21 maggio 2009
Ligabue era un pittore
Sì lo so è duro questo sondaggio sulla musica, durissimo, difatti l'ho fatto apposta, cosa vi credete?
Che faccio sondaggi semplici, no, no, ma la prossima selezione sarà ancora più difficile visto che non prevede una scelta multipla, ma bisognerà scervellarsi su quale cantante abolire dalla faccia della terra.
Da buona veneta, (quando mi fa comodo) son ben felice che Gigi d'Alessio sia in testa alla classifica di disgusto - però poi bisogna ammettere che anche gli altri in lista farebbero un gran favore alla sensibilità umana se scomparissero.
Con questa politica che c'è posto per tutto - poi le cose buone cominciano a starci strette, e questo sarebbe nulla se fossero schiacciate da altre cose buone, invece no, son schiacciate da cose oscene, che prendono il sopravvento nei cuori e nei cervelli delle persone tanto che, pure alle file delle segreterie si sentono certi commenti che verrebbe da dare degli schiaffi a dei perfetti sconosciuti - so che non sarebbe democratico, ma un'opera caritatevole di svegluarli dal mondo...
quini . Mentre si faceva la fila toccava sorbirsi il seguente dialogo tra due amiche
"insomma bisogna dirlo, Ligabue è il migliore"
(l'altra per lo più stava zitta)
"fa dei testi così belli, poetici, e son proprio belli - "io proprio non capisco...quelli che...qquelli che ascoltano altra musica, di quella musica che poi non si capisce niente. Ma che musica è quella lì? han coraggio di chiamarla musica poi...una musica così di merda, ma così di merda... Oh, e poi...c'è sempre quella cosa che si dice: "ma è meglio Vasco o Ligabue..." - ah - ma che discorsi ... ma è ovvio che è meglio Ligabue!... non c'è proprio paragone...che discorsi.
Insomma allora ci andiamo a vederlo? Ma è meglio un giorno infrasettimanale, perché chi vuiio che ci sia nei fine settimana?
poi per fortuna era il loro turno.
Ecco più avanti vorrei parlare di questa cosa, che mi dà da pensare, accidenti se mi dà da pensare, possibile che c'è gente che si laurea, che vabbè può anche non voler dire nulla, ma che non riesce a capire il primo principio della soggettività bah...
17 maggio 2009
Le disgrazie...
"Certe persone, non hanno proprio alternativa, e a “quel farsi rotolar giù per il precipizio” ci vanno proprio incontro, che è impossibile non sia così. A Letizia come Tonino - era come se alle loro disgrazie ci si fossero attaccate a due mani di peso, che se uno comincia a prenderle sul serio queste disgrazie, è sicuro che non ci salta più fuori. Tutte queste gli si accaniscono contro in modo da farli sprofondare nella melma più melmosa che c’è, così da non poter neanche più chiedere aiuto, perché se no, la melma gli va dentro per la bocca e li soffoca del tutto questi individui. In questi casi di disgrazie concatenate è come essere sull’orlo di un’altezza infinita e lasciarsi cadere come un elefante attaccato ad un filo di lana; e in questi casi non ce ne sarà mai, neanche mezza di possibilità buona.
Esiste anche la sfortuna vera. Ed uno a ritrovarsi giovane, già in certe condizioni non può non pensarlo; quella sfortuna che in alcune persone si capisce ce l’abbiano appiccicata dentro. Uno ci si ritrova; non chiede niente eppure gli capita di tutto, e a forza di capitargli di tutto non chiede più niente ancora di più. Però dentro gli diventa lo stomaco nero; uno non se la mette mai via del tutto che le cose vadano sempre così, spera che da un momento in poi qualcosa cambi. Ma quanta gente a forza di ammazzare il tempo è morta? Cerca di spingersi e di trascinarsi avanti uguale, si fa passare le giornate, tiene duro, fa resistenza a sé, e a tutto quello che quel suo essere se stesso gli tira dietro. Fare resistenza non porta bene; non si accetta mai che le cose succedano senza troppe spiegazioni. E’ solo un cercare di rimediare, ma i rimedi hanno sempre l’aspetto del rattoppo, e a parità di prezzo compriamo sempre di nuovo.
