Stavo leggendo questo testo di Jean Baudrillard “La trasparenza del male”, bene ho trovato che assieme a Jeremy Rifkin e Naom Chomsky (e qualche altro illuminato fuori tempo) proponga questo tempo con una chiarezza e una lucidità rispetto la nostra evoluzione sociale, identitaria, emozionale, non ché politica ed estetica incredibile. Penso posterò diversi passaggi, perché son questi temi sui quali riflettere, ma farlo con quel minimo di sforzo che la riflessione dovrebbe comportare, e questa analisi sfonda come dire una porta aperta sulla quale troppo spesso pensiamo di starci a guardare uno splendido paesaggio, ma più facilmente nemmeno si tratta di una proiezione nemmeno cinematografica. E ‘ bel altro che bellezza.
La trasparenza del male, saggio su fenomeni estremi
dal capitolo “transessuale"
“Non abbiamo più il tempo di cercarci il tempo in un archivio, in una memoria o in un progetto o in un avvenire. Ci serve una memoria istantanea, un collegamento immediato, una sorta di identità pubblicitaria che possa verificarsi nel momento stesso. Così quel che cerchiamo oggi non è più tanto la salute, che è una sorta di equilibrio organico, ma uno splendore effimero, igienico e pubblicitario del corpo - ben più una performance che uno stato ideale. In termini di moda e di apparenze quel che cerchiamo non è più la bellezza o la seduzione, ma il look.
Ognuno cerca il proprio look. Dato che non è più possibile trarre argomenti dalla propria esistenza, non resta altro che fare atto d’apparenza senza preoccuparsi d’essere, né tantomeno di essere guardati.
Non già: esisto, sono qui, ma bensì sono visibile, sono immagine...look, look! Non è neppure narcisismo, è un’estroversione senza profondità, una sorta di ingenuità pubblicitaria, in cui ciascuno diventa l’impresario della propria apparenza.
Il look è una sorta di immagine minimale a bassissima definizione come l’immagine video, una sorta di immagine tattile, direbbe MacLuhan, che non provoca nemmeno lo sguardo o l’ammirazione, come ancora fa la moda, ma un puro effetto speciale, senza significazione particolare.
Il look non è già più di moda, è una forma oltrepassata della moda. Non si rifà neppure più a una logica delle distinzione, non è più un gioco di differenze, bensì gioca alla differenza senza crederci. E’ indifferenza. Essere se stessi diventa una performance effimera, senza domani, un manierismo disincantato in un mondo senza maniere...”
Così, il sesso non è più nel sesso, il politico non è più nel politico: l’uno e l’altro infettano tutti i campi, l’economia, l’arte, la scienza, la dietetica, lo sport… per questo oggi solo i “fenomeni estremi” attirano quel poco di attenzione che ancora resta: l’Aids, i virus informatici, il terrorismo, i crack di Borsa. Ognuno di essi è il precipitato clinico della contaminazione del sesso, della comunicazione, della politica, dell’economia, e tutti si toccano e si contaminano…In una diffrazione all’infinito, tutti gli avvenimenti della vita sociale ci arrivano ma non possono toccarci perché sono privi del loro referente, del loro contesto, della loro storia, di ciò che li definiva come fenomeni particolari e identificabili… Le cose continuano a funzionare, ma sono scollegate dalla loro idea, dal loro valore, dalla loro origine, dalla loro destinazione. Si pensi alla politica, o alla televisione” (Intervista a Jean Baudrillard, “Libération”, 15 febbraio 1990).
Jean Baudrillard (Reims 1927- Parigi 2007). Dal 1966 al 1987 ha insegnato sociologia all’università di Nanterre. Ha pubblicato tra l’altro Il sistema degli oggetti (1969), La società dei consumi (1970),Dimenticare Foucault (1977), All’ombra delle maggioranze silenziose(1978), Le strategie fatali (1983), La sinistra divina (1985), America(1986) e Cool memories (1991).
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