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IN LIBRERIA

02 aprile 2008

Come ci si spende


Non dico nulla di nuovo, lo so in partenza, ma mi pare che davvero questo paese sia una rovina totale.

Qui con uno stipendio uno che vive da solo, fa una fatica boia arrivare a fine mese senza debiti; i salti mortali, poi ti mettono nella condizione che “la coppia” sia un’esigenza sociale, (ma profondamente differente dall’idea di un tempo di famiglia) non solo di facciata per tenere saldo idealmente tutta una sorta di struttura, ma brutalmente parlando in quanto necessità economica nel potersi aiutare mensilmente a campare. E questo naturalmente credo condizioni non poco le nostre scelte individuali, il ché non è un bene.

Poi da qualche giorno fa, da fonti attendibili, vengo a sapere che il direttore amministrativo di una facoltà universitaria X di Bologna prende annualmente 460.000 euro. Che mi pare siano sufficienti per una Vita dignitosa. Bene, ha fatto richiesta di aumentare lo stipendio si 20.000 . Bene 2, al consiglio c’erano una decina di docenti, e naturalmente pur essendo fortemente scazzati da questa proposta ha votato tutti favore, perché nessuno ha il tornaconto di inimicarsi il direttore amministrativo. Chissà mai che un giorno se anche non si troveranno di sicuro al suo posto, non ci sia un tornaconto. E di sicuro se qualcuno votasse contro quell’eventuale tornaconto non spetterebbe. Poi dicono che fanno saltii mortali per gli stipendi statali, ma guarda caso quelli lì non ci rimettono mai.

Così tutti si lamentano, ma tutti piegano la schiena, perché poi quel che naturalmente conta è il “bene” individuale, e capisco non c’è nulla da fare. Si creano situazioni scomode, e questa è una delle tantissime realtà che poi nel grande fanno andare in malora il generale. Si sa che le cose vanno così, non è che si sappia, ma poi quando si viene a conoscerle nello specifico individuale, beh tocca un bel po’. Perché è come se il marcio lo potessi toccare con mano, avanti agli occhi. E c’è questo senso di impossibilità di reazione, che veramente ti farebbe scappare di fare l’eremita. E dire ma andate, andate voi e i vostri soldi, tutte queste strutture e sovrastrutture, ma poi no è facile affatto. E si accetta, si resiste, si tira al giorno dopo.

Poi un dottorato di ricerca te lo pagano nemmeno 800 euro al mese, cheti fai il culo dalla mattina alla sera, con ricerche ben direzionate, veramente utili; e , la gratificazione non vien mica solo dal “bravo” e pacca sulla spalla. Uno dopo

A - aver pagato le tasse universitarie magari 6-7 anni di media

B - in genere non aver lavorato perché se si laurea in breve tempo è così…

C - è quindi in perdita

D - a 25 anni poco più comincia a fare stage, se non gratis sottopagato

E - cominci a lavorare, speri in una graduatoria, ma oggi i contratti sono penosi.

D - Non si ha più tempo per le proprie vere attitudini

E - se le coppie se vanno d’accordo è perché si vedono poco, e pianificano il vivere meno costoso.

La vera ricchezza oggi sarebbe avere tempo, ma il molto tempo è impiegato nella produzione di molto inutile, per poterci permettere di poterlo comprare questo inutile. Ha senso tutto questo? Ci fanno credere che quest’inutile sa così essenziale, che ce lo fanno diventare. Il problema è che si crea il linguaggio dell’inutile; e una volta che si inserisce un linguaggio in una società, e si comincia a parlare con questo linguaggio, diventa un cancro che si espande, finché questo cancro non diventa “il palliativo” ideale. Delle nozioni che abbiamo speso nel tempo per diventare produttori dell’inutile non gioveranno alla crescita emozionale, QUESTA cultura è un serpente che morde e avvelena la società, questo è un veleno mortale,perché è una cultura del fittizio, e ci vorrebbe troppa forza per essere davvero individui più si andrà avanti. E io ahimè non vedo miglioramento.


14 commenti:

Anonimo ha detto...

