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IN LIBRERIA

08 settembre 2007

Finché morte non ci separi

Questo nuovo sondaggio a dire il vero mi stupisce in positivo - Non mi aspettavo che la metà delle persone che hanno votato fossero innamorate della persona con cui sta.
Certo metà è metà e significa che metà ritiene di non esserlo.

Però mi aspettavo molto meno, sarà il mio solito cinismo anticipatorio.
Io cmq - e questo fa parte della mia nostalgia, quando vedo delle coppie di vecchietti (vecchio lui e vecchia lei una volta tanto) che si abbracciano e si vede che si vogliono bene, mi si stringe il cuore davvero. E penso che sarebbe bello che i rapporti andassero sempre così.

Però sempre causa società non è facile, ora men che meno.
E spesso si arriva a non sopportarsi e darsi fastidio a vicenda, anziché - non dico adorare ogni gesto o detto dell'altra persona, ma per lo meno non facendosi saltare più o meno tacitamente i nervi.

Intanto ci è imposto un ruolo associato a un'altra persona, non è una società che mira all'indipendenza globale dell'individuo singolo. Tant'è che spesso a stare da soli, (anche se eventualmente si potrebbe stare bene da soli) c'è spesso IL dito puntato, che ti ricorda, che se stai da solo significa che qualcosa che non va, che se ad una certa età non sei sposato c'è qualcosa di strano, se non metti su quella facciata famiglia insomma è un speregievole.

Così poi molti rapporti crollano dentro casa, per questo senso di dovere difacciata - anche se si prolungano in faticose, litigiose, discussioni perché una volta che si vive sotto lo stesso tetto anche se si sta male, non è più così facile andarsene. E spesso per impossibilità psicologiche, di legami con persone più esterne quali parenti figli ecc condizioni legate per non parlare di quelle economiche non aiutano.
Per questo buona parte dice che è difficile rimettere in discussione un progetto,che nella teoria sempre sociale, fa parte dei progetti più importanti delle propria vita. Certo c'è sempre il divorzio, ma il più delle volte ci si arriva quando la corda non è tesa, ma spezzata. Sempre che ci sia l'accondiscendenza...

Altro punto, io dico, ma siccome è logico che ad un certo punto della convivenza vien da sé ci si stanca, cioè almeno la questione passionale, dopo un po' che stai con una persona un po' intendo anche vari anni, è un po' come avere un parente in casa, e fare sesso con un parente non è proprio allettante.

Dico più o meno certo non varrà per tutti però... credo in buona parte.

C'è chi nella famiglia sente quella sicurezza che un'amante esterna non ti può dare - c'è quell'appiglio fermo reciproco, e nell'amante c'è quelle fugace, ma provvisoriamente indispensabile e necessariamente periodica che spesso nella compagna o compagno di sempre è fatica trovare, l'emozione credo più che il sesso, il desiderio insomma.

Ma appurato che spesso è così, perché non si riesce ad accettare reciprocamente la libertà anche poligamica che individualmente un essere è portato ad avere? Convivere e volersi bene, se nessuno dei due è più innamorato e accettare le altrui libertà, magari fuori casa, non dico a casa.
So che questa mia considerazione è un bel po' avventata. Ma parlo di coppie consolidate dove il rapporto è più o meno chiaro in questo senso, solo che spesso è tacito.

Forse non si accetta, in ogni caso perché potrebbe mettere in discussione'orgoglio proprio - come primo punto. O perché ci si potrebbe smuovere pensare ad alternative che non si erano mai prese in considerazione - perché destabilizzanti.

Poi il grandissimo tarlo di molti, se non di tutti in un qualche modo sbieco, la solitudine, la paura della solitudine, di sentirsi abbandonati a se stessi.

Nel libro scrivevo questo

"Certa gente pur di sentirsi amata, darebbe la propria vita in mano al primo demonio zoppo che passa per la strada sbagliata "

Ma io credo che non sia giusto, e che siamo davvero vittime di congetture sociali davvero spinte. Accettare che un punto di riferimento va bene, detto questo . Sarebbe mai possibile in un futuro, o si tenderà sempre semmai alla coppia classica e sola, coni soliti tradimenti non detti, scoperti, incoffessati o confessati?


Io per prima dico che razionalmente parlando è facile dire, e poi emotivamente parlando è difficile farsi andare bene.
Diciamo che il non detto è un buon compromesso con le menzogne, se il non detto non possa essere ritenuto tale.

