Mi è stato segnalato un blog interamente dedicato al grandissimo scrittore Céline, uno di quei scrittori che come direbbe Fossati "fa muovere assieme i vivi e i morti", e da quello stesso blog ho preso questa intervista bellissima, degna solo d lui.
http://lf-celine.blogspot.com/
Intervista di Hanrez a Céline
Louis Ferdinand Destouches detto Cèline 1894-1961 1944: Cèline lascia la Francia. Contro di lui c'è un mandato d'arresto. Roger Vailland ha giurato di ucciderlo. Gli viene rinfacciata la sua collaborazione con il Nazionalsocialismo, il suo antisemitismo. Cèline fugge in Germania, poi in Danimarca, perseguitato dall'odio dei democratici, dal disprezzo di Jean Paul Sartre. La sua stessa opera è dimenticata Cèline ritorna in Francia solo nel 1948. Continua a scrivere ma è circondato dall'ostilità generale e si ritira con la moglie Lucette e i suoi numerosi cani e gatti in una casa a Meudon. Ed è qui che riceve il giovane universitario belga Marc Hanrez per l'ultima, straordinaria intervista, apparsa su Frigidaire n.8-9 luglio-agosto 1981.
Hanrez: Vorrei farle alcune domande a proposito dell'aspetto mistico della sua opera, un aspetto che non è ancora stato trattato dalla critica. Secondo me, una concezione mistica della vita si può trovare nei passi più fiabeschi del "Viaggio al termine della notte", in " Morte a credito" e in altri libri.
Cèline: Ci troviamo a lato del problema. Se mi è consentito vorrei dire che vedo la cosa un po' diversamente. Tutti noi abbiamo il desiderio di penetrare questo mistero di cui lei parla, e a cui pittori e disegnatori si avvicinano più degli altri. C'è la linea, questa famosa linea: alcuni la trovano nella natura, gli alberi, i fiori, il mistero giapponese. Bisogna bene che ci si confronti tutti con la natura. Io, devo confessarlo, non ne sono poi così fiero, mi sono molto occupato del corpo umano, nella mia posizione d'anatomista, come esperto di dissezione. Amo molto la dissezione. Non è una mia invenzione, non sono certo il primo tizio che è affascinato dalla dissezione... Ma non è tutto, anche la forma vivente mi interessa. E' per questo che durante tutta la mia vita ho perduto. no, non ho perduto, ho passato molto del mio tempo intorno alle ballerine, perché volevo avvicinarmi alle linee e ai corpi che cerco (cosa che è esposta in "L'Eglise" e in "Fèerie"). La ricerca di questa linea astratta: un movimento di danza mi rende raggiante! Ne parla anche Valery, ma con volgarità. C'è gente che non capisce queste cose: Io mi sono personalmente educato a lungo a questo riguardo. Ero povero e mia madre era merlettaia. Avevamo delle clienti, io ero impressionato dalla loro bellezza fisica e m'interessavo moltissimo a loro, nella nostra infelicità (perché Dio solo sa quanto lavoravo!). Eppure non ero certo spinto in questa direzione. Tuttavia mio padre - era un disegnatore - aveva anche lui la tendenza a ricercare le linee. Per un uomo comune questo è solo un atteggiamento da porco. C'è, infatti, un lato erotico in questa smania d'osservare. E' l'istinto della riproduzione che si fa strada (cerchiamo di essere sinceri, non vorremmo certe pretendere di essere puri), ma c'è anche dell'altro. D'altra parte le disgrazie e i difetti fisici mi allontanano dal corpo umano, dalla persona.
Hanrez: Nell'opera "Entretiens di Robert Poulet", lei dice che la maggior parte degli uomini che la circondano sembrano dei morti. Che cosa intende con ciò?
