Fuori è un'altra volta palesemente autunno, la gente passa più imbottita e con le mani nelle tasche se fosse sera - e dire che fino un mese fa si moriva dal caldo. I bambini che piangono, i giovani che passano in macchina con la musica accesa, i vecchi che procedono lenti, come essere pronte lumachine a rintanarsi nella casa nocciola. Di stagione in stagione le considerazioni sul tempo, che si scambiano che sono sempre quelle che vengono derise, e poi quando non si ha nulla più da dire riempiono tanti vuoti, e sembrano massimi sistemi di sopravvivenza,
Bimbi, giovani, adulti anziani, quando li vediamo immagini eterne, inchiodate ad un unico presente - eppure tutto questo è già stato, e diverrà. Allo stesso modo di quel che è già stato,eppure sempre in maniera del tutto vergine.
Il bimbo del piano di sopra piange spesso, o soffre o capriccia, a me spacca un po' i maroni quando devo riposare nel pomeriggio, poi discussioni di coppie, il vecchietto che pare hemingway ha serrato le finestre, non si sentono più le urla porno provenire dalla tv. Vado a fare la spesa, e un macellaio si ricorda che qualche anno fa abitavo a Modena est, mi ha fatto sorridere, è vero, eccome è vero. Anche lui mi sembra uguale, e non quando conosco una persona gli rimane per sempre l'età nella quale l'ho conosciuta. Poi perché quel macellaio si trovi da questa parte di Modena che non è quella est, boh intanto son cambiate delle cose, ne cambiano sempre, anche quando non lo sappiamo, poi un giorno è come se ci si sveglia e ci si trova che è cambiato il mondo. In realtà è qualcosa di noi che comincia a stridere, o nei casi migliori, ma raramente si mette in pace e in pari del tutto...
Il sabato verso sera le strade di Modena son gremite di gente, si passa a stento, le coppiette si tengono per mano e quando passano sembra essere tutto solo loro. Fanno bene, cosa devo dire.
Un giorno a loro volta vedranno quello che sono stati, ne se sorrideranno e o ne saranno indispettiti, forse non riocorderanno nemmeno, am ci credo poco, sempre ad averne la fortuna o la sfortuna a sopravvivere tra le gente.
Il fatto a cui penso è che non facciamo altro che rappresentare l'assoluto, fermo divenire, "l'umano eterno". E ' molto difficile quando si pensa nel presente; cosa si rappresenta se non per sillogismi automatici, invece si è sempre rappresentativi non solo di se stessi ma di un genere, che è quello più brutale che stordisce ogni tentativo di individualità spesso e volentieri. Ovvero tu attraversi una fase della tua vita che da fuori è giudicata in una determinata posizione, e lì si entra nel bene e nel male o nell' "è così" - nella classicità dell'immagine.
Mi spiego meglio, un bimbo susciterà determinati sentimenti, così come una bella donna, così come un uomo , così come un anziano, e qualunque azione compiuta una qualsiasi categoria citata. Si innescano automaticamente sentimenti differenti, a seconda di chi la compie, ed è qui che si è in quella classicità dell'umano che intendo. Oh certo c'è il progresso che va avanti, anzi l'evoluzione che procede mi sento di dire meglio, ma la cosa più forte dell'essere alla fine, è che replica l'infinito nella finita biologia che si interseca si incontra e si compie solo attraverso quegli insiemi non contemplabili di micro e macrocosmo.
Eppure è possibile che tutto questo infinitamente grande e infinitamente piccolo ci crei la dimensione delle preoccupazioni, dell'amore, dell'odio e del rancore. In quella saga indistruttibile che ciò che è vero è vero per sempre, in quell'incessante processo di intensificazione dell'infinito che ogni individuo in maniera del tutto naturale e spesso inconsapevole fa centripetare nel mondo e crea la magia o il distrastro, nell'incessante tentativodi ritrovarsi.
Quale pace, se non quella dei sensi?
Sondaggi, quiz giochi... - A cosa stai pensando?
1 giorno fa