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IN LIBRERIA

07 maggio 2009

L'ampiezza del ricordo















Premetto che la maggior parte degli interventi che seguiranno su questo blog avranno questo tipo di carattere, e quindi io vi capisco che può anche annoiarvi – e quindi se capisco questo, capisco anche che potete voi iscritti non trovando più adatto il tono e disiscrivervi – resterà Amerigo Vespucci per certe cose e l’altro ancora già citato nel post precedente per altre – mi pareva il caso che era ora di differenziare.

Buona lettura

(…)Intorno alla natura della noia circolano varie opinioni errate. In complesso si crede che il fatto di essere interessante e la novità del contenuto “facciano passare”, cioè accorcino il tempo, mentre il vuoto e la monotonia ne rallentino e ne ostacolino il corso. (…) Può darsi che la monotonia e il vuoto allunghino e rendano “noiosi” il momento e l’ora, ma i grandi e grandissimi periodi di tempo li accorciano e volatilizzino addirittura fino all’annullamento. Viceversa un contenuto ricco e interessante può certo abbreviare e sveltire l’ora e magari anche il giorno, ma portato a misure più vaste conferisce al corso del tempo ampiezza, peso, solidità di modo che gli anni pieni di avvenimenti passano più adagio di quelli poveri, vuoti, leggeri che il vento sospinge e fa dileguare. A rigore, dunque quella che chiamiamo noia è piuttosto un morboso accorciamento del tempo in seguito a monotonia: lunghi periodi di tempo, se non si interrompe l’uniformità, si restringono in modo di far paura; se un giorno è come tutti, tutti sono come uno solo; e nell’uniformità la più lunga vita sarebbe vissuta come fosse brevissima e svanirebbe all’improvviso. (…) Se gli anni giovanili sono vissuti lentamente e la vita successiva invece si svolge e corre sempre più veloce, anche questo è da attribuire all’assuefazione."

Castorp sulla sua montagna incantata – vicino a quel sanatorio fabulava riguardo la digressione del tempo. Questo è uno dei discordi che di quel libro (La montagna incantata – Thomas Mann) più nel tempo mi son rimasti impressi – perché il tempo così come la dimensione del ricordo procedono nel loro cammino avvinghiati - imprescindibili parti di un’unità. Facendo un salto giù da quell’incanto che tanto ti scaraventa nella dimensione leggenda, ma altrettanto nella condizione di “una verità” che altrettanto si accinge al reale, quindi ad un presente e ad una materia – ricolloco tutto quel bel discorso ad oggi, alle strade alle città, agli autobus, e tutto quell’umano che oggi ha a che fare col mero presente .

Quel che penso fermamente che oggi si vive in un eccesso di presente – ci sono sogni (quello che dovrebbe rappresentare il nostro futuro un tempo), ma sono fittizi – legati all’ora qui – alla competitività – al successo –a d un modello dove solo l’uomo che regna può non annoiarsi – “non mi annoio perché regno..!” - il passato viene eliminato – è un intralcio il passato oggi – è un intralcio anche per quelli che ci cucinano i giorni serviti sul piatto ai confini della loro realtà, perché la nostra la recintano per bene, o ci provano spesso con un buon risultato, e loro premio aziendale.

Il cuore ha una memoria – e vorrei dire – tanto più che la testa – se non si sa sentire il passato di unpresente in maniera emozionale, non solo la nostra ma anche quella degli altri, dei racconti – si è schiacciati in una bimensionalità - il ricordo – e l’emozione di ciò che è stato vissuto, in un presente che viviamo serve ben oltre a trasformare il libro in un pop-up che ci può sorprendere solo in qualche frazione di secondo. Cosa voglio dire in pratica?

Che stanno facendo solo rimandi al presente – questa virtualità e come si svolge – porta ad un approccio di rimando solo ad un parallelismo – ma non ad un parallelismo tridimensionale – ma schiacciato e schiacciante – di una finta tridimensione (ecco il pop-up…annulla la memoria. Cosa gravissima.. Ci pensate cos significa?

Quello che dice Castorp “Può darsi che la monotonia e il vuoto allunghino e rendano “noiosi” il momento e l’ora, ma i grandi e grandissimi periodi di tempo li accorciano e volatilizzino addirittura fino all’annullamento” – questo è quello che si vive oggi – ma con il concetto ribaltato – pensate ai network alle chat – ai reality - ai giochi per computer – che io stessa ho adorato – c’è la sensazioni che il tempo passi in fretta, eccome – questo sì è vero – in un primo momento e quel che è grave anche in un secondo – è così – poi ripensi al passato – ecco la bi dimensione che assale – cosa hai fatto nella giornata? Chattato – guardato chi mi scrive –cosa gli rispondo – come mi risponde, e la cosa più grave la vita degli altri che non conosco -. Ci hanno fregato col meccanismo di lusinga col il pendere dl giudizio a rimbalzo – con l’ideantificazione – con il confronto e il meccanismo di sentirsi migliori di ---avatar.