Cèline: Si occupano di questioni volgarmente alimentari o aperitive; bevono, fumano, mangiano, in un modo tale che sono usciti dalla vita - per la vita. Digeriscono. La digestione è un atto molto complicato (di cui conosco il meccanismo) che li assorbe completamente: il loro cervello, il loro corpo.Essi non hanno più niente, hanno solo la pelle. Basta mettersi alla terrazza, guardare le persone: al primo colpo d'occhio, lei riconoscerà tutta una serie di distrofie, di volgari invalidità. Sono laide, penose da vedere! Sono orribili in tutti i paesi del resto. Ed io lo posso dire, visto che sono stato in molti paesi: ero in missione per la sezione d'igiene della Società delle Nazioni. Gli uomini li vedo totalmente assorbiti dalle funzioni bassamente digestive. E' l'istinto di conservazione (ci sono due istinti nell'uomo: la conservazione e la riproduzione.). Si abbuffano dieci volte più del necessario, bevono dieci volte di più di quanto dovrebbero; non sono altro che apparecchi digestivi. Molto a fatica lei potrà trovare un essere al fondo di questa zuppa alcolica e fumosa.ma non è interessante. Si ha a che fare con dei mostri.
Hanrez: Lei sostiene che l'individuo perde la sua coscienza.
Cèline: Assolutamente. Sia che si tratti di francesi, o di negri, o di gialli, o di rossi, l'istinto di conservazione li domina. Essi ne sono avviluppati, hanno chiuso. Basta qualche chiacchiera, qualche farfugliamento, delle grandi vanità, una decorazione, delle accademie: ed eccoli soddisfatti. Soddisfatti in una certa misura. Hanno sempre, in fondo, il gusto del circo romano. Gli uomini sono ancora incantati quando vedono altri battersi a sangue, quando assistono a torture. Ho sempre sostenuto che il teatro e il cinema annoiano. La gente non ama il cinema, non ama il teatro, si annoia, chi più chi meno. Si dice che un'opera è buona quando annoia meno di un'altra, ma non diverte mai. Invece sarebbe divertente uscire dal teatro e trovare aperto un circo romano, con dei mirmidoni, dei gladiatori, che si prendono a sciabolate, si squartano sul serio. Questo sì che è spettacolo, è quello che vogliono, ed è quello che succede!.
Hanrez: Qualche tempo fa lei mi ha detto che il mondo occidentale manca di fede. Quale sarebbe a suo avviso la fede che noi potremmo ritrovare o ricreare?
Cèline: La questione è chiusa, finita. Non c'è più fede perché siamo troppo vecchi. Il mondo occidentale è consumato dalle guerre, dalle chiacchiere, dall'alcool. Da quando hanno piantato la prima vigna, cioè quattro o cinque secoli prima di Cristo, si può dire che la storia d'Europa sia finita. prima dei druidi! Non c'è più storia.
Hanrez: Qual è il popolo o la serie di popoli che ora farà la storia?
Cèline: Sarà difficile. Credo che toccherà a quel popolo che saprà astenersi dal bere e dal mangiare. saranno gli asceti. Ma non vedo nessun asceta in questo momento. Buddha è enorme, un commissario del popolo cinese ha un grosso posteriore, come quello di un arcivescovo. Commissario del popolo, arcivescovo o ministro, tutti cominciano coll'avere un grosso culo, guance gonfie, zanne escrescenze ovunque. Sì abbuffano. è quello che chiamano "mangiar bene"! E solo dopo si dichiarano pronti a tutto. Quando un capo di stato rimpiazza un altro capo di stato, quando un generale. quando un presidente della Repubblica incontra un altro presidente della Repubblica, si prepara un menù, e questo menù, viene pubblicato dai giornali. Il pubblico guarda e dice: "Ah! Ma guarda che leccornie ammirevoli, involtini di bue, piselli dorati. Ah, che leccornie, che leccornie!". Lei capisce, questo significa dare alla digestione - all'istinto di conservazione, di conseguenza - un importanza enorme, ed è proprio questo che uccide. L'istinto di conservazione, blandito, vezzeggiato dalla medicina che fa progressi tutti i giorni, come certo lei sa, la chirurgia ecc. Insomma la gente è inadatta, non riesco a immaginarmi dei nuovi asceti.
