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29 gennaio 2011

Dolly Lamour: l'angelo italiano del Burlesuqe

Dolly Lamour è l'angelo italiano del Burlesuqe, solo bella sarebbe riduttivo dire...ecco l'esempio perfetto dove fascino talento e passione si mescolano in un'unica rappresentazione, quel turbinio di passioni che trasforma i suoi spettacoli in arte...



Come hai iniziato a fare la fotomodella? Cos'è che ti piaceva della rappresentazione estetica?

Fu nel 2007. Sono sempre stata amante della fotografia ed ero molto curiosa di vedermi attraverso gli occhi di un fotografo. Provai per divertimento, era bello giocare col make up, l'acconciatura, gli outfit e avere delle belle foto da conservare...poi la cosa mi appassionò sempre di più e decisi che poteva essere un buon mezzo per comunicare con gli altri, per rappresentare le mie fantasie e regalarle per un attimo a chi si fermava a guardarmi.



In seguito ti sei avvicinata all'arte del Burlesque, che qui in Italia non è molto diffusa...

Diciamo che oggigiorno forse non è conosciuta da tutti ma è abbastanza diffusa.
Il palcoscenico è stato nelle mie fantasie fin da bambina, l'ho desiderato da sempre e a 19 anni cominciai ad esibirmi in diversi locali milanesi come performer. Parodie di film o videoclip...i personaggi erano spesso inquietanti: da Psycho di Hitchcock a Salomè a Laura Palmer.
Sentii parlare del burlesque, di cui avevo una definizione e una collocazione storica, ma che non avevo mai visto dal vivo.
Partecipai a uno degli eventi Voodoo De Luxe e rimasi subito affascinata dall'atmosfera, dall'eleganza delle performance e dalla spettacolarità dei costumi. Provai, cominciai, feci i miei primi acts, poi li misi da parte, poi li ristudiai, li capovolsi...da quelle prime esperienze c'è stato un continuo studio, una ricerca maniacale di quello che fu il Vaudeville, il Cabaret e il Varietà oltre che il burlesque. Un grande e continuo impegno, un sostanzioso investimento a livello di costumi, scenografie e materiale di scena, dei grandi sacrifici. Ma sono felice, è la mia passione, la mia vita. Poter far conoscere al pubblico ciò che produce la mia mente, ciò che mi affascina, ciò che in qualche modo fa parte di me è davvero un privilegio...e quando il pubblico apprezza diviene una grande soddisfazione.




Che differenza c'è nel tuo vivere l'esibizione dello spettacolo e quella fotografica?

La differenza sostanziale sta nell'emozione. Quando posi e hai alle spalle un minimo di esperienza, ti senti piuttosto tranquilla, sai che hai del tempo a disposizione e che se non parti al massimo, puoi sempre finire alla grande...e provi una grande emozione a lavoro ultimato, quando vedi i risultati e trovi, tra le tante, una foto molto ben riuscita.
Nello spettacolo è tutto un turbinio di emozioni che partono dalle prove, continuano con i preparativi nel backstage, prima di salire in scena, durante e dopo lo show. Sai di avere un tempo limitato per dare il massimo, sei preoccupato che la coreografia e tutti gli oggetti di scena funzionino al meglio, non vuoi trascurare il contatto col tuo pubblico, ma soprattutto non vuoi deluderlo in alcun modo. Poi c'è la soddisfazione o l'insoddisfazione tornando nel backstage...insomma tante sensazioni e umori mescolati insieme che vanno tenuti sotto controllo e gestiti nel migliore dei modi.


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Donne e icone che ti hanno ispirato nella tua rappresentazione...

Non solo donne, showgirls, artiste del passato, ma anche costumisti, pittori, scultori, architetti, soprattutto coloro che hanno dato vita a un movimento artistico, come ad esempio l'Art Nouveau e l'Art Decò, che hanno sempre esercitato un grande fascino su di me e che sto riscoprendo e studiando a fondo in questo periodo. Motivo di ispirazione può essere anche un'opera teatrale o un classico della letteratura. La bellezza dello spettacolo è che non vi sono limiti alla fantasia e il burlesque come forma di spettacolo, può essere rappresentato in mille modi...bisogna un po' sfatare il luogo comune che lo vede legato esclusivamente al mondo delle pin up e degli anni '50. Se andiamo a scavare facendo qualche passo indietro nella storia, scopriremo che vi erano spettacoli molto più coreografici, con grandi costumi di scena, scenografie incredibili e tematiche davvero affascinanti...era il vero Grande Show dell'epoca di Mistinguette e Josephine Baker. Via via col tempo questa spettacolarità andò perdendosi arrivando negli anni '50 e '60 con costumi sempre più succinti e cio che veniva messo in scena era spesso un semplice spogliarello. Ecco perchè sono tanto attratta e stimolata dal periodo storico dei primi '900.

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Quali sono state le esperienze lavorative più significative della tua carriera?