Magari si comincia a preferire questo all’’andare in vacanza o peggio al giretto al bar– c’è chi lo fa, cosa si ricorderanno da anziani delle lunghe ore passate davanti al computer? Che sono lunghe ore davanti al computer – in quell’amalgama di dialoghi che con tutti si possono fare e tutti fanno, con argomentazioni più o meno in linea con chi chatta, ma cosa resta emozionalmente nel fondo? Dove sta qui l’ampiezza del ricordo? Che è quello che ci fa sorprendere, ma anche che ci tranquillizza nel creare, vedere, toccare, vivere normalmente poi - quello che semplicemente incontriamo tra volontà e caso non ologrammato.

Tutto questo svago è molto più simile al concetto di lavoro che di svago – come dice sempre Castorp – “se un giorno è come tutti, tutti sono come uno solo; e nell’uniformità la più lunga vita sarebbe vissuta come fosse brevissima e svanirebbe all’improvviso” . Cos’è l’erotismo se non un’altrove per lo più irraggiungibile? Il desiderio sempre spostato – dove una gioia ti spinge a desiderarne un’altra – ora è una noia ti spinge a cercarne una meno noiosa - parlo di quell’erotismo del vivere, non del sesso, quella tensione che sono la dislocazione spazio temporale che si può trovare solo nella costruzione del reale può far sì che uno sforzo abbia un senso pieno – e non un senso malaticcio – malaticce sono quelle tensioni che si creano a mio avviso attraverso il web – esistono sì, ma è come prendere un colpo di freddo, non ti curi e ti viene la polmonite, perché scambi l’impazienza con l’erotismo, quando la gente è reale e altrove .

Personalmente mi piace lavorare sul ricordo, perché penso sia una delle più grandi risorse, così come la nostalgia sia di quello che è stato che quello che non è stato, e questo tipo di consapevolezza ci spinge avanti con i sogni più carmini. E per i bambini il più grande dramma – quello di già da piccolissimi avere a che fare con la realtà del computer – i ricordi più vividi si creano e rimangono incisi – quando se non in giovane età – gli intervalli articolati di una vita non fatta di ricorrenze quotidiane ci ha donato ampiezza e vita, vita vera per sempre? Ricorderemo di aver passato i giorni, davanti ad un monologo che poco gli importava della nostra gioia, così come dei nostri dolori.

In ogni caso è un discorso lungo e complesso, ho sempre pensato che nei blog sia fatica mettere discorsi di questo tipo perché come dimostrano sempre le parole di ricerca – la gente cerca altro, appunto un presente da bruciare. Ma ci tengo e non penso ora cambierò idea facile, son 5 anni che tengo questo blog, come ho dato continuità alle cose in cui ho creduto, così continuo…e se restate o entrate siete i benvenuti naturalmente, si accettano commenti, possibilmente a tono e se un po’ articolati meglio…

Buoni giorni…

3 commenti:

bruno ha detto...

Non vedo perchè dovrei lasciare il tuo blog. Leggerò i tuoi post, come ho fatto fino ad oggi e se penserò di avere qualcosa da commentare lo farò.
Diversamente, magari solo ogni tanto, ti lascierò un saluto. Sperando che a te non dispiaccia.

Anonimo ha detto...

la noia, forse è desiderio di fare altro. Senza sapere cosa. Noia appunto. Spinti dalla noia, che poi non ricordiamo, chissà quante altre cose facciamo. Anche quando qualcuno mi dice :"io non mi aannoio mai, non ne ho il tempo..."
beh, potrei rispondere che puo' esserci la "noia del troppo fare".
Capita che qualcuno mi dica "cavolo, ma chi me lo fa fare"
riferendosi appunto alla super attività, quando magari chi gli sta attorno si impegna meno (secondo lui)
Bisogna anche stare fermi. La natura stessa ci costringe ogni notte a "morire" per alcune ore e a riposare.

I blog, credo io, possono essere come tante altre attività che uno svolge: andare a sentire uno ad un convegno, ad un concerto, in biblioteca, o appunto al Bar...

Essendo stato in passato frequentatore di bar (di periferia, dove abitavo) mi trova d'accordo con chi (anche qui nel tuo blog in alcuni Post si è fatto il paragone) trova una analogia tra bar e blog:
il bar = il web
il blog = frequentatori del bar

nel bar si formano i gruppi, tra amici, poi i frequentatori abituali, poi gli occasionali.
Ognuno sceglie.

Gira e rigira è sempre stato cosi, anche ai tempi delle caverne.

paolo
barbar

Gisy ha detto...

@ Bruno - :) bene, la mia era solo una premessa...

@ Paolo - Sicuramente il web è un ottimo "passatempo" una distrazione, in questo senso "un bar" però il tipo di interazione non penso si possa paragonare. Da una parte c'è molta più possibilità di scegliersi i compagni di tavolo, di andarsene senza troppe discussioni se non c'è gradimento...dall'altra proprio perché le modalità di interazioni tra individui, venendo a mancare l'espressività, la fisicità, la mimica, e non si può essere autoreferenziali, rimandi a se stessi che spesso nelle chat per lo più con gente poco conosciuta avvengono, non è paragonabile all'incontro di un bar...poi certo dipende anche l'uso che se ne fa !