E’ vietata la riproduzione, parziale o totale, in qualsiasi forma e secondo ogni modalità, dei contenuti di questo blog, senza l’autorizzazione preventiva dell’autore.
Tutte le interviste, gli articoli, e le pubblicazioni artistiche realizzate da Gisela Scerman sono protette dal diritto esclusivo d’autore, e il loro utilizzo è consentito solo citando la fonte e l'autore e/o chiedendo il permesso preventivo dello stesso.

Creative Commons License



News e appuntamenti


x




IN LIBRERIA

31 ottobre 2009

Buon 31 ottobre !


Insomma che sia una bella festa...


(ps ci tengo a dire che questa immagine l'ho personalizzata con photoshop ! giusto per non prenderne un'altra da internet ! e quindi farla un pò più mia, con quel micetto malfatto)




g

27 ottobre 2009

Montalto: 8 ragazzi stuprano una ragazzina, il giornale dichiara "Si è divertita anche lei"


Non è che ami particolarmente scrivere di cronaca, mi sembrerebbe di fare il giochetto dei tg, in cui con quell'aria dimessa e apatica si cerca quel morbosetto che piace e tiene attaccati alla tv buona parte della popolazione.

Però mi ha fatto specie domenica cambiando canale sapere di questa notizia di stupro: una ragazza di 15 anni è stata stuprata da 8 ragazzi di qualche anno in più, e questo è successo a Montalto prov di  Viterbo. 
La cosa che fa specie è come il paese si sia accanito contro la vittima, la ragazzina anziché gli 8 ragazzi. 

"Alcuni abitanti di Montalto, interpellati sulla vicenda con una telecamera nascosta, dichiarano invece "Io solo a quella lì e alla mamma le avrei impiccate e basta perché questi sono tutti bravi ragazzi". E un altro: "È una ragazzinata perchè prima di tutto è colpa sua, di quella lì".

"Lei già le aveva fatte altre ammucchiate...oltre a quella gita in cui aveva provato a denunciare questi altri...", dice ancora un altro. "I racconti erano che lei faceva proprio la zozza", un altro ancora. E "stà ragazza invece di venire qua a rompere a Montalto, l’avesse fatto a Tarquinia. Ma non era meglio?".



Queste son solo alcune dichiarazioni penso allucinanti, la cosa che più mi ha fatto specie è vedere in questo servizio, un padre di uno dei ragazzi condannati essere inferocito davanti le telecamere per trovare giustificazioni balorde al fatto successo, e per di più, quando un''unica donna di tutto il paese ha preso le difese della ragazzina, il padre di questo ragazzo la inseguiva anche dietro le telecamere in segno di disapprovo, in maniera manesca, cercava di levarla dal campo dell'inquadratura, quando lui era attorniato dai "suoi sostenitori".


Un'altra giustificazione che gli abitanti reputano attenuante è che la ragazza nel pomeriggio stesso avesse avuto un altro rapporto sessuale... e quindi beh ovvio se ce l'ha avuto anche nel pomeriggio, cosa volete che sia uno stupro la sera.
Altre voci che sia abituata a ammucchiate ed orge.

Allora io dico, ma quel padre come gli abitanti di quel paese, possono essere così ottusi da capire che tra volere una cosa e non volerla c'è una sostanziale differenza?

Se anche quella ragazzina, che io non conosco, (ma penso che come molte ragazzine possano sperimentare più o meno liberamente la sessualità alla sua età in maniera più o meno esplicita, e questo non è certo un crimine), sia la più zoccola del paese - che sia vero o no che sia abituata ad avere rapporti frequenti con coetanei o anche ammettiamo orge, questo leggittimizza un branco di ragazzi ad abusarne contro la sua volontà?