Diceva Bene che se non nasci miliardario sei spacciato...questo in funzione di Shopenauhuer che se non avesse avuto il tempo e i soldi per scrivere "il mondo come volontà..." è probabile che tutto il suo pensiero sarebbe denigrato in qualche fabbrica o in qualche discorso da bar. Beh ti dico che sul discorso dell'INUTILE si potrebbe dire moltissimo, soprattutto per quanto riguarda la DEPENSE, ossia lo sperpero. Noi come soggetti CIVILI siamo costretti alla sopravvivenza forzata, una sopravvivenza che viene dal CONSUMO adeguato e non dalla volontà di consumo...il problema dove sta, che questo consumo ADEGUATO altro non è che sperpero perenne di moneta (non più valore aureo) in risorse VACUE, risorse dettate dalle leggi di costume. Si può vivere seriamente di solo Pane acqua e sesso, te lo garantisco. Quello che non capisco è insito nell'ipocrisia del poveraccio che s'incazza perchè nutre invidia omicida nei confronti di chi la vita la fa spassandosela, al di là del fatto che sia ricco o meno, che sia vestito firmato o meno; il "poveraccio" a cui mi riferisco non vive di sola economia, ma di rancore schifoso. Allora io dico che lo sperpero reale deve condizionare ogni individuo, ricco o povero, nello sperpero si ha un contatto serioso con la banconota, si intravede lo spiraglio che esiste tra il potere ed il volere. Bisogna abbandonare il costume dell'arrivismo, del successo economico, del mestierante che guadagna bene, abbandonare ogni dialetto popolare e farsene di cotte e di crude, " con gambe ridenti" Battaile. Masticare giorno e notte il profumo dell'assenza, la stessa che ci permette di oltrepassare ogni limite o condizione sociale; non deve esistere più il ricco o il povero, deve solo esistere il deriso e il ridente. A voi la palla.

TRINCIA-SENNA

albertogoldoni.blogspot.com ha detto...

Beh cara Gisy, essendo nel mondo universitario so bene di ciò che stai parlando ed approvo in pieno. Direi che hai detto solo cose giustissime. Il fatto è che qui il sistema burocratico è tale che purtroppo non so neppure se le cose in futuro miglioreranno...diciamo che è molto se le cose non peggiorano e che già sarebbe una cosa favolosa. non capisco poi perchè in Italia si lamentano che se ne vanno i cervelli all'estero...ma che cazzo pretendono pure che uno rimanga a soffrire senza provare a migliorare la sua condizione??? Mah....ciao e scusa lo sfogo.

Anonimo ha detto...

E' giusto che seguano la loro strada... questo sistema deve andare a gambe a rotoli, un giorno o l'altro.
O forse no. Leggendo le opere del passato, le storie, capita di trovarsi davanti a frivolezze, o a sprechi. Però c'era anche chi si dava da fare e questi ultimi trainavano tutto, salvando la situazione generale. Certo che è frustrante.
Però una cosa, per chi qui scrive: cosa per voi è importante, cosa di troppo. Ad esempio la connessione internet: per voi quanto è importante, sapendo che pagando il canone, avendo comprato necessariamente il computer, avete diminuito i vostri fondi con cui potevate comprarvi cibo o vestiti (almeno per ripararvi dal freddo, no?). E poi cosa altro?
E tu, Gisela, hai materiale di hello Kitty e Betty Boop? Era necessario? Il piacere di averlo è una necessità.
Ad ognuno le sue, e quando esagera... beh io credo (anche spero, o meglio gufo) che prima o poi ne pagherà lo scotto. Magari anche solo in cocente amarezza ed isolamento sociale. Quanti amici credi si ritroverà il tal pezzo grosso universitario, quando sarà a terra?
Il senso delle cose, il senso della vita, poi... sapete quale è? Io no!

Anonimo ha detto...

barbar

tempo fa ho letto qualcosa che parlava del miracolo economico degli anni '60, e precisamente il grande contributo dato dai minori di anni 14, che normalmente lavoravano in tutti i settori.
Era normale che anche bambini con meno di 10 anni, anzichè andare a scuola lavorassero. Muratori, garzoni, panettieri, nelle campagne, ovunque, dalla grande città al paese più piccolo.
Mi pare che fino al 1960 l'obbligo scolastico fosse solo fino alla quinta elementare. Io infatti iniziai la scuola media nel 1962 solo perchè era appena diventata obbligatoria per legge. E a 14 anni ho iniziato a lavorare.
Ma anch'io anche prima dei 14 anni, nelle vancanze estive, o qualche ora al pomeriggio durante la scuola ogni tanto facevo qualche lavoretto. Non era una forzatura, a quei tempi era normalissimo.
E poi si cominciava a lavorare a 14 anni come apprendista, e l'apprendistato poteva durare anche fino ai 21 anni. La paga di apprendista era ovviamente molto bassa.

