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15 novembre 2010

Quando si è ammalati




















Son giorni che l'influenza non mi dà tregua tre giorni di febbre alternata dai 38 ai 40 è utile solo alle allucinazioni verrebbe da dire in un primo momento, che non sarebbe comunque poco..
Ma quando si sta male a mia impressione ci si sente anche un po' protetti dalla propria malattia, tanto che penso "peggio che così cosa vuoi che succeda sono qui moribonda ma del resto sono in casa sotto le morbide lenzuola", con quel senso di anestesia che si applica automaticamente verso l'esterno e la mitezza che raggiunge anche quei sentimenti di solito più noiosi.

Di solito mi danno fastidio un sacco di cose, rumori, motorini che passano col motore truccato, l'uomo che spara le foglie nel giardino di sotto tutti i giorni, beh con 39 di febbre tutto è attutito, e mi vien da perdonare un po' di più il mondo. E' come essere dentro una scatola reagalo rivestita di bambagia.

Forse che nel letto mi sentivo un po' come Castorp nel sanatorio della Montagna incantata. Tutto diventa un po' favola, un po' appannato, un po' strada e passi lenti e svenimento,  quando si è ammalati, tutto è lento, e pare incredibile pure che si torna a guarire. E quando sei guarito del resto ti pare impossibile a fare con tanta facilità quelle cose che prima parevano disperate.
Essere malati è anche un modo per tornare bambini con quel senso sempre unico della riscoperta della magagna, (oh quante nocche di legno che teneva l'armadio del letto in pino di ciliegio contavo da piccola quando avevo la febbre in attesa che rientrasse qualcuno a casa) e quindi diciamo quando abbiamo anche qualcuno che si cura di noi non è poi così male un po' di convalescenza. :)

Ora posso solo scrivere perché non ho voce, ma va bene così.

6 commenti:

cri ha detto...

"...e ènca alè cumpàgn,
l’è un buliròun, e e’ pèr ch’i i daga dréinta,
un bottasò, una fira,
e invíci pu t ravéi a sintí quèl,
una pórta ch’ la sbat, ‘na sbacarèda, 
una masa ad pizéun ch’i vòula véa, 
una dóna sal s-ciafli
ch’ la còrr ad scaranèda zò mal schèli,
e’ pèr roba da gnént, 
mo, ès alè, l’à d’avnéi la chèrna pléina, 
e ta i ciap góst, t céud i òcc, t fé zugh sal dàidi 
tagli urècci, cumè t’un istrumént, 
t’aréiv t sint iniquèl,
al cèvi ch’al sfurgàta tal sradéuri, 
e’ canzèl dla Santina
ch’e’ céula ad nòta quant u i va Luisin, 
éun ch’e’ carga l’arlózz disdài se lèt, 
la Malvina
ch’la zuga tla bascòza sla curòuna, 
adiritéura la Géuglia a fè d’agóc..."

cri ha detto...

"...è come quando nel sonno, che hai la febbre | nel letto di sopra, | senti di sotto quelle donne che chiacchierano, | non capisci niente, però riconosci le voci, | e anche lì lo stesso, | è un pandemonio, e pare che lo rimescolino, | una baraonda, una fiera, | e invece poi cominci a sentire qualcosa, | una porta che sbatte, una risata, | uno stormo di piccioni che volano via, | una donna con le ciabatte | che scende giù di corsa dalle scale, | pare roba da niente, | ma essere lì, a uno gli deve venire la pelle d’oca, | e ci prendi gusto, chiudi gli occhi, fai gioco con le dita | nelle orecchie, come in uno strumento, | arrivi a sentire tutto, | le chiavi che frugano nelle serrature, | il cancello della Santina | che cigola di notte quando ci va Luisin, | uno che carica l’orologio seduto sul letto, | la Malvina | che gioca nella tasca con la corona, | addirittura la Giulia che sferruzza..."

Gisy ha detto...

Ma che bella ! è Baldini vero?

cri ha detto...

yes!!

Halmv ha detto...

bella l'immagine dell'infanzia mentre conti i nodi del legno dell'armadio...io invece passavo il tempo a contare le figurine Panini... :)

Gisy ha detto...

Grazie Helmv - è un'immagine che ricordo fortemente, forse perché l'attesa che tornasse mia mamma dal lavoro era tanta, o anche solo i miei nonni che venissero a trovarni in camera quando avevo la febbre - e quindi cercavo di riempire il tempo in quel modo...

Penso che ognuno adotta le proprie strategie, anch'io avevo comunque le figurine di animali, e mi capitavano sempre gli stessi e altri non capitavano mai, e poi quell'odore si colla !