Questi così detti "figli di buona famiglia" e che durante lo stupro "si è divertita anche lei" come li hanno definiti i giornali del posto, hanno diritto a schierarsi pubblicamente tra l'altro dalla parte dei carnefici "dicendo idiozie simili, senza alcun rispetto per la vittima? -
Anche fosse stata la più prostituta dii tutte, nemmeno ad una prostituta gli si deve togliere il diritto alla propria dignità, alla volontà di sottrarsi a dei deficienti che non sanno tenersi il pisello dentro le mutande.

In ogni caso, questa gente di paese pure davanti le telecamere non è riuscita a far tacere la propria ottusità con parole e gesti. Complimenti, bei progressi, province e meno. La bigottaggine e l'ignoranza fa veramente schifo.

24 ottobre 2009

La befania


C'era una russa in treno e diceva che non lo sapeva se riusciva a tornare in tempo per la Befania.

20 ottobre 2009

Il limbo delle fanstasticazioni - parte 1

Quando si deve parlare a di un brutto libro, se non si è dei rancorosi, o non se ne parla affatto o si dice "è un brutto libro" - non lo consiglieresti mai a nessuno e sarebbe anche stupido cercare di spiegare il perché è un brutto libro, perché tutto questo non farebbe che dare credito a quella bruttezza finché se ne parla, e a qualcuno quella bruttezza che certo non si vuole tramandare potrebbe risultare anche se in maniera schifata una cosa che incuriosisce. Allora forse non ha molto senso.

Vorrei sempre fare molto discorsi sui libri e sui giudizi, non so se ha senso che oggi tutti giudicano cliccando il proprio gradiente di gradimento di qualunque cosa.


Faccio un esempio, su Anobii che per chi non lo conosce è un (edddài) social network specifico sui libri danno la possibilità di dare massimo 4 stelline di gradimento, in modo tale che uno può dare tante stelline in base al fatto che un libro gli pare bellissimo così così o gli fa schifo.
Ma quello lì che criterio è a pensarci?
4 stelline rispetto a cosa?

A quello che ho letto io?
A quella che è la storia della letteratura?
A quella che è l'editoria contemporanea?
A che cosa?

Così a sensazione questo o quello autore si merita tot stelline. E i giudizi li possiamo dare tutti dal critico al muratore, alla casalinga all'impiegato e questo è giusto. Tutti hanno voce in capitolo.


Forse è un bene, perché anche quelli che non si occupano di scrittura i lettori che è poi la gente gli piace o non gli piace, e basta.

Ma il giudizio pi giusto che si potrebbe dare è quello di un autore verso se stesso, perché nessuno ha letto tutti i libri, e per dare i giudizi su di un libro uno non deve occuparsi per forza di libri ma averne letto sì, sennò magari legge Moravia  e gli può piacere, o leggere le barzellette e dire, è un bel libro, e magari è un bel libro, ma allora io penso che un giudizio buono dovrebbe essere quello di un libro di un autore rispetto la sua produzione totale.
Faccio un esempio, uno scrive un libro
ah che bel libro, ah questo libro fa schifo. Ma cosa vuol dire? Nulla.
Uno che scrive un solo libro, è a sensazione. Macché sensazione, se c'hai la testa infarcita da tutti quelli che han scritto prima. E lui di che cosa ce l'avrà avuto infarcita  la testa? Magari di niente, e questo Cavazzoni direbbe che è un bene, e qui si è nell'intento puro, ma essere infarciti di niente vorrebbe dire anche non avere la velleità di pubblicare, o di fare come questo o quell'autore che prima di questo tizio ha fatto così o colà.


Ma fatto sta che è chiaro che se mi sento di dare un giudizio con l'intento serio dovrei saperne di quello che è stato scritto fin'ora.



Perché per dire se prendo un libro, facciamo il mio preferito di Paolo Nori che è Bassotuta non c'è, rispetto gli altri libri che circolano "nella così detta scrittura giovanile italiana" gliene darei 10 di stelline, ma poi se leggo Doestoevkij (che non centra nulla con la cosa tremenda citata sopra) gliene do 2, se leggo tondelli io gliene do 26 se leggo sempre se stesso medesimo Paolo Nori gliene do 10 stelline a bassotuba ecc ecc con i giudizi sugli altri libri.


