E’ vietata la riproduzione, parziale o totale, in qualsiasi forma e secondo ogni modalità, dei contenuti di questo blog, senza l’autorizzazione preventiva dell’autore.
Tutte le interviste, gli articoli, e le pubblicazioni artistiche realizzate da Gisela Scerman sono protette dal diritto esclusivo d’autore, e il loro utilizzo è consentito solo citando la fonte e l'autore e/o chiedendo il permesso preventivo dello stesso.

Creative Commons License



News e appuntamenti


x




IN LIBRERIA

31 ottobre 2007

Festa dei morti

Con tutto rispetto e devozione ai ricordi - pensiamo davvero alle persone finché son vive, solo così vivranno ancora di più (pure dopo). L'altro giorno son stata a fare un giro nel paesino di Vicenza, un giro al cimitero, c'era gente affrettata a sistemare fiori, pulire con dei secchi d'acqua le tombe, tutto ciò che di solito si fa molto meno.
Solo la mia tomba di famiglia aveva dei fiori andati. In quelle pochissime volte che vado a Vicenza durante l'anno vado a fare il giro al cimitero, di solito non c'è mai un fiore su quella tomba di famiglia, nemmeno di quelli andati. Questo per me è il significato, che continua, di quello che era anche in vita, in quella famiglia. Comunque se mai morissi beh certo vorrei l'Emilia come terra.

Oggi dal letto sentivo la pioggia scrociare sulla strada, con le macchine che ci passavano sopra e facevano quel rumoreda macchine che passano sulla strada di pioggia; mi chiedevo se mai anche quelle persone care potevano sentirla e dare loro quel senso di vaghezza che la pioggia in autunno può dare ad un cuore. Chissà ho pensato, sì forse vale la pena di vivere per sentire battere la pioggia sulla strada.

Buoni ricordi a tutti voi. g

13 commenti:

Anonimo ha detto...

Che dolce l'ultimo pensiero. Chissà se possono sentirlo; di certo anche nel mio caso sono queste piccole sensazioni (come il rumore delle macchine sull'asfalto bagnato) a farmi sentire l'attaccamento alla vita.
I morti che mi erano cari, mi piace ricordarli nei miei pensieri, non solo il 2 novembre. La maggior parte di loro sta in un cimitero di un piccolo paese, Rottofreno, in provincia di Piacenza. Non riesco ad andarci spesso. Ma non so se accade anche a te: a me i cimiteri sembrano posti pieni di calma e serenità, a volte mi piace passeggiare nella Certosa di Bologna, dov'è sepolto mio nonno. Guardo i nomi, le foto, le date sulle lapidi, alcune molto antiche, piccole, seminascoste dalle altre, e m'immagino le storie di questi morti. Anche se non li conoscevo e non so niente di loro, son sicura che, nel caso potessero "sentirmi", gli farebbe piacere vedere che qualcuno sta sognando (ancora) di loro...
Sei guarita dall'influenza? E l'editore si è fatto sentire o il telefono è ancora muto?

Anonimo ha detto...

Io ci vado domani, al cimitero.
Non ci vado spesso. Fosse stato per me, altro che fiori andati.
Eppure poi nei cimiteri faccio i soliti giri. Dove vado domani, che c'è il ramo paterno di famiglia, poi giro fra le tombe dei nati nell'ottocento e finisco davanti a quella di una bambina che avrà vissuto si e nò un mese. La tomba di Girardengo la guardo di sfuggita, chissà se poi han cambiato il vetro rotto. E poi c'è quella di un blasonato. Un piccolo tempietto in pratica, dedicato all'operoso defunto. Le sue imprese, scolpite su pietra, sono semi cancellate.
Quando andiamo a trovare i parenti di mia madre, lontani qualche centinaio di km, anche lì a volte vado anche io al cimitero, da nonno, zia e una ragazza morta a 16 anni a cui a volte porto un fiore (ed una volta mi han beccato dei suoi parenti, son scappato). A volte. Sì, perché avendo fatto tante storie in passato ad andare al cimitero "paterno", mi vien male ad andare sempre in quello "materno", che papà chissà che pensa. Politica spicciola.
Per fortuna i miei non fanno più di tante pressioni, perché io vada al cimitero. Solo quel minimo sindacale che richiederebbe la maggiore età. 26 anni.... ma nei cimiteri provo le stesse sensazioni di quando ne avevo 13. Una specie di straniamento, portato dalla malinconia, vero?
Però non è, una brutta sensazione. Spero di poterla provare ancora per moooolto tempo, prima di finire i miei giorni. Che seccatura, la dipartita.

Anonimo ha detto...

Torno qui perché m'è venuto in mente un raccontino contenuto in "Silenzio in Emilia" (conosci?) di Daniele Benati, dove c'era un vecchio che si sapeva che era morto ma in realtà se ne andava in giro lo stesso per il suo paesino, nei suoi posti, ma tranquillo, come se non fosse morto. Era una cosa anche comica perché tu sai che uno è morto e poi te lo vedi passare davanti in bicicletta...
Be', a me - che temo tantissimo la morte - questa situazione del racconto mi dava un gran sollievo. Pensare che vabbe', muori, però se hai voglia di farti un giro al baretto dove hai passato mezza vita, ci vai tranquillo... ;-)

Anonimo ha detto...

