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IN LIBRERIA

07 luglio 2009

Quando si fa del femminismo l'antifemminismo


Non è questione di maschilismo o femminismo, almeno non dovrebbe esserlo.
Io quando mi sento dire "autori al femminile" o eventi al femminile, o questo sbandierare il rosa (colore che tra l'altro adoro) - beh, mi viene la pelle d'oca.
Parlo ancora di libri, di editoria, dell'ottusità che regna in questa volontà sistematica - che poco ha a che vedere con la genesi dell'antropologa o della specie.
Mi danno fastidio le prese di posizione quando riguardano il voler specificare la propria natura che non è quella individuale, ma quella dell'essere uomo o donna, ma più specificatamente donna - nell'arte (o in quel che sia) , per cui musica, letteratura, pittura son sempre soggetti a raggrupparsi tra autori e autrici.
Il chè a mio avviso non aggiunga assoluta mente nulla, al valore intrinseco che l'opera dovrebbe avere.
Siccome spesso mi capita di essere chiamata in eventi tipo (facciamo una cosa bella tutte donne) o appunto autori al femminile, mi dà non poco fastidio.
Chi organizza, forse pensando di dare un valore aggiunto, dal mio punto di vista sottolinea che esiste una differenza, ma di certo non è un fiore all'occhiello. Semmai è che oggi, e così si fa il gioco di questo merdoso mercato - che per esistere c'è questa incessante bisogno di passare attraverso un etichetta e oggi quanto bene si vende quella legata al sesso di appartenenza, che però non fa che oscurare (se mai ci fosse) il reale valore dell'opera in considera ione.
Sei donna sei uomo cosa importa? é un bel lavoro? Sì o no.
Invece si deve costruire attorno al fatto che tu prima sei una cosa o l'altra cosa. Ma questo finché mi viene dagli editori non mi sta bene ma lo accetto, quando mi viene dagli autori stessi, penso proprio che si è un po' ridicoli.
Insomma questa è una cosa che mi fa incazzare e che non fa che autorizzare il mercato a prendersi i libri perché lo ha scritti una bella figa o una figa, e sbandierare la bella figa o la figa e non il valore del testo, visto che quello che sanno promuovere è il personaggio e non l'autore?
In parte chiaramente pure io qalche anno fa ero stata risucchiata in questo tremedo gioco editoriale, e poi ne fai le spese se non sei abbastanza forte...(come dire il denaro è sempre così allettante) però ... è anche una questione di rispetto alla letteratura, ma quando c'è di mezzo la gloria, o anzi per meglio dire quei 10 minuti di karaoke che prima o poi ci spettano a tutti. Che fine fa la dignità?

1 commento:

Alex ha detto...

Hai perfettamente ragione, pensa che proprio in questo momento sto organizzando un festival di 3 giorni ad agosto che prevede al suo interno una giornata interamente "al femminile" per quanto riguarda la musica (cantautrici e interpreti emergenti), in effetti anche a me sembra assurdo che il sesso debba essere una discriminante in un senso o nell'altro ma tant'è, che poi sono tutti segnali che la parità è ancora lontana, altrimenti ci sarebbero pure festival e rassegne "al maschile"...;-)