E’ vietata la riproduzione, parziale o totale, in qualsiasi forma e secondo ogni modalità, dei contenuti di questo blog, senza l’autorizzazione preventiva dell’autore.
Tutte le interviste, gli articoli, e le pubblicazioni artistiche realizzate da Gisela Scerman sono protette dal diritto esclusivo d’autore, e il loro utilizzo è consentito solo citando la fonte e l'autore e/o chiedendo il permesso preventivo dello stesso.

Creative Commons License



News e appuntamenti


x




IN LIBRERIA

29 luglio 2007

I le Masque


De Andrè forse è stato il primo incontro vero con la musica, quello che mi ha aperto gli occhi su chi c'era e non c'era intorno - di valevole in ambito italiano. Poi Tenco, Ciampi, Sergio Endrigo, alcuni versi unici di Jannacci, molti altri; ma contemporanemente alo periodo che un Piero Ciampi mi accompagnava con il suo essere corrispndente a J. Brel con "Tu No", un altro gruppo del quale credo di non aver mai parlato- o forse solo a stralci- sono i Le Masque che mi straziavano, forse alla pari di Ciampi. Senza nulla togliere all'ultimo loro lavoro "gli anni di Globiana" più sorridente rispetto ai precedenti - credo davvero i migliori loro lavori siano quelli degli anni '80 - ritengo davvero pezzi fantastici e degni d'attenzione, con una forza poetica che non sento di frequente nelle canzoni.
E purtroppo mi rendo conti di quanto si difficile trovare anche questi dischi, e di quanti poche persone ne siano a conoscenza a parte i soliti un pò affezionati...

alcune canzoni si possono ascoltare a questa pag di Myspace dove c'è uno dei mie brani preferiti

"Le terrè di Monluè" dall'album "Il signor Gustavo coscienza"

Le Masque: My Space Page


LE TERRE DI MONLUE'
Avrei voluto parlarti di tanto tempo fa
e dei fantasmi di Monlue`.
Avrei voluto parlarti dei saraceni stanchi
e delle loro macchine gialle che scavavano
nei cantieri quasi finti.
Avrei voluto parlarti poi dei paladini
che arrivavano alle spalle con le cerbottane colorate
costringendo i Mori a bestemmiare.
E ti avrei indicato il loro capo all'attacco,
ferito a morte fin dell'inizio: lo si capiva
da una macchia di barbabietola sulla sua blusa bianca.
Si` ma, che te ne fai,
che te ne fai dei saraceni e dei paladini,
che te ne fai di quelle terre lontane,
lontane dalla citta`.
Tu che cerchi le vetrine del centro,
tu che cerchi i bar d'atmosfera
tu che cerchi i sabati sera
e le fatiche degli amici iscritti a tutto.
Avrei voluto parlarti della fata con la candela al naso
e del suo cappello a punta, quello,
quello, con su i pianeti.
E raccontarti di come giocava con l'ultimo jojo del secolo
e di come aspettava la fine di quelle guerre ... d'atmosfera.
E ancora dirti poi del suo cercare
l'eroe macchiato del doposcuola
l'eroe, l'eroe, senza ritorno.
E di come lo trovava sdraiato con le labbra contratte
perche' la freccia l'aveva passato.
E perche' gli scappava da ridere,
e lei faceva un rumore d'arpa con la bocca
e l'eroe rinasceva.
Si` ma, che te ne fai,
che te ne fai di quelle terre senza luci,
che te ne fai di quelle terre lontane,
lontane dalla citta`.
Tu che cerchi le vetrine del centro,
tu che cerchi i bar d'atmosfera
tu che cerchi i sabati sera
e l'amico iscritto a tutto che ce l'ha fatta.
Avrei voluto parlarti dei fantasmi di Monlue`.
Sai, loro fanno capriole
sai, loro parlano dialetti difficili.
Loro sono amici del vento,
loro cantano nell'aria
e fischiano fra le case e nei cortili.
E noi, noi li sentiamo di tanto in tanto,
Quando l'amore finisce.

26 luglio 2007

Senza clessidra

Io in questi giorni , non c'ho voglia di niente. Non so dove stare e dove sto, quando cambio posto non mi va nemmeno più di stare lì. Non dormo la notte, sonnecchio alternata da pause mangereccel il giorno - ed è già notte ancora. Anche oggi fatto niente mi dico.
Eppure quando una pensa all'estate gli vien da pensare che farà tutte quelle cose che durante l'anno non riesce a fare. Poi a me capita di fare meno della media del rimanente tempo annuo.

Ci son giorni che sarebbe meglio non ci fossero, e se anche ipoteticamente si vivesse 80 anni, e si potessero togliere quei giorni che non son serviti a niente, beh di anni se ne vivrebbe vari di meno. Ma chissà, la quantità anche quella inutile a volte rassicura uguale.
C'è chi dice ah meglio che si muore prima che diventare rincoglioniti e vivere cent'anni - poi mi pare che più si invecchia - forse perché in genere ci si rincoglionisce, non c'è poi tutta sta smania di lasciare il pianeta terra.

