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IN LIBRERIA

20 dicembre 2009

Le cazzate zen











Finalmente posto una cosa seria - eh sì, torna qualche opera del Learco Pignagnoli - Io concordo al 100% che qui in Europa "la scuola" Zen è per lo più diventata una bella menata commerciale, senza spessore per chi si vuol millantare della profondità di conoscere queste filosofie di vita.
Ricordo che lo Zen Negli anni '50 tramite il movimento beatnik contribuì a renderlo popolare, tanto da farlo diventare la "filosofia" dei giovani della New Age in lotta contro la società industriale.

E oggi non mi pare proprio che per lo più rispecchi questo tipo di filosofia e si mangi a sbafo su qualcosa che certo originariamente era dignitoso...(E in quei posti, immagino continui ad esserlo). Paghi una candela 50 euro gli incensini e tutte, i libri dei maestri di vita che si tingono i capelli.. maddài...Non hanno fatto anche della povertà una moda..?


Allora lascio queste opere di Pignagnoli che fanno un po' pensare...

Opera n. 236

Il buddhismo zen son tutti dei mangiatori a ufo quelli che lo fanno. Stanno sempre a meditare vicino al frigo e quando il padrone di casa dorme glielo aprono per meditare all'aria fresca. Oppure gli fumano le sue sigarette che ha lasciato sul tavolo. Io tutte le volte che ho degli ospiti zen in casa mia il posto dove li trovo più spesso a meditare è vicino al frigo. Dicono stiamo meditando sul koan delle due mani che battono ma qual è il suono di una mano sola? Io subito non dicevo niente perché questo koan mi sembrava una coglionata come problema, dato che nella nostra epoca è semplicissimo stabilire qual è il suono prodotto da una mano e si può anche isolarlo in un altoparlante e metterlo giù per iscritto in una partitura se si vuole. Ma quando ho visto che mi sparivano le fette di pancetta e di mortadella e quasi tutti i ciccioli più le salsicce che avevo nascosto fra la verdura e una mezza forma di gorgonzola ho cominciato a chiedergli: Ma perché state sempre lì a meditare? andate fuori in giardino che vi ho preparato anche lo zendo. Loro però preferivano stare vicino al frigo.

Opera n. 237


Dopo vedevo i miei ospiti zen che scrivevano degli haiku con un panino in mano allo spek che è difficilissimo da mangiare senza forchetta e coltello. Li vedevo che davano una morsicata e poi scuotevano la testa per strappare lo speck ma non ci riuscivano perché lo spek è durissimo da tagliare coi denti e allora gli rimanevano le fette penzoloni nella bocca perché a forza di tirare gli erano saltate fuori tutte intere dal panino.

Opera n. 238


Dopo vedevo che i miei ospiti andavano a fare un po' di digestione zen vicino alle mie grappe e si mettevano seduti nella posizione del loto con le braccia conserte ma c'era sempre una loro mano che gli scappava verso le grappe. Io gli dicevo cosa fate lì? perché non andate fuori sullo zendo che c'è anche un'aria freschina adatta alla meditazione? Ma loro fingevano di meditare e non rispondevano. Dopo ho visto che si erano spostati tutti intorno al tavolo dove c'erano le mie sigarette e i miei tabacchi. Cosa fate lì? gli dicevo allora, perché non andate fuori a meditare? Poi mi sorgeva un dubbio e andavo su nella mia camera a contare i soldi che avevo dentro i cassetti. Ci avevo un casino di soldi in dollari che adesso mi dovevo mettere a ricontarli per stare tranquillo. Dopo ci avevo sempre un'inquietudine addosso perché avevo visto che i miei ospiti zen s'erano messi a meditare vicino ai cassetti della mia camera. Cosa fate lì? gli dicevo, perché non andate fuori a meditare che vi ho anche preparato lo zendo? Ma loro preferivano rimanere lì.

Opera n. 239


Sono capace anch'io di fare il Maestro Zen. Viene un mio discepolo a chiedermi: Maestro Learco Pignagnoli, sono preso dalla febbre della conoscenza, come devo comportarmi? Io subito non dico niente, sto zitto, taccio. Dopo comincio a tagliare delle fette di coppa con delle cipolline sottaceto e le mangio. Cosa dicevi? chiedo al discepolo. Maestro Pignagnoli, sono preso dalla febbre della conoscenza, come devo comportarmi? Io subito non dico niente, sto zitto, taccio. Taglio delle altre fette di coppa, mangio. Cosa dicevi? chiedo al mio discepolo. E lui: Sono preso dalla febbre della conoscenza. Io no.


Opera n. 240


I buddisti zen sono dei soggetti che gli antropologi dovrebbero prendere più in considerazione, invece di andare in Africa. C’è pieno di buddisti zen, come mai?


Opera n. 241


Tutti che scrivono dei grandi peana di consonanza col mondo, tenendosi la mano sinistra sul cuore, mentre nella loro mente si forma pian piano il Sutra del salame mantovano o il Mantra del cotechino che andranno a mangiare di lì a poco. Argomenti non tanto consoni al buddismo zen, come lo conosciamo. Il buddismo di Bodidharma eccetera. Il buddismo Hinayana eccetera. Il buddismo Mahayana eccetera. Il buddismo di Allen Ginsberg e Timothy Leary eccetera. Quelle due belle testedicazzo lì. L’unità dell’io col nulla dell’universo. Che poi, quando fanno la cacca, i buddisti zen, si meravigliano. Guarda quanta cacca che ho fatto, dicono. Guarda quanta cacca, dicono. Come mai? Eh, la cacca è il riassunto del cibo che si è ingurgitato, non la quintessenza del pensiero che si è fatto. Se caghi, vuol dire che hai mangiato. Se fai molta cacca, vuol dire che hai mangiato molto. Non s’è mai saputo di uno che abbia fatto molta cacca meditando. Se avete fatto molta cacca vuol dire che avete mangiato molta roba, non vuol dire che avete meditato. Potrete aver letto migliaia di libri e questo nessuno ve lo toglie. Ma se cagate vuol dire che avete mangiato. Non vuol dire che avete pensato. Vuol dire che siete dei mangiatori, non dei pensatori.

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