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News e appuntamenti


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IN LIBRERIA

15 luglio 2018

Spazi


"Perché una vita senza segreto, senza mistero, senza zone d'ombra, senza spazi interstiziali tra sé e gli altri, così come tra sé e sé, è una vita destinata al terrore assoluto e senza limiti, che alla fine distrugge in noi ogni residuo di umanità." 

 — P. Zaoui, L'arte di scomparire. Vivere con discrezione,

12 marzo 2017

Stanchezza

Si ha un bel dire e pretendere, il mondo ci lascia molto prima che ce ne andiamo per davvero.
Le cose alle quali tenevi di più, ti decidi un bel giorno a parlarne sempre meno, devi fare uno sforzo quando ti ci metti. Ne hai le scatole piene di ascoltarti sempre cianciare… Tagli via… Rinunci… E’ da trent'anni che stai a cianciare… Non ci tieni più ad avere ragione. Ti molla la voglia di tenerti anche il posticino che t'eri riservato tra i piaceri… Ti viene lo schifo…  Basta ormai mangiare un po’, scaldarsi un po’ e dormire più che si può sulla via del nulla assoluto.
— Louis-Ferdinand CélineViaggio al termine della notte, 1932

11 agosto 2013

Non è mai troppo tardi























Mi è capitato il mese scorso fa di andare al mercato e di trovare al banco dei tortellini un signore anziano ben tenuto di quelli di un tempo, passati gli 80 anni, che comprava appunto i tortellini, mi raccontava dai aver perso la madre da poco ultra centenaria 107 anni da poco, e che la casa adesso gli pareva triste che però allo stesso tempo si faceva coraggio e continuava a fare quello che aveva sempre fatto.
"surgelo persino il brodo" che se capitano gli amici ho un buon piatto da dare da loro:
"Lei deve avere una casa molto grande per surgelare il brodo" io dico.
"eh sì, poi ora che non c'è più mia mamma, è davvero troppo grande; ma è per questo che ci tengo a tenerla viva e non far mancare mai nulla alle persone che mi vogliono bene"

Ho pensato che quella persona ha vinto tutto, se arrivi a quell'età con ancora la voglia di voler bene e fartene volere, e impegnarti perché questo avvenga nessun anno della sua vita di certo è stato sprecato.




06 marzo 2013

Auto-pubblicazioni e pubblciazioni
























Fino a qualche anno fa guardavo molto male l'auto produzione di libri e testi, la così detta e vasta vanity press (del resto se è stata chiamata così avrà un suo significato), naturalmente si sa chi pubblica con case editrici esistenti viene visto da tutti in modo differente da chi si produce un libro da sé; in qualche modo è la linea che decreta nell'immaginario di chi segue autori ed editoria dal "farcele al non farcela" bel caso dell'auto produzione, o nella produzione a pagamento insomma.

E' ovvio che ancora esiste questo pensiero, dato che è pieno di non autori che pur di vedere le loro idea stampate nero su bianco pagano; ma oggi come oggi non è che essere pubblicati dalla maggior parte delle case editrici che comunque hanno (diciamo) un nome sia indicativo di qualità, è tutt'al più indicativo di tentato fiuto, di commercializzazione, di prova, di lancio, di argomento, di manualistica, e questo va naturalmente a discapito degli autori che invece perseguono un identità più letteraria, oggi abbastanza snobbata da molte case editrici ( a meno che non ci sia di mezzo un postumo o un autore che si è affermato in tempi non recenti).

Quindi, resto anch'io del resto ancora legata che la casa editrice possa avere una parola in più perché è un filtro rispetto alla quantità di scelleratezza che spesso leggo con volontà di pubblicazione, (scelleratezza intesa come demenza purtroppo); ma per come scelgono, e seguono oggi le case editrici gli autori (anche quelli in gamba),, forse auto pubblicarsi agli occhi di oggi 2013 non è che sia una cosa così spregevole come mi pareva in assoluto fino a qualche anno fa.
Avevo già accennato ad un discorso analogo, voi cosa ne pensate, auto-produzione letteraria, sì o no, discrimina l'autore o oggi no?

