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News e appuntamenti


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IN LIBRERIA

28 dicembre 2009

Sior presidente...

In genere non ami molto gli argomenti che hanno strettamente a che fare con la politica, ma ci son alcune cose immagini e detti che mi ha davvero fatto sorridere. Questa immagine e questa battuta..


Domanda a Berlusconi

-Come le è sembrata Milano?

-Beh, devo dire che la cosa che più mi ha colpito è stato il Duomo.

23 dicembre 2009

Natale, (poesia di Baldini)


Per Natale cosa dirvi carissimi che leggete, che passate di qui, che fare gli auguri ormai si fanno e troppo spesso si fanno anche troppo perché ci si sente di doverli fare. Invece vorrei che un sentimento vero si accendesse nel cuore e allietasse nella calma, non nella frenesia (ma poi far discorsi si va sempre finire nella retorica che con i sentimenti ha poco a che spartire)e allora lascio questa poesia dialettale del grandissimo Raffaello Baldini (con traduzione), e spero che un pò ancora si possano riconoscere queste sensazioni, quelle facce, quei rumori, quei colori e quant'altro...
  

Nadel

Ch'un avnéss mai Nadèl,
i lòmm, la bòba, al machini, la zénta,
ch'un s pasda invéll,
'na préssia tòtt, bèvar alzèd, pachétt,
la nèbia, al fazi lòstri di mazlèr,
auguri, auguri, chèrti culurèdi,
al melarènzi sérbi,
agli anéusi, i féigh sécch, ch'i t s mètt tra i dint,
spatàsi, ucèl panèd, tòsa, sgadèzz,
butàighi tott zàisi fina agli òt,
e la matéina dòp 'na ferma, un zétt,
u s sint caminé in piaza qualcadéun,
l'inznìr e' pòrta fura e' chen, adlà
l'Alba la guèrda la televisiòun,
e' pèpa e' fa i auguri in trenta lèungui,
pu i pi sòtta la tèvla fina al tre,
ch'u s fa nòta t'un sbréss, e tè disdài
te schéur, csa fét acquè? t vu un pèz 'd tiròun?
mo zènd la luce, l'era schéur cumpàgn,
an,la vzéiglia, quant l'à sunè e' telefan,
chi parla? non si sente, l'era li,
da dalòngh, pronto, pronto, non si sente,
pronto, chi parla? pronto,
non sento niente, e invìnci ò sentì tòtt.

Natale

Non venisse mai Natale,
le luci, il chiasso, le macchine, la gente,
che non si passa da nessuna parte,
una fretta tutti, baveri alzati, pacchetti,
la nebbia, le facce lustre dei macellai,
auguri, auguri, carte colorate,
le arance acerbe,
le noci, i fichi secchi, che si mettono fra i denti,
spinte, occhiali appannati, tosse, segatura,
negozi tutti accesi fino alle otto,
e la mattina dopo, un fermo, un silenzio,
si sente camminare in piazza qualcuno,
l'ingegnere porta fuori il cane, di là
l'Alba guarda la televisione,
il papa fa gli auguri in trenta lingue,
poi i piedi sotto la tavola fino alle tre,
che si fa notte in un batter d'occhio, e tu seduto
nel buio, cosa fai qui? vuoi un pezzo di torrone?
ma accendi la luce, era buio uguale,
l'anno scorso, la vigilia, quando ha suonato il telefono,
chi parla? non si sente, era lei,
da lontano, pronto, pronto, non si sente,
pronto, chi parla? pronto,
non sento niente, e invece ho sentito tutto.)

20 dicembre 2009

Sexy Luna e il telefono hard


Ieri notte verso le 2.00, cambio canale, mi è capitato di vedere su una rete privata Sexy Luna che è una pornostar di una certa età, non vecchia intendiamoci, ma nemmeno ragazza, e un pò oltre l'essere signora. Faceva un esibizione in topless con un'altra "ragazza", su un ipotetico riquadro di coperti e cuscini pure male assortiti mentre proponeva con un telefono in mano di chiamarle ad un numero a pagamento per fare dell'eccitante sesso telefonico. 
Il quadro generale era di una desolazione immensa, proprio triste, di chi senza alcun eccitamento, senza alcun divertimento, senza nessun motivo per trovarsi lì, se non quello che come impiegata non trova lavoro, o che ormai a 60 film hard all'attivo e diversi anni sulla groppa altro fa fatica a fare, deve fare quello.

