mi rendo conto che son stata poco presente ultimamente. Certo non basta mettere le cose degli altri per esserci, però se non altro dà un senso di continuità. Ho pensato ultimamente che forse potrei chiudere questo blog, come diceva Tenco “...nel mondo c'è già tanta gente che parla, parla, parla sempre, che pretende di farsi sentire, e non ha niente da dire".
Non so, ci penso poi ci giro attorno al pensiero, ma non è questo il punto – è che forse davvero la mia assenza di desideri mi scava come un cancro. Ci sono sì dei giorni che mi pare pure bello guardare fuori, camminare e fare tutte quelle cose che gli esseri umani fanno. Poi ripenso anche alle storie dei miei nonni, e che ai tempi della guerra da bambini bastava stare stretti in 4 piccolini nel letto sciupo, a stringersi al rumore che i grandi provocavano buttando dei sassolini giù per le grondaie per stringersi di più e non volerla mai per nessun motivo al mondo la morte, e quella era la vita. Mi spiace pure che non riesco a rispondere con entusiasmo alle mail che mi arrivano, non che me la tiri sia chiaro, ma quando sei sul depresso-rispondere appunto in un certo tono a chi non conosci proprio non mi riesce, allora dico rispondo poi domani o un altro giorno, intanto vado a dormire, e poi quel giorno va in là. Quindi non è un fatto personale se capita che non rispondo qualche volta. Mi pare un po' di essere in quel limbo sospesa tra la voglia di non riuscire a vivere e quella soglia del non a volere la morte fino in fondo. Non è facile passare dal desiderio di morte alla morte. No, no. Poi vedo le notizie per televisione e mi dico, ma guarda è morto quel ragazzo - come quel tifoso o la studentessa di Perugia che probabilmente alla propria morte mai ci pensavano. E' proprio una beffa il mondo eh.
E intanto si è qui, poi nulla se si pensa che la terra esiste da poco circa 4 miliardi e mezzo di anni – ce ne saranno di rivoluzioni partiti governi e avanti ancora finché vuoi. Cos'è il nostro tempo? Uno poi è infossato qui, si sa e cosa si può fare costretto al proprio sé, ai propri blog a ste cose per darsi un senso.
"E volere scampare? Ma scampare da cosa? Una bella pretesa sai… questo è il pianeta terra, questo è il sogno, perché insistere nel volerne fare qualcosa di reale, qualcosa di solido? Cosa credi di aver trovato? Dimmi cosa hai trovato, questa è una buona domanda, più che chiedersi il futuro. E poi… l’idea di fare soldi, credi di essere più libera così? Credi che pensare al fare soldi ti possa giovare? Ti sentiresti migliore? Gli antichi Maya usavano sacrifici umani, e non solo loro. Ma poi se è così, sei come tanti altri – che a differenza dei sacrifici, vorresti trasformare il sangue in denaro. Non hai voglia di perdere denaro – sangue. Oh mioddio devo fare qualcosa per recuperare denaro, non posso vivere senza. Ah sì? E con il sangue come la mettiamo? - Il pesce spada è svanito. La vasca è solitaria, come Denver quando è stata abbandonata agli eroi; nessuno piangeva, ma il cuore è gonfio di tristezza. Era meglio quando i Serafini leccavano la carne di chiunque gli regalasse un sorriso. E tu vuoi scampare? Scampare, eh? Strana pretesa amore mio”. Accontentiamoci di adesso”.
g
10 commenti:
In questi giorni sto leggendo un romanzo di Yalom, intitolato La cura Schopenhauer, edito da Neri Pozza (purtroppo l'ho trovato in biblioteca perché in libreria, almeno qui a Bologna, non c'era; eppure è uscito due anni fa). Be', se ti trovi nello stato d'animo espresso nel post te lo consiglio caldamente. E' umoristico e profondo al tempo stesso. Racconta di un uomo (uno psicoterapeuta) che scopre di avere un tumore che gli concederà di vivere in salute un anno di vita, presumibilmente. L'uomo cade nello sconforto. Né la sua amata psicoanalisi né tantomeno la religione riescono a dargli conforto. Paradossalmente (ma non poi tanto, come scopriremo) sarà il pesiero di Schopenhauer (noto come uno dei filosofi più pessimisti di tutti i tempi) a confortarlo e a renderlo capace di dare un senso alla sua vita. Detto così, sembra una palla... invece è divertente e come romanzo ti "prende", hai voglia di andare avanti...
Comunque, a parte questo, quando ci si sente così una cosa utile è uscire da sé, anche solo andare in giro, osservare gli altri, pensare che ognuno di noi, con quello che fa, può essere utile a questa terra e se non siamo utili agli altri lo siamo a noi stessi e se non lo siamo neanche a noi stessi, be'... il mondo va avanti lo stesso e tra 100 anni a nessuno importerà più niente di tutto ciò. Ti ho consolata? ;-)
Io continuo con Baldini, eh, sarà che lo sto rileggendo:
"E' mònd
Sgònd mè u s putrébb, ès 'na gran masa, a gémm
ch'u i è stè di sbai, la préima vòlta, u s sa,
ch'u n n'à colpa niséun, la è 'ndèda acsè,
e 'rcminzé tòtt da capo."