Che alla faccia dell'esserci di là - c'è gente che non c'è nemmeno di qua. Dove si ritrova. L'anima buona tenuta dagli psicofarmaci, poi parlano di anima. Quella prima o dopo l'assunzione?
Cioè uno chi è, quello di un tempo , quello di adesso o quello che sarà. Se è tutto non vale ieri più di oggi e viceversa.

A parte questo, volevo dire che si dimentica anche in fretta e varie volte, dopo una vita di fatiche, capita un miracolo e ci si dà fuoco senza accorgersene.

20 luglio 2007

Pignagnolando


Ogni tanto ci vuole un opera di Pignagnoli da ricordare...


Opera n. 131


I figli dei notai che diventano notai, degli attori che diventano attori, dei musicisti che diventano musicisti, dei giornalisti che diventano giornalisti, degli industriali che diventano industriali, dei dottori che diventano dottori, degli architetti che diventano architetti, degli avvocati che diventano avvocati, degli ingegneri che diventano ingegneri. Ma andatevela a prendere nel culo.


13 luglio 2007

Antony and the Johnsons

Ieri sera Piazza Santo Stefano - Bologna fitta di gente.
Finalmente un evento che è valso VERAMENTE la pena Antony and the Johnsons gratis.
Un autore (e la sua band) che davvero vale la pena di conoscere, se già non conoscete.
Ma dal vivo è davvero impressionante la dominanza vocale, la capacità magnetica ed emotiva di trasmettere l'Arte con la A maiuscola stavolta.
Se qualcuno era in procinto di diventare cantante e si trovava lì ieri, mi sa che ci dà su.
Poi immagino anche che c'è chi avrebbe preferito la Ligabue (no, non ci posso pensare), e anziché chiedere "Ma Johnson come lo shampoo?" Non avrebbe altrettanto chiesto "ma Ligabue, come il pittore?" ahimè... mal messi.
Però che lo conoscevano o no, l'effetto c'è stato - e la gente attenta ipnotica - a parte qualche buzzurro del aò, visto che è gratis famo un giro e giù a rutti.
Ci sono anche quelli insomma. Si sa.
In un pezzo grandioso omaggio a Cohen cantandolo divinamente.
Qualche inedito e pezzi del mio almeno per ora album preferito I'm a bird now.
Pezzi che parlano d'amore, di masochismo, di rivelazioni.
You're my sister è dedicata infatti a Boy George,che come Anthony è Gay dichiarato, e nel gergo inglese essere sorelle è scherzosamente essere gay come cel senso come me...ma è di un trasporto tale che bisogna scoltare non scrivere, di tale intensità anche il pezzo Hope There's Someone che si può ascoltare da questa pagina myspace:

http://www.myspace.com/anthonyandthejohnsons


Questa una recensione che fa capire quanti stili intreccia questoa utore facendo di sé un autore veramente autentico.

Antony incrocia lo slancio ultraterreno di Tim Buckley e la vittoriana vena omosoul di Boy George, o la solidità trascendente di Demetrio Stratos con il portamento immateriale di una voce bianca farinelliana. O ancora figuratevi l'operistica inquietudine licantropa di Scott Walker filtrata dall'acquosa sessualità di Nina Simone. "Quando l'ho sentito cantare ho capito di essere in presenza di un angelo" "Ascoltare la voce di Antony è come ascoltare Elvis per la prima volta: due parole e ti ha già spezzato il cuore" I commenti di Lou Reed e Laurie Anderson sono il miglior biglietto da visita per questo artista che, prima ancora che dal grande pubblico, è stato apprezzato e scoperto da musicisti che l'hanno voluto con sé.

Per saperne di più:


http://www.myspace.com/anthonyandthejohnsons


http://www.antonyandthejohnsons.com/

12 luglio 2007

Angel

Posto questo scritto in prosa poetica fatta qualche tempo fa...

Se eri là sulla strada, e mi hai visto passare, perché non hai chiamato?

Ti ho guardato, aspettando il tuo volto; ma la mia faccia era stravolta. Forse per pietà non ti sei girato.

Un eco di lupi sotto la luna, che non splende sulla terra, perché i pozzi sono arsi.

Ti ho visto e speravo i tuoi occhi.

Ma la speranza cos’è, se non un altro nome alla rassegnazione, e l’idea ingenua che un tempo prima o poi, non possa essere dilaniato?

La panchina, la strada i negozi, le vetrine, riflessi di gente che si spende in acquisti del giorno prima. Ma tu che Venere porti nelle vene, un sangue che travasa dal cuore, non puoi dare ancora la sagoma al mondo?

Io lo so che sangue, è sangue, e un angelo racchiuso dalle sue stesse ali vuole proteggersi il volto, non per troppa bellezza, ma per paura di un coro stonato ai suoi piedi.

Ti ho visto passare, mi hai visto perché ho sentito le tue ali sul mio cuore, piume d’oltrecielo mortali, qui tra le strade.