"Su chiamateci siamo qui tutte calde" - l a sua voce con lo sguardo spento, e un toccamento di tettone che faceva più il movimento si tirare della pasta sfoglia  che quello dall'accarezzamento libidico. Cercava di improvvisare palesemente falsi racconti pormno a lei capitati, anche se fossero veri, per come li raccontava cascavano le braccia, si capiva che non vedesse l'ora di essere fuori da quell'orario.
C'era un numero inutile per la diretta, dove alcuni uomini o la prendevano per il culo o sembravano dei ritardati mentali. "Dài toccati la figa" - oppure "ma come faccio a fare sesso con voi" (riferito a tutte due) - chi non aveva capito che non erano escort, ma sesso telefonico appunto. Lei rivendicava il fatto di essere "Sexy Luna"con più di 70 film hard nelle videoteche e che la sua collega invece è una intrattenitrice di serate, ma se se fregavano "toccati la figa" dicevano di nuovo. 
la linea cadeva spesso, pure gli uomini a parte i burloni sembravano tristi, con la coda tra le gambe, che cercano un eccitamento da retrobottega.
Mi è raro essere moralista, specie su queste cose, ma forse è una questione anche di buon gusto verso se stessi, che  uno sì fa quello che vuole va bene, ma fino a quanto si può spingere a fare quello che vuole ?


Era tutto una gran presa per il culo molto mal riuscita, come quelle dei numeri del lotto, o i tarocchi, stessa illusione, stesso sogno si potersi appagare, e forse chissà, mette in pace quei clienti che si sentono la coscienza a posto perché una telefonata porca non è certo come andare a prostitute, o forse semplicemente fuori c'è troppo freddo e la neve ferma le macchine.



Le cazzate zen











Finalmente posto una cosa seria - eh sì, torna qualche opera del Learco Pignagnoli - Io concordo al 100% che qui in Europa "la scuola" Zen è per lo più diventata una bella menata commerciale, senza spessore per chi si vuol millantare della profondità di conoscere queste filosofie di vita.
Ricordo che lo Zen Negli anni '50 tramite il movimento beatnik contribuì a renderlo popolare, tanto da farlo diventare la "filosofia" dei giovani della New Age in lotta contro la società industriale.

E oggi non mi pare proprio che per lo più rispecchi questo tipo di filosofia e si mangi a sbafo su qualcosa che certo originariamente era dignitoso...(E in quei posti, immagino continui ad esserlo). Paghi una candela 50 euro gli incensini e tutte, i libri dei maestri di vita che si tingono i capelli.. maddài...Non hanno fatto anche della povertà una moda..?


Allora lascio queste opere di Pignagnoli che fanno un po' pensare...

Opera n. 236

Il buddhismo zen son tutti dei mangiatori a ufo quelli che lo fanno. Stanno sempre a meditare vicino al frigo e quando il padrone di casa dorme glielo aprono per meditare all'aria fresca. Oppure gli fumano le sue sigarette che ha lasciato sul tavolo. Io tutte le volte che ho degli ospiti zen in casa mia il posto dove li trovo più spesso a meditare è vicino al frigo. Dicono stiamo meditando sul koan delle due mani che battono ma qual è il suono di una mano sola? Io subito non dicevo niente perché questo koan mi sembrava una coglionata come problema, dato che nella nostra epoca è semplicissimo stabilire qual è il suono prodotto da una mano e si può anche isolarlo in un altoparlante e metterlo giù per iscritto in una partitura se si vuole. Ma quando ho visto che mi sparivano le fette di pancetta e di mortadella e quasi tutti i ciccioli più le salsicce che avevo nascosto fra la verdura e una mezza forma di gorgonzola ho cominciato a chiedergli: Ma perché state sempre lì a meditare? andate fuori in giardino che vi ho preparato anche lo zendo. Loro però preferivano stare vicino al frigo.

Opera n. 237


Dopo vedevo i miei ospiti zen che scrivevano degli haiku con un panino in mano allo spek che è difficilissimo da mangiare senza forchetta e coltello. Li vedevo che davano una morsicata e poi scuotevano la testa per strappare lo speck ma non ci riuscivano perché lo spek è durissimo da tagliare coi denti e allora gli rimanevano le fette penzoloni nella bocca perché a forza di tirare gli erano saltate fuori tutte intere dal panino.