Sono passati 50 anni, ora come nel 1960, si "usa" nel lavoro giovani
con paghe basse, precarie ecc ecc.
La differenza è solo che hanno 19, 20 anni i diplomati, 25, 30 i laureati.

Fra 40, 50 anni, leggeranno da qualche parte, che l'economia in Italia 1990/???? si è sostenuta grazie a questi giovani sottopagati, e impiegati in tutti i settori.....

E avanti cosi. Mah

Anonimo ha detto...

Sì, è una cosa che non può e non deve durare.
Per promuovere o abrogare una legge, i cittadini possono presentare disegni di legge o proposte di referendum, avallate da migliaia di firme. Il problema è che se ne sbattono, se una legge viene abrogata ne rifanno una altra con parole diverse e stessi concetti. Con poche parole cambiano i sensi delle frasi. Ad esempio, portato da Beppe Grillo: si promuovevano soldi per le risorse rinnovabili, hanno aggiunto "e assimilabili" e i gruppi petroliferi han messo le mani sulla somma.
Non può durare, prima o poi la corda si rompe, a tirarla! O no?...

Gisy ha detto...

Vedo con piacere che l’argomento interessa, in fin di conti più o meno ci riguarda tutti; o forse il direttore amministrativo non perde tempo in blog. E se ne scagazza.
@Trincia Senna – nonostante a volte stai un po’ sui maroni, arrivi - sempre osservazioni buone e scrivi che mi piace; per cui bene che ci sei. Bene ha detto tante cose, eccelse, il libro di Giancarlo Dotto è uno dei mie prediletti, ma tante volte ha detto anche cose perché era lui e poteva permettersele di dire.
E’ chiaro che sull’inutile si potrebbero aprire tesi infinite, ma parliamo dell’inutile o meglio parlo dell’inutile in base ad un parametro di cambiamento che è avvenuto in questi ultimi per lo più 20 anni scarsi.
Ogni consumo che no sia sopravvivenza in fin dei conti si potrebbe chiamare eccesso – ma p anche vero che tutto quello che passa oltre la sopravvivenza delimita un’ideale di vita “dignitosa” che ognuna stabilisce in base a parametri proprio, ma naturalmente non solo. E nasce vuoi o non vuoi un senso di inadeguatezza per i più, entro certi limiti, che no sono certo quello del pane acqua e scopare.,
I poveracci che vivono di rancori – in genere non hanno come parametro (solo) l’economia, anche quella può essere come sottoinsieme del potere – basta che mi guardo in qualunque campo, quello editoriale e discografico, poi…quanti poveracci. Mi spiace, perché è questo che intacca i veri valori, e dici bene, dici giusto, i rancori fatto danno a chi li prova, e ad un sistema che ormai è basato sulla quantità del tutto – siamo il karaoke stonato del contentino individuale - come direbbe Céline “del gratuito” – tutto subito in piazza pur di esserci, e quel che è gratuito ricordiamocelo, puzza di gratuito. (e questa inutile negarla una grassissima conseguenza dell’aumento della velocità delle comunizaioni)
Invece è un questione ben diversa vedere una distribuzione di fondi così poco paritaria, certo non perché tizio o caio possa prendersi chissà cosa, ma perché allo tesso tempo c’è chi fa fatica con uno stipendio legato magari ad un ruolo di responsabilità o lavori a rischio, a mettersi via due grani di soldi.
Spendere, siam sicuri sulla volontà di consumo che non sia la stessa cosa che il consumo adeguato?
E’ un po’ come scopare, magari stai anche bene mentre lo fai , poi a me piglia anche della depressione se non ne puoi usufruire nelle modalità che vuoi, quando vuoi, o anche no, mai ti basterebbe. Quando ho finito di scrivere mi vien quasi voglia di suicidarmi dalla felicità, e come se invece fosse un orgasmo definitivo. Cosa c’è di meglio che morire felici?
@Alberto – e dire che è una delle tantissime realtà queste. Stendiamo poi un velo pietoso sull’emorragia romana dei fondi perduti, spettacolo e inciuci parentali amici ecc. Però sì certo, chiaro, restare in Italia per cosa? Se uno ha intenzioni serie, non deve farsi prendere per il culo così. Ah faccio notare che il giorno seguente all’approvazione dei 20.00’0 euro in più, i termosifoni erano spenti. Protesta? No, dovevano cominciare a tirarne su…
@Antonio – un po’ semplificativo – ho detto che si crea un linguaggio, il linguaggio quando comincia parlarlo, non ti rendi conto mentalmente delle parole che dici, lo parli e basta, soprattutto in una velocità di battute e risposte. Il sistema che si crea nelle interazioni è linguaggio, e nessuno dico nessuno ne è del tutto svincolato. Certo la facilità in genere, porta ad uno sperpero in più, poco ma sicuro…anche sapere che c’è un hello kitty che prima era faticoso da trovare, sapere che c’è una cosa, occupa comunque uno spazio mentale, e c'è un effetto "droga" lo ammetto. dare conto ad un'esistenza è un effetto droga.