"Il mondo
Secondo me si potrebbe, essere tanti, ma tanti, diciamo/che ci sono stati degli sbagli, la prima volta, si sa,/ che non ne ha colpa nessuno, è andata così/e ricominciare tutto da capo."
bacio
14 miliardi, prego.
Faccio il bambino, che gioca. Un gioco , che forse neanche è ben chiaro del tutto, che alle volte sembra facile, bello, interessante…..Altre volte difficile, brutto, noioso…
Un gioco a cui tanti, anzi molti, partecipano…. Altri inspiegabilmente vengono esclusi, o buttati fuori dal gioco…. Qualcuno si autoesclude. E’ un gioco iniziato da altri prima di me, e che continuerà dopo di me. E’ la “vita”. Nonostante tutto sono ancora curioso, voglio vedere come andrà a finire il gioco a cui sto partecipando. Per me è iniziato nel 1950….
Nel maggio 2007, dopo alcuni giorni negativi, come si dice. Vedo alla tv una ragazza che parla di sé e del suo romanzo appena pubblicato. Qualche giorno dopo facendo un giro fuori, come si dice, entro in libreria, vedo quel libro e lo compro. Il titolo è : “ la ragazza definitiva”. Sono stato molto contento di averlo letto. Grazie Gisy Scerman….
Come scrive Ilaria “pensare che ognuno di noi, con quello che fa può essere utile ecc.”
E’ un concetto che ho letto anche da parte tua Gisy…..
Ok?
Buona notte, buon martedì, buona settimana
Gisy, non farlo!!! Hai tutta la vita davanti. Scordati Ofelia e datti alla bella vita. Ok? Ok.
Leggendo il commento di Paolo e ripensando anche all'intervista di Cavazzoni mi è venuta in mente questa cosa: tempo fa vidi un'intervista a Tondelli nella quale lui diceva che riceveva tante lettere di ragazzi che magari non sapevano dove sbattere la testa, si sentivano soli e incompresi come più o meno tutti ci siamo sentiti a una certa età e come ancora a volte capita di sentirci, e quei ragazzi gli dicevano che leggere i suoi romanzi, magari riconoscersi in qualche personaggio o semplicemente lasciarsi catturare dalla sua scrittura, li aiutava tantissimo. E lui, Tondelli, diceva: quando qualcuno mi scrive così, non mi sento più inutile, so che anche se non me ne accorgo sto aiutando qualcuno.
E questo, allargando il discorso vale per tutti, anche per chi scrittore non è. Tu, Gisy, lo sei, quindi... coraggio :-)
Pavese diceva che ci vuole più umiltà che coraggio, e questo chiudeva l'ultima pagina del suo ultimo diario - prima di suicidarsi. Non ho ancora abbastanza umiltà, né coraggio mi verrebbe da dire. I discorsi consolatori che si potrebbero fare lo so che sono infiniti, ma poi di fatto uno sta come sta. Lascio perdere Ofelia, ma soprattutto bisogna imparare a deconcentrarsi da sé per stare meglio.
@Ilaria - Neri Pozza è un editore straordinario Schopenhauer mi ha sempre divertito, e piaciuto, anche perché la sua misogenia così estrema mi fa pensare e ridere. Qui si è qui per quello intanto, finché ci si parla. Seguirò il tuo consiglio. - Tondelli, a parte che lo ritengo sopravvalutato e non finirò mai di dirlo, insmma a me pare leccato nel suo estrermismo, poi magari mi sbaglio, ogni tanto ci ha preso.
@ Cri - eh Baldini (oggi primo g di accademia neanche male)
@ Paolo - Grazie Paolo, quella è stata l'intervista tv più spontanea, le reti nazionali invece spesso se non sei nessuno beh non ti fanno essere. Ah poi beh lo ricorderò, quella puntata sarà allegata all'espresso che uscirà il 30 novembre :)
@Samovar - Già detto - ma Samovar tipo teiera russa?
Eh no, Gisyna... che mi combini? Mi vai sul depresso? No, no, no... c'hai un sacco di cose da fare, gente da vedere, cose da scrivere...
:) Sai il fatto di fare delle cose, di averne tante da fare, sì è un effetto placebo (non come il gruppo), ma poi di fatto cosa cambia? E' come quando prendi una medicina che è zucchero e te stai meglio perché credi che sia una cura.
Perilfatto di avereleproprtie cose nelmondo, ce n'è talmentetantechenon è che la vanità anche umana possa giovare a ristrutturare la vita se questa non la senti tanto. E' tuttonella testa, la sessualità, la vita, la morte, i desiderie i ricordi , essenzialmente l'anima. Certo poi passa, ma poi quando?
cito una frase di Elio e le storie tese che mi han sempre divertito
"l'uomo moderno è nervosetto, la vita media si è allungata - l'uomo moderno passa più tempo nervosetto..."
:)
Capita anche a me... sai, alla fine è l'inattività che frega... non so se è perché hai più tempo per pensare, o forse è perché dopo un pò non hai altro a cui pensare... i ricordi, i pensieri tristi sono come un buco nero, attraggono con la loro gravità non la luce, ma lo scuro che hai dentro. E' strano, vero, che se hai la depressione dopo un pò agisci non come se vorresti guarire, ma il contrario.
Reagire? Sì.. Però alla fine si reagisce veramente dopo un pò che hai un qualche impegno. Ho finito il tirocinio un mese fa e sono quasi in astinenza!!!
Buon passo, Gisela!!
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