Tonino, il prozio di cui mi parlava la Berta per esempio, è una cosa passata, ma passata che è indicativa, e le cose passate indicative non scadono mai come esempi; voglio dire certo stava male perché nessuna donna al mondo gli dava retta, ma lui ha voluto insistere per uccidere questa sua disgrazia e andare contro la sua natura. Ha voluto a tutti i costi una donna; ma era logico che nessuna donna con dei sentimenti onesti al mondo gli sarebbe stata accanto per il solo fatto che lui era Tonino. In questo modo, facendo di se stesso una cosa innaturale, se ne è tirato dietro un vagone di disgrazie, anziché solo quella del fatto di essere lui. Se si fosse limitato al fatto di rimanere solo, magari solo e anche con pochi soldi, anziché volere la compagnia di una che i soldi glieli spendeva lei, sarebbe stato senz’altro meglio. Ma pensando che una cosa è la cosa peggiore, uno non si rende conto di quanto ancora potrebbe peggiorare, ma poi lo impara; in modo tale che gli viene nostalgia delle sfortune precedenti, e a forza di non perdonarsi questi errori da rivendicazione, uno dal malcontento si fa morire veloce dentro e fuori, perché non ha più il coraggio di guardarsi in faccia e soprattutto, per starsi zitto dentro.
Tonino quanto ha dovuto tacere, ah sì ! e se li immaginava gli angeli in vetta che lo portavano sulla terra in posti migliori; no, non poteva saperlo invece come andava la faccenda povera anima; ma se è poi vero che al peggio non c’è limite, lui dal fondo guardava verso l’alto che gli venivano i crampi al collo. Si è reso conto, come ogni essere umano passato per rinunce e patimenti, di quanto non ci sia limite al meglio; che è un’altezza infinita il meglio, più di quanto lo possa essere il dirupo profondo del peggio che quello, lo si può realmente toccare come nei casi di lasciarsi smorire dal fastidio di sé. Il meglio invece è sempre una condizione ideale che nessuno mai tocca con una mano vera. Infatti ci si inventa il paradiso. L’inferno invece è una condizione quotidiana, che arrivano le fiamme in un momento qualsiasi a bruciarti i buoni sentimenti anche ce ne fossero.
09 maggio 2009
L'orfeo marino
-"Ma scampare da cosa? E' una bella pretesa piccola mia... questo è il pianeta Terra. Questo è il Sogno. Perché insistere nel volerne fare qualcosa di solido? Cosa cercavi? cos'hai trovato?""Questa è una buona domanda chieditelo".
- Ho trovato solo desolazione. Una sterminata spiaggia che spiaggia non era, no! una spiaggia che poi man mano che la si cammina con l'odore dei morti alle spalle, e la visione dei morti davanti, è sterminata. L'illusione che ci fosse un mare che unisce le terre, poi guardi in là e invece c'è ancora sabbia, era un deserto Vincent, non c'era più il mare, solo un morto che accartocciato su se stesso sembrava essere cullato come ultimo grembo dalle onde. Era un'illusione anche quella, forse un miraggio da sole. Mi pare che non ci possa essre pace neanche là, dopo, oltre l'orizzonte che unisce terra e cielo. Scampare, sì vorrei scampare, prima di tutto dalle paure.
Ci sono tante parole di morte che perseguitano. La televisione che rimbomba nell'animo. I tuoi sogni di aerei militari che sganciano carraramati al posto di bombe, di te che cerchi di correre al riparo ed incontri una bambina che invece se ne sta ferma e ti guarda con gli occhi tristi, e che se ne frega del bombardamento.
Tutto questo mi pare così reale ora. Più di tanta altra realtà, che esiste, ma è inutile. Oh Vincent, a volte come vorrei appartenere ai tuoi sogni, essere quella bambina dagli occhi tristi, che se ne frega della pioggia di carrramati e dei campi minati. E invece, oltre ai funerali dei giorni che si seguono e non danno il tempo di seppellirli inquinando l'aria, devo pensare ad altro, alla realtà che non mi interessa.