@Paolo – a pensarci c’è da spararsi. Mi sa che la soluzione più facile - come ora è pensare al presente, che mi sembra già un gran fatica. Certo andare avanti così, secondo me davvero si involve, con lo svantaggio che il tempo non torna indietro però.

Anonimo ha detto...

Io sto facendo due lavori e sono molto (ma davvero molto) fuori corso. Quattro giorni fa ho pagato due stipendi per prolungare la mia iscrizione. Sono felice di sapere che qualcuno si gode i soldi che gli regalo.

Anonimo ha detto...

Mah ti dico che la volontà di consumo non è additabile all'oggetto da consumare, è volontà fine a se stessa, e qui entriamo nel vivo della DEPENSE...per quanto riguarda il consumo adeguato, esiste di base (nella coscienza di chi costruisce)l'esigenza; ciò non toglie che il parametro di esigenza sia differente da individuo ad individuo. Quello che non capisco è che continuamente, leggo anche qui sopra, si muove quel burattino del rancoroso a mani velate che sorregge l'idea e l'ipotesi "della distribuzione"...il soggetto deve farla finita con il linguaggio della moneta, i soldi a cui vi riferite servono solamente per essere prudenti, ossia Consumati...In parole più schiette, se vivere oggi è così caro non è perchè realmente è così caro ma perchè l'individuo necessità questa impossibilità di vita, dove in questa impossibilità crede piano piano di costruire qualcosa...e ci riesce sempre, ma ciò che costruisce è ben fuori da ciò che "potrebbe costruire"...meglio dire che se dobbiamo parlare di coscienza ci tagliamo fuori da qualsiasi ragione di essere, siamo tutti quanti dipendenti...

Trincia-Senna

Gisy ha detto...

@Senna - va bene , è un ragionamento che logicamente funziona oliatamente.
Sarte che comunque non stimo nemmeno tanto a dire il vero, diceva "ora che sono libero posso morire".
Se quel che intendi è che "è il bisogno che costruisce il senso" e quindi abbisogniamo dei limiti per poter tentare di raggiungere una meta, (Céline: quel che è gratuito puzza di gratuito) beh sì, come darti torto?
E il (proprio) senso oggi è per lo più acquistabile nel paragone del tempo libero se proprio vogliamo mettere i puntini sulle i, anche se non toglie, che comunque il denaro rappresenta il valore sul quale (in teoria) uno sviluppa i PROPRI i valori, cioè quello che dà la possibilità - visto che non si può non tener conto che i valori variano a seconda di come varia la società.
E non si può non tener conto non tanto della moneta, ma del rapporto tempo-moneta.
Buon ragionamento, ma io credo possa avere molte altre letture, del resto un post su di un blog non può essere certo sufficiente ad articolare tanto un argomento che richiederebbe più di un libro...

