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IN LIBRERIA

04 giugno 2009

Solo un'anima in pena


Ci sono giorni che nel silenzio sembra mi pare che lo spirito altro non sia che uno stratificarsi di fogli a veline, quei fogli semitrasparenti che a forza di essere messi uno sopra l’altro prima o poi fanno un corpo reale e non più trasparibile – se così si potesse mai dire – dove tutto ha una sagoma ben definita e te puoi stare ovunque da sotto l’acqua o il sole ardente che ti senti indistruttibile.

Altri giorni che mi sveglio, (tutto succede, o mi succede per lo più quando mi sveglio) – che ho come la sensazione che qualcuno di quei foglietti semitrasparenti mi siano stati in un qualche modo tolti, e l’anima prende una vacuità incredibile e dilaga, dilaga, dilaga come un trucco sbavato. Anima e sogno forse comunicano troppo e scansano il corpo e te lo fanno pesare tutto.

Poi si pensa che è dura vivere, ma probabilmente è anche ben più dura morire, anche se qualcuno poi arriva a non pensarci più; però fatto ‘sta che almeno finché ci si lamenta è assodato che si è vivi quindi ancora in una condizione si vede sopportabile per quanto lamentevole. Insomma con il corpo ci si può lamentare, con l’anima dico solo quella, forse non ci si potrebbe nemmeno lamentare , sei solo anima che vaghi, e te pensi “che maronata che ho fatto a divenire solo un anima in pena…”, e poi non te ne puoi mettere nemmeno uno di cerotto, sei lì un anima in pena che cerca di camminare avanti iena che va avanti indietro per l’inferno, che non puoi neanche sfogarti e parlare male degli altri e con gli altri, che magari l’anima in pena sta male tale a prima - e anche non può nemmeno camminare avanti indietro, rivorresti le gambe per poter dire “oh qui che male che si sta” e andare avanti e indietro ad dirlo. Insomma anche lo stare male voglio dire credo delle volte abbi qualcosa di carnalmente consolatorio e non parlo certo di sadomaso, che pure quelle pure sono tecniche inverse per cercare di riscuotere un’anima, ma dove vanno poi?

“Non dice forse Pindaro che tutte le disgrazie di Tantalo gli derivano dal fatto che non era riuscito a sopportare la sua felicità?”

Unamuno “Nebbia”

2 commenti:

cris ha detto...

stella, basta.
Ti voglio bene.

Anonimo ha detto...

E' anche da un mal d'essere, che scaturisce poi un artistico pensiero.

C'è chi fa una corsa,un urlo, una nuotata, una cavalcata ecc.
E chi trae spunto per scrivere.

paolo
barbar

(auguri per l'anno, un altro)