoro deve funzionare per forza perché non lo puoi più cambiare, soprattutto se hai una famiglia con dei bambini piccoli. E qui c’è il dramma (il lavoro, non la famiglia e i bambini piccoli). Facendo lo scrittore subentrano nuovi impegni che vanno oltre la scrittura in sé: hai degli obblighi da rispettare, devi girare per il tuo libro, hai delle scadenze, eccetera eccetera: e vai un po’ in confusione.

Credi nei corsi di scrittura creativa?

Credo nelle riunioni creative, anche sottoforma di pranzi, cene, merende. E credo nella lettura creativa e nell’ascolto creativo di chi ha qualcosa da dirti, come uno scrittore che ti racconta qualcosa. Da questo punto di vista le riunioni dell’accalappia sono scuole di scrittura. Non credo invece nei corsi di scrittura creativa dove lo scrittore professore insegna e l’allievo studia per diventar scrittore e magari prendere il diploma. Magari mi sbaglio, perché mi rendo conto che è un giudizio un po’ semplicistico.

Quali sono i sentimenti che più ti fanno scrivere?

Certe situazioni quotidiane apparentemente insignificanti che però, in un certo istante e per una combinazione che non ti spieghi, ti attraversano la testa come un proiettile. E’ da lì che nasce lo scrivere, secondo me, più che dai sentimenti o dalle emozioni. Anzi i sentimenti, quelli classici, o le emozioni, in un certo senso mi inaridiscono.

07 marzo 2008

Quel che è gratuito puzza di gratuito


Louis-Ferdinand Céline Intervista con Louis Pauwels e André BrissaudPrimavera 1959


Posto una parte di un'intervista a Celine presa sempre dal blog a lui dedicato. Céline blog

Quanto trovo vero questa cosa che dice che quel che è gratuito puzza di gratuito riferendosi (anche) alla scrittore, e oggigiorno, quanti ingorghi...
Ci potrebbe essere veramente della verità senza sofferenza? Me lo chiedo tante volte.


I: Vi interessa la sofferenza dell’uomo o la malattia in sé?


C: Ah! No, la sofferenza dell’uomo. Io mi dico: se soffre, sarà ancora più cattivo del solito; si vendica e quella non è più sofferenza. Si sente bene! Bene! Molto bene! Mai stato meglio. Voilà!


I: Qual è il genere di persone che amate di più?


C: I costruttori.


I: Quale detestate maggiormente?


C: I distruttori.


I: Quali sono gli scrittori che sono più vicini a voi e quali invece vi sembrano gli antipodi?


C: Mi interessano solo gli scrittori che hanno uno stile; se non hanno uno stile, non mi interessano. Ed è raro, lo stile, è raro. Ma le storie, ne è piena la strada: tutto è pieno di storie, ne sono pieni i commissariati, pieni i tribunali, piena la vostra vita. Tutti hanno una storia, mille storie.


I: Parlate di stile. Ma non c’è uno scrittore…


C: Uno stile? Ah! Sì, signore. Ce ne sono uno, due, tre per generazione. Ci sono migliaia di scrittori, ma sono dei poveri pasticcioni… borbottano nelle loro frasi, ripetono quello che qualcun altro ha già detto. Scelgono una storia, una buona storia, e poi la raccontano. Per me questo non è per nulla interessante. Ho smesso di essere uno scrittore, nevvero, per diventare un cronista. Ho messo la mia pelle in gioco, perché, non dimenticate una cosa, la grande ispiratrice, è la morte. Se non mettete la vostra pelle sul tavolo, non avete nulla. Uno deve pagare! Quello che è fatto senza pagare, non conta nulla, vale meno del nulla. Allora, avete scrittori gratuiti. Al giorno d’oggi, ci sono solo scrittori gratuiti. E quello che è gratuito, puzza di gratuito.

03 marzo 2008

La sintesi dell'amore e mercoledì 5 marzo

Aggiornamento Gisy site


Ricordo che mercoledì sera sarà a Castelnuovo de Monti ore 20,00 presso l'osteria "La sosta"(via Vittorio Veneto 7) presentata da Davide Bregola dibattito sul sesso editoria e quel che capita.

