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"Piero Ciampi una vita a precipizio" ed. Coniglio agosto 2005 - raccolta di interviste agli amici dell'autore morto nel 1980 causa un cancro ai polmoni quando avrebbe voluto fosse cirrosi
"La ragazza definitiva" - ed. Castelvecchi aprile 2007 - romanzo sul sesso l'ironia la morte.
IN LIBRERIA "Vorrei che fosse notte" Elliot edizioni
IN LIBRERIA "Piero Ciampi Maledetto poeta" Arcana edizioni 2012
"Eravamo così poveri che a Natale il mio vecchio usciva di casa, sparava un colpo di pistola in aria, poi rientrava in casa e diceva: spiacente ma Babbo Natale si è suicidato."
E' praticamente da poco passato Natale, fuori piove tira vento e tutto fa presagire che forse nevicherà; bello l'inverno, inverno fuori che fa caldo dentro; delle volte mi mancano un pò i ricordi, anche quelli non miei, allora posto questa splendida canzone di Sergio Endrigo (Aria di neve), reinterpretata da Franco Battiato in questa versione.
Eccoci ad un'altra vigilia, quest'anno son felice che ci sia pure un Natale, non mi capitava da diversi anni...(in 'sti giorni posto anche una nuova ricettina che ho sperimentato proprio in prossimità delle feste...)
Cmq tornando a quel che vedo...
E' che purtroppo va a finire che la maggior parte, o varie persone lo vivono come un dovere; io vedo della gente in giro per le strade che c'hanno una faccia da funerale..., che si vede distante un miglio che si sentono costretti a comperare i regali e non ne hanno un cazzo di voglia, non sanno mica cosa prendere, chiedono ai commessi, o comprano qualcosa di prezzo medio così che non ci possano essere troppe lamentele (ma non dovevi spendere tutti quei soldi, oppure viceversa, ma che regalo del cazzo, alla faccia che è il pensiero che conta!) boh, oppure si sentono ancor peggio in dovere di farti gli auguri che quando ti danno la mano senti la scarica elettrica del tedio...che a momenti ti stritolano o gli elettrodi ti fermano il cuore... Poi ancora peggio, non c'è la scusa sono impegnato - no caro, "sei in F E R I E" quindi ti tocca trovare il tempo per vedere tizio caio e sempronio che normalmente sono giusto messi lì con un - "eh c''è tanto di quel lavoro; trovarlo il tempo..."
A parte questa parentesi sempre serena... un abbraccio e davvero auguri a chi se li vuol lasciare fare; visto che quest'anno mi va, li faccio :)
Il bambino al piano di sopra, credo che a forza di cadere abbia la testa a tetraedro. Del resto è autolesionismo volontario, vorrà dimenticare prima di imparare - appena si riprende c'è la nonna acida che lo rincoglionisce del tutto cercando di istruirlo su come si chiamarla
nonna - Dì nonna... bimbo - nonna nonna - bravo ! nonna -ora dì...nonna Anna bimbo - nonna... nonna (lo riprende) - nonna, nonna Anna bimbo - nonnaa...a nonna (comincia ad incazzarsi) nonna Anna... bimbo - n..onn..a nonna (sempre più incazzata, secondo me scuotendolo un poco) - N O N N a A N N A bimbo - ZIOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO !
Ora che vado avanti e indietro in treno da Modena a Bologna e viceversa mi tocca sempre sentire i discorsi e le paturnie delle persone; c'erano 2 uomini dello scomparto dietro di me, e uno diceva all'altro:
"Ah perché la Rosa non è mica male, c'ha 47 anni, ma ne dimostra trenta"
l'altro dice
"beh però, meglio una di trenta che ne dimostra trenta, che una di cinquanta che ne dimostra trenta"
e l'altro ancora
" Allora se è per quello meglio due di venti che ci stanno".
Si parla e parlo sempre tanto anche di sesso, in questo blog un po' meno ultimamente da quando mi son spostata per certe tematiche "più hard" dall'altra parte; ma non da troppo ho scoperto una cosa veramente curiosa che ci tengo a postare qui, ovvero esiste una categoria di gente che pubblicamente e solidalmente si considera asessuata per scelta. questo è il loro forum dove sono aperte le più varie discussioni forum degli asessuati .
Era un po' che volevo parlare di questo, ma ero sempre di fretta col fatto di dover consegnare il libro.
Io non posso che apprezzare l'intento, in tanto spazio si dedica al sesso nelle sue forme, è bene che sia pure quello per per dichiarare che il sesso può anche non interessare ad un individuo per i più diversi motivi, e sinceramente non credo siano necessariamente motivi patologici legati a dei traumi o a dell'impotenza, semplicemente come alcuni spiegano all'interno del forum stesso ci son periodi, o vite intere in cui pur non essendo condizionati da una morale cattolica, o da patologie fisiche particolari, degli individui vivono e vogliono vivere la proprio asessualità possibilmente in coppia con una compagno o una compagna che ha la stessa attitudine.