Hanrez: Quindi secondo lei la razza umana del futuro sarà una razza d'asceti?
Cèline: Ah! Unicamente una razza d'asceti! Degli asceti che faranno ogni sforzo per eliminare ogni tendenza alla trippaglia. Altrimenti sarà mostruosa. Se si cercasse di allevare dei maiali, come si allevano gli uomini nessuno li comprerebbe: dei maiali alcolizzati! Noi siamo allevati molto peggio dei maiali, molto peggio dei cani, delle anatre, dei polli. Nessuna specie vivente sopravviverebbe al regime seguito dagli umani.
Hanrez: Lei parla di questo istinto di conservazione che ci spinge ai limiti e che ci uccide, ma questo istinto è pur sempre legato a quello della riproduzione, perché per riprodursi bisogna conservarsi.
Cèline: Guardi l'istinto della riproduzione se la sbriga da solo, non ha davvero bisogno di noi. Basta che l'uomo abbia un'erezione, che scarichi i suoi due tre cm. di sperma - ed oltre, voglio essere generoso - e riesce a riprodursi. Questo avviene tranquillamente, è molto facile. Quanto alla donna è sufficiente ch'essa si presti alla bisogna. è fatto. Non ci si occupa di lei, fa dei bambini senza neanche accorgersene. Madri di famiglia che hanno compiuto il loro dovere coniugale, è tutto.
Hanrez: A proposito della donna nella sua opera, essa occupa un posto relativamente importante, ma l'amore e soprattutto l'amore sentimentale, non vi trova pressoché spazio. Questo accade perché lei lo nega, o perché pensa che è sottinteso, che non deve comparire in primo piano nel racconto?
Cèline: Non nego spazio all'amore, al contrario. Il fatto che due esseri si associno è una cosa molto rispettabile, direi molto normale, perché aiuta a resistere agli urti della vita, che sono innumerevoli. E' gentile, è piacevole, ma io non credo che questo argomento meriti troppa letteratura. Anzi le dirò che questa faccenda la considero perfino pesante e volgare. "Io ti amo" sono parole abominevoli, che, per quanto mi riguarda, non ho mai adoperato, perché una cosa così non si può esprimere, la si sente e basta. Un po' di pudore non guasta. Queste cose esistono, ma si dicono una volta al secolo, all'anno. non tutti i giorni come nelle canzonette.
Hanrez: Nel "Viaggio al termine della notte", si sente che il protagonista viene fortemente attratto dalla donna (penso alle diverse donne che egli incontra e specialmente alle due americane), ma questa attrazione non si esprime attraverso le parole "io ti amo" ecc. Lei pensa che questa attrazione che è alla base dell'amore non debba essere espressa in parole?
Cèline: Non vedo perché. E' un sentimento, è un atto, Dio mio, abbastanza bestiale - e bestiale bisogna che sia! Contornarlo di fiorellini mi sembra volgare. Il cattivo gusto consiste precisamente nel mettere dei fiori laddove non ve n'è alcun bisogno. Sono cose che si possono anche fare. ma non è essenziale. Lei entra in un delirio, il coito è un delirio: razionalizzare questo delirio con delle manovre verbali, mi sembra idiota.
Hanrez: Lei considera dunque il coito come l'atto supremo, il compimento dell'amore?
Cèline: L'amore è un modo di dire: è l'atto della riproduzione. Non ha storia ci è stato dato. E' un premio che la natura dà al coito per la riproduzione: dà al brav'uomo un orgasmo di qualche secondo che lo mette in comunicazione con lei. Alla brava donna niente, non è importante.
Hanrez: Come in certe credenze induiste lei pensa che nel momento del delirio si entra in comunicazione con la natura.
Cèline: Evidentemente. Mistico, non so. Dare un premio al brav'uomo affinché si senta trasportato in un mondo che non conosce, il mondo della natura.
Hanrez: Lei crede che esistano degli altri mezzi oltre al delirio per raggiungere questa conoscenza, questa specie d'accoppiamento con la natura?