Quindi si possono scrivere motivazioni più o meno valide e personali perché un libro piaccia o meno, ma il resto son quello strumento che oggi tutti pensiamo e non vogliamo altro che giudicare e essere giudicati in pratica. IL ché come dice semprer il bravo Cavazzoni, dà ai critici ad esempio quella sensazione di essere il precursore del giudizio onnipotente.


Tornado a lui ho letto l'ultimo libro di Cavazzoni, e siccome è un libro bellissimo, e un solo post non mi potrebbe rendere far giustizia, dico che la fortuna più grande sarebbe che capitasse per caso in mano ad una persona che non vuole fare lo scrittore e che continuasse a non volerlo fare.
Cavazzoni fa una grande introduzione su come si disrugge oggi l'idea di lettertura e  di arte tramite il giudizio, l'idea del giudizio di chi crea ecc ecc. Ma queste spiegazioni, che solo dette da lui hanno senso, non sono dal mio punto di vista la parte forte, anche se, la parte può sembrare un pò rancorosa, ma il fatto che l'abbia scritta prorrio Ermanno Cavazzoni mi fa dire che è un sentimento ideale dell'umano e un pò naif detto da lui, e se una cosa così l'avessi letta da uno sconosciuto, mi avrebbe dato molto fastidio, m aper come è scritta gliene avrei date 10 di stelline.

E oggi, come ieri, siccome sono molto triste, che mi scendevano le lacrime anche davanti 100 vetrine, e mentre mi scendevano le lacrime dicevo dentro la mia testa che non è possibile piangere per attori che recitano così male.
Così metto una delle parte molto divertente e tragica che ho trovato sul libro "il limbo delle fantasticazioni" Quodlibet edizioni- allora sì che avrebbe senso piangere.


limbo delle fantasticazioni di Ermanno Cavazzoni pag 65


Quando il pittore (o il fotografo eccetera) esce di casa e corre in un luogo, è perché sente che il mondo scappa; e deve correre, anche se per la verità il mondo non smette mai di scappare, in genere però non ci si pensa; ma improvvisamente aprendo la finestra al mattino e vedendo la brina sui tetti gli viene  l'urgenza, che è l'urgenza di andarlo a fermare, insieme ad una specie di disperazione, perché al massimo è un pezzettino minimo che si può sperare di fermare.
 Arriviamo alla questione della simulazione; Che cosa volevo dire con questo esempio? Che la simulazione è un fatto più vasto e fondamentale dell'arte, e che quel pittore (o... eccetera, eccetera)corre in campagna a dipingere, non è per fare dell'arte (e così fotografi e scrittori), questa faccenda dell'arte casomai viene dopo, anche casomai per giustificarsi davanti alla moglie, che se no non capirebbe come uno tutto un tratto corra in campagna per questa cosa che è l'universo che scappa; 

-"dove vai?", 
-"vado a fermare l'universo che scappa"

-"lascia che scappi" direbbe la moglie.
Dal ché si genera l'incomunicabilità coniugale



(...)


L'arte è un nome che copre tante attività o impulsi poco confessabili, anche metafisici o donchisciotteschi, fermare la freccia del tempo, questo non si può dire ad una moglie aprendo la finestra al mattino, né la moglie verso le nove lo può dire ai vicini, "mio marito è andato a fermare la freccia del tempo", oppure "mio marito era disperato per il secondo principio della termodinamica" 
"che cosa vuol dire?" risponderebbero;
"ma suo marito sta bene di salute?"


(---)


E' come se la simulazione, nelle cose dell'arte, fosse il primo impulso, che però non è artistico.
Che cos'è? E' l'impulso più generale e umano di passione verso un oggetto( un paesaggio, una persona, una vicenda) perché non scompaia; allora lo si vuol rendere portatile, questo oggetto, nel senso che gli si fa un manico, se ne fa un concentrato, e a questo punto non è detto che continui a somigliare, anzi, più si fa arte più diventa un organismo a sé stante, nel senso che tutta l passione si trasferisce dal paesaggio al duplicato, fino a che, non è più duplicato niente, o non importa di cos'era il duplicato, o ce lo si è scordato.