Parlarne tranquillamente può essere imbarazzante per qualcuno, così come credo poi per ogni individuale "perversione", in realtà visto che pure questa attitudine si discosta dalla media si potrebbe vedere anche così...quindi se uno è interessato può scambiare opinioni con quelli che si dichiarano in tal modo. Poi vorrei sapere realmente quanti infiltrati ci possano essere ovvero, magari quelli che per uno spirito di redenzione dal peccato del non trombare vorrebbero convincere gli asessuati che non è una scelta o un sentire corretto. Quel che penso sinceramente, che il sesso può davvero anche non interessare, di questo tempo è senza'altro sopravvalutato, però credo sia difficile a volte capire quando davvero in questo non si è condizionati da diversi fattori, e quando invece è una propria costante fisiologica di tutto rispetto. Però allo stesso tempo credo anche che certe istituzioni mi puzzano di farlocco e son un po' impregnate di perbenismo, tanto è vero che ho chiesto un'intervista perché cmq la cosa mi interessa e non mi hanno mai risposto...uguale sul myspace, certo non do l'idea di un'asessuata magari, ma non capisco perché uno rispettando i loro intenti non può cmq interessarsi alla questione, in fin dei conti, la conoscenza non dovrebbe avere connotazioni di nessun tipo...e in questo mi pare che ci sia "una sorta di razzismo"...
cmq c'è anche il loro myspace che mi pare n po' mortino...premetto che tutto questo, tanto per cambiare parte da un progetto americano questo è il sito ufficiale dell'AVEN (asexual visibily and education network) Beh come dire, cè anche questo al mondo.
"tu devi essere una gran testadicazzo, questo mi fa arrapare tantissimo" ci potremo conoscere?
...ma, mi auguro che si sbagli.
Cioè non tanto sul fatto che io possa essere una testadicazzo che mi auguro cmq di no, ma che a sto qui possano piacere le rompicazzo. Buona fortuna.
Ognuno ha veramente le proprie passioni.
per il resto
Almeno ho finito i scrivere il nuovo libro consegnato l'altroierinotte all'una, (potere delle mail). Ho dovuto in queste settimane scuotere la tovaglia varie volte che sapeva di grana e veramente dato che odio anche il formaggio le correzioni non mi riuscivano mica tanto bene con quell'olezzo attaccat al portatile, forse dovevo pensarci prima di cambiare tavolo di lavoro.
Ogni volta che torno a casa dal lavoro e che devo attraversare la strada, faccio un passo avanti e due indietro, e passano un tot di minuti prima che poi ne torni a fare 3 avanti e basta - boia zio se si fermassero; credo che se fumassi accenderei una sigaretta e mi passerebbe anche meglio. Uno mi ha suggerito che bisognerebbe guardare negli occhi l'autista per farlo rallentare, è un metodo sperimentale americano, che dicono che gli si incute timore e rallenta, ma se le macchine che sfrecciano ad esempio a Modena sulla via giardini ad esempio sono 50 che vanno tutte a razzo, chi è che c'ha il tempo di guardare negli occhi chi guida, poi pensano magari che ci provo anche.
Uno difatti mi ha detto, "passa tranquilla, son le brutte donne che si tirano sotto". Ecco anche questo è un criterio molto obiettivo.
Cmq tornado al nervoso, dove si ferma l'autobus che scendo, non ci sono strisce pedonali, ma tanto poco importa, in altre zone che ci sono passano a razzo uguale, passano a razzo uguale anche dove c'è il semaforo dell'omino verde, che se passa diventa rosso stramazzato a terra, allora mi metto ad inviare dei messaggi dal nervoso, dato che se l'orario è dalle 17.00 alle 18.30 praticamente facci prima andare a piedi un chilometro avanti dalla fermata finché non trovo davvero un semaforo.
Scrivevo all'amico Gianfri che bisogna essere dei temerari oggi per attraversare.
E lui mi ha risposto che pure a lui gli viene sempre un nervoso della malora e aveva scritto un mini raccontino a riguardo qualche tempo fa, beh lo metto, e gli faccio anche gli auguri dato che oggi compie gli anni...
ZEBRATE
Per risolvere il problema dell’incolumità dei pedoni nelle nostre città, ormai così pericolose, propongo di adottare le strisce pedonali che erano in uso a Pompei: dei grandi blocchi di pietra che correvano da un lato all’altro della via, con appena cinque o sei buchi da infilarci dentro le ruote dei carri.
Dio canta, vedrai che gli automobilisti poi rallentano.