Cèline: E' molto potente. Non c'è niente da dire alla natura. Essa è suprema, perché ci piazza là, poi ci riprende. Dico che gli uomini hanno una sorte molto difficile e dolorosa, perché in fondo la natura si fa beffe di loro. Come dice La Rochefoucauld: "Essi non si sentono nascere. Soffrono per morire e aspettano di vivere". E' così: aspettano di vivere, ma in verità non vivono mai. Capiscono di morire e soffrire per la maggior parte del tempo (il 99 per cento). Aspettano la pensione, aspettano una promozione, aspettano la laurea, aspettano sempre qualcosa. Aspettano l'essere amato, poi hanno qualche mese di delirio, qualche crisi di coito, e poi tornano ai loro numerosi obblighi, più infelici ancora quando si occupano degli altri, chiusi in un eterno egoismo. La loro sorte non è certo divertente!
Hanrez: Ci sarebbe dunque negli uomini un'impotenza a cogliere il momento, a godersi la vita così come si presenta in un momento particolare.
Cèline: Si. L'uomo non è un animale, visto che conosce il proprio avvenire. E perciò ha paura, giustamente, di ciò che lo aspetta. La bestia non lo sa, soffre quando le capita qualcosa, ma non prevede, o prevede poco, come il cavallo prima di essere abbattuto. La bestia che uno uccide sente di morire, ma solo per brevissimo tempo, mentre l'uomo già sessant'anni prima cerca di farsi un'idea di quello che lo aspetta. Gli studi di medicina lo informano mirabilmente sulla vita. Queste cose lo incupiscono. Egli allora corregge i suoi pensieri lucidi con l'alcool e il mangiare, i viaggi, l'auto, insomma le diverse tecniche per ingannare la sua lucidità. Egli non è più lucido. Va alle accademie, al teatro. La sua testa si distrae - all'opposto di quello che cercano di fare i religiosi. Gli si ripete tutto il tempo: "Attenzione! Non è questa la realtà della morte!". Insomma invecchia nella sua tomba (il compito dell'uomo è evidentemente di dormire nella sua bara tutte le sere).
Hanrez: Secondo lei, dunque, un pensiero lucido è un pensiero escatologico, essenzialmente.
Cèline: Essenzialmente. Egli non può che accettare la propria sorte, pensare al proprio padre, alla madre, ai fratelli, ai cugini.
Hanrez: E' un pensiero che lei ha già espresso all'inizio di "Morte a credito", quando parla della morte della sua portinaia. Del resto in tutte le sue opere si capisce che per lei è un problema molto importante.
Cèline: E' il principale problema dell'uomo.
Hanrez: Ma ci sono due modi, credo, di considerare il problema della morte: sia come una paralisi dell'azione e del pensiero, sia come uno stimolante. Ci sono persone che, nella loro maniera di considerare la morte e la sua prospettiva, giungono a non agire più, non osano più agire. Suppongo che lei non sia tra questi, no?
Cèline: Ho sempre avuto un temperamento da medico, specie nel considerare il problema della morte; la mia vocazione non era letteraria. Alla sua età ed anche quando ero più giovane, avevo la vocazione del medico (nella mia miseria, perché ero molto povero) che consiste essenzialmente nel rendere la vita più facile agli altri. La mia pratica, se vuole, è una mistica - la sola che abbia - e non m'è riuscita!. E' una specie di ideale da "buona sorella" che avevo: darmi interamente al conforto dei malati.
Hanrez: Nella sua giovinezza, lei ha ricevuto un'educazione cristiana?
Cèline: Ho fatto la mia prima comunione, come la fanno tutti a una certa età, poi l'apprendistato presso i padroni; a undici anni era tutto finito. Non posso dire che fossi posseduto dalla religione. Ero posseduto dalla medicina. Non ero disperato. Del resto la vita non la si considera sempre nello stesso modo: a venti, quindici o tredici ani non si vede la morte, non ci si pensa. Si pensa solo alla vita e la si vuole rendere più facile. Ero un bravo ragazzo, niente di più. Mi occupavo soprattutto di medicina, che mi interessava; e poi sono arrivato alla letteratura come lei sa. E' stato un passaggio inatteso.
