Mi pareva interessante postare questo scritto che confronta Piero Ciampi a Vladimir Vysotskij (altro disperato amorevolmente feroce) - in genere non posto post che altri postano ! Pero in questo caso, visto che Piero Ciampi mi ha riguardato e continua a riguardarmi da vicino, quando trovo o mi segnalano articoli interessanti, perché non diffonderli, soprattutto se ci stanno veramente a cuore. E
mi pare ben fatto.
Preso dal blog Il dente del giudizio
Piero Ciampi e Vladimir Vysotskij
A cura di Alessandro di Nicola
Sovente i nomi di Piero Ciampi e Vladimir Vysotskij vengono intrecciati e fatti convergere per mere questioni esistenziali, di vite unite dall’alcool e da una comune deriva verso un volontario annichilimento: un “fare di se stesso fiamma” per citare Carlo Michelstaedter, ma quale pratica ridotta al lumicino di una condotta autodistruttiva, con il compiacimento di chi ne è fuori (”grazie a Dio” o a chi ne fa le veci) ma al contempo ne guarda estasiato gli esausti e prevedibili sviluppi a distanza, godendosi ombre e vertigini, fumi e fragori dal sottoscala di casa.
In realtà, credo che l’affinità tra Piero Ciampi e Vladimir Vysotskij non vada misurata in gradi su una bottiglia. Nella poetica di entrambi si assiste, almeno nelle prove migliori, all’incerto assestamento di un soggetto disarcionato dal mondo. Gli oggetti e gli affetti del quotidiano hanno in Ciampi vividezza palpabile e nelle sue canzoni c’è spesso un virtuoso ed ironico scambio tra universo degli affetti e cose, movenze del cuore e realtà fisica: si tratta spesso di un amore fatto carne e quest’ultima è spesso carne in scatola. Questo attrito, ricomposto in pietà di sè e degli altri, tra sentire (alto) che arriva dal corpo e sentire (basso) che giunge dal mondo è probabilmente all’origine dell’estraneità della poetica di Ciampi alla vulgata canzonettistica italiana, in cui l’amore è sempre alto, la donna angelicata/morto assente e la rima vieta. Questo stesso attrito è uno dei più robusti rivoli che danno forza d’espressione alle ricorrenti figure cristologiche nelle canzoni dell’artista livornese.
In Vysotskij il quotidiano nei versi è già ricomposto, in termini di apologo, di fiaba o di invettiva. Il disarcionamento del soggetto avviene all’interno di questa solida cornice narrativa (mentre in Ciampi la stessa narrazione è per lo più franta, cangiante e sottoposta alla sollecitudine di una forma mutevole): quella del soggetto è una figura in primo piano ma metamorfica, perché il processo di auto-identificazione è sempre inesausto ed il soggetto stesso possiede il linguaggio della Storia ma non riesce a farne parte. È una corda di strumento troppo tesa, per ammissione del poeta russo.
In Ciampi il soggetto accoglie tutto ma non diviene nulla (mentre in Vysotskij il soggetto allontana momentaneamente il mondo per assumerne le forme): i versi di Ciampi sono un continuo incontro di incarnazioni di sentimenti, oggetti, animali, eventi, uomini, ruoli e soprattutto donne ma senza che questo incontro rinsaldi un’alleanza con il soggetto, neanche formale. Il soggetto nelle canzoni è un uomo in verticale, che se tocca il mondo se ne ritrae. Questo ritrarsi ha carattere sentimentale e ciò genera quelle dense e suggestive immagini dell’universo ciampiano che sono “cose”, metafore, sineddochi e contemporaneamente estensioni del sentire. Nei versi di Vysotskij si avverte la presenza di immagini similari, sorte da una medesima inapplicazione del soggetto al mondo, ma nel caso del poeta russo le figure sono più energiche e meno ambigue, più compiute e meno sonanti in vibrazioni, sono contorni e non punti di colore.
P.S. Purtroppo, non conoscendo il russo, la mia lettura dei versi di Vysotskij si limita a quanto disponibile in traduzione italiana.
Una manciata di link per chi volesse cominciare a conoscere i due artisti:
Testi delle canzoni di Piero Ciampi
Pagina dedicata a Ciampi con biografia
Alcuni testi di Vladimir Vysotskij
Ebook Millelire dedicato a Vysotskij
6 commenti:
Mi ricordo dell'autore di questo scritto... sta meglio, adesso?
Non era lui, non è che chi parla di letteratura è interscambiabile. cmq questa post parla di Ciampi e Vysotskij.
ok... credevo si trattasse del tuo amico... cancella pure i miei messaggi. mi spiace... mi spiace, cercando di mantenere i contatti ho perso. cancella.
ma cos'è sta roba...non è mica un blog a tu per tu!!!
Basta la minchia dell'errore...qui ce la si mena troppo...andare andare rigare dritto, e se uno scazza, scazza e basta...non è mica un guestbook, son commenti...andare e aver l'educazione buona da tenersela stretta per saper quando dirlo un commento e se si scazza "zitti e mosca"...
Trincia-Senna
Eh no. No. NO!!!
Trincia, tu e Gisela siete ad un livello ben diverso dal mio, vorrei raggiungerlo ma non ci riesco.
Ma cosa credi? Eh?
Comunque il mio commento c'entrava. C'entrava con chi ha scritto l'articolo, ricordavo una vicenda. Ho sbagliato, e ho avuto l'educazione ed il coraggio di riconoscerlo. Se io scrivessi monumentali e frequenti messaggi che non c'entrano, potrei capire il tuo ragionamento sul guestbook. Ma non è così.
Il mio spazio si sta restringendo sempre di più. Sto annegando! Tengo molto a Gisela. Io.. la considero una amica importante. Praticamente questo è il secondo errore che faccio in poco tempo. Forse questo messaggio è il terzo. Avevo già cancellato i segnalibri dal computer, prevedendo una mia scomparsa dal cuore di Gisela. Ma sono tornato. E cosa trovo? TU!
Ma và!
Gisela... ti voglio bene. Ma non basta più, vero? Ho fatto il mio tempo.
Internet fa dei gran drammi. Si pensa di essere amici così, senza mai nemmeno essersi conosciuti, si pensa di voler bene, magari ci si convince anche.
Antonio ti rendi conto che monologhi?
Soprattutto, sei molto invadente nel commentare spesso cose che non centrano nulla con quello che scrivo, e quindi allontani gli utenti da una conversazione sul tema. Le te non sono buttate di tanto in tanto - ed esistono semmai le mail, semmai fosse il caso.
Mi spiace molto che post a cui tengo molto debbano essere sporcati da questi inutili e stupidi battibecchi di ordine personale.
"Ti voglio bene" mi sa che non è il caso di dirlo, nel modo in cui me lo stai dicendo in questo contesto, e soprattutto non mi pare proprio il caso.
Cerchi di ricattare una risposta col fatto della tua "presunta" gentilezza, ma che poi è di fatto molto invadente.
Vedi, a mia volta mi porti a rispondere qui, quando semmai avrebbe dovuto essere una mail, ma siccome nemmeno tu ti sei limitato a dire certe cose via mail, allora anch'io oggi ti rispondo così, ma oggi e solo oggi perché non ci saranno su questioni di questo tipo altre mie risposte. E se lo riterrò opportuno cancellerò messaggi inutili, che deviano un certo tipo di utenza, a cui sicuramente tengo di più.
Trincia Senna ha perfettamente ragione.
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