Forse abbiamo semplicemente bisogno di sentirci esclusivi, avere la certezza di esserlo almeno per una persona al mondo. E viceversa.


Ah oggi ho avuto meno visitatori del solito, secondo me erano tutti da Pavarotti :)

Ora è l'una e mezza passato, mi mangio 2 pere cotte al vino.

8 commenti:

Anonimo ha detto...

Questione spinosa Gisy, io queste idee me le faccio venire in mente quando mi sento prossima alla morte di una storia, non so te. Comincio a pensare ad altri uomini, a sesso a tre, al fatto che mi manca il fatto di sentirmi una novità etc. Personalmente però mi sentirei molto gelosa e ferita se anche il mio lui facesse sti discorsi, ma se questi devono valere in modo unilaterale è una cosa ingiusta. Questo per non esplorare il capitolo amanti: malattie, il tempo che si sottrae alla relazione principale, il rischio di innamorarsi o prendersi solo una sbandata e di mandare a puttane una cosa che forse non è più nuova e fresca ma ha tanti punti buoni come la sicurezza, l'affetto, la stima (cose che al contrario della passione non si dovrebbero spegnere così in fretta). Non so sai, continuo proprio a vedere il "pensare alle alternative" come un sintomo di insoddisfazione verso la propria relazione.

Gisy ha detto...

@ Shu - credo sia vero quello che dici, almeo in parte: anche c'è chi è naturalmente portato all'infedeltà cronica anche se innamorato.
Però data uan certo tempo di relazioni, soprattutto se non si è più giovani, giovani - quando ci sono complicazioni in mezzo figli, parenti ecc, si potrebbe cercare di vivere individualmente la vita pur convivendo sotto lo stesso tetto.
Certo se una storia fosse fresca, sarei la prima a dire che non avebbe senso per nulla.
Ma conosco davvero troppe persone incastrate in situzioni analoghe...il che a volte mi fa venire l'ansia anche a me!

Anonimo ha detto...

Ieri ero a Mantova.

Insieme per tutta la vita… è possibile, e credo anche molto gratificante, il problema è riuscirci.
Quando ero piccolo il divorzio non esisteva. Ma sentivo dai discorsi dei grandi che i problemi c’erano, non era strano sentire più o meno bonariamente litigare coppie, o uomini sparlare delle moglie, e viceversa. Era diffusa tra gli adulti
la battuta rivolta a noi bambini di “tapparci le orecchie”. Credo che una volta la povertà diffusa rendeva “possibile” la convivenza. Poi magari qualcuno/a si “consolava”….
Arrivò il divorzio (nel frattempo il benessere economico/sociale è aumentato) e subito le richieste di separazione furono una valanga.
Al referendum del 1974 ho votato a favore del divorzio.
Poi qualche anno erano meno, altri di più, solite statistiche. Anche il mio ormai di divorzio è nella statistica di un qualche anno.

L’amore, la coppia, la convivenza, il saper sopportasi dopo i primi anni euforici….

Io non sono in grado di dare consigli. Non so, se noi genitori siamo stati un buon esempio per i nostri figli (mio figlio ha 31 anni).

Se non altro, forse credo, che rispetto alle generazioni precedenti, abbiamo tentato sbagliando
molto, di provare a cercare un po’ di felicità in giro. Senza magari accorgerci che a volte con un po’ di sacrificio avremmo potuto rendere possibile alla felicità cercata in giro, di fare in modo che fosse la felicità a ritornare dove eravamo già….

Ci sono senza dubbio i casi in cui il divorzio è indispensabile, penso ad esempio a quando uno è violento nei confronti dell’altro. Oppure quando uno dei due se ne va via con una altra persona…..

Ma credo che in tanti altri casi, con un po’ di buona volontà, e un po’ di tempo, si potrebbe almeno tentare di rinsaldare il rapporto.

Gisy ha detto...

paolo - (ps) t ho risp anche al post prcedente - cmq sai ogni situazione è a sé, e quindi è praticamente impossibile dire per tutti, sarebbe presuntuoso; però...
il divorzio è stato un granidissimo passo avanti - ma è vero anche che la tua generazione più di altre prima o dopo ha passato la post - giovinezza in un momento di gran confusione.
Sia per uomini, ma credo ancora di più per le donne, che in un primo momento erano euforizzate dai vari movimenti femmnisti, rivoluzionari e poiad un certopuntosi son ritrovate a rindaldare qualcosa di più tradizionale anche se cercando in maniera strampalata di non essere in totale disaccordocon il pensiero precedente.
Prima si sapeva che le cose dovevano stare in un modo, e non ci sipensava. Ora è unpò tutto sempre traballante pure l'entusiasmo...