 Quindi il pittore torna casa e mette il quadro ad asciugare. Il mondo intanto là fuori continua a precipitare come la cascata di un fiume e a essere inghiottito nel nulla, compresa quella mattina di brina che è già scomparsa verso mezzogiorno (...)



Eventuali errori di battitura e punteggiatura sono miei eh.




16 ottobre 2009

Io spero che




















Quando Facchinetti a X factor dice a Samuele Bersani:

F - "ah nel tuo nuovo album c'è una canzone che si chiama "Il bombarolo" - non è che stai diventando un pò anarchico?".

B - A dire il vero è di De Andrè quel pezzo.


ecco io spero che scherzava a fare una domanda simile.

14 ottobre 2009

Sulla musica e il fattore X

Torniamo al sondaggio sulla musica, 
con molto piacere vedo che un indice di fastidio viene rilevato a "cantanti" se così si possono dire, ce certo di artistico hanno ben poco a vedere.
Non so se è perché io spesso parlo di musica, magari così non troppo nota ad un pubblico vasto. Ma io penso che sotto sotto, anche a pelle, voglio pensarlo insomma, anche ad un'ignorante l'approccio immediato è che Marco Carta, non sia un'artista,  che Max Pezzali faccia muscia per ragazzi per bene, con quella consapevolezza di fare canzonette, e che Gigi D'Alessio faccia veramente schifo.
Più discreto il giudizio sulle donne cantanti, ma forse questo dipende dal fatto che questo blog ha un audience a maggioranza maschile. Forse.
Se uno guarda i commenti su u tube, e nello specifico va nei video dei singoli cantanti, c'è sempre un'idolatria in genere di quello, o di questo, qualche voce fuori campo, ma insomma c'è guatdo per tutti.
C'è chi dice che Carta è un grande perché ha capito come fare i soldi, dicendo che De Andrè non vale una cicca, nonc apendo che non è certo Carta che ha capito come fare i soldi, prendo lui come esempio, ma è solo un esempio, ma quelli che hanno bisogno di gestire un target televisivo di un certo tipo, dove danno all'autore del momento una bella patina di lustro, per la stagione che ritengono giusta, efficace al loro fine, ma non c'è dubbio che se non ci fosse questo business, che da Carta non dipende, lui certo non esisterebbe.
Uguale chi pensa che i testi meravigliosi, collage di tutti altri pezzi, siano una sua invenzione. Manichini, quello in particolar modo, e come lui, tanti.

Magari lui, ha anche la convinzione di essere un bravo artista, è pagato, chiamato di qui è di là, è lui nella sua testa che stabilisce il prezzo, pure quello della figa che c'ha intorno.
Poi ci sono i furbi di professione, e acquisiscono da me un pochetto di più stima, D'Alessio fa tutto lui, dice tutto lui, fa cagare, ma vende la merda a caro prezzo, e ci riesce pure. Va bene. Siamo qui.
Max Pezzali, forse qualche pezzo l'avrà pure sentito vero, qualche, a me pure 15 anni fa mi faceva sorridere, si limita a fare il suo lavoro, nn d'artista, ma un lavoro  un lavoro, se non hai pretese, e io credo che non ne abbia troppe va bene, ti rispetto.
 Povia, come diceva a Pino Scotto in una trasmissione da Chiambretti, si è fatto cagare in testa dai piccioni, e lui stesso ritiene che nella musica ci sono quelli che ce l'hanno fatta, e quelli che non ce l'hanno fatta, lui naturalmente, alla stregua di Carta meno "figo da sbarbe" ma più pro-loco nonne e mammepapàperbene, si ritiene appartenetene alla prima categoria. Quindi in una posizione di giudizio.
Morgan lo ritenevo uno bravino, fino qualche tempo fa, l'unico tutt'ora a x-factor che sa dare un giudizio critico decente, ai partecipanti, ma che andassero 10 anni fa a chiedergli al caro Marco Castaldi se c'aveva l'X factor, e vedremo che cosa avrebbe risposto.
Gli altri  che proprio secondo me la musica la conoscono per sentita produzione, dovrebbero stare altrove, anche Morgan a dire il vero era meglio se stava altrove a fare quello che già faceva. Ma certo certe cose fan gola anche ai più integerrimi. Non lo metto in dubbio, anche se...certo si conoscono quelli che nel trappolone son caditi, ma quelli che con dignità, e hanno tutta la mia ammirazione, han detto dei no importanti, a importanti sistemi mediatici, mica si sanno.