Sicuramente quelle che mi hanno insegnato qualcosa, le esibizioni dove qualcosa è andato storto ad esempio...sono esperienze di cui fare sempre tesoro.
Ma anche quelle gratificanti, quando cominciai a vedere i frutti di tanti sforzi, come ad esempio la mia esibizione all'after concert di Vasco Rossi a Cagliari, esperienza in cui mi sono vista completamente protagonista e ho avuto al mio fianco uno staff di tutto rispetto che si occupava solo di me; oppure lo spettacolo al famoso festival Summer Jamboree di Senigallia, in quell'occasione mi sono esibita sullo stesso palcoscenico che vide protagonista Dita Von Teese, con lo stesso backstage e lo stesso personale al seguito. Inoltre era una speciale occasione perchè avevo al mio fianco delle speciali artiste e amiche come ad esempio Janet Fischietto.


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C'è chi ritiene che fare la modella o la performer non sia un'arte né un lavoro, tu cosa ne pensi?

Non sono d'accordo soprattutto per quanto riguarda il discorso "performer"...si parla di rappresentare una scena, una parodia e si comunica col pubblico quindi se uniamo questo al buon gusto personale e a un pizzico di originalità, sotto tutti i punti di vista si sta creando arte.
Il discorso modella è complicato: se parliamo di quelle fotomodelle che altro non fanno se non arrivare sul set, farsi vestire, truccare e mettersi a posare secondo le direttive del fotografo...beh in effetti si é quasi come fare le belle statuine.
Nel nostro campo non è proprio così. Veniamo richieste per lavori come fotomodelle proprio per quello che siamo sul palcoscenico, spesso mi è stato chiesto di posare con i miei costumi di scena, altre volte semplicemente cercavano un volto non comune lontano dalle fattezze delle classiche modelle. Che si tratti di questo o semplicemente di arricchire e rinnovare il mio portfolio, sono io a gestire tutto il servizio fotografico...scelgo il fotografo, il tema, porto i miei costumi oppure mi affido a degli stylist che possiedono i giusti outfit. Acconciatura e trucco sono spesso curati da me, sono una truccatrice e non amo molto essere truccata da altri, in quanto purtroppo mi è capitato spesso di non riconoscermi e non sentirmi a mio agio. Direi che se sei tu a scegliere il mood delle foto, l'outfit, il trucco, l'acconciatura, la location e le pose...stai praticamentente facendo il direttore artistico di te stesso, quindi stai comunque creando, comunicando e facendo arte.




Cos'è la bellezza per te, e cosa rappresenta e da cos'è rappresentata l'idea di bellezza ?

La bellezza fisica è un valore aggiunto. Penso che si possa comunicare bellezza pur non essendo canonicamente belli...soprattutto sul palcoscenico. Ho visto artiste non bellissime che possedevano un'armonia, una grazia e un fascino superiori a qualsiasi bellezza fisica. Per me bellezza è questo...non è determinante essere perfetti nei lineamenti o nella forma fisica, ma traspare nel possedere buon gusto, eleganza dei movimenti, fascino ed espressività che sono poi caratteristiche innate.


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Dell'arte cosa segui?

Tutto è fonte di ispirazione per me. La pittura, l'architettura e la scultura, il canto, il teatro, persino il balletto, la musica di tutti i generi dalla classica al folk (adoro la musica popolare russa e dell'est europa ad esempio), al garage, death rock, swing, jazz, foxtrot...non mi precludo nulla. La danza è un mondo affascinante per me, non ho avuto modo di studiarla da piccola e ora vorrei poter imparare tutte le discipline: le basi della danza classica, la danza orientale, il flamenco, le danze esotiche come quelle della culturia indiana e thailandese...sono tutte interessanti per me, sono pezzi di storia e raccontano molto delle tradizioni di un popolo, inoltre avendo di base delle regole molto rigide, sono un ottima disciplina per il corpo e anche per la mente. Ho inoltre frequentato il Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano studiando chitarra classica, violoncello, pianoforte e canto corale e a soli 11 anni ho calcato il primo palcoscenico esibendomi con il coro del Conservatorio nell' Hallelujah di Handel come soprano...e devo dire che suonare e cantare mi manca molto quindi penso che probabilmente riprenderò gli studi.

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Se potessi far rivivere una diva d'altri tempi, chi sceglieresti?

Mata Hari, una donna che andò controcorrente, ebbe una vita turbolenta, piena di colpi di scena. Parte della sua vita in Indonesia e il resto a Parigi dove, con le sue "scandalose" danze orientali conobbe la popolarità e il successo. Poi la guerra, lo spionaggio e per finire la condanna a morte. Una donna così ne avrebbe parecchie di storie da raccontarmi e probabilmente saprebbe infondermi un pochino della sua temerarietà.

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Qualcosa che ti spaventa...

Il solo pensiero di perdere le persone care, e poi mi spaventano le malattie e l'idea della morte in se'.


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Tre cose che vorresti fare esistere...