Anonimo ha detto...

Questo è un post interessante.
La citazione del "Demonio Zoppo" è fatta su misura per gente che è ossessionata dalle relazioni. Ti sei mai resa conto di quanta gente sia letteralmente terrorizzata dalla solitudine al punto di buttarsi via pur di avere un sostegno qualsiasi? La mancanza di individualismo non è amore, è paura di non avere spessore de non si diventa l'ombra di qualcun altro. Vale sia per le donne che per gli uomini naturalmente. La consapevolezza di star bene con una persona, di sentirsi completati e alimentati da un rapporto deve essere, a mio parere, un costante incantesimo di equilibrio. Difficile? Si, come tutte le cose strabilianti. In passato certe faccende andavano diveramente, hai ragione. Forse la vita era meno complessa e i sentimenti delle persone non erano tortuosi come oggi. Però c'è anche da chiedersi se non nel passato le relazioni non fossero gabbie indecifrabili che oggi, magari, sono più facilmente comprensibili e magari più fragili proprio per questo...
Ovviamente sono solo opinioni :-) Pour parler...
Ciao!

Gisy ha detto...

@ Arka - Certo si parla sempre per parlare, credo che nessuno possa detenere lo scettro dell'assoluto. Ed è un bene sia così - credo.

E' chiaro che sotto "dittatura", o va, o va, o va o muori.
Credo ci sia l'osessione di vedersi stare con qualcuno, a volte perché ti vogliono far sentire con colpa se non fosse così...ancora, anche se ora non è più un tempo.
Ma sento davvero di qui discorsi.

Tipo "un figlio mia figlia me lo deve" detto da una in smania di essere nonna.
Son cose che mi infastidiscono un poco.
Cosa significa?
E legittimo volere che l'dea di ciò che è ritenuto "tradizionalmente degno" possa accadere, ma si deve anche entrare nell'ottica, che non sempre questo è il meglio perc hi lo vive.

Insomma ti trattano un po' da mentecatto, e a volte noi stessi ci sentiamo in dovere di questo "status".
In parte anche da Costanzo avevo provato a tirare in ballo l'argomento, ma naturalmente non mi ha lasciato parlare.

VAbbène facciamo finta sempre che le cose siano quelle che si pensa siano, anziché quelle che visceralmente si sente, o meglio, che dovremo permetterci di sentire...

Anonimo ha detto...

Si, leggo sempre le tue risposte.
Anche quelle dei Post dei giorni precedenti. Prima di
lasciare un commento sul tuo ultimo Post, vado a verificare fino ai tre, quattro Post antecedenti se si sono aggiunti altri commenti.

I commenti dei visitatori e le tue risposte sono sempre interessanti, per cui quando torno dopo giorni di assenza mi dedico alla lettura di aggiornamento.

Poi alle volte mi verrebbe da commentare sulle risposte tue e dei visitatori su Post precedenti, ma poi penso che magari hai da fare, che sei occupata nel tuo lavoro, modella, scrivere, ecc. giacchè il denaro non ti piove addosso dal cielo…..(Post “modena est”).
Anzi qualche volta hai già commentato che eri a roma per lavoro e quindi avevi un po’ trascurato il blog.
Mi auguro che succeda sempre più spesso che tu sia molto occupata nelle tue attività, e che diano i meritati guadagni.

Gisy ha detto...

@ Paolo, in realtà lavoro molto da casa,aparte appunto quando devo spostarmi per le foto - e ora sto lavorando su delle foto proprio puf puf cioè elaborazioni e spero di farci un cofanetto :)
così forse per prova - mi piace ogni tanto mettermi a fare qualk di diverso...anche per rompere.
Lo scrivere è liberatorio, ma poi bisogna stare attenti - almeno mi risucchia la testa dopo un pò, perso un pò il contatto con la realtà...
Io alle risposte sensate rispondo sempre...alle butade no !
Tra un pò' poi sì - comincerà anche il lavoro fisso all'accademia e lì non si scappa...
Però il tempo per ciò che mi interessa vedo di non perderlo mai (del tutto almeno)