14 febbraio 2013

Momento poetico

Mai dimenticarsi di Piero Ciampi -



11 febbraio 2013

Le vere Bombe
























Posto questo stralcio di intervista fatta da me ad Ezio Vendrame . Allora mi aveva colpito parecchio. 

"Anche Léo Ferré era un grande. So che lo conobbe a Parigi.
Il regista Claudio Bonivento mi raccontò che quando aveva diciannove anni fu, per qualche tempo, l’autista di Léo Ferré. Una volta, alla frontiera di Ventimiglia, una guardia di confine li fermò e disse: «Aprite i bagagli, voi bombaroli». Dai tratti somatici e dalla presenza (in periodo di Brigate Rosse), avevano tutte le carte in regola per poterlo essere… Léo Ferré scese dalla macchina con la sua valigetta nera “tipo Romania”. Si rivolse alla guardia e le disse: «Senti, io non sono un coglione come te, che le bombe le nasconderebbe in una borsa. Io le bombe le ho qua». E col dito si indicava la testa.
Per dire che personaggi incredibili c’erano all'epoca. Ormai in questo merdaio di mondo non si ripresenteranno più. Non c’è speranza."

04 febbraio 2013

Quale direzione ?




















Tutta questa sovrapproduzione di ogni cosa, di ogni genere, su di ogni fronte causerà sempre più malattie, parlo ovviamente di malattie umane. Ma come possono essere curate le "cose" in questo modo? le "cose" che circondando che si creano, un tempo avevano un valore decisamente diverso, e erano delle soddisfazioni che duravano nel tempo; oggi più che mai iniettano questa necessità di rinnovo continuo, quando non c'è stato ancora tempo di metabolizzare "le cose" precedenti, di creare un rapporto seppur con l'inorganico, perché l'inorganico esiste eccome, anzi direi che L'inorganico e l'aura dell'organico per certi versi, e non possiamo pensare di costruire qualcosa di importante e che abbia spessore senza che l'inorganico a sua volta assuma un dato valore.
Passiamo a diversi esempi: mi sono state chieste per un libro di essere lette 10 pagine di riassunto perché una sinossi di 60 era esagerata con tutto quello che c'è da fare.
Non metto in dubbio la veridicità della cosa, anzi, ma siccome questo tipo di analisi vale più o meno tutti (anzi ammetto anche di essere in una condizione privilegiata) come si può pensare che una persona di dedichi alla valutazione reale di qualcosa in quel modo, e quelle cose come possono essere valutate realmente? Un tempo l'autore era seguito pari passo dagli editori, sia quando aveva il lavoro pronto che no, anzi. Ora ovviamente le case editrici si sono centiplicate, che dico milliplicate uguale i potenziali autori, e restano sempre uguali il numero di utenza che ne usufruisce o se non uguale di certo non ha subito un aumento proporzionale.
Del resto chi è un po' dentro l'editoria sa benissimo che se pur per ipotesi ci fossero solo prodotti buoni ugualmente il pubblico, e persino un pubblico attento sarebbe spaesato difronte a tale offerta.
Idem, per quanto riguarda la tecnologia e il fronte informatico, che bisogno c'è di cambiare in continuazione strumenti che di per sé non sono indispensabili e sono la copia della copia; certo sembrano più comodi rispetto i precedenti magari, ma di sicuro non sono quelli che miglioreranno la vita di una persona, se non fosse che quasi nessuno è completamente esente dal fatto di essere cascato nella trappola delle false esigenze: ovvero creare una rete di comunicazione tale e talmente omologata, che il linguaggio stesso è omologazione, e se l'unico linguaggio è omologazione questo significa che se si analfabeta dell'omologazione sei comunque tagliato fuori, non vali nulla, perché se non riesci a comunicare non esisti, non hai senso. Tutto questo per cosa? per farsi in definitiva il culo triplo per avere un sacco di cose non necessarie, alle quali in realtà si attribuisce un nullo significato simbolico e un tutto significato di status symbol, e avanti in una morsa continua in cui se non hai non sei, e per essere devi negare la tua esistenza. Mi sembra pressoché geniale.