Voi che siete saggi . iniziatemi - ci penserò io a finirvi :)

---------------------------------------

Grande Elio e le storie tese. Come dire che non son le contraddizioni il senso della vita?

Questa canzone è troppo vera!


..........


Lui : Eravamo fidanzati, poooooi, tu mi hai lasciato, senza addurre motivazioni plausibili...

Lei: Noo...o....oooh..on e' vero, tu non capisci l'universo femminile, la mia spiccata sensibilita', si contrappone al tuo gretto materialismo maschilista...

...ciononostante...

Lui: Cara ti amo.
Lei: Mi sento confusa.
Lui: Cara ti amo !
Lei: Devo stare un po' da sola.
Lui: Cara ti amo !
Lei: Esco appena da una storia di tre anni con un tipo.
Lui: Cara ti amo !
Lei: Non mi voglio sentire legata.
Lui: Cara ti amooooo !

(musichetta...)(il momento dello humor ci vuole)

Lui: Rimani in casa.
Lei: Voglio essere libera.
Lui: Esci pure con chi ti pare.
Lei: Non ti interessi mai di quello che faccio

Lui: Vorrei palparti le tette.
Lei: Porco !
Lui: Mai ti toccherei neanche con un fiore.
Lei: Finocchio !

Lui: Mi drogo, bestemmio, picchio i bambini e non ti cago.
Lei: Ti amo !
Lui: Mi faccio il culo quattordici ore di seguito per mantenerti e ti cago.
Lei: Ti lascio per un tossicomane che non fa un cazzo tutto il giorno, che bestemmia e picchia i bambini.

Lui: Mi metto il goldone...
Lei: Ho un desiderio di maternita'.
Lui: Ho un desiderio di paternita'.
Lei: Mettiti il goldone.

Lui: Cara ti amo.
Lei: Mi sento confusa.
Lui: Cara ti amo !
Lei: Devo stare un po' da sola.
Lui: Cara ti amo !
Lei: Esco da una storia di tre anni con un tipo.
Lui: Cara ti amo !
Lei: Non mi voglio sentire legata.
Lui: Cara ti amooooo !

(...giovani comici...)

lui: Rimango in casa.
Lei: Mi opprimi.
Lui: Esco.
Lei: Questa casa non e' un albergo.

Lui: Ti passo un cubetto di ghiaccio intinto nel Cointreau sulla pancia dopo di che ti scopo bendata.
Lei: Non sono una troia.
Lui: Allora in posizione canonica io sopra tu sotto?
Lei: Che palle !

Lui: Disse la vacca al mulo...
Lei: Oggi ti puzza il culo !
Lui: Disse il mulo alla vacca...
Lei: Ho appena fatto la cacca...

Lui: Cara ti amo.
Lei: Mi sento confusa.
Lui: Cara ti amo !
Lei: Devo stare un po' da sola.
Lui: Cara ti amo !
Lei: Brrr.. esco da una storia di tre anni con un tipo.
Lui: Cara ti amo !
Lei: Non mi voglio sentire legata.
Lui: Cara ti amooooo!

(...harg harg harg...)

Lui: Ed ora uniamo i nostri corpi nell'estasi suprema che e' propria dell'idillio dell'amore.
Lei: No, perche' quando avevo 13 anni mio cugino me l ' ha fatto vedere e da allora sono traumatizzata pero' possiamo restare abbracciati tutta la notte senza fare niente, sara' bellissimo lo stesso...
Lui:(te lo tronco nel culo)
Lei:(dai sii serio)

Lui: Usciresti con me domani sera.
Lei: Sono stanca forse ho gia' un' altro impegno.
lui: Beh, poco male cosi' vedo i miei amici.
Lei: Sono libera.

Lui: Mettiamola sul sesso.
Lei: Ho bisogno d'affetto.
Lui: Mettiamola sull'affetto.
Lei: Chiaviamo.

Lui: Io sono come sono.
Lei: Cerca di cambiare.
Lui: Sono cambiato.
Lei: Non sei piu' quello di una volta.

Lui: Tu mi appartienti.
Lei: L' utero e' mio !
Lui: Eccoti i soldi per la pelliccia.
Lei: Eccoti l ' utero !

Evviva l ' amoreeeee !!!