E’ vietata la riproduzione, parziale o totale, in qualsiasi forma e secondo ogni modalità, dei contenuti di questo blog, senza l’autorizzazione preventiva dell’autore.
Tutte le interviste, gli articoli, e le pubblicazioni artistiche realizzate da Gisela Scerman sono protette dal diritto esclusivo d’autore, e il loro utilizzo è consentito solo citando la fonte e l'autore e/o chiedendo il permesso preventivo dello stesso.

Creative Commons License



News e appuntamenti


x




IN LIBRERIA

19 luglio 2009

La verità dei sentimenti


Spesso mi chiedo se in genere interessi la verità delle cose. Non parlo ovviamente di quella verità da gossip che ha a che fare con la veridicità dei stra-fatti e chissenefrega. Una delle ragioni che a volte mi fa da diavolo “basta non scrivo più, mai più” è il fatto di trovarsi davanti ad “un pubblico” che del tuo dolore così come del tuo amore non se ne farebbe nulla. Nulla. Questo quando si parla di scrittura, ma che non va tanto distante dal concetto di vita o anzi di esistenza, nasce per quello, da quella sofferenza che ti fa gridare e dire sottovoce “sì sono vivo”, e rivendichi un bene, visto che di vivere non l’hai chiesto. Allora si cerca di non subire quello che non si è chiesto, e già si entra in un paradosso. E’ una lotta anche se non è la morte la vita è quell’abbarbicarsi all’io come un mollusco allo scoglio …

Carlo Vallini che è uno dei mie poeti preferiti “dice”

“la nostra miseria è grande:
la nostra materia
che soffre
ed invoca l’oblio
gridando per sempre:
- Non voglio
morire! –
s’abbarbica all’io
così disperatamente,
come il mollusco aderente
con tutte le forze allo scoglio:
l’io per ciascuna persona è come un’amante noiosa
che stanca sopra ogni cosa,
ma che tuttavia non si dona;

Quanta poesia ! E Oggi? Cosa se ne faranno di tanta poesia, niente, poco niente perché c’è fb o myspace, o chissà quale altro accidente come supplente della trasformazione del dolore. Ma è uno specchio, e un io ce si abbarbica a se stesso anziché ad uno scoglio, non conoscerà nemmeno la più noiosa delle amanti, che già si potrebbe dire un lusso.
A dirsene ci sono anch’io, perché non si scappa, che forza di volontà per andare oltre se stessi, oltre l’ego celato o malcelato.
Non ho ancora trovato nessun genio del cuore in un social network, al limite alcuni suoi fans, gente in gamba, gente simpatica, ma… accidenti. Almeno questa è la mia impressione, senza voler togliere sensibilità, bellezza, ricchezza interiore a nessuno, ma forse non lo si è abbastanza.
Non è sbagliato o giusto essere in o non essere in. Non è nemmeno giudicabile, anche se già lo sto facendo categorizzare una qualità in questo modo. Però un pensiero ci va. Ci sono libri meravigliosi, che contengono lo scibile umano, oh sì, molto più dettagliatamente che in qualunque motore di ricerca. Penso al “Mestiere di vivere” di Pavese, uno dei libri più importanti sulla sofferenza.

Dove capisci cos’è un uomo, e cos’è un uomo che soffre, la fatica di tirarsi addosso.


Ma questi son discorsi noiosi che interessano a ben pochi, sarebbe molto più facile postare due foto che hanno a che fare con quella realtà tangibile che distrai il mollusco abbarbicato. No, non lo farò, non qui , non ora.
Penso a tante cause dell’anno, di sofferenza forte, la perdita di Paride a febbraio. Quel ragazzo dell’accademia che di voglia di fare ne aveva tanta, e quando si perde qualcuno che ha voglia, cazzo, voglia di vivere così tanta in maniera così sciocca, beh un gran nervoso viene allo stomaco. E tutto, tutto diventa così inutile, se non proprio la vita prende valore, pesando che alla fine la cosa più importante è dare una carezza, salutare, cose stupide, occuparsi della vita proprio, dei sentimenti, perché ogni giorno per chiunque potrebbe chiudere un libro, e come ci si sente essere andati di fretta così, come a me capitò in una mattina di febbraio verso quel ragazzo che fu investito il giorno dopo. Si è presi da troppe cose. Io voglio ricordare, anche a costo di stare male. Per questo quando si scrive, e si vuole comunicare qualcosa di importante dispiace che le menti e i cuori siano così offuscati. Più di quanto sia giusto che lo siano.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

il pubblico che legge, ascolta, guarda, acquisisce: sempre.
Ed è sentimento.
E trae dalla lettura una lezione. La confronta con il suo sapere. E prova, se possibile far meglio, per sè, per gli altri, per chi è gli è accanto. Ci prova. Può sbagliare, succede.

Siamo tutti "pubblico",
e siamo anche tutti "io"

Difficile, molto, è riuscire a rendere il meglio tra noi,"io", e gli altri, "pubblico".

paolo
barbar

cris ha detto...

"Il sogno è sacro e qui si ripercote

tra la mollezza delle stoffe smorte

forse troppo improvviso e troppo forte

questo sonoro turbine di note.
Voglio un motivo lento, ove predomini

la nota alta del pianto, ma con una

potenza che mi vincoli e m’assorba;
come quando, di notte, lungi agli uomini,

un infelice va, sotto la luna,

addolcendo le note alla tiorba."

Vallini

cri