Un bravo artista non deve farsi fottere, non tanto dai soldi, ma dagli abbagli. Qualcosa da dire ce l'aveva, e oggi forse raro, non parlare per sentito dire.
Nulla di strabiliante mai intendiamoci, ma ora che è tv, è tv, quelle cose che aveva da dire le trova nella formula che la televisione stessa vuole che le si dica, e anche questo è così molto distante dalla verità se mai covasse dentro qualcuno.
Peccato è un peccato.

Fazio ha avuto in trasmissione Jane Birkin un'altra artista stupefacente francese che più che mai negli ultimi anni ha tutta la mia stima, molto più che quando da bellissima cantava la canzone scritta per la Bardot Je t'aime, moi non plus.
Peccato. E' una cosa incredibile come con così forti personaggi, in televisione i nostri intervistatori riescano a denigrare i più riusciti intenti, con domande del tutto idiote, tipo cos'è lo scandalo.


Le interviste alla televisione sono in genere una coltivazione di luoghi comuni, lugubri cerimonie pubbliche e possibilmente come ben sappiamo scandalistiche (vedi Povia). Come una marmellata si spande sulle facce e sulle parole la coltre della banalità e della superfluità, e vi rimane spalmato il marchio televisivo, uno dei conformismi della specie più lugubre che i nostri tempi abbiano saputo inventare.L'intervista mi sembrava, All'inizio, l'intervista a Jane Birkin sembrava volgare come le altre. In qualche attimo, si sentiva la voce vera di lei che parlava in francese, ma subito si alzava la voce italiana che la doppiava e questa seconda voce aveva la solita coltre di marmellata, che nella voce della Birkin è assente. In più l'ho trovata molto coraggiosa a parlare della propria vecchiaia, del coraggio di non rifarsi ai soliti stereotipi pure estetici.


Non è facile apparire intelligenti in un'intervista alla televisione. Bè, passati i primi 5 minuti lei lo sembrava, con quel demente di Fazio che pareva non poco imbarazzato, spero dalle sue idiote domande, Jane Birkin aveva sui sul suo intervistatore la superiorità che ha una volpe sulle pietre, sulle sterpaglie, sui rettili da cortile, e poiché attualmente gli esseri umani sono o sempre più si studiano di rassomigliare a delle pietre o a dei rovi o a dei rettili, bello e raro era incontrare una volpe sullo schermo della televisione.

In ogni caso io credo che quelli che amano davvero la musica e sentano, sappiamo dove mettere mani e cuore, non son di quelle persone che si vuole rammaricare che l'indispensabile sia visibile agli occhi.