09 dicembre 2012

Piero Ciampi Maledetto poeta























In questi giorni finalmente sono riuscita a vedere il libro fisicamente, quindi è uscito per davvero nonostante non ne abbia ancora una copia. 
Ce n'è voluto di tempo per questa riedizione che avrebbe dovuto uscire già ad agosto 2011. Mi spiace solo una cosa: che ci debba essere sempre molta malafede riguardo la mia scelta e quella dell'editore sugli interventi inseriti. 
Ma questo è un altro fatto e preferirei che protagonismo e amore stiano ben separati in questa sede. Ciò che mi auguro è che questo libro, così come tutti gli interventi dedicati a Piero e alle sue Opere possano servire a farlo conoscere per arrivare a chi se lo può meritare. Ci sarebbero troppe cose da dire su questa grande persona, e ho cercato di farlo dire a chi l'ha conosciuto per diversi motivi, lavorativi di pura amicizia; mi pareva del resto la cosa più sensata.
Del resto quanti amano Ciampi? Oggi penso abbastanza, e proprio perché in tanti hanno creduto nel suo "essere maledettamente puro, autentico, estremo, ironico, dolce, duro e sfacciato con tutti, compreso se stesso" -
Viene da sé chiedersi chi è stato, da dove arriva questa sua forza?
Sarà che ho un debole per le cause perse, e per me è stata una folgorazione l'incontro con Piero, questo non mi bastava, era più che giusto, una mi necessità poter condividere tutto questo, e penso che questa sensazione l'abbia provata più volte chiunque l'abbia incontrato in maniera vera, decisa, - "come fa uno così a essere così poco conosciuto?" Maledetto! più rumore la sua vita che la sua morte per il Livornese a differenza del suo caro amico Tenco. Due grandissimi ben inteso, ma con riscatti diversi.

Dalla prima edizione ci hanno lasciato tante persone che avevo intervistato, così importanti nella sua vita, persone che gli sono state accanto e creduto in lui fino alla fine così come, Ennio Melis, Gianni Marchetti, Gianni Elsner, Italo Greco pochi mesi fa. Una grande nostalgia non può che assalire, e per questo penso sia proprio la cosa più importante lavorare sul passato che ci interessa, per dire che niente e mai andrà perduto se il loro ricordo ci tiene vivi e ancora ci fa vibrare.

Grazie a Piero e a tutti quelli che lo hanno amano, lo amano e lo ameranno.

22 novembre 2012

Il vestito e il monaco

Mi è capitato qualche giorno fa, prima che mi ammalassi per intenderci di andare dalla pescivendola, lì non ci vado spesso, ma quel giorno ero vestita meglio del solito, per meglio intendo che non ero vestita in maniera sgualcita come mi capita se devo uscire per fare la spesa.
La cosa che mi ha colpito è che dopo aver ordinato delle alici, mi ha guardato da cima a piedi, e quando il suo occhio e
cascato sule scarpe nuove, o su una sua idea mi ha chiesto "gliele posso pulire?".
Cosa che non è mai capitata le altre volte che ero vestita in maniera diciamo "normale".
Altro episodio, entro in un negozio specializzato in luci per video, mi servivano, le volte scorse che ero andata in sopralluogo semplicemente per vedere i prodotti, il proprietario si è rivelato al limite della scortesia, come dire "che scocciatura questi che entrano e non comprano un cazzo".
Ma questa volta dopo un acquisto importante, l'atteggiamento è cambiato radicalmente, con frase finale "speriamo di vederci, anche per non spendere dei soldi, se ha bisogno di aiuto..." frase che significa esattamente, "vieni se devi spendere":
Quindi oggi la tua identità acquisisce valore se è associata ad un valore monetario, possibile? perché quel valore, è potenzialmente un valore da acquisire anche a chi ti sta servendo, e rende loro "migliori" per tipologia di clientela, perché i soldi dei poveracci valgono meno di altri :(
Se spendo 4 euro per le alici e ho un giubbotto o ne spendo 4 e ho una pelliccia, saranno sempre 4 euro ben presi no? NO. non è più questo il concetto.
Perché poi come qualcuno mi ha scritto

"you are beautiful but the money makes you gorgeous".