Lud vig - ma il forum dei puttanieri? :( l'han levato?

Anonimo ha detto...

Ti dico questa cosa poi meglio che chiudi l'argomento, oh mi vien da ridere con questi botta e risposta; andiamo talmente avanti che diventiamo seriosi...tener conto rapporto TEMPO-MONETA. Ti dico che secondo me non è così importante, contestualizzare (con il tempo si può far solo questo, o contare) per la moneta in quanto valore aureo, significa "saper piegare" il soggetto al proprio desiderio, il tempo non è confine tra voglio e posso ma "DEVO AVERLO!" o "Quanto manca!", secondo me dovremo più concentrarci verso una teoria che trascende un linguaggio temporale, Heideggher mi riempirebbe di sberle per questo, siamo nell'epoca della ragione, come vacanti abbiamo bisogno di un contatto anti-storico, anti-concettuale alla materia, l'unico modo per sconfiggere la ragione è sorpassarla con l'artificio. Nelle mie frasuccole sulla Depense si concentra e annida lo spirito di uno che non vuole più fare a botte con la coscienza, ma con i coscienziosi. Per questo non dev'esserci tempo e nemmeno spazio nello sragionamento, tutt'al più se mi parli di MONEY; il limbo GIsy! Ridacchia pure carina, dove ti incontri e ti scontri con l'OSSERVATORE, siamo questo noh? Per cui parlare di soldi come concetto di "Integrità massiva" dev'essere un motivo in più per levarsi di dosso tutta quella pappa che viene addosso dal 500 illuminante, e credo, che nella Depense ci sia uno dei primordiali punti di fuga o di ingresso nel nuovo e scaltro, pensiero. Poi esiste la fuga, quella è sempre ben accetta, ma la vedo già come immortalata in un altro tipo di individuo.

Trincia-senna

Gisy ha detto...

Perché l'artificio non è un distillato della ragione?

Anonimo ha detto...

Beh no, l'artificio è un simulato della ragione, nonostante possa apparire come "DISTILLATO" corre per una via totalmente discorde dal cosidetto "prodotto della ragione". E' molto bello quello che dice Fellini riguardo ciò.

Poi L'artificio non potrà mai rappresentare un pensiero, la ragione lo fa continuamente. L'artificio Vive di una stabilità fattiscente mentre la ragione non conosce stabilità ma fissità, quindi non è centrifuga ma centripeta.

Dobbiamo sdoganare i cani dell'artificio per non sentirci più in casa nostra. Oltrepassare quello che è pensiero per divenire "cosa" pensante, ossia un artificio...un capolavoro


Trincia-Senna
Ti mando un buongiorno. Vai al Miart Milano, te lo consiglio, se ti va di vedere un po di arte, secondo me ti piacerebbe...

Gisy ha detto...

@Senna, sbaglio o te sei Deleuze appassionato? Mi dài quest'impressione.

allora io avrei da ridire in queste tue ossrevazioni degne, ma non approvo...

L'artificio non direi che è un simulato della ragione; ma semmai una ragione "solida".
E qui vero il fatto che non è in movimemto, perché l'artificio è una forma osservabile derivata da una "costruzione del pensiero" quindi - deriva - dal moviento.

Come saprai la forza centripeta spinge comunue verso il dentro, verso il centro - l'artificio ha una stabilità non derivata da dei moti, ma dai più vettori - della ragione- che portano ad un sunto, appunto distillato - immobile, in qualità di essenza non più interpretabile, ma semplicemente esistenza di cocentto non più concettualizzabile.
Distillato in quanto estratto - essenza della ragione che in quanto distillato cessa di essere ragione, ma diviene appunto a sua volta artificio.

Anonimo ha detto...

No no niente passione Deleuziana...qualcosa si mi ha attraversato, ma oramai son anni che non ci scontriamo più.

E' una questione puramente formale sai.

Pensa e agisci = questo è centripeto, ossia ti porta ad un punto dal quale è scaturita la "questione".

Nell'artificio si volge tutto all'esterno del pensiero in quanto non è "relazione" con la ragione ma "reazione" ad una costante logica.

BABBABABA ci sarebbero troppe cose amica mia, ci stiamo facendo del male...hai visto che bella giornata fuori?

Trincia-Senna