Intervista Povia VS Pino Scotto



Jane Birkin da Fazio

 



Jane Birkin live dall'album Arabesque




08 ottobre 2009

Gianni Elsner

LA cosa che sempre mi ha coinvolto di più a lavoro "giornalistico" se così si può dire, è lavorare sul ricordo, il ricordo degli altri che portano in sé preziose testimonianze di vita propria e altrui, quelle parole, quegli scrigni preziosi che possono portare in sé dei germi per la conoscenza emotiva.
Per me quello che più ha valso nella mia vita,è sentire i modi di vivere di tante altre persone che son vissute in posti diversi dai miei, in anni diversi, in situazioni diverse, persone che però per qualche motivo sentivo che avessero qualcosa di "luminose" per me.
Magari non per altri, ma come Ernesto Mussi un strepitoso signore anziano livornese amico di Piero Ciampi mi disse "le persone al mondo sono legate tra loro da un ombelico universale" si riconoscono tra loro al di là del tempo e dello spazio.
Perché questo avvenga, credo sia importante far conoscere proprio attraverso l'ascolto, e riportare queste conoscenze per poter dare questi scrigni, a chi ne può trarre emozioni, far capire un proprio presente tramite altri passati.
Sempre Mussi diceva: "la verità è una pietra scolpita, e proprio per questo non la puoi scambiare" - intendeva proprio quel sentimento che non può essere scalfito, perché brilla di eternità e così com'è attraverso qualunque evento, tempo, luogo, lo puoi riconoscere e sentire che ti apartiene anche se è già stato vissuto, e splende ancora perché tu in quel momento l'haii riscoperto rivive grazie a te, e te rivivi con più lucidità grazie a questo sentimento.  La letteratura come l'arte in generale, e le vite hanno questo potere estensivo ed intensivo allo stesso tempo.


Perché oggi son così sentimentale. Bè.
Ieri mi è arrivata la mail dove mi dava la comunicazione che è Morto Gianni Elsner, a molti di voi questo nome non dirà gran ché, ma lui fu un grande amico di Piero Ciampi e uno dei primi che intervistai per fare quel libro.
Mi colpì quel suo amore infinito per Piero, quella sua stima, il fatto che da 30 anni teneva su radio una trasmissione titolata proprio come la canzone di Piero "Te lo faccio vedere chi sono io". E tanto era l'affetto, tanta la riconoscenza.



Qui la notizia ufficiale 


qui come avevo aperto la sua testimonianza su Piero  sul mio libro "Una vita a precipizio", 



Piero già stava male e quando gli chiesi cosa maggiormente avrebbe desiderato mi rispose: “Un fiore…”
Lo annunciai attraverso la radio e il giorno dopo, all’ospedale, centinaia di persone attendevano fuori dalla porta, tutte con un fiore in mano.
La sua era una stanza da venti letti, l’ho fatto sedere, lavato e pettinato e come per un’azione di teatro ho dato il via. Tutti sono sfilati davanti a lui, lasciandogli il loro fiore, da vivo, non da morto! Gli riempirono il letto, e lui, tra l’incredulità e la commozione: ”Ma sono tutti per me? E gli altri?”, “Sì, sono tutti per te, gli altri avranno tempo…”
Morì il giorno dopo, il 19 gennaio.

  (....)

"Nel ’76 decisi di cominciare in radio una trasmissione parlata, la così detta “talk radio”, dovevo darle un nome e avevo in mente un titolo di un brano di Piero, ma non riuscivo a decidere quale. Andai a casa di Luciano Re Cecconi (un caro amico che faceva il calciatore nella “Lazio”) gli portai tutta la discografia di Ciampi e gli dissi:”Luciano, domani devo cominciare un programma in radio. Intanto che io gioco con i tuoi bambini, tu vai di là, ascoltati i dischi e scegline uno che possa essere la sigla del programma radiofonico”. Lui andò, dopo un’oretta e mezza tornò, mi guardò e mi disse: “Te lo faccio vedere chi sono io!”.

E quella fu la sigla che da 27 anni passo in questa mia trasmissione due volte al giorno… non l’ho mai cambiata.
Credo che in qualche modo questo evento abbia continuato a tenerlo vivo…

 

 

  (....)



 Una delle sue frasi che mi rimase più impresse fu questa riferita a Piero




"Anche la critica recentemente lo sta rivalutando; è come il vino: più passa il tempo più diventa buono. Ma mi chiedo ora: a che pro? Credo si debba pensare alle persone soprattutto finché sono vive".

