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IN LIBRERIA

06 marzo 2013

Auto-pubblicazioni e pubblciazioni
























Fino a qualche anno fa guardavo molto male l'auto produzione di libri e testi, la così detta e vasta vanity press (del resto se è stata chiamata così avrà un suo significato), naturalmente si sa chi pubblica con case editrici esistenti viene visto da tutti in modo differente da chi si produce un libro da sé; in qualche modo è la linea che decreta nell'immaginario di chi segue autori ed editoria dal "farcele al non farcela" bel caso dell'auto produzione, o nella produzione a pagamento insomma.

E' ovvio che ancora esiste questo pensiero, dato che è pieno di non autori che pur di vedere le loro idea stampate nero su bianco pagano; ma oggi come oggi non è che essere pubblicati dalla maggior parte delle case editrici che comunque hanno (diciamo) un nome sia indicativo di qualità, è tutt'al più indicativo di tentato fiuto, di commercializzazione, di prova, di lancio, di argomento, di manualistica, e questo va naturalmente a discapito degli autori che invece perseguono un identità più letteraria, oggi abbastanza snobbata da molte case editrici ( a meno che non ci sia di mezzo un postumo o un autore che si è affermato in tempi non recenti).

Quindi, resto anch'io del resto ancora legata che la casa editrice possa avere una parola in più perché è un filtro rispetto alla quantità di scelleratezza che spesso leggo con volontà di pubblicazione, (scelleratezza intesa come demenza purtroppo); ma per come scelgono, e seguono oggi le case editrici gli autori (anche quelli in gamba),, forse auto pubblicarsi agli occhi di oggi 2013 non è che sia una cosa così spregevole come mi pareva in assoluto fino a qualche anno fa.
Avevo già accennato ad un discorso analogo, voi cosa ne pensate, auto-produzione letteraria, sì o no, discrimina l'autore o oggi no?