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IN LIBRERIA

07 agosto 2009

Il mondo attorno uno spot


Sono incazzata, e incazzata nera, ma come spesso accade non si può far altro che lamentarsi. E questo mi fa incazzare ancora di più.
Perché?
Forse che ultimamente per lavoro mi tocca aver a che fare con la pubblicità, l'aspetto commerciale non vi credete tanto quello creativo. E mi fa incazzare l'accanimento da parte degli scagnozzi che vedo nel voler entrare a tutti i costi nelle teste delle persone, il fatto di annientare la volontà.
Subiamo un centinaio di stimoli almeno al giorno "seduttivi" - quelli che ti fanno credere di essere grande, importante, figo se sceglierai questo o quello, e non qualcos'altro - o più semplicemente che ti sarà conveniente in un qualche modo scegliere questo o quello.

Vai a parlare con queste persone e gli sembra che la vita di tutte le persone debba ruotare attorno allo spot, la loro vita ruota attorno allo spot - e si sentono importanti perché lo spot rappresenta qualcosa che "rappresenta" uno status nel sociale, quindi loro a loro volta rappresentano e sono rappresentati.
Aspettano i crescere dentro un'azienda, ma sono già morti, non dentro l'azienda nella vita, con la lingua di fuori aspettano per anni e anni di diligenza "la promozione", quella magari di passare a dirigere un area più grande, o avere più responsabilità; poi finalmente riescono a prendersi la macchina che volevano, quella che loro stessi volevano venderti qualche modello fa, si sbattono per 13-14 ore di lavoro al giorno e si sentono gratificati nell'avere uno scopo verso qualcosa che pensano li riguardi fino in fondo.

Ma non si accorgono che è così solo perché diversamente la vita li annoierebbe tremendamente a morte, e prprio per questo non riescono a guardarla in faccia la vita. Allora come i muli devono affaticarsi inseguendo la carota, e più si affaticano più vedono la carota gigante.
Si incazzano se la gente snobba le pubblicità, se non le vuole vedere, se fa il giro largo.
Quando parlo con queste persone, devo fingere e mi fa schifo, nel frattempo mi si squarcia Cèline dall'alto e mi pare un angelo dell'esistenza - penso che aveva proprio ragione,

"La TV è pericolosa per gli uomini. L'alcolismo, la chiacchiera e la politica ne fanno già dei bruti. Era proprio necessario aggiungerci qualcos'altro? Ma bisogna pur ammetterlo. Non si reagisce contro il progresso. Vi verrebbe mai in mente di cercare di risalire le cascate del Niagara a nuoto? No. Nessuno potrà impedire la marcia in avanti della TV. Presto cambierà tutti i modo di ragionare. É uno strumento ideale per la massa. Sostituisce tutto, elimina lo sforzo, assicura una gran tranquillità ai genitori. I bambini si appassionano a questo fenomeno. C'è un dramma oggi: si pensa senza sforzo. Il latino lo si sapeva molto meglio quando non c'erano grammatiche latine. Se semplificate lo sforzo, il cervello lavora meno. É un muscolo il cervello: si inflaccidisce.

Voltaire diceva: "Chi legge senza la matita in mano, dorme". Alla TV è ben peggio.

La TV, tutta quella roba, sono dei mezzi talmente inferiori per abbruttire...Il quotidiano, il mensile, tutto quanto...Talmente massiccio che neanche le teste più solide ce la faranno a resistere...Saranno abbruttiti fin dall'infanzia..."
(Cèline)

Insomma voglio dire ecco la chiave, farti pensare senza sforzo, dove credi non solo di pensare, ma di essere, congetture, meccanismi assolutamente che ti mandano a marcire, e poi e poi, e poi c'è gente che si interessa ancora per chi votare? Bravi coglioni ! Questo bisogna cambiare e questo come diceva Cèline è come nuotare le cascate del Niagara all'inverso.
Ma questo su tutto dalla pubblicità più farlocca, che la pubblicità è politica a tutti gli effetti, è l'anti-uomo. "Percé voi valete" deve essere una marca a ricordarvelo, lezioni di autostima come la buona America già da qualche raccomanda.

Mi dà molto fastidio naturalmnete che tutto questo meccanismo sia poi spostato in quei settori che dovrebbero occuparsi veramente dell'umanità,. come la letteratura, editoria, discografia, gallerie da'arte e quant'altro che io trovo siano i pochi luoghi o per dire un'altra fase che va di moda e mi sta veramente sul cazzo NON-LUOGHI dove starsene semplicemente immersi nel proprio essere e non nel proprio io. (anche qui suggerirei una bella iniezione di Thomas Bernhard nelle teste).
Poi penso anche ad unaltra cosa, che comunque un giorno a tutta questa bella gente, comincerà a cedergli la forza nelle gambe, allora lì forse si renderanno conto di aver solo perso del tempo, purtroppo solo la malattia o la morte a certa gente ridesta il senso dello stare al mondo.
Ma ormai sarano fiacchi, e a nessuno di quelli come loro interessa quello "fiacchi".

7 commenti:

Emanuel Gavioli ha detto...

Parole sante le tue Gisy. Parole sante.

Anonimo ha detto...

Già, come un tempo, dove gli anziani, abituati da sempre "a laorar e taser",(lavorare e tacere) ti consigliavano se brontolavi per le difficoltà che uno poteva avere sul lavoro: "tasi, c'el paron le quel che te da da magnar! tasi e soporta! (zitto, il padrone è colui che ti da mangiare. taci e sopporta!)

Mah!

paolo
barbar

Gisy ha detto...

