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IN LIBRERIA

20 ottobre 2009

Il limbo delle fanstasticazioni - parte 1

Quando si deve parlare a di un brutto libro, se non si è dei rancorosi, o non se ne parla affatto o si dice "è un brutto libro" - non lo consiglieresti mai a nessuno e sarebbe anche stupido cercare di spiegare il perché è un brutto libro, perché tutto questo non farebbe che dare credito a quella bruttezza finché se ne parla, e a qualcuno quella bruttezza che certo non si vuole tramandare potrebbe risultare anche se in maniera schifata una cosa che incuriosisce. Allora forse non ha molto senso.

Vorrei sempre fare molto discorsi sui libri e sui giudizi, non so se ha senso che oggi tutti giudicano cliccando il proprio gradiente di gradimento di qualunque cosa.


Faccio un esempio, su Anobii che per chi non lo conosce è un (edddài) social network specifico sui libri danno la possibilità di dare massimo 4 stelline di gradimento, in modo tale che uno può dare tante stelline in base al fatto che un libro gli pare bellissimo così così o gli fa schifo.
Ma quello lì che criterio è a pensarci?
4 stelline rispetto a cosa?

A quello che ho letto io?
A quella che è la storia della letteratura?
A quella che è l'editoria contemporanea?
A che cosa?

Così a sensazione questo o quello autore si merita tot stelline. E i giudizi li possiamo dare tutti dal critico al muratore, alla casalinga all'impiegato e questo è giusto. Tutti hanno voce in capitolo.


Forse è un bene, perché anche quelli che non si occupano di scrittura i lettori che è poi la gente gli piace o non gli piace, e basta.

Ma il giudizio pi giusto che si potrebbe dare è quello di un autore verso se stesso, perché nessuno ha letto tutti i libri, e per dare i giudizi su di un libro uno non deve occuparsi per forza di libri ma averne letto sì, sennò magari legge Moravia  e gli può piacere, o leggere le barzellette e dire, è un bel libro, e magari è un bel libro, ma allora io penso che un giudizio buono dovrebbe essere quello di un libro di un autore rispetto la sua produzione totale.
Faccio un esempio, uno scrive un libro
ah che bel libro, ah questo libro fa schifo. Ma cosa vuol dire? Nulla.
Uno che scrive un solo libro, è a sensazione. Macché sensazione, se c'hai la testa infarcita da tutti quelli che han scritto prima. E lui di che cosa ce l'avrà avuto infarcita  la testa? Magari di niente, e questo Cavazzoni direbbe che è un bene, e qui si è nell'intento puro, ma essere infarciti di niente vorrebbe dire anche non avere la velleità di pubblicare, o di fare come questo o quell'autore che prima di questo tizio ha fatto così o colà.


Ma fatto sta che è chiaro che se mi sento di dare un giudizio con l'intento serio dovrei saperne di quello che è stato scritto fin'ora.



Perché per dire se prendo un libro, facciamo il mio preferito di Paolo Nori che è Bassotuta non c'è, rispetto gli altri libri che circolano "nella così detta scrittura giovanile italiana" gliene darei 10 di stelline, ma poi se leggo Doestoevkij (che non centra nulla con la cosa tremenda citata sopra) gliene do 2, se leggo tondelli io gliene do 26 se leggo sempre se stesso medesimo Paolo Nori gliene do 10 stelline a bassotuba ecc ecc con i giudizi sugli altri libri.


Quindi si possono scrivere motivazioni più o meno valide e personali perché un libro piaccia o meno, ma il resto son quello strumento che oggi tutti pensiamo e non vogliamo altro che giudicare e essere giudicati in pratica. IL ché come dice semprer il bravo Cavazzoni, dà ai critici ad esempio quella sensazione di essere il precursore del giudizio onnipotente.


Tornado a lui ho letto l'ultimo libro di Cavazzoni, e siccome è un libro bellissimo, e un solo post non mi potrebbe rendere far giustizia, dico che la fortuna più grande sarebbe che capitasse per caso in mano ad una persona che non vuole fare lo scrittore e che continuasse a non volerlo fare.
Cavazzoni fa una grande introduzione su come si disrugge oggi l'idea di lettertura e  di arte tramite il giudizio, l'idea del giudizio di chi crea ecc ecc. Ma queste spiegazioni, che solo dette da lui hanno senso, non sono dal mio punto di vista la parte forte, anche se, la parte può sembrare un pò rancorosa, ma il fatto che l'abbia scritta prorrio Ermanno Cavazzoni mi fa dire che è un sentimento ideale dell'umano e un pò naif detto da lui, e se una cosa così l'avessi letta da uno sconosciuto, mi avrebbe dato molto fastidio, m aper come è scritta gliene avrei date 10 di stelline.