Penso che questa sia ahinoi la chiave di lettura odierna. La bellezza senza il potere, non conta più nulla, e non parlo ovviamente di bellezza o avvenenza fisica, pure quella della poesia eccetera eccetera.

14 agosto 2012

Omo-fobia e uomo-fobia degli uomini














Dell'omofobia si è parlato già molto, ovvero della repulsione e dell'atteggiamento di emarginazione degli uomini verso gli omosessuali, dovuta sia la fatto che non di vogliano assolutamente identificare con questi e appartenere in un qualche vago modo a quella "categoria" che per altri molteplici motivi sociali.

Ma ancora l'uomo-fobia invece mi pare sa un'altra piaga molto comune e diffusissima, ovvero, il timore, ma soprattutto il pudore di un uomo nel rapportarsi ad altri uomini.
Dico questo perché se ne voglia si parla tanto dell'onesta amicizia tra uomini che va bene esiste sì c'è anche, ma quando un uomo entra per qualche motivo in contatto con un altro, specie se tramite una donna (che non è detto sia la compagna o una donna desiderata) ho notato scatta una sorta di rivalsa e di pudore incredibile che nelle donne raramentissimamente ho notato.
Faccio un esempio pratico.
Su fb ci siamo sia io che il mio fidanzato, è' capitato più volte che conoscenti comuni sia reali che no, già miei amici una volta che ricevono la richiesta d'amicizia dal mio fidanzato gliela neghino (chiaramente la chiede solo se o ci sono davvero argomenti in comune o li ha conosciuti dal veri).
Siccome questa cosa sarà capitata almeno con una decina di persone, mi fa capire moltissime cose.
E che non mi vengano a dire ma io con lui non ho niente da dire, o altro perché per amicizia in comune mi sembrerebbe una cosa naturalissima accettare un'amicizia virtuale.
Premetto che questi uomini non soon necessariamente persone che hanno mire particolari o ci provano, ma con tutta evidenza accertando la sua amicizia si sentirebbero più limitati nel loro teatrino personale.
Credo sia lo stesso motivo per cui per orgoglio, molti uomini si vergognino a chiedere le informazioni stradali per strada e preferiscano perdersi vagando e perdendo tempo, pur (nella loro testa) di non dimostrarsi all'altezza di qualche situazione.

Potrei anche dire facendo un piccolo riferimento s/m che in molti schiavi non a caso l'umiliazione più grande arriva col confronto con altri uomini o compagni che tendono appunto a svilire o demonizzare la loro virilità.
Altra cosa che vorrei dire a proposito.
Diverse volte, quando trovo schiavi o utenti particolarmente insistenti o fastidiosi, (molto particolarmente insistenti o fastidiosi) devo fare intervenire il mio fidanzato, in genere ovviamente me la sbrigo da me, anche perché se non richiesto non ficca il naso nei miei rapporti virtuali nonostante sia a conoscenza di tutto. Solo in quel caso nel 99% dei casi fin ora si crea un STOP almeno momentaneo.
E quando avverto, della serie "bene ora ne parli con il mio fidanzato vediamo cosa ne pensa" - diverse volte rispondono, ah alla fine hai bisogno di un uomo per difenderti.
Il fatto è che la decisione della donna, così come la sua parola, ancora per molti vale poco più d un cazzo, e solo la presenza e l'accostamento di un maschio può intimorire anche per motivi del tutto futili e inutili un altro maschio.
io la chiamo uomo-fobia, alla fine molti uomini non si sanno proprio gestire emotivamente per motivi di stupido orgoglio e per cultura difronte un altro uomo, questa è la verità.
Tutte queste pugnette a mio parere (odio il noi perché significa fare categorie ma devo) le donne, sotto questo aspetto sono molto meno problematiche.

