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IN LIBRERIA

19 novembre 2009

La volontà della poesia


Sento che ho bisogno di scrivere, eppure non riesco a farlo come vorrei, in realtà in questa settimana ho pensato a tante cose, ho visto cose semplici con gli occhi dell'emozione, che può essere questo cielo che al volo avevo fotofìgrafato, altro esempio mediocre, ma che non lo è quando ne senti dentro quella vastità, di cui si ride quando non senti.
Cose che mi hanno acceso molta volontà di andare avanti, ho aperto diversi file che ho aperto e sono in divenire; ho provato a sentire quello che veramente mi interessa portare avanti, e mi fa star male sapere di voler dire alcune cose ma non trovare adesso veramente il tempo, che quando ce l'avevo delle volte era una fatica cavare qualcosa...del resto quando si è nel succedere non si ha tempo per le descrizioni, perché si è descrizione, ma non è solo questo.
Il fatto è che è tutto molto fatica, sia quello che ha fare con l'editoria, ma prima di tutto con se stessi. Trovare quel tempo giusto per  far sedimentare il sentimento, poterlo dare così puro,o senza costrizioni, senza direzioni, oggi la prima corruzione è l'autoreferenzialità, e nel far passare il tempo che non riuscivo a dedicare al blog, l'esempio più banale, me l'ha fatto capire benissimo. 
Perché ci si affeziona a chi sai che ti legge, perché sei quello che sogni in fin dei conti. Oggi bisogna stare molto cauti a non confondere i sogni col l'allucinazione.

Volevo riportare un pezzo di Thomas Bernhard tratto dal libro "Coversazioni"

 ...un grande libro fondamentale che fa capire molto, come al solito T.B:


"Quando uno scrive ha sempre bisogno di un mezzo per poter scrivere. Può essere costituito dalla solitudine, da un albero, da un letamaio oppure da una persona; a qualcosa dobbiamo essere legati. Alla fin fine, quasi sempre a se stessi. Tutto il resto non sono che stupidaggini. Anche un cane, quando deve pisciare, cerca un albero o il muro di una casa. è un po' la stessa cosa quando uno vuole scrivere, è come orinare. Allora si cerca qualcosa, come un albero o il muro di una casa, e in genere si finisce per pisciare su se stessi, perchè questa è la cosa più ovvia".

4 commenti:

*....n__@__i__f....* ha detto...

..bel post. tempo per un sentimento. tu parli di scrivere..io parlo anche di leggere.....avere capacità di leggere davvero. per scrivere ci vuole talento, se si vuole davvero comunicare, ma anche per leggere ce ne vuole..:leggere come capacità di accogliere una coscienza umana così diversa dalla tua.
scrivere come scatenarsi di un'emozione, o come una fuga dall'emozione, secondo te? come espressione della personalità, o come fuga dalla personalità?

Gisy ha detto...

In realtà ci vorrebbe sentimento a fare ogni cosa, e credo sia una fatto che scordiamo troppo spesso, di sicuro è molto colpa di come è impostato il sistema generale, velocità, economia, valori di un certo tipo, quello di cui praticamente ci lamentiamo tutti, ma allo stesso tempo subiamo senza troppe discussioni.
anche se cucini senza amore ti vien male un purè, o puoi sbagliare una patata bollita...figuriamoci quando le azioni dovrebbero implicare una complessità maggiore...
leggere: farlo quando si è disposti sennò non ha molto senso, quante volte mi capitava di impormi di leggere, e dopo 4-5 pagine, avevo impresse solo le prime 5 righe, allora capivo che non aveva senso, ogni azione che amiamo implica l'essere emotivamente accesi, se ci teniamo...
Scrivere, può essere entrambi le cose che dici, anche se personalmente credo che nel modo sano e istintivo in cui dovrebbe essere concepita e sentita a scrittura è una ricerca della propria personalità, scrivere è un atto di importanza cognitiva verso il sé...credo non si possa scappare da sé, la fuga quindi esiste solo come tentativo...

Anonimo ha detto...

tempo fa avevi scritto un post, informando noi lettori del blog, che avresti scritto con meno frequenza, sul blog. Poi avevi aperto gli altri blog, per postarnote di altro carattere..

Non preoccuparti, di noi lettori.
Personalmente immagino, che stai
scrivendo altro, e poi appunto ogni
tanto ce lo racconti.

E' giusto che il tuo fare, sia principalmente per te stessa.

Poi viene automatico che il tuo agire, scrivere, postare, ecc., sia
anche per chi ti legge, o chi compera le tue opere, un fare per
sè medesimo. Utile per tutti.

paolo
barbar

Gisy ha detto...

Penso sia una questione proprio di onestà verso chi ti segue...o anche semplicemente spilucca quel che vuoi dire, fare...e poi sentirsi costretti magari da un senso di dovere non va bene...
A volte mi capitava, poi invece quando hai qualcosa da dire, che può essere anche una cavolata...bene che ci sia, purché sentita...
un blog non ha particolare pretese, se non quelle di chi lo tiene!
e ci tengo che ci sia della verità almeno in questo !