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IN LIBRERIA

17 maggio 2009

Le disgrazie...


Io questi editing che vogliono sempre rivolgere l'attenzione solo sul presente dei fatti, (anche quando si tratta di passato) non mi piacciono proprio - la scrittura secondo me deve essere davvero qualcosa di estensivo e distensivo...mi son opposta a tante cose su questo nuovo libro, sugli interventi di storpiamento delle frasi (che per chi le leggeva erano ovviamente storpiate le mie)...ho accettato i tagli, alcuni, perché quel tipo di intervento non andava ad incidere sulla lingua, però un grande rammarico per un pezzo a cui tenevo davvero tanto, ma tanto tanto mi è stato tolto, credo sia ritenuto noioso, e la noia delle digressioni e su alcuni pensieri - credo sia uno di quei sentimenti che attacca prima di tutti chi non sa vivere col cuore, allora alla faccia, prima o poi lo riciclerò, ma intanto lo posto sul blog...(questo era pari pari un tagli di "Vorrei che fosse notte"

"Certe persone, non hanno proprio alternativa, e a “quel farsi rotolar giù per il precipizio” ci vanno proprio incontro, che è impossibile non sia così. A Letizia come Tonino - era come se alle loro disgrazie ci si fossero attaccate a due mani di peso, che se uno comincia a prenderle sul serio queste disgrazie, è sicuro che non ci salta più fuori. Tutte queste gli si accaniscono contro in modo da farli sprofondare nella melma più melmosa che c’è, così da non poter neanche più chiedere aiuto, perché se no, la melma gli va dentro per la bocca e li soffoca del tutto questi individui. In questi casi di disgrazie concatenate è come essere sull’orlo di un’altezza infinita e lasciarsi cadere come un elefante attaccato ad un filo di lana; e in questi casi non ce ne sarà mai, neanche mezza di possibilità buona.

Esiste anche la sfortuna vera. Ed uno a ritrovarsi giovane, già in certe condizioni non può non pensarlo; quella sfortuna che in alcune persone si capisce ce labbiano appiccicata dentro. Uno ci si ritrova; non chiede niente eppure gli capita di tutto, e a forza di capitargli di tutto non chiede più niente ancora di più. Però dentro gli diventa lo stomaco nero; uno non se la mette mai via del tutto che le cose vadano sempre così, spera che da un momento in poi qualcosa cambi. Ma quanta gente a forza di ammazzare il tempo è morta? Cerca di spingersi e di trascinarsi avanti uguale, si fa passare le giornate, tiene duro, fa resistenza a sé, e a tutto quello che quel suo essere se stesso gli tira dietro. Fare resistenza non porta bene; non si accetta mai che le cose succedano senza troppe spiegazioni. E’ solo un cercare di rimediare, ma i rimedi hanno sempre l’aspetto del rattoppo, e a parità di prezzo compriamo sempre di nuovo.

Tonino, il prozio di cui mi parlava la Berta per esempio, è una cosa passata, ma passata che è indicativa, e le cose passate indicative non scadono mai come esempi; voglio dire certo stava male perché nessuna donna al mondo gli dava retta, ma lui ha voluto insistere per uccidere questa sua disgrazia e andare contro la sua natura. Ha voluto a tutti i costi una donna; ma era logico che nessuna donna con dei sentimenti onesti al mondo gli sarebbe stata accanto per il solo fatto che lui era Tonino. In questo modo, facendo di se stesso una cosa innaturale, se ne è tirato dietro un vagone di disgrazie, anziché solo quella del fatto di essere lui. Se si fosse limitato al fatto di rimanere solo, magari solo e anche con pochi soldi, anziché volere la compagnia di una che i soldi glieli spendeva lei, sarebbe stato senz’altro meglio. Ma pensando che una cosa è la cosa peggiore, uno non si rende conto di quanto ancora potrebbe peggiorare, ma poi lo impara; in modo tale che gli viene nostalgia delle sfortune precedenti, e a forza di non perdonarsi questi errori da rivendicazione, uno dal malcontento si fa morire veloce dentro e fuori, perché non ha più il coraggio di guardarsi in faccia e soprattutto, per starsi zitto dentro.

Tonino quanto ha dovuto tacere, ah sì ! e se li immaginava gli angeli in vetta che lo portavano sulla terra in posti migliori; no, non poteva saperlo invece come andava la faccenda povera anima; ma se è poi vero che al peggio non c’è limite, lui dal fondo guardava verso lalto che gli venivano i crampi al collo. Si è reso conto, come ogni essere umano passato per rinunce e patimenti, di quanto non ci sia limite al meglio; che è unaltezza infinita il meglio, più di quanto lo possa essere il dirupo profondo del peggio che quello, lo si può realmente toccare come nei casi di lasciarsi smorire dal fastidio di sé. Il meglio invece è sempre una condizione ideale che nessuno mai tocca con una mano vera. Infatti ci si inventa il paradiso. Linferno invece è una condizione quotidiana, che arrivano le fiamme in un momento qualsiasi a bruciarti i buoni sentimenti anche ce ne fossero.


4 commenti:

Anonimo ha detto...

A pagina 28 ci sono solo le prime
righe.- Il resto è qui...

Esiste l'avvoltoio.
Ma senza le prede non esisterebbe.

paolo
barbar

Alex ha detto...

ahah, comunque questo devo dirtelo, le foto che usi per i tuoi post sono mitiche !! ma dove le trovi?
incredibile, c'è uno che si chiama Felice Malattia (presumo sia il nome e cognome) che ha (o aveva) una ditta di pompe funebri? :-)) beh complimenti ancora, secondo me dovresti inserire anche queste immagini nei tuoi libri, poi altro che noia, sai le risate...;-)

Alessandro ha detto...

Ma dove l'hai preso, è semplicemente fantastico. Come biglietto da visita è incredibile. Un mio amico dell'università si chiamava Agelo Della Morte, sai tutti a toccarsi....

Gisy ha detto...

@ Paolo - sì purtroppo sì, e non sai quante altre ne son state tagliate in questo modo, e ho in qualche modo dovuto accettarlo, 8ma io lo so, eh lo so bene !) questi son compromessi accettabili, altri no. Comunque...mi piace ogni tanto riportare quel che è stato fatto mancare !

@ Alex - Alessandro - bastassero le immagini per fare i libri...
forse alcuni li leggerebbero anche più volentieri. :)