I tempi son proprio cambiati, anche oggi, faccio per tornare a casa, vado a prendere il treno e c'è sempre della gente in folla con l'ipod, a volte pure io, che tutti son reclusi e non vogliono più sentire i rumori naturali, difatti a forza di dimenticarsi i rumori naturali il tipo che c'aveva l'ipod davanti a me ha tirato un super peto, e ha fatto finta di niente e continuava a muovere la testa al passo con lamusica, un tempo lo facevano con la puzza di fare finta di niente, ora che c'han l'ipod si dimenticano che fa rumore, e fischiettano una melodia. Tranquillo proprio.
A fare gli splendidi quelli delle fs a Bologna, che ce n'hanno di soldi da buttar via dicono, han cambiato i cartelli delle partenze e degli arrivi che prima erano in bianco e nero e si vedevano benissimo, con dei display supertecnolologiche luminose arancioni - che non si vede bene 'na minchia - almeno io non non vedo bene na minchia. Stasera e vedere quali erano i treni che venivanoa modena mipareva un albero di natale arancione il display. Io non capisco, ma perché i test li fannosu quelli che ci vedono 10\10 prima di spendere i (nostri soldi)
tzè...la tecnologia, che se me fossi ricca, mi farei portare a modena in taxi e non me ne fregherebbe niente dei display luminosi, neanche della tecnologia e me ne fregherebbe anche poco che ci vedo un cazzo praticamente. Mi sa.
Penso che esistano e siano esistito grandi uomini che non hanno mai avuto la pretesa di essere conosciuti, o la possibilità di essere conosciuti, ma hanno regalato umanamente tanto davvero; a quelli che gli stavano vicino, a chi lo conosceva... credo sia giusto quando si ha la possibilità far arrivare qualcosa parlando di loro pensando che ne sarebbero felici, quel qualcosa che han dato come.
Io vengo da un paesino del veneto, e lì accanto ci abitava un anziano che appiccava sempre le più strampalate pubblicità, i manifesti più bizzarri accostati alla cronaca politica.
Da qualche mese è morto ed è una gran mancanza tra quelle case. in maniera del tutto inaspettata e rapida, ma forse senza troppo accorgersene Cirillo in ospedale pronunciava queste parole "varda come devo pasare i ultimi ani dela me vita *"guarda come devo passare gli ultimi anni della mia vita...."notare che è morto la settimana dopo. Un ironia della sorte al contrario... Il mio ex preferito (alfonsino) ne è stato vicino di casa per anni.
Quindi lascio questo scritto da chi l'ha vissuto più vicino di quanto io stessa non abbia potuto...e credo sia un bel regalo, per chi lo sa leggeere,anche se il miglior regalo sarebbe stato conoscerlo.
Cirillo Serafini
Opera da anni a Casotto, una frazione di un dimenticato comune che risponde al nome di Pedemonte, anche se dimenticato forse non è un termine appropriato visto che denota una precedente presa di coscienza della sua esistenza... Se c’è una persona che ha il merito di appartenere alla categoria di anarchici dell’arte della quale ho prima scritto, questa è lui. Da sempre utilizza spazi non convenzionali per manifestare con saggia indifferenza il proprio talento, spacciato modestamente come attività riempitiva dei buchi della giornata nei quali non sa cosa fare, ed è proprio in questa maniera che riesce ad attaccare e ferire l’oramai colonizzata e insensibile carne dell’arte contemporanea.
Attraverso l’affissione di estratti di giornali che vanno dalla politica alla pubblicità, dalla religione al costume, esibisce senza pietà la crisi dei valori di una società sempre più apatica, e il suo casuale accostamento di icone del mondo contemporaneo come Valeria Marini e il Papa non può che portare il curioso osservatore ad interrogarsi sul processo in cui i media cercano di svalutare l’indispensabile e valorizzare l’inutile. L’aspetto fondamentale dell’arte di Serafini sta proprio nell’inconsapevolezza di ciò che fa, come se le sue opere fossero prodotto del suo istinto piuttosto che di una elaborata teoria estetica. D’altronde, visto che “tutto ciò che si trasferisce dall’intelligenza dell’Universo allo Spirito umano ha un nome: si chiama intuito” (K. Stockhausen), possiamo affermare che il suo modo di combattere la crisi dei valori non è altro, insieme agli attacchi “terrorist-artistici” dei dadaisti, la psicosomatizzazione del senso di vuotezza che pervade la civiltà contemporanea. Stupide pubblicità di prodotti di largo consumo che parzialmente coprono foto di politici ritratti in bizzarri atteggiamenti, urlano il più agghiacciante accostamento semiotico degli ultimi vent’anni: la politica come forma pubblicitaria, come modo burocratizzato per commercializzare il proprio pensiero sottolineando implicitamente che l’uomo stesso è oramai un prodotto, un vuoto a rendere oppure una merce biodegradabile.
