Tante volte ho pensato che la musica sia stata per me, la mia letteratura; in certe occasioni, in certi autori, forse più che certi libri mi ha dato la vita creativa - tutto quello - per trasformare il bello in altro, che a me penso riesca in un qualche modo distratto con le parole scritte.
Ah ma ahimé - quanto mi è dispiaciuto non saper suonare uno strumento, o avere una voce per poter cantare...
Chissà fosse andata diversamente.
Però di fronte a certi artisti appunto - alcuni - che eleggo e se li eleggo, li tengo in alto. Come non vederli come delle muse, dei doni divini - hanno qualcosa a che fare con l'amore, il bello, l'assoluto .
Per me i Le masque son stati tra questi - non è la prima volta che certo ne parlo e ne parlerò, nelle loro struggenti parole, melodie, che mi hanno accompagnato i giorni. E pure tramite loro ho scoperto quel meraviglioso poeta di nome Carlo Vallini - con quella poesia "Un giorno" che non lascia respiro - una poesia sulla morte, immobile, teutonica e vibrante come l'eternità.
Era tanto che avevo nel cassetto questa intervista - 'autore e cantante dei testi di questo gruppo Edgardo Moja Cellerino - che esattamente oggi dopo un po' di tempo mi ha graziato di questa intervista fatta ormai vario tempo fa...e ve la lascio come dono.
Per ascoltare alcuni loro brani - consiglio "Colloquio" la recita della poesia "Un giorno" di Carlo ValliniLeMasqueMyspacee
Oggi secondo te com’è messa la “situazione musicale” in Italia?
Malissimo, in Italia si produce poco e male. I discografici mirano al successo immediato. Investono cifre da capogiro per ottenere un risultato che deve “salvare” la stagione. Il pubblico ascolta ma non acquista, gli unici compratori rimasti sono gli appassionati, troppo pochi per rappresentare un mercato. Poi, diciamolo, a questa allarmante situazione bisogna aggiungere anche la modesta proposta “artistica”che spesso la discografia propone.
Secondo te questa sovrabbondanza di produzione sia discografica che editoriale ha senso parlare ancora di letteratura e di veri autori.
Assolutamente, “si deve parlare”! La parola è il nostro linguaggio, guai a noi se rinunciassimo al verbo, rinunceremmo alla vita, alle nostre storie personali alle nostre tenerezze come potremmo ricordare un amore se non riuscissimo più a proninciarne il nome?
Però l'arte può essere aggiornata in base ai tempi che si incontrano, se si va incontro ad un periodo di saturazione tecnologica è inevitabile che anche l'arte ne venga “filtrata e d elaborata di conseguenza”...
La tecnologia oggi è un mezzo indispensabile, me ne rendo conto ma nulla può sostituire la penna e la carta , la mano e la tastiera del pianoforte. Dobbiamo salvaguardare l’iride in cui si riflette il colore , la nostra fede estetica deve saper dominare la tecnologia.
Secondo te sarà possibile?
Servono uomini nuovi, così moderni da sembrare antichi. Anime che ritrovino il luogo sacro, il tempio, il palcoscenico da cui l’attore, il musicista e il poeta possano dare voce all’unico canto profondo della vita :la bellezza..
Come riconoscere in mezzo a questo marasma “di prodotti” chi può essere affine ad una certa sensibilità, come fa chi vuol scegliere a scegliere...
È semplice, basta affidarsi alla pelle d’oca.
Tuoi autori di riferimento nella musica...
Amo tantissimo le canzoni di Luigi Tenco poichè ispirano nostalgia e questo è un sentimento che adoro poichè privo di “velocità”, è un sentimento senza tempo, immortale. Ascolto con altrettanta passione i brani di Bruno Martino, la sua musica si consuma lentamente come una sigaretta e ti avvolge come braccia femminili , quelle canzoni non ti lasciano mai da solo. Non smetto mai di sentire musiche da films, i miei compositori preferiti? Armando Trovaioli, Riz Ortolani, Stelvio Cipriani, Ennio Morricone e naturalmente Nino Rota. Ascolto comunque tantissima musica.
Ciampi l’hai conosciuto dopo?
Si, ascoltai un disco a lui dedicato da Gino Paoli , l’album si intitolava come una delle sue più belle canzoni- “ha tutte le carte in regola”- . Però che faccia quel Ciampi, un volto duro e magro ma con dentro due occhi così buoni. Oddio, ho dimenticato De andrè, sono davvero imperdonabile. Durante una cena ebbi modo di inconrtarlo, ero intimidito allungai la mia mano in segno di saluto, lui fù gentilissimo, rispose al mio gesto cortese con altrettanto garbo e mi sorrise pure. Non so quanto duri in genere una stretta di mano, forse qualche secondo, secondi che in quell’occasione mi parvero giorni, gli stessi spesi felicemente ad ascoltare le sue canzoni.
C'è di De Andrè un album migliore secondo te?
“Tutti morimmo a stento”, ma sono tutti belli..
E di “Anime salve che ne pensi”...
Bello,bello.
E nel Cinema c'è qualcosa che ti ha fortemente ispirato?