Credo che Gianni abbia avuto tante persone in vita che lo hanno adorato, che gli hanno voluto bene, ha avuto questa fortuna - è una gran fortuna - e come lui diceva trovare un modo per tenerlo vivo, ricordarlo e non solo il giorno del suo funerale.


02 ottobre 2009

Quando "Lady morbosità" si chiama "scorrettezza giornalistica"

 


















Dopo una settimana cominciavo a guarire un pò, poi come sempre quando sei lì lì per riprendere qualche energia, succede sempre qualcosa che ti fiacca di nuovo.

Bene, ho sempre parlato maluccio in genere dei giornalisti, anche se sappiamo che generalizzare va male. 
Però quando tocca, tocca.
In pratica mi viene chiesto un articolo su di me, visto che è uscito l'ultimo romanzo, non solo sul romanzo, ma in generale. Io dico va bene, anche se sarebbe meglio parlare del libro, e soprattutto visto che questo allegato è esce Vicenza evitare frasi e considerazioni che potrebbero sollevare polemiche nel mio paese d'origine, dato che lì ci abitano comunque mia mamma e mio fratello.
A me mi importa relativamente, ma come ognuno di noi sa, ogni nostra azione ha sempre dei riscontri su terzi, e quindi credo sia giusto tenerne conto.
In via precauzionale, prima della pubblicazione mi faccio rimandare l'articolo, e lo correggo, lo correggo molto, ma va bene, è corretto, e do l'ok, per la pubblicazione.
Non sento più nulla per un po'.
Poi ad un certo punto chiedo, ma come non doveva uscire l'articolo?
Sì è uscito.

e si trova a pag 94 di questo PDF
in ogni caso se non avete voglia di aprire il pdf, il titolo che apre l'articolo che avevo raccomandato di non essere infarcito di volgarità, viene titolato LADY MORBOSITA',  ecc ecc ecc. Io ci rimango di stucco, perché mi ricordavo della buona parola, come al solito la buona fede la va sempre a prendere il quel posto, senza alcun riguardo, ma magari avrei dovuto ringraziare, massì tutta pubblicità...avanti. grazie signori grazie.


la prima cosa che mi viene detta, è che chi ha scritto il pezzo non ha alcuna responsabilità sul titolo. Non scrivo il resto perché sarebbe anche per me di cattivo guasto e mi abbasserei a queste persone che sfruttano la loro morbosità non vedendo l'ora di dare pacatamente della poco di buono, (per non dire altro) a qualcuna, ma con dei modi garbati e patinati, forse secondo i loro criteri.
Semmai i furbetti sono loro, che prima ti dicono una cosa, poi ne fanno un'altra, e dopo ancora cercano delle giustificazioni per quello che fanno, ma che poi, chi se ne frega, tanto una persona che non è un nome potente la si può trattare come si vuole no?
No, dico no. E sono molto incazzata per questo.
Perché non sono femminista, ma il trattamento rimane sessista e scorretto dove sembra che se son riuscita a fare qualcosa sia grazie al sesso, anzi peggio alla morbosità, ma non fatta in romanzo, fatta in persona.

Insomma, io credo che anche se questa persona che ha scritto l'articolo (da me revisionato), non ha effettivamente potere sul suo caporedattore non sia comunque giustificato nell'avergli fatto passare un tale titolo dicendomi "sai, eh il sesso tira sempre" -
cioè questa volta cosa centra? Tra l'altro non c'è quasi nessuna attinenza tra il titolo e l'articolo, che (il sottotitolo) è pure scorretto affermando che sul sesso spinto ne ho scritti due.

E i libri sul sesso spinto secondo il colto caporedattore sarebbero due, non uno, quindi forse se non sa scrivere non sa nemmeno contare, o forse chissà leggere.
o forse, l'altra ipotesi, lasciamo perdere.

Siam messi bene.