Hanrez: Ma un passaggio che lei ha preso sul serio.
Cèline: Solo perché mi hanno reso impossibile seguire la medicina. Non si possono fare dei libri e allo stesso tempo. non sarebbe serio. Oggi tutto è cambiato. Il medico che s'interessa di tutto non esiste più Oggi, o si diventa specialisti o niente. Ma ai miei tempi era ancora possibile. Un brav'uomo che fa dei libri! Mi è sempre parsa un'idea comica, quella di un tizio che si siede a un tavolo e comincia a tracciare sulla carta dei pensieri. La trovo un'attività immodesta, impudica. Questo modo di guardare la storia non lo trovo serio, e pur tuttavia continuo. Del resto ora non me ne frega più niente, non importa più niente. Ecco.
Tanto altro materiale
12 commenti:
mah, ti dirò io rimango inorridito e mi fa schifo tutta sta porcheria internettuncola su di un uomo, che alla fine è la più grande entità del secolo per la letteratura...questione di carta chery mica per altro, solo che il tentativo di portare agli occhi di un "monitore" questo, mi lascia basito, che c'abbiamo messo parecchio prima di digerire quel che c'ha detto, e non basta l'interesse e non basta nemmeno il genio per mandarlo giù...serve la pappa della miseria e tanto altro, quel tanto che aihmè, siamo pollame da ipercoop sopra questo "SCOMPUTER" che accidenti...
fedelissimo TRINCIA SENNA
Non ho capito il commento sopra... Solo, l'intervista è piena di cinismo, fredda, gelida. Forse è anche piena di "verità" circa la nostra condizione umana - o più probabilmente circa la condizione umana che fu di Celine.
Il quale è un grande scrittore, ma come uomo era proprio una mezza tacca.
Forse è meglio leggere i suoi libri – alcuni, piuttosto che le sue sputacchiate sulla vita.
I brani di Arletty, Bonnard e Brekker, tra gli altri, sono inediti in Italia.
Il blog sarà segnalato sulla bibliografia su L.-F. Céline del Bulletin Célinien.
I libri di Céline vanno letti tutti, non "alcuni".
L'immagine che Céline ha voluto dare di se è molto lontana da quella reale. Vedi le interviste alle persone che gli sono state vicino.
Definire "mezza tacca" chi fino alla fine si è prodigato come medico dei poveri, non merita commento.
Andrea Lombardi
Genova
"Mezza tacca" mi sa proprio di NO! eh - dare elle mezza tacca a Céline è come dire che il Mc Donalds è genuino, o che il tempo non passa per l'orologio - poi può piacere o no, ma questo è un altro discorso.
Come dice il primo commento riguardo l'autore "...alla fine è la più grande entità del secolo per la letteratura..." ecco qui si comincia a ragionare, pure io credo che Céline sia avvero un'IMPRESCINDIBILE autore, vero come pochi, altro che quelle mezze seghe di francesi (che in parte a mio tempo ho poi amato a dire il vero, ma poi ci si rende conto..) - ad esempio Sartre, tanto per fare un nome -
Splendido a riguardo anche il Pumplet "Cèline contro Sartre" edizioni aurora a cura appunti di Andrea Lombardi - lo consiglio vivamente.
A parte questo invece in parte condivido il primo commento nel senso che la verità - l'importanza che riesce a dare la carta non riuscirà mai ad essere eguagliata dal web - perché la carta è reale, la carta occupa uno spazio fisico, la carta esiste in questo spazio con le parole - internet dovrebbe essere un trampolino per entrare meglio nella realtà, non la realtà.
C'è davvero tanto, ma tanto in internet, ma rimane comunque un tutto frammentario, ed essendo così sazia di frammenti sembra dia una visione d'insieme - ma è davvero allucinatoria e falsa, e tante altre cose ineguagliabili con il senso del reale.