01 luglio 2012

Intervista a Xena Zupanic: oltre la men
















Xena Zupanic, nata in Croazia con dimora a Milano. In duplice esilio, dalla sua terra nativa e da quella adottiva, dai suoi studi filo-sofici e dal mestiere di attrice, molto drammatica. Artista, attrice, regista e performer, ha lavorato, tra gli altri, con Harald Szeemann in Xena & her foolish wives, in Future is at Balkans al Tanzquartier di Vienna e in Blood & Honey, al Sammlung Essl Museum di Vienna, nel 2003. Ha partecipato dal 2005 al 2008 a MarKette, programma televisivo di La7 condotto da Piero Chiambretti.



Xena, hai un trascorso molto denso per esperienze e per collaborazioni, nomi che significano vite nella storia dell'arte, della cultura internazionale, da modella per Helmut Newton ad attrice per Marco Ferreri..chi ricordi con maggiore ardore e chi tra tante menti e tanti cuori che hai incontrato sia stato (è stato) un mentore per te...e così una mia curiosità come ricordi la tua partecipazione al video "Il pippero" con Elio e le storie tese?"

Chi è il mio mentore? La mia mente, il mio corpo pensante? Quante volte mi hanno mentito? Tante, mi viene in mente, mi ricordo con precisione. La morte è il mentore più vivo di tutti: il ricordo della vita presente.
Il video_clip “Il pippero” è la parodia puntuale del mondo assurdo e paradossale. Una avvelenatrice che batte la cassa è la vita che ci assale quotidianamente.


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Tu dalla Croazia, dopo esserti laureata in filosofia storia dell'arte, per un caso sei capitata in Italia, da questo punto di vista pensi sia stato più difficile affermarti e intraprendere questa strada ? nella tua terra d'origine che immagine hanno di te come artista?

Nella mia terra d’origine mi vedono come un’Origami giapponese. Ogni volta piegata cambio la forma del mio essere artistico: la piega infinita di un barocco giapponese inesistente.


Quanto è contato per arrivare ad essere ciò che sei passare attraverso il lavoro di modella?

Il modo di essere modella lascio ad “Elle”. Ho cominciato dalla lettera A come Arte in tutti i sensi : l’arte modella la mia vita, coprendo le mie spese nel bene e nel male. Le spese sono alte ed arte deve essere concentrata e non spalmata sulla superficie troppo estesa. L’arte è un l’antidoto naturale contro le modalità appese sul nulla.
Chiudo gli occhi, mi concentro per bene, faccio un AUM (MMMM) profondo e incomincio a contare : fino al numero tre ci arrivo?

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Fare televisione come la vivi, non può essere riduttivo per una persona come te ?

Le mie apparizioni televisive non hanno ridotto la mia sensibilità artistica, semmai l’ha sfidata a trasformarsi in brevi, lampanti frammenti del tempo. Un esercizio haiku: in pochi gesti e parole un mondo nuovo si rivela periodicamente nel mio caso.
Patino sul schermo piatto televisivo dando i voti artistici a me stessa. Mi riduco così, purtroppo! 


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Si può fare arte, come si vuole e non scendere a compromessi?

L’arte odierna è scesa sotto la soglia del compromesso universale. E’ compressa come i bagagli del low-cost flies con pretese di un sucesso interplanetario; questa arte pigliatutto ha comprato anche il compromesso.
Dio mio, manda il tuo Messo per sopprimere il compromesso, sia la volontà tua conforme ad arte ben messa.
L' Arte in se stessa è un compromesso, aiuta a sopravvivere invece di annientare come terribile Messo di Dio che giudicherà la nostra vita. Solo morti siamo ben messi. 