La pioggerella autunnale qui(Verona) è caduta ieri tutto il giorno. Anche qui le auto(e l’autobus) facevano quel rumore…Oggi invece un bel sole autunnale e pomeriggio tiepido, quindi a piedi sono andato al cimitero. Ho calpestato le foglie per terra. Gli aerei partivano in cielo. Passavano i treni(la linea ferroviaria Brennero/Bologna/Roma passa proprio dietro al cimitero). I miei sono nei sotterranei. Sono nelle cellette a muro, quindi faccio presto a sistemarle. E poi anch’io faccio un giro, per i vari settori del cimitero, la parte vecchia, poi quella ampliata circa 20 anni fa, e un'altra ancora più nuova di 3 anni fa circa. E’ uno dei cimiteri di periferia, non quello principale, non è molto grande.

Gisy ha detto...

@ Ilaria - come non lo conosco? sì, certo quel libro che adesso è pure così faticoso da trovare :( - Cmq credo che davvero il senso di nostalgia e di perdita possa dare in paradosso una grande spinta vitale.
E' anche - non so te - , quello che mi spinge a scrivereesctrivere pernonperdere - per non perdermi, e così come tutto quello che non vorrei mai andasse perduto.
Anch'io passeggio tra le lapidi e guardo le date, le foto, pare impossibile che altre persone abbiano vissutoa ltri tempi conuna vita che non abbia avuto a che fare con la nostra, eppure ci sono ci saranno e un giorno saremo noi loro. Mi pare così tutto incredibile.
Forse questo tutto è anche rassicurante. Però davvero che immenso mondo dovrebbe essere l'altro se mai ci fosse.
Perl'editore ne parlo poi in un altro post, queste cose imbrattano il buono spirito !

@Antonio - Ho notato che per il nati morti (bel paradosso eh?!) non mettono al cimitero di Valdastico (il mio paese d'origine) la data, ma un angioletto e lo stesso giorno.
C'è sempre questo forte senso di smarrimento davanti una morte giovane, fanche se non si è conosciuto, ma vien da pensareche nelal morte di un giovane c'è tutto lospreco che ci deve ancora essere; e quanto fa male. A prescindere dalla vita che era.
Ne ho vari amici morti, e sai, mi paredavverocosì impossibile a pensarci che nmon ci siano più. Perme sono rimasti come allora, e me li sogno sempre, molto più che i parenti andati alla loro età.
e' normale ritornare a sé in certeoccaioni,sono le sensazioni che ci spogliano di quello che ci è costruito attorno, tornare più piccoli è un buon segno spesso.
Il tempo poi alla fine, è un respiro.

@Paolo - Sì pioggia anche qui in Emilia c'era il sole, qualche nuvola ma niente pioggia, persino il freddo pareva più mite.
I rumori che si sentono è incredibile - a volte mi chiedo per quanti millenni potrebbero andare avanti nel tempo, e so che nn mi basterebbe l'infinito a contarlo, almeno il mio.

Anonimo ha detto...

“Quèll che sa i mòrt, e i n dì gnént, i sa tòtt,
ènch’ quant t si’ d chèsa, da par tè, la nòta,
pòrti, finestra céusi, lòu i è lè,
che t si ndè lèt, l’è tèrd, t’è smòrt la luce,
t si svégg, te schéur, u t vén ad chi pensir
ch’i n s po’ déi, lòu i è sémpra alè, i t lèz dréinta,
mo i è bon, i fa finta da no èsi.”

“Quello che sanno i morti, e non dicono niente, sanno tutto,
anche quando sei in casa, da solo, la notte,
porte, finestre chiuse, loro sono lì,
che sei andato a letto, è tardi, hai spento la luce,
sei sveglio, al buio, ti vengono di quei pensieri,
che non si possono dire, loro sono sempre lì, ti leggono dentro,
ma sono buoni, fanno finta di non esserci.”

Lello Baldini, "I morti", da “Ad nòta”, 1995

Anonimo ha detto...

scusa gi, mi è venuto postato due volte, uffa!

Gisy ha detto...

Sempre e mai abbastanza grazie Cri, per aver postato questa bellissima poesia. Baldini era di una prtofondità che è fatica da dire...
oggi ai tempi della De filippi. Sigh

g

Anonimo ha detto...

Che angoscia la morte. Se mi metto a pensare che prima o poi non ci sarò più non mi viene da fare niente. Che tanto prima o poi...(Gio)

Gisy ha detto...

@ Gio -Ad un certo punto diventerà una cosa naturale pensarci...quando la stanchezza prende al cuore. Tu penmsa i nostri pochianni sulla terra rispetto l'infinito, cosa sono? Se non c'eravamo prima non dovremo aver paura di tornare a non esserci.
Un bacione

Anonimo ha detto...

Ok, però in fondo è meglio non esserci mai che esserci e poi scomparire. Non credi? Almeno ti risparmi la doppia fatica. Un po' come quando ti incazzi e poi ti tocca scazzarti pure. Fai prima a non incazzarti affatto. (Gio)

Gisy ha detto...

Son pienamente d'accordo, e per di più senza sapere che senso abbia questa comparsa...

Anonimo ha detto...

Ho letto da qualche parte che nel subconscio l'uomo non è mica tanto convinto di morire prima o poi ed è per questo che continua a combattere per la propria vita e per altre cose altrettanto insensate. Tu cosa ne pensi? (Gio)