E oggi, come ieri, siccome sono molto triste, che mi scendevano le lacrime anche davanti 100 vetrine, e mentre mi scendevano le lacrime dicevo dentro la mia testa che non è possibile piangere per attori che recitano così male.
Così metto una delle parte molto divertente e tragica che ho trovato sul libro "il limbo delle fantasticazioni" Quodlibet edizioni- allora sì che avrebbe senso piangere.


limbo delle fantasticazioni di Ermanno Cavazzoni pag 65


Quando il pittore (o il fotografo eccetera) esce di casa e corre in un luogo, è perché sente che il mondo scappa; e deve correre, anche se per la verità il mondo non smette mai di scappare, in genere però non ci si pensa; ma improvvisamente aprendo la finestra al mattino e vedendo la brina sui tetti gli viene  l'urgenza, che è l'urgenza di andarlo a fermare, insieme ad una specie di disperazione, perché al massimo è un pezzettino minimo che si può sperare di fermare.
 Arriviamo alla questione della simulazione; Che cosa volevo dire con questo esempio? Che la simulazione è un fatto più vasto e fondamentale dell'arte, e che quel pittore (o... eccetera, eccetera)corre in campagna a dipingere, non è per fare dell'arte (e così fotografi e scrittori), questa faccenda dell'arte casomai viene dopo, anche casomai per giustificarsi davanti alla moglie, che se no non capirebbe come uno tutto un tratto corra in campagna per questa cosa che è l'universo che scappa; 

-"dove vai?", 
-"vado a fermare l'universo che scappa"

-"lascia che scappi" direbbe la moglie.
Dal ché si genera l'incomunicabilità coniugale



(...)


L'arte è un nome che copre tante attività o impulsi poco confessabili, anche metafisici o donchisciotteschi, fermare la freccia del tempo, questo non si può dire ad una moglie aprendo la finestra al mattino, né la moglie verso le nove lo può dire ai vicini, "mio marito è andato a fermare la freccia del tempo", oppure "mio marito era disperato per il secondo principio della termodinamica" 
"che cosa vuol dire?" risponderebbero;
"ma suo marito sta bene di salute?"


(---)


E' come se la simulazione, nelle cose dell'arte, fosse il primo impulso, che però non è artistico.
Che cos'è? E' l'impulso più generale e umano di passione verso un oggetto( un paesaggio, una persona, una vicenda) perché non scompaia; allora lo si vuol rendere portatile, questo oggetto, nel senso che gli si fa un manico, se ne fa un concentrato, e a questo punto non è detto che continui a somigliare, anzi, più si fa arte più diventa un organismo a sé stante, nel senso che tutta l passione si trasferisce dal paesaggio al duplicato, fino a che, non è più duplicato niente, o non importa di cos'era il duplicato, o ce lo si è scordato.

 Quindi il pittore torna casa e mette il quadro ad asciugare. Il mondo intanto là fuori continua a precipitare come la cascata di un fiume e a essere inghiottito nel nulla, compresa quella mattina di brina che è già scomparsa verso mezzogiorno (...)



Eventuali errori di battitura e punteggiatura sono miei eh.




4 commenti:

Anonimo ha detto...

Io non sono un gran lettore.
Ogni tanto leggo un libro, e se lo finisco vuol dire che è stato,per me, interessante.

Immagino, e so, che chi invece è molto appassonato di libri, allora può aver voglia di dare giudizi o commenti ecc.

Per tutti, esperto o meno, il giudizio che ha dato, o la critica,o il commento,
non può che essere personale e soggettivo

paolo
barbar

Alfonso ha detto...

Stupendo questo libro !

Ilaria ha detto...

Ecco, non sapevo che fosse uscito l'ultimo libro di Cavazzoni, adesso lo so e provvederò, GRAZIE! :-)
Io con Anobii ci ho provato... non è una brutta idea, Anobii, ma dopo un po' che cominciavo a distribuire stelline e a guardare quelle degli altri mi è subito venuto a noia questo meccanismo; mi sa che non sono tanto brava a mettere stelline e come posso fidarmi degli altri? Non sarò mica l'unica pirla al mondo, magari neanche gli altri sono capaci... e poi ognuno ha il suo giudizio, io metto tre stelline a un libro e un alro gliene mette una, e come si fa? Niente, i libri preferisco leggerli e magari commentarli a voce o scriverne in modo più articolato sul blog.
P.S. l'altro giorno ho ascoltato Nori che leggeva le poesie di Baldini per strada, davanti alla libreria della Coop. Che bel momento, c'era un sacco di gente che rideva, ecco quei sorrisi sì che mi sembravano più espressivi di tante stelline!

Gisy ha detto...

@ Paolo - son felice che sei tornato.
Sì alla fine è sempre tutto soggettivo, la propria storia, la propria struttura mentale sentimentale. Non ci sono regole assolute, però a volte ci si chiede come certe persone non riescano a vedere certe ovvietà, del resto qualcuno penserà così di noi su qualcosa !

@ Alfonso - sì ! decisamente.


@ Ilaria - eh sì è bene che sia uscito questo libro tra l'altro giusto per informazione, domani sera ci sarà la sua presentazione alla alla coop ambasciatori alle 18.00...

Anobii - mumble mumble, da facebook mi son levata non resistevo più con tutte quelle scemenze e fatti degli altri. Mi diverto molto di più anobii, se non altro per spulciare libri che non saprei dove trovare, nemmeno su google li trovo.
E' impressionante se si va a caso vedere come le librerie si somigliano con tanti titoli simili..
Poi vedere cosa scrivono gli altri, lo trovo utile e divertente soprattutto per i libri che ho già letto.
E' giusto che uno giudichi da sé...e poi semmai si confronti...