Opera n. 238


Dopo vedevo che i miei ospiti andavano a fare un po' di digestione zen vicino alle mie grappe e si mettevano seduti nella posizione del loto con le braccia conserte ma c'era sempre una loro mano che gli scappava verso le grappe. Io gli dicevo cosa fate lì? perché non andate fuori sullo zendo che c'è anche un'aria freschina adatta alla meditazione? Ma loro fingevano di meditare e non rispondevano. Dopo ho visto che si erano spostati tutti intorno al tavolo dove c'erano le mie sigarette e i miei tabacchi. Cosa fate lì? gli dicevo allora, perché non andate fuori a meditare? Poi mi sorgeva un dubbio e andavo su nella mia camera a contare i soldi che avevo dentro i cassetti. Ci avevo un casino di soldi in dollari che adesso mi dovevo mettere a ricontarli per stare tranquillo. Dopo ci avevo sempre un'inquietudine addosso perché avevo visto che i miei ospiti zen s'erano messi a meditare vicino ai cassetti della mia camera. Cosa fate lì? gli dicevo, perché non andate fuori a meditare che vi ho anche preparato lo zendo? Ma loro preferivano rimanere lì.

Opera n. 239


Sono capace anch'io di fare il Maestro Zen. Viene un mio discepolo a chiedermi: Maestro Learco Pignagnoli, sono preso dalla febbre della conoscenza, come devo comportarmi? Io subito non dico niente, sto zitto, taccio. Dopo comincio a tagliare delle fette di coppa con delle cipolline sottaceto e le mangio. Cosa dicevi? chiedo al discepolo. Maestro Pignagnoli, sono preso dalla febbre della conoscenza, come devo comportarmi? Io subito non dico niente, sto zitto, taccio. Taglio delle altre fette di coppa, mangio. Cosa dicevi? chiedo al mio discepolo. E lui: Sono preso dalla febbre della conoscenza. Io no.


Opera n. 240


I buddisti zen sono dei soggetti che gli antropologi dovrebbero prendere più in considerazione, invece di andare in Africa. C’è pieno di buddisti zen, come mai?


Opera n. 241


Tutti che scrivono dei grandi peana di consonanza col mondo, tenendosi la mano sinistra sul cuore, mentre nella loro mente si forma pian piano il Sutra del salame mantovano o il Mantra del cotechino che andranno a mangiare di lì a poco. Argomenti non tanto consoni al buddismo zen, come lo conosciamo. Il buddismo di Bodidharma eccetera. Il buddismo Hinayana eccetera. Il buddismo Mahayana eccetera. Il buddismo di Allen Ginsberg e Timothy Leary eccetera. Quelle due belle testedicazzo lì. L’unità dell’io col nulla dell’universo. Che poi, quando fanno la cacca, i buddisti zen, si meravigliano. Guarda quanta cacca che ho fatto, dicono. Guarda quanta cacca, dicono. Come mai? Eh, la cacca è il riassunto del cibo che si è ingurgitato, non la quintessenza del pensiero che si è fatto. Se caghi, vuol dire che hai mangiato. Se fai molta cacca, vuol dire che hai mangiato molto. Non s’è mai saputo di uno che abbia fatto molta cacca meditando. Se avete fatto molta cacca vuol dire che avete mangiato molta roba, non vuol dire che avete meditato. Potrete aver letto migliaia di libri e questo nessuno ve lo toglie. Ma se cagate vuol dire che avete mangiato. Non vuol dire che avete pensato. Vuol dire che siete dei mangiatori, non dei pensatori.

17 dicembre 2009

F.S. Fuori servizio
















Oggi ero in treno e non andava il riscaldamento, sicuramente era per la premura di non far patire lo sbalzo termico ai passeggeri.
Poi la solita voce robotica diceva che un treno era in ritardo di 180 min, per problemi di ordine pubblico. Scusa che non avevo mai sentito fin d'ora, adesso han paura che si risvegli il tartaglia che è in noi. E bloccano la circolazione.
Se andavo a Milano avrei spedito una cartolina del duomo al FS e allora avrebbero chiamato i rinforzi e fatto tardare tutti i treni.

15 dicembre 2009

Ogni volta che uno scrive....


Adesso ogni volta che qualcuno scrive qualcosa dice sempre di trovarsi "in uno stato catartico".

12 dicembre 2009

Effetti collaterali

Mi rendo conto che di fatto scrivo bene quando sono molto incazzata.
Se dovessi sentirmi lusingata di scrivere come mestiere dovrei accettare di girare con una bile enorme.

aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa

09 dicembre 2009

"Il Tenco" premia Edgardo Moja Cellerino...


