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IN LIBRERIA

22 aprile 2009

Quel senso indicibile ignoto

Oggi il cielo è tornato sereno, caldo e carezzante.
Solo che quando poi mi torno svegliare nei pomeriggi, c'è sempre qualcosa che mi ricorda un abisso, eppure cammino, mi muovo, faccio, riesco a prendere, afferrare, sospirare - quante volte l'ho ripetuto, detto citato in quella poesia di Carlo Vallini - "quel senso indicibile ignoto - di precipitare nel vuoto - di precipitare per sempre - divenire preda del niente" eppure si è, si pensa, finché non si è vuoto, anche se misero il pensiero corrode delle volte - o può farlo - il sentimento uguale.
Non a tutti grazie a Dio.
Oggi ho pure camminato un sacco, anche se non avrei voluto camminare un sacco, e pensavo che una qualunque persona che inizialmente si può sentire benone a prima impressione in ogni punto stillato del suo corpo, dopo un po' di sforzo costante - capirebbe che - l'omogeneità della proprio scatola atomica avrebbe dei cedimenti in una qualche parte - e vi sarebbe a breve dopo ore di camminate - o di pressioni di fatiche - quella qualche parte che man mano si stacca, si corrode dall'iniziale sana omegenità, e così una prima una gamba mi è cominciata a dolore, e poi toccandomi in un punto l'anca una fitta che trasversale si propagava fin dietro la scapola sinistra era dolente.
Di un dolente ancora sopportabile, ma già a capire di dove la pressione sarebbe cominciata ad agire in maniera più insinuosa. Magari ad un latro avrebbe preso un braccio destro e testa, visto che c'era il sole battente, e chi può dirlo, e oggi è stata una giornataccia che mi eri svegliata pure con dello sprint, che si è spento in una giornataccia appunto.
Uno mi ha detto anche beh sei una donna indipendente c'hai pure il bancomat - forse era anche serio, ma tanto intanto il mio bancomat era stato risucchiato da una di quelle macchinette per bancomat, al lavoro mi han detto "oggi non si lavora" e io pensavo alle nutrie che sono sul secchia, che mi avevano detto che vengono dall'america - allora ancora mi immaginavo Cristoforo Colombo sulla caravella e con una gabbietta in mano che liberava i cuccioli di nutria nel Secchia che è un fiume poi qui di Modena per chi non fosse dei dintorni - e intanto mi cominciava a far male la gamba, e che mi dispiaceva non poterlo scrivere.
Era un po' che non scrivevo, ma è inutile scrivere se poi non si ha niente da scrivere.

Intanto buona metà settimana che è quasi di più che metà.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

giornata malandata. passata.

scrivere, leggere.

ho letto il tuo ultimo libro "vorrei che fosse notte"

è molto realistico, e il lettore può riconoscere fatti e personaggi, per simile situazione vissuta, o sentita raccontare da persone che hanno avuto storie simili.

Personalmente essendo veneto, riconosco come può essere l'ambiente.

Essendo coetaneo di alcuni personaggi. -Letizia e del ragazzo dai capelli lunghi-, mi sono trovato a margine della storia. Fra l'altro anch'io ho lavorato un anno e mezzo a Monaco di Baviera.(1973,1974)

Molto interessante il racconto su tutti gli altri, anche le storie
tramandate dagli anziani.

Insomma quel bambino ha osservato nel bene e nel male, e saputo farcelo sapere.

paolo
barbar

BC. Bruno Carioli ha detto...

Bella l'immagine delle nutrie, di Colombo e della gabbietta.

Gisy ha detto...

@ Paolo ! - Grazie intanto per aver letto l'ultimo libro, e mi fa piacere che ritrovi delle cose...
Per me è molto forte - soprattutto quello che mi è arrivato attraverso le narrazioni di chi mi stava vicino, per cui erano sì gli anni '80 ma si andava sempre indietro, indietro, indietro..
Farò un apresentazione anche a Bassano, anche se tutto da stabilire quando !

@Bruno - Eh piaceva anche a me!...

:)