La pentola Agostini, una caricatura di Forattini, le sinuose forme di Moana accanto a pubblicità di lotterie fotografano spietatamente una realtà che ha corroso negativamente le diversità, creando un amalgama di valori in cui denominatore comune è la vuotezza, l’incapacità di ricordare che essi erano frammenti lontani e ben distinti di uno stesso mondo. E come nell’installazione permanente (l’unica della sua carriera) sotto le scale affianco al garage in cui un covo di ridicoli politici che si riparano dalla pioggia metaforica del dissenso scandita dalla più famosa delle frasi qualunquiste riesce a venire prima de-costruita tramite l’anacronismo storico nella quale risiede, poi re-integrata sotto lo sguardo fuori campo di una giovane donna con un cappello d’asino in testa, così egli distrugge dadaisticamente i falsi miti del contemporaneo ed eleva ad icona, grazie all’incosapevole uso della pop-art, l’oggetto comune: lo scopo di evidenziare la piattezza del mondo e di conseguenza la morte dell’Uomo è ormai raggiunto, e all’artista non resta che ricominciare la sua inutile ma fondamentale battaglia per il ripristino dei valori. Ecco spiegato perché la quasi totalità delle installazioni non può essere permanente: anche il tempo e gli agenti atmosferici, spietati attacchi della volontà Divina, esprimono il loro disgusto tramite l’atto di sbiadire le immagini appese, le quali verranno, su scelta dell’artista, sostituite o meglio, visto che comunque trattano di merci/umane e di uomini/merci, reciclate o peggio smaltite.
Un altro campo nel quale Serafini si esprime è quello della scultura, in cui l’artista cerca di coniugare materiale biologico con materiale inorganico ottenendo opere di raro impatto emotivo e destabilizzante. Alberi secchi e morti costretti da coperture di vernici all’eterna verticalità, fissati definitamente in tronchi di cono di cemento che contrastano orribilmente con la loro naturale forma contorta, rami raggelati in posizioni impossibili che sembrano urlare incessantemente il loro dolore per la paralisi subita, per la condanna all’eterna esistenza e la privazione del diritto del Sacro Ordine della Putredine che regola il ciclo dell’esistenza, rammentano all’uomo il ruolo che si è scelto sfidando l’Universo: quello di disporre del mondo intero beffandosi di quello che dovrebbe essere, ma non è più, il regolatore del pianeta: l’equilibrio naturale. Serafini contrappone esteticamente la fragilità del biologico al rigore dell’inorganico in modo tale da suggerire ambiguamente una possibile rivalsa della Natura sull’Uomo: forse, in realtà, non è il cemento ad imprigionare l’albero ma è l’albero ad emergere dal cemento, capovolgendo così la prima impressione che un osservatore avrebbe, in una logica umano/involutiva che porterebbe ad un ritorno “poison-ivoniano” del dominio naturale.
Stessa interpretazione va associata alla sua ultima opera creata facendo “nascere” un albero natalizio da un minuscolo cubo colorato: ciò che nell’albero irrigidito dalla vernice veniva rappresentato dal tronco di cono è ora sostituito con un’altra forma geometrica, e il goffo albero che ne cresce, con le sue sporche e caricaturali palline di addobbo portano ancora una volta l’osservatore a riflettere su come l’Uomo si beffa della Natura utilizzando un albero, simbolo intrinseco della vita essendo prima di tutto lui essere vivo, assassinato tramite decapitazione come icona della vita, quella del Salvatore. Ecco quindi il contrasto e insieme la simbiosi tra la vita e la morte divenire tutt’uno nell’immagine più caratteristica e ricorrente del Natale. Il minimalismo dei materiali usati, il lungo trattamento dei frammenti biologici non-più-vivi e il loro blasfemo matrimonio con la materia inorganica mai-stata-viva pongono le sculture di Serafini tra il costruttivismo sovietico e l’arte povera, con l’ombra sempre presente della pop-art: è chiaro che la forma di tronco di cono è in realtà un secchio e il tavolo da giardino è ottenuto con un la base di un comune lavandino cementata in un copertone. E, oltre tali avanguardie, la logica presenza della madre dell’arte anarchica, ovvero il dadaismo: il tavolino può divenire una lampada togliendo la granitica semisfera/seno centrale e l’albero è un vero e proprio “albero da passeggio” (ricordate i “gelati da passeggio” di Claes Oldenburg?) dotato di maniglia; anche il piccolo pino fissato nel cubo può essere convenzionalmente “usato” come albero di Natale. Concludendo, finché queste cellule impazzite del contemporaneo continueranno ad esporre e ad esporsi per poter liberamente concretizzare le loro visioni, possiamo sperare non tanto che l’Uomo, inteso come individuo unico e definitivo sopravviva, ma che perlomeno il processo di autodistruzione tramite l’omologazione venga rallentato. Cirillo Serafini, grazie.