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16 dicembre 2007

Il passato solido


La morte è un passato che deve ancora avvenire.
Un passato che ci riguarda anche se non lo conosciamo.
Io penso sia questo il fascino del passato, l'analogia che si instaura tra il non esserci e il dover esserci; la presunzione di capire cosa resteremo per altri che non abbiamo conosciuto e non conosceremo che faranno da ponte alla nostre identità, come noi alo facciamo ad altri.
Esserci può sembrare così uno spreco a volte, l'unica cosa che mi rende felice, è essere quell che sembro, ma che non sono, e dire che è un latro modo per essere. Essere ancora di più un passato o un futuro pur essendo presente, non palpabile perché immaginifico.

Così la bellezza.

"Il passato esiste forse concretamente nello spazio? C'è da qualche parte un luogo, un mondo di oggetti solidi, dove il passato sta ancora avvenendo? [...] dove esiste il passato, seppure esiste?".
"Nei documenti. Vi è registrato". "Nei documenti. E... nella mente. Nella memoria degli uomini".

Geroge Orwell"


Voi non sapete in quanti presenti ho cercato quegli oggetti solidi di altri tempi fuori casa.

g

12 commenti:

Anonimo ha detto...

e dentro casa?

SerialLicker ha detto...

potersi immaginare con gli occhi degli altri, poter vedere il proprio funerale, poter essere certi che una fettina di noi resterà sempre nel piatto di qualcuno...

ha ragione orwell. e anche tu

violazione ha detto...

comunque, siamo solo presente, nel senso che possiamo e possono viverci solo al presente...
e quel che siamo stati nel passato, è divenuto il nostro presente...
e quel che saremo nel futuro, è il nostro presente che lo farà...

il resto son ricordi, e come tali son soggettivi, o documenti come foto o scritti, ma non certo una "finestra temporale" da cui guardar dal presente se non nel nostro "immaginare o rivivere" il passato, ma con le emozioni del presente, quindi sempre un'artefazione del passato...
così come guardarci al futuro, è altrettanta artefazione nel senso di immaginazione...

e comunque non so, se continuo a cercar definizioni, mi sembra di partecipare ad un'esercitazione sofistica, e al termine della quale, ogni definizione che potremmo estrarre dal ragionarci su per via dialettica, potrebbe essere quella buona..

io so solo che, comunque e sempre, sono il mio presente, e non sono un collezionista di solidi, ma inseguo la fluidità del tempo che armonizza la mia "crescita", o sarebbe giusto dire "invecchiamento"...

in fin dei conti, se me lo permetti, desideravo solo dirti che in questa foto, o questa foto tutta è molto bella...
e che i tuoi occhi sono esaltati dalla scala dei grigi quanto più che il colore possa render merito...

un ciao dal passato, visto che leggerai in un futuro che sarà il tuo presente...

ciao GY

Gisy ha detto...

@Serialliker - te non si quante volte l'ho fatto di immaginarmelo, e quante volte pensare di altri, e quante volte pensare di essere tra persone che magari chissà a vederle - io c'ho l'amore-ossessione per la morte nostalgia. Non so quante volte ci e in quanti modi possa averci pensato...

@Violazione - di fatto non solo però esiste il presente, ma pure il presente che modifica il passato nelle sue trasfigurazioni...
il solido non lo conosco, non l'ho mai conosciuto e più vivo più mi sembra impossibile...
è tutto un sogno.
Quella foto piace molto anche a me, è tra quelle che preferisco, del resto non so se sembro io.

Anonimo ha detto...

Ciao sono Graziano
Guarda...il passato esiste come esistono tutti e tre i tempi...se vuoi sfuggire al passato devi andare in sincrono con la realtà...accettare il fatto che sei correlata ad ogni cosa di questo mondo. Sei con gli altri e sei distinta dagli altri. Se non capisci questa cosa starai sempre nel passato. E gli oggetti solidi non ti serviranno a un cazzo.
Un abbraccio

natzuka ha detto...

