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News e appuntamenti


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IN LIBRERIA

11 agosto 2013

Non è mai troppo tardi























Mi è capitato il mese scorso fa di andare al mercato e di trovare al banco dei tortellini un signore anziano ben tenuto di quelli di un tempo, passati gli 80 anni, che comprava appunto i tortellini, mi raccontava dai aver perso la madre da poco ultra centenaria 107 anni da poco, e che la casa adesso gli pareva triste che però allo stesso tempo si faceva coraggio e continuava a fare quello che aveva sempre fatto.
"surgelo persino il brodo" che se capitano gli amici ho un buon piatto da dare da loro:
"Lei deve avere una casa molto grande per surgelare il brodo" io dico.
"eh sì, poi ora che non c'è più mia mamma, è davvero troppo grande; ma è per questo che ci tengo a tenerla viva e non far mancare mai nulla alle persone che mi vogliono bene"

Ho pensato che quella persona ha vinto tutto, se arrivi a quell'età con ancora la voglia di voler bene e fartene volere, e impegnarti perché questo avvenga nessun anno della sua vita di certo è stato sprecato.




06 marzo 2013

Auto-pubblicazioni e pubblciazioni
























Fino a qualche anno fa guardavo molto male l'auto produzione di libri e testi, la così detta e vasta vanity press (del resto se è stata chiamata così avrà un suo significato), naturalmente si sa chi pubblica con case editrici esistenti viene visto da tutti in modo differente da chi si produce un libro da sé; in qualche modo è la linea che decreta nell'immaginario di chi segue autori ed editoria dal "farcele al non farcela" bel caso dell'auto produzione, o nella produzione a pagamento insomma.

E' ovvio che ancora esiste questo pensiero, dato che è pieno di non autori che pur di vedere le loro idea stampate nero su bianco pagano; ma oggi come oggi non è che essere pubblicati dalla maggior parte delle case editrici che comunque hanno (diciamo) un nome sia indicativo di qualità, è tutt'al più indicativo di tentato fiuto, di commercializzazione, di prova, di lancio, di argomento, di manualistica, e questo va naturalmente a discapito degli autori che invece perseguono un identità più letteraria, oggi abbastanza snobbata da molte case editrici ( a meno che non ci sia di mezzo un postumo o un autore che si è affermato in tempi non recenti).

Quindi, resto anch'io del resto ancora legata che la casa editrice possa avere una parola in più perché è un filtro rispetto alla quantità di scelleratezza che spesso leggo con volontà di pubblicazione, (scelleratezza intesa come demenza purtroppo); ma per come scelgono, e seguono oggi le case editrici gli autori (anche quelli in gamba),, forse auto pubblicarsi agli occhi di oggi 2013 non è che sia una cosa così spregevole come mi pareva in assoluto fino a qualche anno fa.
Avevo già accennato ad un discorso analogo, voi cosa ne pensate, auto-produzione letteraria, sì o no, discrimina l'autore o oggi no?

14 febbraio 2013

Momento poetico

Mai dimenticarsi di Piero Ciampi -



11 febbraio 2013

Le vere Bombe
























Posto questo stralcio di intervista fatta da me ad Ezio Vendrame . Allora mi aveva colpito parecchio. 

"Anche Léo Ferré era un grande. So che lo conobbe a Parigi.
Il regista Claudio Bonivento mi raccontò che quando aveva diciannove anni fu, per qualche tempo, l’autista di Léo Ferré. Una volta, alla frontiera di Ventimiglia, una guardia di confine li fermò e disse: «Aprite i bagagli, voi bombaroli». Dai tratti somatici e dalla presenza (in periodo di Brigate Rosse), avevano tutte le carte in regola per poterlo essere… Léo Ferré scese dalla macchina con la sua valigetta nera “tipo Romania”. Si rivolse alla guardia e le disse: «Senti, io non sono un coglione come te, che le bombe le nasconderebbe in una borsa. Io le bombe le ho qua». E col dito si indicava la testa.
Per dire che personaggi incredibili c’erano all'epoca. Ormai in questo merdaio di mondo non si ripresenteranno più. Non c’è speranza."

04 febbraio 2013

Quale direzione ?




















Tutta questa sovrapproduzione di ogni cosa, di ogni genere, su di ogni fronte causerà sempre più malattie, parlo ovviamente di malattie umane. Ma come possono essere curate le "cose" in questo modo? le "cose" che circondando che si creano, un tempo avevano un valore decisamente diverso, e erano delle soddisfazioni che duravano nel tempo; oggi più che mai iniettano questa necessità di rinnovo continuo, quando non c'è stato ancora tempo di metabolizzare "le cose" precedenti, di creare un rapporto seppur con l'inorganico, perché l'inorganico esiste eccome, anzi direi che L'inorganico e l'aura dell'organico per certi versi, e non possiamo pensare di costruire qualcosa di importante e che abbia spessore senza che l'inorganico a sua volta assuma un dato valore.
Passiamo a diversi esempi: mi sono state chieste per un libro di essere lette 10 pagine di riassunto perché una sinossi di 60 era esagerata con tutto quello che c'è da fare.
Non metto in dubbio la veridicità della cosa, anzi, ma siccome questo tipo di analisi vale più o meno tutti (anzi ammetto anche di essere in una condizione privilegiata) come si può pensare che una persona di dedichi alla valutazione reale di qualcosa in quel modo, e quelle cose come possono essere valutate realmente? Un tempo l'autore era seguito pari passo dagli editori, sia quando aveva il lavoro pronto che no, anzi. Ora ovviamente le case editrici si sono centiplicate, che dico milliplicate uguale i potenziali autori, e restano sempre uguali il numero di utenza che ne usufruisce o se non uguale di certo non ha subito un aumento proporzionale.
Del resto chi è un po' dentro l'editoria sa benissimo che se pur per ipotesi ci fossero solo prodotti buoni ugualmente il pubblico, e persino un pubblico attento sarebbe spaesato difronte a tale offerta.
Idem, per quanto riguarda la tecnologia e il fronte informatico, che bisogno c'è di cambiare in continuazione strumenti che di per sé non sono indispensabili e sono la copia della copia; certo sembrano più comodi rispetto i precedenti magari, ma di sicuro non sono quelli che miglioreranno la vita di una persona, se non fosse che quasi nessuno è completamente esente dal fatto di essere cascato nella trappola delle false esigenze: ovvero creare una rete di comunicazione tale e talmente omologata, che il linguaggio stesso è omologazione, e se l'unico linguaggio è omologazione questo significa che se si analfabeta dell'omologazione sei comunque tagliato fuori, non vali nulla, perché se non riesci a comunicare non esisti, non hai senso. Tutto questo per cosa? per farsi in definitiva il culo triplo per avere un sacco di cose non necessarie, alle quali in realtà si attribuisce un nullo significato simbolico e un tutto significato di status symbol, e avanti in una morsa continua in cui se non hai non sei, e per essere devi negare la tua esistenza. Mi sembra pressoché geniale.