Mai dimenticarsi di Piero Ciampi -
14 febbraio 2013
11 febbraio 2013
Le vere Bombe
Posto questo stralcio di intervista fatta da me ad Ezio Vendrame . Allora mi aveva colpito parecchio.
"Anche Léo Ferré era un grande. So che lo conobbe a Parigi.
Il regista Claudio Bonivento mi raccontò che quando aveva diciannove anni fu, per qualche tempo, l’autista di Léo Ferré. Una volta, alla frontiera di Ventimiglia, una guardia di confine li fermò e disse: «Aprite i bagagli, voi bombaroli». Dai tratti somatici e dalla presenza (in periodo di Brigate Rosse), avevano tutte le carte in regola per poterlo essere… Léo Ferré scese dalla macchina con la sua valigetta nera “tipo Romania”. Si rivolse alla guardia e le disse: «Senti, io non sono un coglione come te, che le bombe le nasconderebbe in una borsa. Io le bombe le ho qua». E col dito si indicava la testa.
Per dire che personaggi incredibili c’erano all'epoca. Ormai in questo merdaio di mondo non si ripresenteranno più. Non c’è speranza."
04 febbraio 2013
Quale direzione ?
Tutta questa sovrapproduzione di ogni cosa, di ogni genere, su di ogni fronte causerà sempre più malattie, parlo ovviamente di malattie umane. Ma come possono essere curate le "cose" in questo modo? le "cose" che circondando che si creano, un tempo avevano un valore decisamente diverso, e erano delle soddisfazioni che duravano nel tempo; oggi più che mai iniettano questa necessità di rinnovo continuo, quando non c'è stato ancora tempo di metabolizzare "le cose" precedenti, di creare un rapporto seppur con l'inorganico, perché l'inorganico esiste eccome, anzi direi che L'inorganico e l'aura dell'organico per certi versi, e non possiamo pensare di costruire qualcosa di importante e che abbia spessore senza che l'inorganico a sua volta assuma un dato valore.
Passiamo a diversi esempi: mi sono state chieste per un libro di essere lette 10 pagine di riassunto perché una sinossi di 60 era esagerata con tutto quello che c'è da fare.
Non metto in dubbio la veridicità della cosa, anzi, ma siccome questo tipo di analisi vale più o meno tutti (anzi ammetto anche di essere in una condizione privilegiata) come si può pensare che una persona di dedichi alla valutazione reale di qualcosa in quel modo, e quelle cose come possono essere valutate realmente? Un tempo l'autore era seguito pari passo dagli editori, sia quando aveva il lavoro pronto che no, anzi. Ora ovviamente le case editrici si sono centiplicate, che dico milliplicate uguale i potenziali autori, e restano sempre uguali il numero di utenza che ne usufruisce o se non uguale di certo non ha subito un aumento proporzionale.
Del resto chi è un po' dentro l'editoria sa benissimo che se pur per ipotesi ci fossero solo prodotti buoni ugualmente il pubblico, e persino un pubblico attento sarebbe spaesato difronte a tale offerta.
Idem, per quanto riguarda la tecnologia e il fronte informatico, che bisogno c'è di cambiare in continuazione strumenti che di per sé non sono indispensabili e sono la copia della copia; certo sembrano più comodi rispetto i precedenti magari, ma di sicuro non sono quelli che miglioreranno la vita di una persona, se non fosse che quasi nessuno è completamente esente dal fatto di essere cascato nella trappola delle false esigenze: ovvero creare una rete di comunicazione tale e talmente omologata, che il linguaggio stesso è omologazione, e se l'unico linguaggio è omologazione questo significa che se si analfabeta dell'omologazione sei comunque tagliato fuori, non vali nulla, perché se non riesci a comunicare non esisti, non hai senso. Tutto questo per cosa? per farsi in definitiva il culo triplo per avere un sacco di cose non necessarie, alle quali in realtà si attribuisce un nullo significato simbolico e un tutto significato di status symbol, e avanti in una morsa continua in cui se non hai non sei, e per essere devi negare la tua esistenza. Mi sembra pressoché geniale.
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