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Ha senso essere sinceri nell'arte; alcuni dicono che le persone (un pubblico) se ne accorgono quando c'è di mezzo la verità, la sincerità, l'intensità dell'intento, io ci credo poco, tu cosa ne pensi?

Credo che il pubblico è sincero: con grande diligenza mastica molti gruzzoli di merda, l'operine marchiate e firmate con un “a” minuscola ma sontuosa, l’arte per i cittadini democratici, un po' trasgressivi, un po' bigotti, ma sempre vogliosi di novità fresche, stimolanti. Viva la sincerità: gli auguro la buona digestione! 

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La felicità non può esistere per gli spiriti eletti, una verità o un concetto troppo occidentale?

Essere spirito “eletto” porta nella maggior parte dei casi alla lacerazione estrema, alla catastrofe sicura. Parafrasando il poeta Renè Char, la creazione è l’atto d’autoesclusione, è il luogo della lacerazione dove abita la felicità.
Posso felicitarmi che la felicità quasi non esiste, ergo nell’atto di felicitarmi sono felice di eleggere il concetto della felicità al grado più alto del pensiero, ho eletto la felicità e sono felice anch’io confermando la sua esistenza.


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Alla verità invece ci si può arrivare solo attraverso tortuose vie, o anche qui tutto da rivedere, o forse no è poi così importante perseguirla...

La verità è la retta via che porta puntualmente nel labirinto: è lì che reggiamo la verità sulle nostre spalle, soccombendo.

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Da cosa si riconosce la grandezza di una persona per te, e quella di un artista?

La grandezza di una persona è la bassa condizione: guardare dal di sotto verso la vetta pura. L’artista può essere anche un infame, una non-persona, un demiurgo contorto, anche questo fa parte della grandezza, della rivelazione del mistero dell’essere.

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Essere belle come te, è penalizzante se si vuole esprimere un concetto forte, o può essere anche un vantaggio?

Essere belli ed esprimere un concetto forte è un vantaggio orgasmico, cosmico, un ordine che appartiene solo agli dei che non abitano tra di noi.
I belli portano bellum, la Guerra dei concetti destabilizzanti. Dalle ceneri così rinasce l’ordine che porta il vantaggio della bellezza. 


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Come si possono superare i pregiudizi sulle belle donne, ma soprattutto sulle donne?

Nel caso dei maschi sviluppando il lato femminile. Nel caso delle donne omettendolo.
Le donne belle campano sui pregiudizi, mentre le altre si logorano difendendosi. Superarli vuol dire superare la vita stessa. 


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Una mia impressione, sei talmente consapevole della tua bellezza, che hai potuto permetterti di interpretarti in modo mostruosamente inquietante. Una scelta coraggiosa, che pochissime donne sceglierebbero; come mai questa scelta? generalmente sono infastiditi gli uomini da questa tua posizione?

Gli uomini vogliono il riparo, vogliono le donne rassicuranti. Ma l’eterno femminile è l’inquietudine senza fondo, è la mostruosità della finitudine mortale che ci aspetta nel suo grembo materno. La mia non è una scelta , è un impulso naturale che lavora silenziosamente a finirmi, a terminarci. Sono solamente struggente strumento rivelatore di sterminazione lento ed inesurabile.
Il mostro che si presenta in società è altamente coraggioso: sfida l’ordine prestabilito basato tra l’altro sulla mediocre e scialba nozione della bellezza.
Gli uomini, tutti i portatori del complesso di S. Giorgio vogliono ucciderlo. Le donne vanno liberate anche a costo di ucciderle. 


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Come è nata in te l'elaborazione dell'inquietudine, e come hai capito che potevi trasformala in qualcosa di vivo?

L’inquitudine è sempre viva, è una danzatrice che danza tutti i giorni, al permanente crepuscolo dell’Impero che è la nostra stessa vita. Io l’ho elaborata portandola sopra il superficie del mio corpo, rendendola visibile come una contrazione fisiologica densa e liberatrice. Ora lei danza fino allo sfinimento. 