..il passato...io non credo che sia così immediato che gli altri ci vivono al presente e neanche che il passato sia relegato in posti solo mentali...bhè magari sono impopolare, ma ecco, io oggi sono il mio passato perchè senza quello non sarei quella di oggi,
il mio passato è nella mia faccia nei miei modi...in tutta me,
solo essendo stata posso essere e solo se sono il mio passato posso cercare di stare qui nel presente...
cioè, ogni cosa, solida o no, che conosciamo che abbia avuto un significato, lontana o vicina nel tempo al nostro corpo è il nostro corpo...
credo che tutto sarebbe più facile se quello che abbiamo vissuto fosse solo impresso nella mente...
ma al solito non sono ben sicura di essermi espressa bene...

Gisy ha detto...

Nel caso un omicida commetta un crimine, e non venga scoperto immediatamente, ma mettiamo 30 anni dopo; metti caso che nel frattempo è diventato un'altra persona veramente - secondo voi è giusto dargli la stessa condanna che si sarebbe meritato per un reato commesso 30 anni prima?

Io non credo.
Anche se razionalmente ed eticamente sembra la soluzione più corretta.
E' vero che il passato è un "attraverso", più che un realtà, la realtà si compie in quell'attraverso fino a creare un susseguirsi di presenti che fanno la vita.
Se penso a come ero quindici anni fa mi verrebbe da dire che non avrei nulla a che vedere con me a parte le infinite meiosi cellulari che mi hanno portato fisicamente in questo momento a pensare che quella non ero io.
Eppure ero io, ma pure no.
E' più facile che le dimensioni siano tutte false, ed esistanl in qunato false.
Forse graziano non sbagli, ma cos'è tangibile? Il presente? No, nemmeno quello.

L'avvenire ci tormenta, il passato ci trattiene, il presente ci sfugge. (Gustave Flaubert)

Anonimo ha detto...

Siamo la somma di tutto ciò che abbiamo fatto (con tanto di conseguenze), di tutte le persone che abbiamo conosciuto, di tutto ciò che abbiamo imparato ed anche dimenticato.
Quel che saremo.. beh, in bocca al lupo!

violazione ha detto...

nel caso dell'omicida...
come fa a "diventare" un altro, se non si è pentito chiedendo di pagare per quello che ha fatto...?

se lui stesso non ha chiesto di pagare per quelle che sono state le sue responsabilità, io non ci vedo un cambiamento profondo, interiore...

ben altra cosa sono i nostri personali cambiamenti o piccoli errori, rispetto ai quali se anche si può chiedere scusa può farci solo del bene, ma come si fa a "cambiare" tenendosi dentro un peso come quello che è togliere la vita a qualcuno...?

non è poca cosa...

natzuka ha detto...

un'omicida...
un omicida che non lo dice a nessuno e poi diventa migliore.
secondo me è migliore perchè sa di essere un assassino.
che può essere buono soprattutto in funzione del fatto che è cattivo e solo perchè è cattivo davvero può essere buono davvero.
credo..

SerialLicker ha detto...

da appassionato di telefilm penso a Cold Case (ma scegliete un ufficiale nazista a caso, o un torturatore di Guantanamo) e vedo persone che convivono con il ricordo di un'assoluta malvagità uscita dalle loro mani e dalla loro mente, con serenità.
Siamo fatti così. Non sopravviveremmo ai dolori più estremi (nostri e altrui) se non avessimo la capacità di anestetizzarci...

Gisy ha detto...

@Petite bella - beh oddio... non credo sia così. ci sono persone che in terra incarnano il male e il bene (in un determinato presesnte).Però non credo che se uno è cattivo si può riscattatre nel fatto di poterlo anche non esserlo; come uno che NON commette un crimine non per forza può essere un buon uomo, anche se non eiste magari una condanna tangibile.
Può esistere invece il cambiamento, ma non necessariamente legato alla consapevolezza,cioè al senso di colpa.

@Serialiker - sì ne conosco di assassini buonissimi con tutto ciò che non hanno assassinato. Poi ci sonoanche i pentiti (quelli beccati guarda caso)