Era tempo che aspettavo che arrivasse un riconoscimento pubblico al leader del gruppo musicale "Le Masque" - Edgardo Moja Cellerino che tempo fa intervistai, (e spero di poterlo fare al più presto) finalmente premiato dal PREMIO TENCO come miglior autore emergente.
Ne sono felicissima, perché da molto tempo sostengo che negli ultimi vent'anni di musica italiana di un certo tipo, sia uno dei pochissimi autori che con il cuore e soprattutto con una forte poetica abbia tradotto in musica quello che solo certi grandi autori della letteratura riescono a smuovere.  

Parlo di emotività, di dettagli del sentimento, al di là di quelle irregolarità che a volte si possono riscontrare in alcune creazione sentite, vere autentiche, pur se non tutto professionale (se proprio vogliamo mettere dei puntini sulle i), ma che vanno come valore artistico ben oltre ciò che la maggior parte delle canzonette finte di nicchia, quelle dei buoni propositi conflittuali, dei nichilisti della settimana lavorativa, degli amori falliti ma speranzosi, nei giochi delle parti, quel buono ma complicato sentimento che cercano di spacciare come verità dell'esistenza, e in cui ahimè buona parte della gentuccia ci si ritrova e si lusinga del difficile mondo - stesso meccanismo buonismo del disfattismo che le attuali major (almeno in Italia)vorrebbero spacciarci come "bello e sentito".

Tornando al nostro autore, poco d'accordo sul termine "emergente" che mi pare fuori luogo, quando si pensa che molti dei lavori più intensi si collocano proprio tra gli anni '80 e i '90, senza scadere nei lavori più recenti, seppur personalmente siano più distanti dal mio sentire.
Credo di aver conosciuto allo stesso tempo Piero Ciampi e  "I le Masque" e quanto dovere all'emozione della nostalgia, del tempo, della vita, del trascorrere, della bellezza quella più vera dell'essenza vivente, palpitante e piangente per l''rrefrenabile bello che c'è stato che c'è che ci sarà prima oltre noi, ma che per un soffio di venere abbiamo avuto la fortuna di toccare, seppur certe volte nella sofferenza.

E tanto altro appunto... siccome ho trovato alcuni commenti non belli, riguardo l'esibizione al Tenco, vorrei dire a queste persone che i rancori peggiori si hanno verso chi più si invidia, o verso un ideale che si invidia,  perché sarebbe troppo semplice invidiare almeno pubblicamente qualcuno di già affermato, e mai abbastanza giustificabile, un Capossela si punta e si assolve allo stessi momento, così come molti fanno con Morgan; un talento meno fortunato, ha meno possibilità di difendersi, e penso sia molto vile puntare il dito. E dire che se c'è quell'ignoranza emotiva, che è ottusità del sentire, poco servirà fare precisazioni demolitrici, che non valgono uno distrazione della poesia più sopraffine. penso che ci sia molta ignoranza, in tutti i sensi ahimè.


Ancora vorrei dire a questi rancorosi, che se vogliono pure loro potrebbero fare un salto in oreficeria, farsi ordinare una targhetta d'argento con inciso il proprio nome con tanto di attestato  come miglior autore. 
Si può fare no?


Riporto anche ciò che è stato detto dal premio Tenco, seppur in maniera un pò freddina, ma tutto sommato veritiera nell'attribuire il grande valore artistico- letterario dei testi di Edgardo.




Il Premio Siae/Club Tenco per il miglior autore emergente in Rassegna andrà a Edgardo Moia Cellerino. Nato a Milaistano nel 1960, ha militato dapprima nel gruppo Le Masque, nel 2007 ha pubblicato il suo primo romanzo, "Adria", ed ora si propone in anteprima al Tenco come cantautore in prima persona. Ecco la motivazione del Premio: "I suoi testi sono illuminati da paesaggi struggenti. Il linguaggio risulta di una eleganza e raffinatezza estreme, tanto da suonare a tratti imbarazzante. Vi si sente l'eco della grande letteratura del nostro Novecento, da Pavese a Buzzati. Ma lui si definisce solo un 'disegnatore di pois per costumi da clown'".

io spero di averlo ancora ospite in questo blog con una nuova illuminate intervista.

07 dicembre 2009

Olindo e Rosa Bazzi

L'erba del vicino è sempre più rossa...



















 

Se i vicini fan schiamazzi chiama Olindo e Rosa Bazzi.

01 dicembre 2009

Invidie tra scrittori

 




















C'è uno "scrittore" su Anobii (il social network sui libri) che si è fatto 50 avatar diversi per poter abbassare il più possibile la media dei voti dei libri di un altro scrittore che gli stava sù.