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Il messaggio più forte che vorresti fare arrivare attraverso ciò che fai...e cosa vorresti poter dare in futuro tramite le tue interpretazioni?

Nessun messaggio. Lascio correre il cavallo selvaggiamente senza il messaggio mentalmente ben predisposto. Il cavallo galoppa verso il futuro? Un cavallo sciamanico che scavalca dei livelli, portando innumerevoli rotture. Si viaggia penetrando i mondi, senza i messaggi ingombranti. Non c’è tempo di leggere, solo di vedere e agire.
Morire presto per risorgere subito, il messaggio che contiene il futuro in nuce.


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A uno sconosciuto che ti dice "sei bellissima" cosa risposeresti?

Risposeresti? Un lapsus freudiano?
La bellezza bisogna sposarla e risposarla di continuo. E’ uno sforzo matrimoniale perpetuo, giornaliero, che porta agli esiti dove la noia distruttrice non sfibra il matrimonio. 


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Qual'è la forma artistica nella quale ti senti meglio rappresentata e quella che senti di rappresentare al meglio?

Il teatro – un tête-à-tête attorno al quale latrono i cani rabbiosi, l’intimità che scioglie la paura omnipervasiva ; mi rappresento, mi rappresenta, mi cosenta, voglio andare avanti!

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Qual'è il tuo lavoro artistico che ritieni più riuscito?

Lo spetaccolo teatrale U-BITI, eseguito a Zagabria durante il festival teatrale “Eurokaz”. Parla di un assassinio reale efferato di un giovane studente. Nessuna colpa, nessuna espiazione, nessun attacamento alla terra madre. Niente Dostojevskij catartico. Solamente un nichilismo balcanico, chiliastico senza colpa e senza rendenzione. Ero un omicida sul palco e non avevo paura. Il Chaos contemporaneo modellava il mio corpo democriteo, tempestandomi con gli atomi malati e vitali fino alla follia. 

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Cos'è il significato, e cosa ci resta del significato?

Il significato è la bandiera Bianca della resa, permanemente alzata sul territorio accanto a noi, ardetamente desiderata. Un’esca mortale sulla quale il corpo morto si accascia quasi con gratitudine.
Un sentimento per te costante che ti ha accompagnato tutta la vita e sai ti farà compagnia..
La finitudine della Morte. La morte morde la mela già avvelenata.


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Qual'è l'arte e la forma artistica che a tuo parere oggi rispecchia meglio la contemporaneità?

L’arte cinematografica, ma non andrà all’infinito. Sta nascendo dal tramonto qualcosa di nuovo: un uovo cosmico orfico che non bisogna ne guardare ne contemplare. Il suo albume (albore) sarremo noi. 

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Cosa ne pensi della body modification?

E’ un misero tentativo d’allentare la finitudine, la morte. In certe forme artistiche è un eroico gesto di cambiare l’ordine del mondo in maniera radicale, mentale, usando il corpo come modificatore più potente, saldamente micidiale. 

Autori che sono più vivi dei vivi?

Carmelo Bene – la phoné, la guida oltremondana sciamanica, l’ascia bipenne labirintica
W. Shakespeare – un shake senza tempo, fresco fino allo sfinimento
E.Cioran – la mela avvelenata risvegliatrice

La musica cosa ti ha dato? cosa eleggi in musica?

La musica è radicale uscita dal mondo in un’istante. Un accelleratore cosmico che rivela i pianeti nuovi, perfettamente abitabili. La sua forza è la legge di fare e di disfare, demiurgicamente senza esitazione.
Cos'è oggi che scandalizza veramente?

Oggi lo scandalo è un uomo claudicante, inceppato su se stesso. Un ceppo secco dove molti artisti devono avere il coraggio di poggiare la loro testa sacrificale.