Non voglio più vedere nessuno, mi fanno male le persone, non voglio più vedere nessuno. Mi pare di avere dentro un diavolo, un diavolo che non esce da questo demone di corpo. Non avrò nessun altro. Lo giuro, se non posso avere te, e i tuoi sogni. Lo so che sono bugiarda. Non posso farci nulla, è la mia natura, e poi... odio dare soddisfazioni alle persone. Voglio scappare. Farò soldi così potrò stare lontana da tutti quelli che voglio, non darò più soddisfazioni a persone che detesto...
-Credi che loro abbiano bisogno di te? Eh lo credi veramente? Ma cosa pensi. Eh, a me pare di sapere cosa pensi.
-Forse no Vincent, forse non lo sai. Io sto male con loro.
"Allora eh, come farai? Cosa dirai ? "Non farò più sesso con nessuno...metto in una scatola da scarpe l'umanità, penserò soltanto a fare denaro per non pensare." E' questo, è davvero questo quello che pensi? Certo non è un problema soltanto tuo. Gli antichi Maya, usavano sacrifici umani; poi abbiamo preferito trasformare il sangue in denaro. Molto più conveniente, ma ora abbiamo solo voglia di non perdere denaro-sangue. "Oh mioddio devo fare qualcosa per recuperare denaro, non posso vivere senza" ah sì!?.... Ma senza sangue come la mettiamo?... Il pesce-spada è svanito, la vasca è solitaria; proprio così come Denver quando è stata abbandonata dagli eroi... nessuno piangeva, ma il cuore è gonfio di tristezza. era meglio quando i Serafini leccavano la carne di chiunque gli regalasse un sorriso. - Scampare da cosa? Cercare cosa? Pensaci bene; strana pretesa amore mio...
- Non cercavo nulla. Mi ci sono semplicemente ritrovata. Senza volere si va sempre incontro a qualcosa, anche se non lo cerchi. Si è qui, comunque in questa amalgama indefinita di organico e inorganico, spesso distrutto, disidratato, marcio. Ho cercato di andarmene via, senza saperlo, per riscattare una saga sprofondata.
07 maggio 2009
L'ampiezza del ricordo
Premetto che la maggior parte degli interventi che seguiranno su questo blog avranno questo tipo di carattere, e quindi io vi capisco che può anche annoiarvi – e quindi se capisco questo, capisco anche che potete voi iscritti non trovando più adatto il tono e disiscrivervi – resterà Amerigo Vespucci per certe cose e l’altro ancora già citato nel post precedente per altre – mi pareva il caso che era ora di differenziare.
Buona lettura
(…)Intorno alla natura della noia circolano varie opinioni errate. In complesso si crede che il fatto di essere interessante e la novità del contenuto “facciano passare”, cioè accorcino il tempo, mentre il vuoto e la monotonia ne rallentino e ne ostacolino il corso. (…) Può darsi che la monotonia e il vuoto allunghino e rendano “noiosi” il momento e l’ora, ma i grandi e grandissimi periodi di tempo li accorciano e volatilizzino addirittura fino all’annullamento. Viceversa un contenuto ricco e interessante può certo abbreviare e sveltire l’ora e magari anche il giorno, ma portato a misure più vaste conferisce al corso del tempo ampiezza, peso, solidità di modo che gli anni pieni di avvenimenti passano più adagio di quelli poveri, vuoti, leggeri che il vento sospinge e fa dileguare. A rigore, dunque quella che chiamiamo noia è piuttosto un morboso accorciamento del tempo in seguito a monotonia: lunghi periodi di tempo, se non si interrompe l’uniformità, si restringono in modo di far paura; se un giorno è come tutti, tutti sono come uno solo; e nell’uniformità la più lunga vita sarebbe vissuta come fosse brevissima e svanirebbe all’improvviso. (…) Se gli anni giovanili sono vissuti lentamente e la vita successiva invece si svolge e corre sempre più veloce, anche questo è da attribuire all’assuefazione."
Quel che penso fermamente che oggi si vive in un eccesso di presente – ci sono sogni (quello che dovrebbe rappresentare il nostro futuro un tempo), ma sono fittizi – legati all’ora qui – alla competitività – al successo –a d un modello dove solo l’uomo che regna può non annoiarsi – “non mi annoio perché regno..!” - il passato viene eliminato – è un intralcio il passato oggi – è un intralcio anche per quelli che ci cucinano i giorni serviti sul piatto ai confini della loro realtà, perché la nostra la recintano per bene, o ci provano spesso con un buon risultato, e loro premio aziendale.