Lontananza di battiti tra le vie, scarpe che segnano la terra, ma non ho più impronte sul cuore, perché l’ambizione è l’origine di ogni peccato, è un’ eden ben coltivato il mondo.

Un origine tremenda la terra.

Torna indietro, portami a casa; il sogno lo vivo in sonno, la veglia non da tregua, occhi esperti scartano le vite rosicate.

Piume d’angelo, abbracciami, il corpo a nodi come la vigna, ha sangue come vino, come venere, come il tuo se ne hai sete.

Sogno, salvami.

10 luglio 2007

Problemi sistematici

Volevo un consiglio, quindi lo chiedo.

Mi capita di lavorare con Photoshop a foto mie scattate da altri. Ad esempio spesso elaboro scatti di Giovanna Casotto, che però a lavoro ultimato certo non si può dire sia l'originale, del resto nemmeno lei o chi in questione riconoscerebbe la foto come propria, (nel senso come composizione finale). Però credo sarebbe più corretto debba comparire un unico nome sulla foto.

Quindi,

o specifico scatto di e elaborazione di...
o mettere solo la fonte dello scatto.
o metter solo la fonte dell'elaborazione.

Chi mi leva il dubbio? Se si può?

04 luglio 2007

Notizie...

Non sono le notizie a sconvolgere il mondo. Sono i fatti, e quelli non possiamo cambiarli perché sono giò accaduti quando le notizie arrivano. No: le notizie non fanno altro che eccitare il mondo. E' bene perciò abituarsi a farne a meno.

Friedrich Durrematt, Romolo il Grande - atto primo

03 luglio 2007

Un vivo che passa

Quanto tempo è passato.
Si può dire che la storia dell'umanità- è la nostra nostra storia in un certo senso.
Spesso dimentichiamo questa coscienza, che però riaffiora.
E quanta nostalgia quando ti assale.
Come si può sopportare un peso così grande?
A volte mi sembra che non si possa reggere tutto i pianti le miserie del mondo e così pure le gioie tutte assieme, di oggi , del tempo.
Altre volte mi mi chiedo se invece al contrario essere parte di questo tutto, ci deresposabilizza e noi individui così piccoli e transitori, ma che in fin dei conti amorevoli, aguzzini, e contraddittori nella nostro spazio - che è questo qui e ora - senza coscienza senza sale universale, ma con questa di vita tra le braccia, tra le mani, che ha il vuoto che dà chi ti ama, nei sorrisi che si confondono nel traffico degli abbracci passati. Questo senso di quelle persone che incontriamo e hanno la capacità di levare il sonno al mondo - almeno ai nostri occhi.
Eppure quanti luoghi si confondono con una chiarezza del pianto, e quanti non ne ricorderemo, e quanti sarà meglio che sia così. Oggi è un giorno d'estate che ora so che e qui, è di nuovo estate ma questa volta in questo giorno è amore che sale come sale la marea che non posso vedere, ma so che c'è.

A tutti buona vita.

01 luglio 2007

"Uomo" e Bracco Di Graci

Stanotte come ieri non prendo sonno - allora a parte girare per la casa e pensare cose più o meno inutili, in questo pensare cose, mi è venuto in mente un verso di una canzone che avevo ascoltato tempo fa, ma proprio non la ricollegavo a nessun autore che conoscevo, già tempo fa avevo provato in un aricerca, ma nulla - attaccandomi ad quella frase "Piango e sorrido sotto un cielo di fango che non mi dà il tempo di decidere niente..." Bene, oggi invece son riuscita a trovarla...che soddisfazione. Questa canzone è di Bracco Di Graci, che sinceramente non l'ho mai tenuto troppo in considerazione (anche per mia svogliatezza di approfondire), ma devo dire che anche a rileggerlo, in questa semplicità il testo mi piace davvero molto...

Piango e sorrido sotto un cielo di fango
che sfogandosi spegne
anche l'ultima luce
apro il giornale e
gia' una nuova manovra economica
tira questa cinghia gia' rotta
nella penombra di un'osteria
cerco la mia vita ma trovo la mia sete
e a sorsi bevo le sconfitte
confondendole con gli ultimi momenti di lucidita'

Il mio presente sono giorni malati

dentro grandi incertezze con gli amici parlando
cercando un'alibi alle mie frustrazioni
risolvendo cosi' le mie situazioni
poi faccio tredici con la mente
sognando un futuro piu' rassicurante
di questi giorni operai
sempre piu' fragili sempre piu' difficili da trovare

Uomo non sei niente
uomo non sei
uomo non sei niente uomo

Piango e sorrido sotto un cielo
di fango
che non mi lascia il tempo
di decidere niente
quest'abitudine stanca
e gia' la voglia mi manca
anche per dire ciao come stai
poi faccio tredici con la mente
sognando un futuro
piu' rassicurante
di questi giorni operai
sempre
piu' fragili
sempre piu' difficili da trovare
Uomo non sei niente
uomo non sei

uomo non sei niente

uomo non sei...

Bene, ecco qui, poi ho trovato anche un link dove si può ascoltare il brano:

http://www.invernomuto.com/2006/10/19/avvitamenti/