Esiste una visione al femminile e al maschile del mondo, dell'arte, e l'arte stessa come potrebbe essere di parte se per eccellenza vive di interpretazione universale?

E’ una illusione di vivere la visione dell’arte al femminile o al maschile. L’arte sono le viscere senza il sesso, la forza senza il compromesso, il Dio Apollo aconico, armonioso, ma sempre letale. Il sole rapisce felici ed infelici.
Trovi che troppi artisti si credono di poter essere Carmelo Bene? Come mai lui e altri no, è riuscito ad entrare così a fondo in un determinato immaginario di genere?

“E’ falso dire: Io penso: si dovrebbe dire mi si pensa”(A. Rimbaud). La volontà cattiva dell’Io sta per soccombere nei tempi senza il volto. Carmelo Bene lottava da gigante contro il colosso dell’Io tiranno. Una volta abbattuto il colosso risveglia molti David frustrati incitandoli di autoflagerarsi.

A proposito si può non esistere, essendo all'ennesima potenza?

Essendo all’ennesima potenza sempre veniamo a meno: l’Io è sorpresso e fisiologicamente siamo la fiamma incolore che brucia divinamente.

Cosa pensi della pornografia?

La pornografia rivela la verità dell’essere: la nudità e
l'enigmacità del mondo rappresentato tramite la sessualità disarmante. Un consumarsi, vivere l’istante dell’oblio pressochè totale del nostro ingombrante Io.


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Cos'è il fascino?

Il fascino: un fascio ben compatto ed esile della nostra energia che trascina alcuni verso la rovina.

Un incontro fortunato?

Con l’Ignoto, con il mio Gatto, con il mio Cane. L’elementare mistero sempre fausto.

Tre cose che non esistono e vorresti esistessero?

Tutto esiste ma non si esprime in maniera assouta e prepoderante: Amor, Roma, Marò o il Caputmundi (Roma) che con l’Amore (Amor) naviga nella testa di un Marinaio (Marò).

Tre cose che elimineresti dalla faccia della terra...

O-DIO, BELLUM, POVERTA’

Se c'è una frase o un consiglio che vorresti dare a tutti..

Di sconsigliare se stessi quotidianamente

Intervista di Gisela Scerman

24 giugno 2012

Discorso sopra lo stato presente dei costumi degli italiani























Che dire, occorre leggere tanto altro?




“Gl’italiani ridono della vita: ne ridono assai più, e con più verità e persuasione intima di disprezzo e freddezza che non fa niun’altra nazione. Questo è ben naturale, perché la vita per loro val meno assai che per gli altri, e perché egli è certo che i caratteri più vivaci e caldi di natura, come è quello degl’Italiani, diventano i più freddi e apatici quando sono combattuti da circostanze superiori alle loro forze. Così negl’individui, così è nelle nazioni. Le classi superiori d’Italia sono le più ciniche di tutte le loro pari nelle altre nazioni. Il popolaccio italiano è il più cinico di tutti i popolacci. Quelli che credono superiore a tutte per cinismo la nazione francese, s’ingannano. Niuna vince né uguaglia in ciò l’italiana. […] Per tutto si ride, e questa è la principale occupazione delle conversazioni, ma gli altri popoli altrettanto e più filosofi di noi, ma con più vita, e d’altronde con più società, ridono piuttosto delle cose che degli uomini, piuttosto degli assenti che dei presenti, perché una società stretta non può durare tra uomini continuamente occupati a deridersi in faccia gli uni e gli altri, e darsi continui segni di scambievole disprezzo. In Italia il più del riso è sopra gli uomini e i presenti. La raillerie (canzonatura, ndr.) il persifflage (punzecchiatura, ndr.), cose sì poco proprie della buona conversazione altrove, occupano e formano tutto quel poco di vera conversazione che v’ha in Italia. Quest’è l’unico modo, l’unica arte di conversare che vi si conosca.”

— Giacomo Leopardi – Discorso sopra lo stato presente dei costumi degli italiani (1824)