Céline anche quando scrive sembra - è spietato - trovo delle analogie con Schopenhauer - altra icona - dovremo però cogliere la letteratura come letteratura, non come giudizio personale-morale facendone un fatto personale, anche se capisco che alla fine diventa tutto un fatto personale.
Ma è questo che è sbagliato.
Almeno credo.La vita è spietata, mica solo quella di céline.
Per fortuna esistono anche blog così...
poche minchiate sulla trilogia del nord, il Voyage, Morte a Credito, Guignol band's e CASSE PIPE, beh vah beh i colloqui formidabili. tutta l'altra roba, che è indagine, che è un po come i siti porno però pesanti, quella roba lì è già di chi non ha voglia di leggere Celine ma di leggere qualcosa che ha scritto CELINE. Andate pure pargoli a parlare con Celati che lo ha tradotto per benino il Voyage au boit de la nuit, andate a chiedere che cosa succede ora...quest'entità modaiola nel riconoscere qualsiasi cosa abbia del fuoco che arde, queste dissonanze feroci che ci fanno svegliare la mattina e chiederci "Perchè io leggo questa roba qui? ma a me mi frega veramente?", mi sa che Topolino e la Rivista andrebbero per la maggiore in qualche caso di assoluta sincerità...oh che ne so, poco mi frega di tutte queste questioni, l'unica ragione riguarda il confine che passa tra il voler ed il poter, in queste epoca scostumata e scevra, meno Verlaniana, io mi sento per davvero qualcuno che quando acchiappa un pezzo di carta che brucia, se ne prende un sacco e sta zitto come un gatto davanti alla finestra tutta bella condensata e abbandonata. Scrivere o parlare, o dire cose è un'assoluta e impercettibile vergogna nei confronti di chi ha goduto così tanto. Ciò che possiamo fare come uomini, e qui lo dico perchè sei bellissima e che forse mi hai inteso, è quello di farci meno male possibile oltrepassando la soglia dello "STATO D'ANIMO" che fa schifo, altrimenti "CORAZZINE TRAPANATE"
sempre il vostro inceppato nel commento di sopra TRINCIA SENNA - bottiglia di LAGAUVELI LAGOVLI LAGOVLI LAGUVLI e denti stretti nel confine tra sera e notte.
Aggiunta intervista a Lucette Almansor su Rigodon, inedita in Italia:
http://lf-celine.blogspot.com/2008/02/lucette-almansor-e-rigodon.html
buffo, oggi Repubblica ha una pagina proprio su Celine
mica leggono Gisy, alla redazione cultura? ;)
@Anonimo trincia senna - sì, mi sa che ci siamo capiti. Celati è un grande, è un grande, è un grande. Ora sta traducendo niente che di meno l'Ulisse - capo a piedi nuovo - vediamo che cazzo ne esce.
Bisogna avere i maroni quadrati per certe cose.
Mi sa che per la maggiore va novella 3000 topolino sarebbe - beh una conquista a dire il vero. E cmq bravo mi piace come scrivi.
@Serial - beh certo non son l'unica che parla di Céline, diciamo che c'è ancora qualcuno che capisce che certi spazi vanno dati di diritto-
Come si dice, "de gustibus"...
Ma che aveva contro il mangiare? Inutile polemizzare a così tanti anni di distanza... però, cavolo! Sì, la sto prendendo sul personale.. io mangio perché ho fame, sennò svengo! Ho la pancia, e allora?? Già me lo mena la società. Ma era una sua ossessione, immagino... E' vero, so quale sarà il mio destino finale. E non mi piace. Però so di eesere vivo, sono vivo e, giustappunto vivo. Come si fa a dire che una persona non vive, senza conoscerla di più, oltre che vederla passeggiare dalla finestra?
E' un dicorso lungo - lui si riferisce all'essere umano legato alla fisiologia e attaccato a questa come davvero fonte di vita.
Non la fisiologia per vivere, ma vivere per tenere pasciuta la fisiologia.
Mi pare di capire quel che vuol dire...
E' che ragiono in altri termini... un pò troppo letterale, credo...
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