Le parole oltre ad essere sante dovrebbero avere un peso. Purtroppo spesso le parole son parole, poi la gente sembra pensi anche bene delle volte, ma agisce in altro modo.

Oggi mi son cancellata da facebook, non ci son rimasta da troppi mesi, e ho visto che molto si incazzavano.
Questo mi fa capire quanto si fa presto a soggiogare le persone incastrandole belle reti, ti rinfacciano che te ti senti migliore se te ne vai, in realtà è che loro si sentono peggiori (quelli che lo dicono) perché ad andarsene ora si sentirebbero un pò dispersi, e vogliono che tu resto dentro il loro "giro". Cos'è questo se non la conseguenza di una pubblicità che alletta promette illude, allo stesso modo degli spot?
Spot interattivi.
Il blog ha funzioni diverse più discrete e tempi di metabolismo diversi, per quanto non sia mai grazie al cielo come la pagina stampata...

@ Paolo - La riverenza per il padrone è cosa soprattutto di un tempo, ora si sfotte, ma si è sotto un padrone non identificabile, che però schiaccia, e non meno di quello che un tempo ti faceva tacere e stare a testa bassa se volevi la pagnotta...

Ora ti dicono _ Vai a testa alta te lo meriti, ma per esserlo ti fanno rompere la schiena, e dire grazie.

Ilaria ha detto...

Ultimamente mi frulla continuamente in testa "Centochiodi" di Olmi; lì il protagonista oltre a criticare, agisce, se ne va: brucia le bozze del libro che gli avrebbe permesso di vincere il concorso universitario per il quale era lanciato, abbandona la sua promettente carriera e se ne va a cercare una vita autentica, in un semplice paesino della Bassa in riva al Po, tra gente vera e semplice. Ma anche questo, poi, non cambia niente. Quel che si prova è un senso di impotenza. Hai citato Bernhard: quando ho cominciato a leggerlo mi irritava: troppo claustrofobico! Ma poi mi sono resa conto che mi irritava tanto perché quell'Austria soffocante è la realtà che stiamo vivendo tuttora...
Facebook fortunatamente per me non mi ha mai avuta ;-)
A volte mi sono sentita considerata una paria solo perché non conoscevo l'ultimo spot del tale prodotto... Comunque Gisy va bene incazzarsi ma senza disperare mai; disperare è morire, la tua testa ce l'hai e vale più di tutto il resto, anche se molti non lo capiranno mai :-)

Gisy ha detto...

Ilaria - Grazie per il bel commento.
Forse del tutto bene non si sta mai,, almeno finché ci sono degli obblighi sociali (quelli più del dovuto) - Bernhard steso diceva che non si può stare con la gente, ma che senza la gente si "cola a picco". Lui lo dice meglio di me. Comunque il senso è quello.
Essere davvero disposti mentalmente e col cuore di cambiare tutto ciò che ha fatto di noi noi, nel bene e nel male, abbandonarsi solo all'anima, e non è un discorso new age che detesterei.
Solo non è facile, è amplificato "quel cancellarsi" da facebook.
Certo si ha paura di perdere qualcosa, ma quanto poi prendi terreno?
IO credo che il blog o i blog siano più discreti e più che sufficienti, sia per dire un pensiero che per cincischiare se si vuole, fb è solo cinischiamento e perdita di tempo, con gente che non ti conosce e ha pretese assurde solo perché magari si trova nella tua rete.
Questo mi irrita tantissimo.
Penso che se qualcuno ha qualcosa di serio da chiedere ti trova, ma anche non si avesse uno straccio di blog, basterebbe un sito, ma io credo che volendo anche se non l'hai ti trova se una persona è seriamente interessata a chiedere proporre qualcosa.
Senza lo sforzo la cialtronaggine ha davvero uno spazio illimitato e va a scapito delle cose davvero "più importanti".
Bernhard va letto,, credo sia uno degli autori più importante del secolo almeno dei primi 10 se vogliamo stare larghi, io lo emmtterei tra i primi 5 però capisco che forse è un'adorazione smisurata.
Lui è cosmico quando parla dell'Austria e ne parla malissimo, i realtà è universale, parla della condizione umana, non nazionalistica.Poi chiaro, si trovava là e là era più facile che parlasse di là :)

La pubblicità, eh ha dei meccanismi dietro che noi davvero facciamo fatica ad immaginare da quanto son giganti.
Ti mostrano tutto il luccichio, e dietro son lì che non vedono l'ora di spingerti nel fosso con la forca.

Per il resto non so quanto premia la testa, premia forse un pò il compiacimento, ma poi del resto, chi crede di non avercela?

Anonimo ha detto...

POESIE DI JACQUES PREVERT
TRATTE DAL LIBRO ED.EUROCLUB 1981
“POESIE”


CANZONE (pagina 77)

Che giorno è
E’ tutti i giorni
Amica mia
E’ tutta la vita
Amore mio
Noi ci amiamo noi viviamo
Noi viviamo noi ci amiamo
E non sappiamo cosa sia la vita
Cosa sia il giorno
E non sappiamo cosa sia l’amore.





PRIMO GIORNO (pagina 83)

Lenzuola bianche in un armadio
Lenzuola rosse in un letto
Un figlio in una madre
La madre nei dolori
Il padre davanti alla stanza
La stanza nella casa
La casa nella città
La città nella notte
La morte in un grido
E il figlio nella vita.

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paolo
barbar

Gisy ha detto...

Che meraviglia la prima paolo.
E' proprio così è proprio così.
Accipicchia se è proprio così.