La profondità di Andrej Tarkovskij, la purezza di Robert Bresson e la fantasia di Fellini
Però poi ci sono altri registi che amo : Jacques Tati, Truffaut,il nostro Valerio Zurlini,Olmi e via così...
Hai anche fatto un brano dal nome “Nostalghia” è un omaggio a Tarkovskij allora...
Sì, il brano mi fù suggerito da quel meraviglioso film.
Parliamo un po' invece del vostro ultimo album “Gli anni di Globiana” a me pare che quell'album stacchi parecchio dai precedenti...come tono, forse è meno nostalgico...
Ma no, perchè? Come potrei allontanarmi dal sentimento che amo più di ogni altro? Dopo la nostalgia che altro c’è? L’amore certo, ma è sempre il frutto di quel sentimento. Gli anni di Globiana continua questo monologo interiore. Abbiamo certamente inserito nuovi elementi musicali, quello si, che hanno reso il prodotto un pò più “facile” rispetto ai lavori di un tempo.
Siete stati anche al premio Tenco...
Nel 1990, meravigliosa espierenza , fù il battesimo dell’aria e conobbi un uomo straordinario: Amilcare Rambaldi.
-C'è una frase che ti è cara?
Una parola : nostalgia .Si deve meditare bene su questa parola perché è una voce che se è ascoltata con lo spirito giusto, può salvare il mondo. La forza nasce proprio dalla consapevolezza straordinaria che il passato può essere il presente. Non esiste per me un passato, difficile credere al tempo perduto. Anche le persone scomparse si ripensano.
È un altrove. Punto...
È un altrove, come lo stupore adolescenziale. Quando ogni cosa ci pare lontana è sufficiente un aroma, un paesaggio , un quadro appeso per ritornare a quel”fatto” a quel volto e all’unico amore, forse distante ma dolce. Perchè é dolce “naufragare in questo mare”.
La donna tu la vedi sempre sotto questo aspetto, l'aspetto nostalgico...se si pensano alle tue canzoni “Makrya” no?
Però poi così si idealizza...
Ma l'idealizzare in fondo è giocare, da piccolo il mio passatempo preferito erano i soldatini, mi piaceva giocarci da solo e non con gli altri compagni. Creavo delle vere e proprie storie con tanto di sceneggiatura e colonna sonora. Allora non conoscevo la musica, così fischiettavo i temi che accompagnavano il mio gioco, i soldatini sono stati i miei primi eroi che ho “mitizzato”
Come il giorno del ripostiglio...
Esatto, prima arrivano i “soldatini” poi gli “eserciti primaverili”, gli amori ,la donna.
Ma l'hai sempre portata molto in alto...
Io si, che altro c’è di divino dopo Dio?
Ma tutte le donne...o solo le donne giovani?
Ma tutte, ogni donna ha qualcosa da raccontarti. Può essere colei con la quale condividere un rapporto affettivo, oppure semplicemente una figura familiare . Mia nonna e mia madre ad esempio mi hanno donato l’adolescenza e dici poco?
Ecco, quanto importante è per te la struttura della lingua...
Fondamentale se vuoi scrivere, se vuoi comunicare se vuoi amare. Naturalmente è necessaria la tecnica.
Comunque anche tutti i tuoi lavori precedenti erano eccellenti nonostante non avessi lavorato così a fondo sulla tecnica, molto evocativi, voglio dire arrivano molto...
Avevo ventitrè anni le cose le sentivo e le scrivevo, oggi le penso e poi le scrivo, ma ho quarantasette anni la vita ti cambia diventi più riflessivo. Grazie comunque del tuo complimento.
A proposito dell'età, tu hai detto anche che “parlare di Pavese a trent'anni non è come parlarne a cinquanta”....
Ad una certa età si ha ormai capitalizzato un vissuto che rende tutto sommato credibili.
Comunque lo stesso Pavese a trent'anni aveva già fatto parecchio di forte...
Cesare Pavese era lo Spirito Santo.
Secondo te la durata delle “produzioni” adesso sarà comunque più breve di quanto non lo fosse un tempo?
Può darsi tuttavia a livello artistico credo che le cose cambieranno e questo grazie al nuovo pubblico, quello femminile. Le donne sanno ascoltare, intuiscono immediatamente la bellezza. Un artista si può fidare della loro dolce attenzione.
Il movimento femminista quindi per te è stato importante...
Eccome.
Non trovi però che continui il fatto che una donna rappresenta sempre e comunque solo se stessa, e un uomo invece rappresenti sempre tutta l'umanità. Cioè quando una donna parla è come se parlasse per tutte le donne, ma per le donne, se parla un uomo invece parla sia per gli uomini che per le donne...
Alla fine non vedo tutta questa grande differenza. Dalla mia esperienza dico che la sensibilità femminile ha la stessa autorevolezza di quella maschile
Non tutti la penseranno così...
Sicuro, ma ormai il cambiamento è avvenuto. La donna è a tutti gli effetti responsabile del nuovo mondo, quindi mi aspetto la tenerezza...
Se c’è una frase che vorresti dire a tutti..
Sognate, parlate dialetti difficili.
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3 commenti:
Letta con molto piacere!!!
personaggio straordinario
Direi proprio di sì - son così legata a questi testi...mi hanno dato davvero molto.
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