Delle utopie praticamente: dei politici italiani degni di stare al governo, una reale rinascita per il nostro paese, la meritocrazia,

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Tre cose che detesti nelle persone

L'opportunismo, la superficialità, l'invidia. Tre belve che distruggono i rapporti e causano grandi ferite. L'opportunista ti usa e ti tiene buono per i suoi scopi, magari ti fa anche credere di esserti amico....poi si dilegua quando non gli servi più. Tu ti fai mille domande e non riesci a capire il gioco, il raggiro; non è tanto più semplice chiedere cio che si desidera senza prendere per i fondelli gli altri?
Il superficiale...davvero odioso.
Predica bene e razzola male come si suol dire. Ha degli slanci di finto affetto e parla di amicizia in modo immaturo, infatti alla prima occasione sparisce senza lasciare traccia, magari quando tu hai bisogno, poi scopri che stava beatamente a Miami a prendere il sole.
L'invidioso è un essere strano, non sai mai se detestarlo o provare pena per lui. Nasce come insicuro ovviamente, quindi a volte ti viene quasi voglia di provare a comprenderlo, ma è un rischio troppo grande. Sono capaci, nonostante la loro insicurezza di fondo, di fare qualsiasi cosa pur di risaltare al vostro cospetto, con risultati spesso decadenti, fuori luogo e intrisi di volgarità e maleducazione.
Ma con l'esperienza l'occhio si affina e queste persone ora fanno davvero molta fatica ad avvicinarsi a me in qualche modo.


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Un desiderio

Più che un desiderio è una decisione che ho preso: volermi bene sempre, ed essere felice e appagata.


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Progetti futuri...

Portare alla luce tanti nuovi acts che stanno prendendo forma nella mia mente, continuare a imparare e a studiare danza e canto, perseverare nel mio miglioramento fisico e spirituale, prendere seriamente in considerazione il teatro non appena avrò il giusto tempo da dedicare agli studi.


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Una frase che vorresti dire a tutti...

Noi tutti abbiamo le stesse possibilità di riuscita, la fortuna, la sfortuna e il caso non esistono. Invece il credere in se stessi, la costanza e l'essere positivi ci portano dritti ai risultati.


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PROFILO FB DI DOLLY LAMOUR

15 gennaio 2011

L'annegamento di Narciso



Spero che questo anno sia cominciato nel migliore dei modi per tutti voi, e anche per quelli che non leggeranno qui, ma per la prima volta comincio ad avere un rapporto conflittuale col web, soprattutto per le cose che amo davvero, e quindi
per questo sto aggiornando raramente questo blog che è naturalmente oltre quello di cucina quello a cui più tengo.

Ogni anno che passa sembra sempre un po' uguale, poi in realtà cambia sempre qualcosa. Andando avanti posso dire che mi dispiace solo di non potermi dedicare veramente a quello che vorrei veramente ovvero l'ascolto più poetico, più naturale delle cose.
Basterebbe davvero il fieno, l'erba, la neve, la pioggia, l'odore dell'asfalto bagnato, un ricordo che ti smuove qualcosa che nel tempo ha avuto un senso, non solo nostro ma umano.

La fregatura è che il web è una macchina infernale che ti risucchio e ti manda affanculo i buoni propositi d'animo. Lavorandoci e anche non poco posso dire che il presente e l'urgenza del presente è la fregatura più forte per gli animi, e anche per la sua crescita, c'è sempre un'urgenza, una crisi e una voglia di specchiarsi, tramite gli altri che hanno bisogno della stessa cosa, fondamentalmente si pecca di narcisismo, in quella volontà di esistere, e cosa più che il web dà l'immediatezza di un giudizio molteplice?
Tutto questo lo trovo estraetemene malsano,  ma poi del resto chi non pecca? beh ecco chi non pecca in questo senso comincio ad apprezzarlo molto devo dire.
Camus stesso scriveva nello Straniero che persino in tribunale come imputato è interessante sentir parlare di sé. Quindi c'è sempre stata la volontà di giudizio, ma così estrema chi l'avrebbe mai pensato?
Ci vogliono fare annegare sul nostro riflesso, lobotomizzati dalla lusingata, risucchiati come vorrebbero far sembrare nell'ascolto ma nell'ego, e lo sanno bene come è facile con le coscienze sempre meno individuali e sempre più fragili sempre più bisognose di essere come l'altro ma meglio dell'altro, per una tacca di mi piace in più.

No, qui c'è qualcosa che non funziona. Non solo qui.
Parlavo con un editore che non cito, ma che ho sempre stimato, mi hanno fatto specie le sue parole, oggi non si vende più u n libro, la carta stampata va direttamente al macero, e dice - quindi organizzo seminari, eventi divento un circolo culturale perché, perché la gente non solo non è più disposta a leggere i libri, ma vuole essere dentro l'evento, vuole ancora una volta esistere - non essere mi veniva da dire, cioè vuole sentirsi partecipe, di qualcosa che oggi non c'è più perché la gente per prima la trova inutile, poco interessante, ma soprattutto con dei tempi d'attesa che non portano a qualcosa di visibilmente gratificante.
Allora ancora piegati e risucchiati su sé stessi, non nell'individualità, ma nell'ego, un ego malsano che sa di vuoto, perché il continuo rimando a se stessi altro non è che cercare un cappello nero in una stanza buia, ed il cappello non c'è.