Mi piacerebbe lasciare questa testimonianza di Bruno Lauzi su Piero (rilasciata a Daniele Marzi-circolo culturale di Senigallia) decisamente sentita anche se forse non è quello che ci aspetteremo. Avrebbe dovuto esserci nel libro, ma poi per casini editoriali ho lasciato perdere.
Ringrazio il circulo culturale di Senigallia che me l'ha passata
"Fieragricola di Verona, Domenica 11 marzo 2001.
Vicino allo stand in cui da quattro giorni sto presentando alla nazione l’avanzatissimo sistema di etichettatura Bovinmarche, c’è il padiglione per l’intrattenimento delle migliaia di agricoltori (i poeti li chiamerebbero ancora contadini) che ogni giorno affollano la manifestazione. E’ l’ultimo giorno della fiera e in programma c’è un gioco in cui i premi sono scroccati dagli stands dei contadini mugugnanti. Conduce il gioco Paola Saluzzi (vi garantisco che la televisione non le rende giustizia) e l’ospite d’onore è nientemeno che il piccolo grande Bruno Lauzi. L’esibizione comincia. Ci sono le basi, la mano tremante non gli consente più di suonare la sua chitarra. Nel suo gessato grigio, invecchiato e tremolante, con un pubblico non pagante la scena è un po’ penosa. Subito il pensiero va a Piero e penso che la sua morte prematura fosse inevitabile perché lui non avrebbe mai pagato quel prezzo (anche se va detto che alla manifestazione erano esposti e in libero assaggio i migliori vini italiani). Canzoni sue come i “Il Poeta” e “Ritornerai”, omaggi a Battisti e a Conte, della cui musica è orgoglioso “ambasciatore”.
C’è una pausa, col libro di De Grassi in mano mi avvicino, emozionato e timido, mentre la sua faccia che già era da genovese incazzato si incupisce ancora di più quando mi presento:
-“Posso disturbarla? sono del circolo culturale Piero Ciampi e …”
-“Nessuno è perfetto” mi dice stringendomi la mano.
-“Vorrei chiederle un ricordo su Piero”
-“No è meglio di no, non ti piacerebbe” - la faccia è realmente indispettita adesso, e gli artisti ci mettono poco a mandarti a quel paese, ma lui non lo fa e ciò significa che forse parlerà –
“Non mi piace parlar male dei morti, non è carino; direi delle cose non giuste che non combaciano con quello che vuoi sentire”.
-“Io amo e cerco la verità, non cerco le cose che voglio sentirmi dire”
-“Ah se è così allora io l’ho detta la verità su Tenco. Oggi uno quando non sa cosa fare scrive un libro su Tenco, e ce ne saranno già venticinque. Io l’ho detta la verità ma non era quella che volevano sentire” e qui il nostro intervistatore non è assolutamente pronto. Sin da bambino avevo voluto sapere la vera storia di Tenco e pensavo che, come per tutti i misteri italiani, non si sarebbe mai saputa, come Piazza Fontana, l’omicidio Moro, come Ustica ecc.
Ora inaspettatamente c’è l’occasione di sapere qualcosa da fonte autorevole, ma è come un passaggio che non t’immagini e ti coglie impreparato e il goal sfuma.
Mi racconta di come Piero si sentisse superiore, apre il libro di de Grassi, va cercare il capitolo sui colleghi cantautori che comincia così: <> e trova la conferma ufficiale; ora quella reticenza a parlare male dei morti scompare, può tranquillamente parlar male di Piero (tra l’altro anche de Grassi non deve stargli molto simpatico).
-“Se cerchi la verità ti racconto il primo incontro. Gianfranco Reverberi, il mio maestro, ci portò a fare un’audizione per la CGD di Crepax – a proposito se vuoi ti do il numero di Gianfranco dopo. Insomma quando feci ascoltare le mie canzoni non erano molto soddisfatti e io gli dissi non mi importa se non vi piacciono, io scrivo per me, non per voi. Gli piacque il carattere e invece che per cinque anni mi fecero il contratto per sette. Quando fuori dissero che mi avevano preso e lui no non passarono due secondi che mi ritrovai attaccato al muro colpito da un pugno: <Sei un figlio di puttana> E io gli dico : < Che colpa ne ho io. Sono un povero cristo come te, son venuto qua e hanno preso me>. Poi si pentì di quel gesto impulsivo. Ma era sempre ubriaco e piagnucoloso e mi chiedeva scusa piagnucolando, continuamente: < Scusa ti prego scusami >, non lo sopportavo. E allora lo evitavamo, se andavamo da qualche parte dicevamo:< No, no passiamo di qua che là c’è sicuramente Piero>. Mi faceva pena, era un nato-fallito”.
-“E a livello artistico invece secondo lei …
-Era un bluff, un artista mancato, o …” “Era un vorrei ma non posso”.
Con quella faccia un po’ così, quell’espressione un po’ così, mi fa un autografo sull’antipatico libro e torna dalla bella Paola.
Dal vostro inviato Daniele Marzi.
P.S. Mi sono anche arrischiato a dire che Il poeta, tra le sue canzoni è quella che preferisco, e pensate un po’ anche lui. M’è andata bene.
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1 giorno fa