Il cuore ha una memoria – e vorrei dire – tanto più che la testa – se non si sa sentire il passato di unpresente in maniera emozionale, non solo la nostra ma anche quella degli altri, dei racconti – si è schiacciati in una bimensionalità - il ricordo – e l’emozione di ciò che è stato vissuto, in un presente che viviamo serve ben oltre a trasformare il libro in un pop-up che ci può sorprendere solo in qualche frazione di secondo. Cosa voglio dire in pratica?
Che stanno facendo solo rimandi al presente – questa virtualità e come si svolge – porta ad un approccio di rimando solo ad un parallelismo – ma non ad un parallelismo tridimensionale – ma schiacciato e schiacciante – di una finta tridimensione (ecco il pop-up…annulla la memoria. Cosa gravissima.. Ci pensate cos significa?
Quello che dice Castorp “Può darsi che la monotonia e il vuoto allunghino e rendano “noiosi” il momento e l’ora, ma i grandi e grandissimi periodi di tempo li accorciano e volatilizzino addirittura fino all’annullamento” – questo è quello che si vive oggi – ma con il concetto ribaltato – pensate ai network alle chat – ai reality - ai giochi per computer – che io stessa ho adorato – c’è la sensazioni che il tempo passi in fretta, eccome – questo sì è vero – in un primo momento e quel che è grave anche in un secondo – è così – poi ripensi al passato – ecco la bi dimensione che assale – cosa hai fatto nella giornata? Chattato – guardato chi mi scrive –cosa gli rispondo – come mi risponde, e la cosa più grave la vita degli altri che non conosco -. Ci hanno fregato col meccanismo di lusinga col il pendere dl giudizio a rimbalzo – con l’ideantificazione – con il confronto e il meccanismo di sentirsi migliori di ---avatar.
Magari si comincia a preferire questo all’’andare in vacanza o peggio al giretto al bar– c’è chi lo fa, cosa si ricorderanno da anziani delle lunghe ore passate davanti al computer? Che sono lunghe ore davanti al computer – in quell’amalgama di dialoghi che con tutti si possono fare e tutti fanno, con argomentazioni più o meno in linea con chi chatta, ma cosa resta emozionalmente nel fondo? Dove sta qui l’ampiezza del ricordo? Che è quello che ci fa sorprendere, ma anche che ci tranquillizza nel creare, vedere, toccare, vivere normalmente poi - quello che semplicemente incontriamo tra volontà e caso non ologrammato.
Tutto questo svago è molto più simile al concetto di lavoro che di svago – come dice sempre Castorp – “se un giorno è come tutti, tutti sono come uno solo; e nell’uniformità la più lunga vita sarebbe vissuta come fosse brevissima e svanirebbe all’improvviso” . Cos’è l’erotismo se non un’altrove per lo più irraggiungibile? Il desiderio sempre spostato – dove una gioia ti spinge a desiderarne un’altra – ora è una noia ti spinge a cercarne una meno noiosa - parlo di quell’erotismo del vivere, non del sesso, quella tensione che sono la dislocazione spazio temporale che si può trovare solo nella costruzione del reale può far sì che uno sforzo abbia un senso pieno – e non un senso malaticcio – malaticce sono quelle tensioni che si creano a mio avviso attraverso il web – esistono sì, ma è come prendere un colpo di freddo, non ti curi e ti viene la polmonite, perché scambi l’impazienza con l’erotismo, quando la gente è reale e altrove .
Personalmente mi piace lavorare sul ricordo, perché penso sia una delle più grandi risorse, così come la nostalgia sia di quello che è stato che quello che non è stato, e questo tipo di consapevolezza ci spinge avanti con i sogni più carmini. E per i bambini il più grande dramma – quello di già da piccolissimi avere a che fare con la realtà del computer – i ricordi più vividi si creano e rimangono incisi – quando se non in giovane età – gli intervalli articolati di una vita non fatta di ricorrenze quotidiane ci ha donato ampiezza e vita, vita vera per sempre? Ricorderemo di aver passato i giorni, davanti ad un monologo che poco gli importava della nostra gioia, così come dei nostri dolori.
Buoni giorni…